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Autore: ElenCelebrindal    11/02/2014    4 recensioni
Questa è la storia della vita di Legolas. Da quando era un bambino fino alla sua partenza per le Terre Immortali. Bambino, ragazzo e adulto, tutto quello che ha passato assieme a suo padre Thranduil, le sue amicizie e i suoi scontri, tutto riunito in questa fan fiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mae govannen, mellonea nîn

Thranduil cominciava a non poterne più, era da mezz’ora che Legolas piangeva ininterrottamente, e al principe cominciavano a far male le orecchie. Legolas aveva sette mese e mezzo, e ormai stava cominciando a mettere i primi dentini, la causa dei lunghi pianti che tenevano sveglio Thranduil per molte notti di fila. Gli Elfi erano resistenti, ma erano quasi due settimane che l’Elfo non riusciva a fare un notte completa di sonno, ma non riusciva ad arrabbiarsi. Forse si spazientiva un po’, ma era felice che Legolas stesse mettendo i denti. Era il segno che stava crescendo, dopotutto. Prese in braccio il figlio e, dopo essersi seduto su di una poltrona a schienale alto, disse: “Su, coraggio. Devi essere forte, piccolo mio, stai crescendo”. Mentre parlava, accarezzava continuamente il viso di Legolas, cercando di farlo smettere di piangere. Le sue calde lacrime gli bagnarono la mano, ma il principe non ci fece caso. Legolas, pian piano, smise di piangere, anche se era ancora scosso da qualche singhiozzo. “Ecco, bravo. Prova a resistere, è l’ultimo dentino che devi mettere, poi non soffrirai più”, provò a consolarlo, abbracciandolo stretto e posando il viso sui capelli biondi del piccolo, diventati più lunghi. “Pomeso?”, gli domandò Legolas, con la mente, poiché ancora non sapeva parlare. “Promesso, Legolas”, rispose Thranduil, posandogli un leggero bacio sulla fronte. “Aloa va bene”, disse il bambino, anche se una lacrima scese comunque lungo la guancia. Thranduil la asciugò con un bacio, poi disse: “Ada deve andare, adesso, ma tornerò prima possibile, d’accordo? Tu fai il bravo, però”. Portò Legolas nel suo lettino e lo posò sulle morbide coperte di lana finissima, scompigliandogli i capelli. Legolas guardò il padre con uno sguardo che faceva tenerezza, ma Thranduil doveva andare. Oropher l’aveva convocato per discutere di alcune cose di particolare importanza, e non poteva mancare. “Tornerò presto, piccolo”, disse di nuovo, prima di convocare l’ancella che solitamente si occupava di Legolas quando lui non c’era. Poi prese al volo la sua corona e si diresse alla sala del trono mentre la indossava, cercando di sistemarsi i capelli. Suo padre era seduto sull’imponente trono decorato con palchi di alce, e sul capo aveva una corona di mithril e gemme bianche, come a ricordare che in quel periodo era inverno. Thranduil adorava quelle gemme bianche, gli ricordavano la luce delle stelle, e spesso si era ritrovato a rimirarle nel tesoro di suo padre. Il principe allontanò quei pensieri e andò a sedersi accanto a Oropher, che aveva fatto preparare uno scranno anche per lui. Erano presenti molte autorità della Terra di Mezzo, compresi gli Uomini. Thranduil ricordava vagamente Elendil e i suoi figli, ma li riconobbe subito quando li individuò. Prese posto sul suo scranno, e rimase ad ascoltare un interminabile discorso di guerra e strategia dopo l’altro, interrompendo solo di tanto in tanto per fare qualche domanda oppure per precisare qualcosa. Il resto del tempo lo passava in ascolto. A quanto pare, si prospettava una violenta battaglia, ma le cose ancora non promettevano eventi insidiosi, quindi ad un certo punto Thranduil, ansioso di tornare da suo figlio, cominciò a spazientirsi. Sapeva che era importante discutere di certe cose, ma serviva proprio discuterne quando le cose ancora non accennavano a smuoversi? Perciò, quando il consiglio venne sciolto, il principe tirò un sospiro di sollievo, ma solamente quando la sala del trono fu occupata di nuovo solo da padre e figlio poté abbandonarsi sullo scranno. Suo padre non stava meglio di lui: Oropher, a quanto pare, si trovava in una situazione scomoda. Essere re voleva dire avere delle responsabilità davvero grandi verso il popolo che si comandava. E quel potere pesava sulle spalle di Oropher, adesso. “Adar, ti senti bene? Dovresti concederti un po’ di riposo in più”, disse Thranduil, notando quanto il re fosse stanco. Oropher replicò, scuotendo una mano: “Non ti preoccupare per me. Piuttosto, mi sembri tu quello stravolto, qui. Quanto hai dormito nelle ultime due settimane, Thranduil?”