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Autore: ElenCelebrindal    08/02/2014    3 recensioni
Questa è la storia della vita di Legolas. Da quando era un bambino fino alla sua partenza per le Terre Immortali. Bambino, ragazzo e adulto, tutto quello che ha passato assieme a suo padre Thranduil, le sue amicizie e i suoi scontri, tutto riunito in questa fan fiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mae govannen, mellonea nîn

Thranduil, figlio di Oropher, grande re di Boscoverde, era un Elfo austero, cresciuto nella corte di re Thingol nel Doriath. Ora viveva assieme a suo padre nelle grandi sale del Reame Boscoso di Boscoverde il Grande e conduceva la solita vita di corte, cercando di imparare tutto il possibile per diventare re, un giorno. Tuttavia, non mancavano nella sua vita i modi per divertirsi, e lui non se ne faceva scappare nemmeno uno. Fu durante una delle numerose feste organizzate da suo padre che la incontrò. Thranduil era seduto accanto a Oropher, e sorseggiava lentamente il vino da un calice riccamente decorato. Non aveva voglia, quella sera, di partecipare molto attivamente alla festa, ma non lo diceva per non deludere il padre. Quindi continuò a bere dal suo calice. Quando lo posò sul tavolo, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo limpido e chiaro di una bellissima Elfa, che spesso aveva visto passeggiare per i corridoi del Reame Boscoso. A volte si era sorpreso ad osservarla con uno sguardo adorante che non gli si addiceva, seguendola con gli occhi fino a che non spariva dalla sua vista. Thranduil sapeva che suo padre avrebbe voluto che il figlio si sposasse presto, per far si che quando fosse diventato re, il regno avrebbe avuto anche una regina, così si decise a fare il primo passo. Riprese il calice, lo vuotò in un sorso e, prendendo un bel respiro, si alzò e andò da lei. Oropher lo guardò con approvazione, felice che suo figlio si fosse finalmente deciso, ma non commentò. Si limitò a osservare da lontano. Thranduil, intanto, era arrivato vicinissimo all'’Elfa, ma stava prendendo in considerazione l’idea di tornare indietro. Quando, però, lei sorrise, lui ne fu totalmente conquistato. Perciò di fece coraggio e si avvicinò. Lei lo guardò, poi sorrise di nuovo, facendo un leggero inchino: “Quale onore, il principe Thranduil in persona”. Thranduil, imbarazzato, rispose: “Non c’è bisogno che t’inchini. Conosci il mio nome, ma io non ho ancora avuto il piacere di conoscere il tuo. Come ti chiami?”. L’Elfa, piuttosto sorpresa, disse: “Il mio nome è Vendë, mio signore”. “Hai un nome che ti si addice, Vendë. Sei davvero una fanciulla graziosa e delicata. Desideri passare con me questa serata?”. Vendë arrossì: “Ma certo, mio signore”. Non disse altro, ma Thranduil capì che aveva apprezzato i complimenti. Vendë prese la mano che Thranduil le offriva e assieme danzarono tutta la serata, condendo il tutto con la giusta dose di sorrisi e risate. All'’Elfa piaceva Thranduil, ma non era sicura di poter dire qualcosa, poiché lui era un principe. Continuarono a vedersi quasi ogni giorno e, tre anni dopo, alla Mereth-en-Gilith, la Festa della Luce delle Stelle, Thranduil la invitò a uscire dalle Sale per stare assieme sotto le stelle. Vendë accettò l’offerta, e così si ritrovarono entrambi in una radura, circondata da alberi con le fronde folte. L’erba era coperta da delicati fiori che sbocciavano solo durante quella notte. Thranduil prese le mani di Vendë e le disse, con il tono di voce più dolce che poté trovare: “Im melin le, Vendë, ar im melithon le an i uir”. (Ti amo, Vendë, e ti amerò per l’eternità). L’Elfa, con le lacrime agli occhi, rispose: “Tan i meleth ertha, pen drava”. (Ciò che l’amore unisce, nessuno separi). Thranduil guardò di nuovo quei limpidi occhi azzurri, poi chinò leggermente la testa e baciò le labbra perfette di Vendë, che ricambiò con tutto l’amore possibile. Oropher, che in quel momento era tra gli alberi a controllare come se