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Autore: Ambros    11/02/2014    6 recensioni
[AU!Klaine]
Quando Kurt torna dalla NYADA a Lima per fare una sorpresa al proprio fidanzato, l'ultima cosa che si aspetta è che David l'abbia tradito. Sconvolto, decide di allontanarsi da tutto e da tutti; parte per Firenze, ma l'ultima cosa che si aspetta è di incontrare lì qualcuno che lo farà sentire di nuovo bene: Blaine.
Dal testo:
-Poi il treno si ferma, lui si allunga per prendere la valigia – miracolosamente non la tira in testa a nessuno - scende quei pochi gradini sorridendo educatamente alla ragazza che è stata seduta accanto a lui, ed è lì.
Sul marciapiede grigio scuro attraversato da una linea gialla, il marmo rosso e bianco a qualche passo da lui che risplende per la luce che entra prepotentemente dalle vetrate sul soffitto.
C’è.
Firenze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Love doesn't care about odds.
Capitolo III




 

Osserva affascinato l’ambiente che lo circonda: la stazione di Firenze è davvero piccola e la cosa, in un certo senso, lo fa sentire più al sicuro, più a casa.
I binari sono affollati, ovunque c’è gente che cammina velocemente, altre persone che invece si attardano a parlare o a guardare il tabellone degli arrivi e delle partenze.
Si riscuote quando si accorge di avere un piccolo sorriso sul viso – abbastanza ebete –; ci sono due uscite, una sulla sua destra e una sulla sua sinistra.
Opta per quella a sinistra con una scrollata di spalle, e si avvia trascinando con sé il trolley senza smettere di guardarsi attorno; spalanca gli occhi quando nota un gigantesco albero di Natale illuminato da alcune luci dorate, che si trova poco lontano dall’uscita, e sente che quella città già comincia a piacergli.
Una volta all’esterno, decide che è il caso di mettere in atto il piano Google Maps.
Armeggia per qualche secondo con la tracolla, che continua a cadergli fastidiosamente dalla spalla, ma alla fine riesce ad estrarre il cellulare dalla tasca del cappotto assieme al magico foglietto su cui ha scritto anche l’indirizzo dell’albergo.
Lo digita sul cellulare, aspettando pazientemente che trovi la connessione, e nota con soddisfazione che non dovrebbe metterci più di dieci minuti a piedi; si avvia con passo tranquillo, il sole che splende nonostante le temperature polari, e si guarda attorno con curiosità.
La prima impressione che ha, di Firenze, è che sia una città estremamente piccola; ma in fondo l’ha scelta anche per quello.
Appena uscito dalla stazione, poi, nota l’imponente facciata di una chiesa che ha l’aria di essere piuttosto antica sulla propria destra; si avvicina attraversando quella che l’I-Phone identifica come Piazza della Stazione; inclina la testa all’indietro osservando la Basilica di Santa Maria Novella, incantato.
La costeggia lentamente, senza abbassare lo sguardo, e per poco non travolge un ragazzo poco più basso di lui con un’enorme massa di capelli ricci; abbassa velocemente la testa esclamando un veloce “Scusa!” in un italiano stentato, e incrocia un paio di enormi occhi incredibilmente dorati.
Di niente!” gli assicura lui allegramente, in un italiano che suona strano persino alle orecchie di Kurt.
Ma non fa in tempo ad elaborare quell’informazione, perché i suoi piedi lo trascinano via sulla strada prontamente indicatagli da Google Maps.
Non ci mette molto a raggiungere l’albergo, ed è anche piuttosto soddisfatto perché è miracolosamente riuscito a non perdersi; l’hotel non è eccessivamente lussuoso, ma abbastanza da farlo sorridere con un piccolo mormorio compiaciuto.
Si avvicina alla receptionist con passo leggermente esitante.
Posso fare qualcosa per lei?
Kurt pensa che potrebbe metterci il copyright su quell’espressione confusa con cui ha imparato a comunicare al mondo che io non parlo italiano, ripeta in una lingua comprensibile.
“Oh, ehm … Posso fare qualcosa per lei?” ripete infatti lei, con una c vagamente aspirata che rende il tutto alquanto comico.
“Ho prenotato una camera per nove notti a nome Hummel” risponde lui velocemente,  attento a scandire bene le parole.
La ragazza annuisce e comincia a pestare con le dita sulla tastiera del computer che ha davanti, prima di girarsi per prendere una chiave da quelle che le stanno alle spalle.
Gliela passa con un sorriso “Camera 206, quarto piano. Se vuole la televisione deve pagare un supplemento e venire a chiedere qui il telecomando. Ha richiesto la pensione completa; i pasti vengono serviti al primo piano, la colazione è disponibile dalle 7.30 alle 9, il pranzo dalle 12.00 alle 14.00 e la cena dalle 18.30 alle 21.30. Le auguro una buona permanenza.” Parla velocemente, sempre con quelle c e quelle t vagamente aspirate che lo fanno sorridere un po’ troppo, e alla fine lo congeda cordialmente.
Kurt trascina il trolley sull’immacolata moquette color panna fino a raggiungere l’ascensore, e lì incontra una giovane coppia tutta sorrisi e sospiri; il morale gli precipita pericolosamente sotto i piedi, ma si sforza di mantenersi indifferente.
Fortunatamente, arriva al quarto piano prima che i due diano il via ad un’intensa sessione di pomiciate; nota con un certo compiacimento che anche la camera non è fastidiosamente lussuosa, ma sobria ed elegante. È piuttosto ampia, con un enorme letto a due piazze che sembra tremendamente morbido, un armadio che molto probabilmente non userà, una scrivania in legno chiaro illuminata dalla finestra e la porta che dà sul bagno.
E oh, ha proprio bisogno del bagno. E di mangiare. E tra poco il ristorante chiude.
Abbandona la valigia nel bel mezzo della stanza e scatta verso il bagno; poi afferra le chiavi della stanza e raggiunge l’ascensore come nemmeno un centometrista potrebbe fare.
Arriva al primo piano e riesce a trovare il ristorante piuttosto facilmente – non è che proprio non si noti – e pensa seriamente che quello sia un buon modo dell’Universo per ripagarlo.
Il ristorante è a buffet.
E ci sono più tipi di pasta e pizza di quanti ne abbia mai visti in vita sua.
Ovviamente ci sono anche cose sane, tipo carne e verdure, ma insomma, chi se ne frega della dieta. È stato appena tradito – ecco, forse non è il caso che ci pensi –, si sente in diritto di mangiare e ingrassare quanto gli pare.
 