. Il principe esitò prima di rispondere: “Relativamente poco. Legolas ha quasi ifnito di mettere i suoi primi dentini, e piange spesso, anche la notte. Devo ammettere che mi ha dato qualche problema, ma non mi lamento. Sta crescendo bene e in fretta. Sai che ha cominciato anche a parlarmi con la mente?”. Oropher sorrise: “Sono contento dei progressi di tuo figlio, ma non puoi passare tutto il tuo tempo con lui. Devi per prima cosa riposare di più, ma anche adempiere ai doveri di principe. Mi dispiace dirti questo, ma è la verità”. Thranduil era rimasto addolorato dalle parole del padre, ma sapeva che aveva perfettamente ragione. Per cui disse: “Be iest lîn, adar”, con un tono di voce basso e non troppo allegro (Come desideri, padre). Oropher se ne accorse e cercò di riparare: “Questo non vuol dire che non puoi passare del tempo con tuo figlio. Basta che lo organizzi bene. Del resto, anche io riesco a giocare con il mio nipotino no? Ora però torna da lui, ha bisogno ancora della tua presenza. Ma desidero che quando compirà un anno, tu dovrai cercare di fare più attenzione a ciò che devi imparare e a tutto il resto, va bene?”, disse poi il re, posando una mano sulla spalla del principe, che intanto si era alzato ed era di fronte al padre. “Va bene”, rispose Thranduil, seppur con una malcelata nota di rimpianto nella voce. Oropher fece finta di non accorgersene e lo rispedì nelle sue stanze, dove sapeva che il figlio voleva tornare. Thranduil non se lo fece ripetere e, dopo ore e ore di discussioni, finalmente fece ritorno dal suo Legolas. Però, bussò alla porta, perché non sapeva se l’ancella aveva avuto bisogno di chiamare la levatrice. Non ricevette risposte negative, per cui entrò. E la scena che vide lo fece sorridere. Sia Legolas che l’ancella che gli faceva compagnia stavano dormendo, l’uno nel suo lettino, l’altra seduta su una sedia. A quanto pare, nemmeno lei doveva aver dormito molto a causa dei pianti interminabili del piccolo Elfo. Al principe quasi dispiaceva svegliarla, ma dovette farlo, perciò la scosse con delicatezza per una spalla. L’Elfa si svegliò di soprassalto e cercò di mettere insieme un paio di frasi di scuse,ma Thranduil la fermò con un gesto della mano: “Stai tranquilla. So che la tua stanza è vicina alle mie, per cui non devi aver dormito molto, come me. Non preoccuparti”. L’ancella, visibilmente stupita, si inchinò ringraziando il principe e si dileguò oltre la porta, arrossendo d’imbarazzo. Legolas, intanto, aveva cominciato a svegliarsi e, percependo la presenza del padre, disse: “Ada, sei tonato finamente. Giochi con me?”. Thranduil non seppe resistere: “Ma certo, figlio mio”, acconsentì, avvicinandosi e prendendo Legolas tra le braccia. Quando furono tutti e due seduti sul pavimento, il piccolo allungò una mano verso la corona d’argento di suo padre: “Che bela, ada.Poso vedela?”. “Ma certo, Legolas, però stai attento”, rispose Thranduil, sfilandosi il cerchietto d’argento dalla testa e porgendolo al figlio. Legolas, non appena lo ebbe tra le mani, lo osservò, incuriosito dalla natura di quell’oggetto, ma non provò a indossarlo. Anzi, si avvicinò a Thranduil e allungò le sue braccine il più possibile, nel tentativo di rimetterla sulla testa del padre. Quest’ultimo capì le sue intenzioni e abbassò la testa, permettendo così a figlio di posargli il cerchietto d’argento sui capelli. Anche se storto, infatti un lato andò a finire sull’occhio destro di Thranduil. Il che, a parere di Legolas, era molto divertente. “Come sei bufo, ada”, disse Legolas, prima di scoppiare nella risata cristallina che Thranduil tanto amava e odiava al tempo stesso. Quel modo di ridere, infatti, era uguale alla risata di Vendë, che non avrebbe mai abbandonato il cuore del principe. Thranduil rischiò di annegare nei ricordi della moglie, e