la cavava suo figlio, sorrise. Thranduil aveva finalmente trovato qualcuno con cui trascorrere la sua vita. Tornò silenziosamente alle Sale, lasciando soli i due innamorati. Sapeva che sarebbe passato poco tempo, prima che Thranduil chiedesse alla sua compagna di sposarlo. E così fu. Due mesi dopo, Thranduil fece la proposta a Vendë, che accettò senza pensarci due volte. Le preparazioni per il matrimonio furono decisamente rapide, grazie al re che aveva previsto che si sarebbero sposati in fretta, e furono invitati tutti i sudditi del Boscoverde. Dopotutto, era sempre il matrimonio del principe Thranduil. La famiglia di Vendë venne accolta con tutti gli onori, e l’Elfa stessa non aspettava altro che di ascoltare il fatidico sì dalle labbra di Thranduil. La cerimonia fu officiata da Oropher in persona. Thranduil, per l’occasione, indossò una splendida veste del colore dell’oro appena fuso, mentre Vendë un abito che scintillava come stelle quando si muoveva. La cerimonia nuziale sembrò scivolare via e, quando si arrivò al momento fatidico, Vendë mormorò un “Sì” appena accennato, sopraffatta dall’emozione. Thranduil, invece, felice come non mai, pronunciò il “Sì” con voce chiara e ferma. “Con la mia autorità di re a conferirmi il potere di unire in matrimonio due persone, io dichiaro voi marito e moglie, e possa nulla corrompere la vostra gioia. Baciatevi ora, e siate felici per tutta l’eternità”. Vendë mise le braccia al collo di Thranduil e lui posò le labbra sulle sue, prolungando il bacio abbastanza a lungo da scatenare un applauso. Poi, dopo il banchetto nuziale, i numerosi musicisti e cantanti si misero all'’opera, con le loro voci e i loro strumenti. L’aria si riempì della dolce musica elfica, e i due novelli sposi danzarono a lungo, ignorando il clamore generale. Quando la festa finì, Oropher si avvicinò alla coppia e disse: “Ti dispiace se Thranduil parla con me? Farò in fretta”, domandò alla sposa. Lei annuì: “Ma certo, re Oropher. Aspetterò”. Padre e figlio cercarono un luogo più isolato e, quando fu certo che non c’era nessuno a origliare, Oropher disse: “Sono davvero contento per te, figlio mio. È una donna meravigliosa. Fa in modo che sia sempre felice, e soprattutto, sii tu sempre felice assieme a lei. Hai la possibilità di avere la fortuna che io non ho potuto avere”. Oropher, infatti, aveva perso la moglie due anni dopo che ebbe dato alla luce Thranduil, a causa delle malvagie creature di Morgoth, ora rinchiuso nel Vuoto oltre Arda. Thranduil capì i pensieri che offuscavano la mente del padre, e gli prese una mano: “Ti ringrazio molto per le tue parole, adar nîn, e farò in modo che Vendë trascorra la vita più bella. Finché sarà al mio fianco, nessuno offuscherà la nostra felicità”. Oropher sorrise, poi passò una mano sul viso del figlio e disse: “Vai, ti starà aspettando. Non farla attendere per colpa di tuo padre”. Thranduil strinse la mano di Oropher, poi tornò da sua moglie, che l’accolse a braccia aperte. Il principe la prese in braccio, tra le acclamazioni generali, le diede un veloce bacio e poi la portò nella loro nuova stanza, felice come non era mai stato prima. Il matrimonio continuò in quel modo per molti anni, senza novità, almeno fino a quando non arrivarono al centedodicesimo anniversario di matrimonio. Quel giorno Vendë andò a parlare con suo marito e disse: “Thranduil, meleth nîn, ho una notizia che ti renderà ancora più felice”. Thranduil, che stava leggendo un libro, alzò gli occhi e domandò: “Una notizia che mi renderà ancor più felice? Non tenermi sulle spine, meleth, cosa devi dirmi?”