*


Mezz’ora dopo, con la cameriera che lo sta guardando malissimo ma non osa disturbarlo perché il cliente ha sempre ragione, Kurt lascia il ristorante, appena appena appesantito dai tre piatti di pasta che potrebbe aver mangiato.
D’altra parte, non è colpa sua se lì in Italia la pasta la fanno in maniera divina. E ha persino scoperto che, in realtà, bisognerebbe mettere il sale nell’acqua. Non sulla pasta dopo averla cotta. Si sente decisamente una persona migliore, adesso che lo sa.
Arriva in camera con un sospiro soddisfatto, assolutamente a proprio agio; risponde ad un messaggio di suo padre, rassicurandolo riguardo la propria buona salute – gli chiede anche se il fucile di zio Arnold, mirabile cacciatore di Nazisti, è ancora in cantina – e decide di farsi una doccia veloce prima di andare alla ricerca di una libreria: gli servirà una guida, decisamente. Non ha voglia di girare per la città cercando informazioni su Wikipedia riguardo tutti i monumenti che vedrà.
Detto fatto, mezz’ora dopo finisce di asciugarsi i capelli e fare in modo che stiano nella corretta posizione verticale/obliqua, si tira per un’ultima volta verso il basso l’orlo del gilet grigio perla che gli avvolge perfettamente il busto e si infila il cappotto nero, prima di afferrare la tracolla – e le chiavi, se ne ricorda all’ultimo momento – e avviarsi con passo baldanzoso verso l’aria fresca del primo pomeriggio.
Questo viaggio è stata un’idea eccellente.
 