Legolas, accorgendosi che il padre era diventato triste, cercò di consolarlo. Salì sulle sue ginocchia e passò una manina sul bel volto di Thranduil, che in risposta riuscì a sorridere. “Ti volio tato bene, ada, im melin le”. Il principe, con le lacrime agli occhi, non sapeva se di tristezza o felicità, abbracciò suo figlio, portando il volto del piccolo accanto al suo. “Anche io, piccolo mio. Anche io”. Il tempo passò, e Legolas faceva un progresso dopo l’altro, tanto che a nove mesi riusciva già a dire le prime parole ad alta voce. Ormai mancava davvero pochissimo al primo compleanno del principino, e Thranduil cominciava a preoccuparsi: Oropher gli aveva detto che, non appena Legolas avrebbe compiuto un anno, avrebbe dovuto adempiere più attivamente al suo ruolo di principe, e ciò significava non poter stare il tempo che avrebbe voluto con suo figlio. Quest’ultimo si rese conto del cambiamento che Thranduil stava subendo, diventando sempre più malinconico, e provò a chiedere spiegazioni. Un giorno, una settimana prima del suo compleanno, salì sulle ginocchia del padre e provò a chiedergli: “Ada, cosa sucede? Pechè sei tanto tiste?”. Quelle poche parole gli erano costate un sforzo straordinario, ma era fiero di essere riuscito a mettere una frase tutta insieme. Il padre, scrutando gli abissi azzurri degli occhi del figlio, rispose: “Sono triste perché, non appena compirai un anno, non potremo stare così tanto tempo assieme”. Legolas protestò: “Non ci chedo, non è posibile che non stiamo più isieme”. La sua voce echeggiò nella mente di Thranduil, che provò a rassicurarlo: “Non devi preoccuparti, un po’ di tempo l’avremo comunque”. Ma Legolas non voleva sentire ragioni; cominciò a piangere, stringendosi forte a suo padre, e non volle staccarsi da lui nemmeno quando entrò Oropher, che aveva sentito tutto da fuori la porta. Il re si mise di fronte a Legolas e, guardando la sua chioma bionda, disse: “Legolas, devi capire che tuo padre ha dei doveri. È un principe, e non può passare tutto il suo tempo con te. Anche io vorrei sempre restare con il mio nipotino, ma non posso. Sei piccolo, ma molto intelligente. Eglerio, Legolas, galad nîn” (Ti prego, Legolas, luce mia). Il piccolo scosse la testa, visibilmente contrariato: “È tuta colpa tua, nonno. Tu vuoi tenemmi lontano da ada, lui non vuole lasciami solo!”, esclamò con rabbia, riempiendo con la sua limpida voce la mente del sovrano. Afferrò una ciocca di capelli del padre e la strinse con forza, quasi per far vedere che non si sarebbe mai allontanato da suo padre. Oropher sospirò, ma lo sguardo che dedicò a Thranduil non ammetteva repliche. Poi gli disse, con tono autoritario: “Fra una settimana, voglio vederti nella sala del trono, seduto accanto a me. Non accetto discussioni, Thranduil”. Detto questo, lanciò un’ultima occhiata a Legolas e se ne andò, mentre Thranduil abbassava la testa e accarezzava piano la schiena di suo figlio. Come poteva Oropher essere così crudele? Come poteva tenerli lontani per la maggior parte del tempo? Questo né Thranduil né Legolas riuscivano a spiegarselo. “Edavedn, iôn nîn. Avo ninna, eglerio”(Perdonami, figlio mio. Non piangere, ti prego). Lentamente, il pianto di Legolas si trasformò in singhiozzi, per poi scemare del tutto. Il principino tirò su con il naso, strofinandosi gli occhi rossi con le manine. Thranduil recuperò un fazzoletto e gli pulì il naso, quindi disse, abbassandosi al livello dei suoi occhi: “Tu sei un bambino forte, Legolas, e mi dispiace doverti dire questo. Ma so che riuscirai a sopportare la distanza che si formerà tra noi, quando dovrò ubbidire all'’ordine di mio padre. Anche io soffro molto per questo, e proprio per questo motivo ti chiedo di non buttarti giù, di avere un po’ di forza anche per me. Puoi farlo, per ada?”