*

Non gli ci vuole molto per scoprire che, se c’è una cosa che a Firenze non manca, sono proprio le librerie.
Gli basta muovere qualche passo verso sinistra per trovarne due a pochi metri l’una dall’altra; opta per la seconda perché sull’insegna c’è anche la scritta Bar, e comincia a sentire il bisogno fisiologico di caffeina.
L’aria calda della libreria lo avvolge piacevolmente, e nasconde un piccolo sorriso affondando il viso nella sciarpa; comincia a vagare tra gli scaffali osservando più le persone che lo circondano che i libri, ascoltando tutte quelle conversazioni di cui non riesce a cogliere nemmeno una parola: l’italiano è una lingua musicale e fluida, quasi quanto l’inglese, ed è estremamente piacevole da ascoltare e basta, anche senza capirla.
Si trova così nel reparto delle guide turistiche quasi per caso, e comincia a guardarsi attorno più attentamente.
La posso aiutare?” Si gira nel sentire una voce così vicina a lui, e capisce che il commesso sta parlando proprio con lui; mette a punto la sua espressione da non ho capito una parola di quello che ha detto, ormai perfezionata, e difatti il ragazzo gli chiede “Inglese?” con un piccolo sorriso.
“Sì.” Risponde Kurt, annuendo educatamente.
“Aspetta.” Ammicca il ragazzo “Ho la persona giusta per te.” Kurt pensa che, probabilmente, il commesso non conosce l’inglese così bene, visto che gli ha appena detto una frase priva di senso e si è allontanato con un sorriso.
Rimane a fissare il commesso che si allontana per qualche secondo, con aria confusa, poi scuote lentamente il capo e torna a studiare gli scaffali pieni di guide – perché mai dovrebbe comprare una guida per Tokyo, se è a Firenze? Oh, giusto, magari qualche fiorentino vuole andare a Tokyo e si fornisce di guida prima di partire.
Non è passato nemmeno un minuto che un’altra voce si fa sentire a non più di un passo da lui, ed è familiare in modo strano “Ti serve una mano?” si gira di scatto, perché lui, quella lingua, la conosce.
Spalanca gli occhi nel trovarsi di fronte il ragazzo che ha urtato solo qualche ora prima; non solo: quel ragazzo è anche molto, molto carino.
I capelli ricci e assurdi sono ordinati e scuri nel loro caos, gli occhi sono di un colore inafferrabile che varia dal verde al caramello, le labbra piene sono stirate in un sorriso luminoso, il fisico è compatto e ben proporzionato, e forse dovrebbe smetterla di squadrarlo e balbettare qualcosa in risposta, prima che quel ragazzo lo faccia arrestare.
“Oh, sì, ehm … Io stavo cercando una guida. Di Firenze. In inglese.” Si morde la lingua, prima di dare altre informazioni utili e per niente deducibili come ad esempio il fatto che l’erba è verde.
Il ragazzo cerca di trattenere un sorriso, mordicchiandosi il labbro “Ma certo” annuisce educatamente, con una pronuncia fluida che fa sorgere un dubbio a Kurt.
“Sei americano?” gli chiede, sorpreso.
“Sì” ammicca il commesso, facendo vagare distrattamente lo sguardo tra gli scaffali “Ogni volta che c’è un cliente inglese chiamano me, anche se, in teoria, di solito sto al bar.” Aggrotta leggermente le sopracciglia, lanciandogli un’occhiata veloce “Tu? Di dove sei?”
Kurt esita un attimo prima di rispondere, ma poi si chiede quante effettive probabilità ci siano che quel ragazzo sia un serial killer. Non che la sua vita se ne sia mai importata qualcosa delle leggi della probabilità. E insomma, chi se ne frega. “Ohio.” Dice alla fine “Lima, ad essere precisi.”
Il commesso si gira verso di lui con un’occhiata sorpresa “Anch’io sono dell’Ohio” gli dice, con un sorriso quasi incredulo “Westerville.”
Eh no. Decisamente la sua vita non rispetta alcuna legge della probabilità.
Kurt gli sorride, un po’ destabilizzato “Assurdo” mormora “Che ci siamo incontrati qui e non in America.” aggiunge, in risposta allo sguardo interrogativo del ragazzo.
“Già, assurdo” gli fa eco lui, un po’ pensieroso, scrutandolo con un sorriso mozzafiato. “Sono Blaine, comunque.” Aggiunge, tendendogli una mano.
“Kurt” risponde lui, stringendola prontamente, un po’ abbagliato dagli occhi di Blaine.
 
*


Non ha ben capito come si sia trovato, un quarto d’ora dopo, seduto al bar della libreria con una guida poggiata di fianco a lui sul tavolino e Blaine in piedi di fronte a lui con un sorriso enorme stampato sul volto, ma non ha alcuna intenzione di lamentarsi.
“Allora … Cosa ti porto?” gli chiede allegramente.
“Suppongo che qui non facciano i non – fat mocha …?” Risponde Kurt esitante, con un piccolo sorriso quasi di scuse.
“No.” Risponde Blaine scuotendo il capo “Ma potrei portarti un cappuccino, prometto che è quasi altrettanto buono.”
“Andata per il … cappuccino.” Cerca di imitare la pronuncia, senza un particolare successo.
Blaine ridacchia, andando verso il bancone del bar “Ci sei quasi, Kurt.” Ammicca adorabilmente, facendolo sussultare un po’.
Mentre lo osserva alle prese con il cappuccino, si riscuote e tira fuori dalla tasca il cellulare, con l’impellente bisogno di mandare un messaggio a Rachel.

15.35
Aiuto.


15.36
Che succede?! Ti sei perso?! Ti ha rapito la mafia?!


15.36
No. Pazza isterica.
Ho solo incontrato un ragazzo.


15.37
Oh mio Dio! È perfetto, Kurt, perfetto!
Come si chiama? Lo sapevo che sarei dovuta venire in Italia con te!


15.38
Veramente è americano.


15.38
Va bene lo stesso.
Buttati! È la tua occasione per scordarti di David!


15.39
… Non so se sono pronto, Rachel. E potrebbe anche essere etero.


15.39

Vuoi che ti chiami?


15.40
Sta tornando; ci sentiamo stasera.


Alza lo sguardo appena in tempo per vedere Blaine che poggia sul tavolo di fronte a lui una tazza piuttosto piccola e fumante.
“Tutto qua?” non può fare a meno di chiedere, inarcando un sopracciglio con aria scettica.
Blaine ridacchia, sedendosi di fronte a lui “Il caffè qui è molto più … concentrato. Fidati.”
Kurt gli lancia un’occhiata scettica, portandosi lentamente la tazza alle labbra; emette un piccolo verso sorpreso e deliziato quando il liquido caldo e dolce gli attraversa la gola. Spalanca un po’ gli occhi “È buono sul serio!” esclama, con tono sorpreso.
“Certo che è buono.” Ribatte Blaine, incrociando orgogliosamente le braccia “L’ho fatto io!”
“Mhm.” Annuisce distrattamente Kurt, trattenendosi a stento dal rivolgergli una linguaccia. Insomma, non hanno dodici anni.
“Non devi lavorare?” gli chiede poi con un pizzico di esitazione, prendendo un altro sorso di cappuccino.
“Oh, ehm …” Blaine si guarda un attimo attorno, prima di rispondere “Non viene mai molta gente, al bar” scrolla le spalle “Ma se devi andare non è un problema; o se ti dà fastidio, insomma, posso …” borbotta qualcosa di incomprensibile, arrossendo, e Kurt sente il dovere morale di interromperlo “Non essere sciocco, lo dicevo per te. Dubito che riuscirei ad andare da qualche parte, oggi pomeriggio. Comincerò a fare il bravo turista da domani.”
“Come mai a Firenze?” gli chiede Blaine, un po’ più sicuro.
Kurt si sente preso in contropiede da quella domanda, e balbetta un attimo prima di rispondere a voce bassa un “Avevo bisogno di allontanarmi dall’Ohio e da New York per un po’.”
“New York?” gli chiede Blaine, inarcando le sopracciglia.
“Studio alla NYADA.” Risponde Kurt, contento che la conversazione abbia cambiato soggetto.
Blaine emette un fischio, guardandolo con una nuova ammirazione “Caspita.” Commenta, sorridendo “Anch’io vorrei entrare lì, l’anno prossimo.” Poggia distrattamente il mento su una mano, con aria pensierosa.
“Non rimani a Firenze?” gli chiede Kurt, sorpreso.
“Oh, no. Mi sono solo preso un anno sabbatico.” Risponde Blaine con semplicità “Ho pensato che sarebbe stato … bello, sai? Viaggiare un po’, dopo il liceo.”
“Ed è stato bello davvero?” gli chiede Kurt, inclinando lievemente il capo su una spalla.
“Meglio di quanto immaginassi.” Gli occhi dorati di Blaine brillano “Ma credo che tra un po’ vorrò solo … Tornare a casa. Suppongo.”
“L’America è sempre l’America” sorride Kurt in risposta, finendo il cappuccino.
Blaine gli rivolge uno dei suoi incredibili sorrisi luminosi.
Kurt pensa di essere un po’ nei casini.
Un po’ tanto nei casini.
O forse è lui ad essere un casino.
Sì, è decisamente più plausibile.




***





Note:
Salve!
Ho deciso di aggiornare oggi perché siete tutti fantastici, davvero ** A breve andrò a rispondere alle recensioni, promesso. E grazie, non ve lo dirò mai abbastanza ** (specialmente a Locked, lo sa :*)

Dunque; la Basilica di Santa Maria Novella è questa: 
http://3.citynews-firenzetoday.stgy.it/~media/originale/70279868959548/santa-maria-novella.jpg
Spero di non fare nessun torto all'adorabile Firenze, ma non sono un asso con le descrizioni ^^
E ... Finalmente è arrivato Blaine! 
Bene, dopo queste note (prive di senso, ovviamente), vi saluto tutti mandandovi un abbraccio fortissimo!
Alla prossima!
Fatemi sapere che ve ne pare :)
  
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