. Legolas tirò su col naso ancora un paio di volte, ma poi rispose: “Se me lo chedi tu, aloa ci poveò”, poi sorrise, mettendo in mostra i suoi dentini nuovi. “Oh, Legolas”, mormorò Thranduil, abbracciandolo stretto. Quella settimana passò veloce come l’acqua che scorre, e il primo compleanno di Legolas arrivò troppo presto. Quella mattina, Thranduil ebbe il suo bel daffare per convincere Legolas ad assumere un’aria meno immusonita: il piccolo, infatti, non voleva festeggiare. Ma quando Thranduil si ritrovò in qualche modo con il filo di un giocattolo di Legolas avvolto intorno alla testa, il principino abbandonò il broncio e scoppiò in una sonora risata,mentre suo padre ancora si chiedeva come aveva fatto a combinare quel disastro. Sospirando, Thranduil districò i suoi capelli dal filo e aiutò Legolas a vestirsi, facendogli indossare una veste chiara. Poi, con un pettine d’argento, gli sistemò i capelli. Dopodiché riuscì a convincerlo a uscire dalla stanza per partecipare alla festa. Lo prese in braccio e lo portò nella grande sala dei banchetti, addobbata a festa in onore del principino. Anche Oropher era presente, e aveva recuperato un’espressione gioviale, che aveva perso a causa dei molti litigi con il figlio. Thranduil, come voleva l’etichetta, lo salutò, ma poi non gli rivolse più la parola, ancora adirato. Legolas, invece, volle stare in braccio al nonno per un po’, e Oropher gli chiese: “Allora mi perdoni?”. “Non lo so. Ma ogi è festa, e non si litiga”, rispose lui, cercando di toccare la corona del nonno. Restarono insieme qualche minuto, ma poi Thranduil tornò a reclamare il figlio, e dovettero separarsi. La festa fu bellissima, degna del Reame Boscoso. Perfino Legolas sembrava apprezzare tutte le attenzioni che gli venivano dedicate, e distribuiva sorrisi a tutti. Ma Thranduil sapeva che il giorno dopo Legolas avrebbe rimpianto il suo compleanno. Tuttavia, non fece nulla per ricordarglielo, così che solo la mente del principe venisse occupata da quei pensieri. La festa finì molto tardi, tanto che Legolas si addormentò accoccolato sulle gambe del padre, succhiandosi il pollice. Thranduil scostò alcuni fili biondi dal viso del figlio, osservando l’espressione tranquilla sul suo volto, poi lo prese delicatamente in braccio e, dopo aver dato la buonanotte, si diresse subito alle sue stanze, avendo buona cura di evitare Oropher. Il suo proposito di non vedere il re, però, fu reso vano. Dopo che ebbe messo Legolas a letto, un messaggero bussò alla sua porta. Thranduil uscì, per non rischiare di svegliare il figlio, e ascoltò ciò che il messaggero aveva da dire: “Hir nîn Thranduil. Domani dovrete recarvi di buon mattino nella sala del trono. Na ganed en-Aran Oropher” (Mio signore, Thranduil. […] Per ordine di re Oropher). “Hannon le an eram tatya” (Grazie per aver riferito), rispose Thranduil. Il messaggero si inchinò, mentre il principe concludeva: “Riferisci a mio padre che sarò presente”. Il messaggero annuì e andò via, lasciando Thranduil con l’amaro in bocca. A quanto pare, Oropher non aveva intenzione di cambiare idea. A malincuore, il principe bussò alla porta di Voronwen, una delle ancelle che stavano più simpatiche a Legolas, e quando lei aprì, le chiese: “Voronwen, vorresti fare compagnia a Legolas mentre sono assieme al re?”. Se l’Elfa rimase spiazzata, non lo diede a vedere. Si limitò ad inchinarsi e a rispondere: “Amin naa tualle, cund Thranduil” (Sono ai tuoi servigi, principe Thranduil). Il principe sorrise e disse: “Allora spero che non ti dispiacerà cominciare da domattina. Quel du, Voronwen”. “Quel du, hir nîn”, rispose lei, chinando la testa, poi richiuse la porta mentre Thranduil si voltava. “Hannon le”, mormorò lui, a voce bassissima. Quindi fece ritorno alle sue stanze e si infilò sotto le coperte, pensando con tristezza al giorno seguente. La notte passò troppo in fretta, e in men che non si dica l’alba era giunta. Thranduil si destò, ma si preparò con molta attenzione per non rischiare di svegliare Legolas, che dormiva beatamente. Quando fu pronto, aprì silenziosamente la porta e andò a bussare alla stanza di Voronwen, che aprì subito, già pronta per il suo compito. Thranduil non riuscì a dire nulla, si limitò a fare un cenno in direzione delle sue stanze. L’Elfa capì all'’istante a, dopo essersi inchinata, era già sparita oltre la soglia. Poi Thranduil si recò alla sala del trono, pronto per una giornata che si prospettava non molto piacevole. legolas, intanto, si era svegliato, aprendo i suoi occhi azzurri. Voronwen se ne accorse e si avvicinò, sperando che il piccolo non si mettesse a piangere. Legolas sapeva che suo padre non ci sarebbe stato tutto il tempo, da quel giorno in poi, ma qualche lacrima scese comunque. Poi, notando la presenza della sua amica Voronwen, si passò una manina sulla guancia per asciugarsi e tese le braccia. Voronwen capì al volo e prese il bambino in braccio: “Quel re, Legolas. Mi dispiace che tuo padre non è qui, è andato via prima che tu ti svegliassi”, disse lei, in risposta allo sguardo interrogativo del piccolo. Legolas abbassò gli occhi, triste. L’Elfa si sedette su una delle sedie presenti nella stanza, evitando lo scranno del principe, e recuperò uno dei tanti giocattoli di Legolas, cercando di fargli tornare il sorriso. Ci volle del tempo, ma alla fine una risata risuonò nella stanza, mentre il principino cercava di acchiappare una piccola aquila d’argento che Voronwen stava muovendo a destra e sinistra. Erano talmente immersi nel gioco, che nessuno dei due si accorse che era ora di pranzo. Se ne resero conto solo quando Legolas disse: “Ho fame”. Allora i due si recarono in una delle sale da pranzo presenti nelle sale del Reame e, appena finito, fecero ritorno alle stanze del principe. Thranduil non aveva detto nulla, ma Voronwen sapeva che non aveva il permesso di allontanarsi da lì se non per mangiare. Anche la sera fecero così, e si separarono solo quando il principe fece ritorno, qualche ora più tardi. “Hannon le, Voronwen”, disse. Lei capì di essere stata congedata e andò via, mentre Thranduil si sedeva accanto al figlio sul letto. “Mi sei mancato, ada”, disse Legolas ad alta voce, abbracciando suo padre. “Anche tu, piccolo mio. Sei stato bene con Voronwen?”, domandò il principe, passando una mano fra i capelli di Legolas, che rispose: “Si, è bava con me”. “Ne sono felice”, disse Thranduil, ma in cuor suo sapeva di non esserlo, non quando erano lontani. “Su, è ora di dormire adesso”, disse poi. Legolas provò a protestare, ma ogni suo tentativo fu soffocato da un enorme sbadiglio, che lo fece capitolare. Thranduil lo depose delicatamente nel suo lettino e gli rimboccò le coperte, sussurrando: “Quel du, Legolas. Losto mae” (Buonanotte, Legolas. Dormi bene). I giorni si susseguirono in quel modo per molto tempo: solamente la sera padre e figlio riuscivano a stare assieme, ma non troppo a lungo perché Legolas cadeva inevitabilmente nel sonno. Questo a Thranduil pesava molto e, quando Oropher se ne accorse, quasi dopo un anno, prese in disparte Thranduil: “Sto cominciando a capire quello che provi, figlio mio. E ho deciso di lasciarti del tempo per stare assieme a Legolas. Non posso tenerti lontano da lui, il mio comportamento è stato egoistico. A breve tuo figlio compirà due anni, e vorrei che quel giorno lo passaste tutto assieme. Ma non sarà l’unico che trascorrerai con lui. Ci ho riflettuto, e ho concluso che avere qualche ora libera al giorno non potrà certo nuocere alla tua educazione e a tutto il resto”. Thranduil non gli diede neanche il tempo di finire il discorso. Gli mise le braccia al collo e lo abbracciò, infondendo in quell’abbraccio tutto l’affetto che provava per Oropher. Non trovò le parole per ringraziarlo, ma per il re lo sguardo felice di suo figlio bastava. Poi lo incitò a dare la notizia anche a Legolas. Il principino, quando venne a sapere tutto, rise, felice come non mai, e continuò a sorridere per molti, molti giorni. 

Carissimi amici della Terra di Mezzo, sono tornata con il terzo capitolo :) So che questo è più corto dei precedenti, ma ho avuto alcuni imprevisti e non sono riuscita ad "allungare il brodo", come dicono alcuni. Spero che vi sia piaciuto (anche perché, se state leggendo questo, siete arrivati fino in fondo) e rinnovo il mio invito a recensire. Inoltre, ringrazio con tutto il cuore i lettori silenziosi e coloro che hanno recensito, ovvero ElenwenLokiLove ewan91E ringrazio anche fredfredina che ha aggiunto la mia storia alle preferite. In più, un altro ringaziamento va anche a  Chiaretta_6 per aver aggiunto questa storia alle seguite. Continuate a leggere, mi raccomando, perché non è mai un male

Hannon le

ElenCelebrindal
 
   
 
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