. Lei si sedette in braccio a suo marito e lo abbracciò: “Aspetto un bambino”, disse, con la voce che le tremava dalla felicità. Thranduil ci mise qualche secondo ad assimilare la notizia. Quando capì, sorrise a trentadue denti, alzandosi e sollevando Vendë. “Non ci posso credere, diventerò padre!”, esclamò, ridendo, mentre faceva volteggiare in aria sua moglie. Quando la rimise a terra, lei gli circondò il collo con le braccia e disse: “E sono certa che sarai il miglior padre di sempre”. Thranduil le sollevò il mento con due dita e, dopo essersi guardati quasi nell’anima, si scambiarono un bacio che conteneva tutta la felicità che erano incapaci di esprimere a parole. “Coraggio, vai a dare la notizia a tuo padre. Non può rimanere all'’oscuro, non credi?”, consigliò Vendë a suo marito, mentre occupava la poltrona su cui era seduto poco prima. Lui le accarezzò il viso e annuì, prima di uscire a cercare suo padre. Ma aveva la testa talmente altrove, che non pensò di cercarlo subito nel posto dove era più probabile che fosse, ossia la sala del trono. Quello fu l’ultimo posto in cui guardò, rimproverandosi per la sua distrazione. Quando lo individuò, che passeggiava avanti e indietro ai piedi del suo trono, esclamò: “Adar, adar!”. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per non corrergli incontro. “Thranduil, cosa c’è? Come mai sei così allegro oggi?”. Oropher, con un cenno, congedò le guardie, che andarono via velocemente, e si avvicinò al figlio, che aveva un sorriso talmente grande da farlo preoccupare. “Sono così allegro perché ho avuto una notizia stupenda solo pochi minuti fa”. “Allora rendimi partecipe di questa splendida notizia, non farmi aspettare”. “Sto per diventare padre”, disse Thranduil, osservando come avrebbe reagito Oropher. “Aspetta, tu cosa?”. “Ho detto che sto per diventare padre, adar”, ripeté Thranduil a uno scioccato Oropher. Quest’ultimo assimilò la notizia in quattro secondi. Poi di slancio abbracciò suo figlio: “Ma è meraviglioso! Mio figlio sta per diventare padre. Questo significa che fra poco io sarò nonno!”. “Sono felice che tu sia così contendo, ada, ma potresti evitare di strangolarmi?”, disse Thranduil, che rischiava di soffocare a causa dell’abbraccio del re. “Oh, perdonami”, disse quello, allentando la presa e mettendo le mani sulle spalle di Thranduil: “Sono davvero felice per te, Thranduil, non potevo sperare di meglio per il mio unico figlio”. Poi lo abbracciò di nuovo, più piano però, quindi lo lasciò andare. “Torna da tua moglie ora, però. Non puoi condividere tutta questa felicità solo con tuo padre, no?”. Thranduil sorrise e fece ritorno alle sue stanze, raggiungendo sua moglie. “Allora? Come l’ha presa tuo padre?”, domandò Vendë all'’ingresso del marito. “Ho dovuto evitare che mi strangolasse, perché mi aveva abbracciato stringendo troppo. Quindi l’ha presa benissimo, direi”, rispose Thranduil. Vendë ridacchiò e fece cenno al marito di sedersi accanto a lei sul letto. Quella notte, e molte altre successive, passarono con la calma di un mare senza onde. Ma un mese dopo i giorni si susseguirono a una velocità incredibile, quasi impossibile. Così i nove mesi della gravidanza di Vendë sembrarono quasi non essere trascorsi, ma a confermarlo c’era il fatto che, un giorno, Vendë disse: “Thranduil, mi si sono rotte le acque”. Il principe chiamò immediatamente le ancelle di corte, e Vendë passò in travaglio le ventiquattro ore successive. Thranduil non aveva il permesso di avvicinarsi a lei. Ogni volta che ci provava, le ancelle lo buttavano fuori, infischiandosene che fosse il figlio di Oropher. Anzi, cacciarono perfino il re, quando Thranduil chiese il suo aiuto. Nessuno dei due se la prese, però, ed entrambi restarono ad ascoltare, senza poter fare nulla se non aspettare, le urla di dolore della povera Vendë. Capirono che il peggio era passato quando sentirono il pianto di un bambino provenire dall’interno della stanza. A quel punto Thranduil scattò in piedi e aprì la porta, incurante delle ancelle. E quello che vide lo lasciò senza fiato. Vendë era distesa nel letto, coperta da un lenzuolo di seta, con gli occhi chiusi, e sembrava aver sofferto davvero molto. Ma il loro figlio, perché ormai era appurato che si trattasse di un maschio, piangeva a pieni polmoni e sembrava perfettamente in salute. Una delle ancelle di corte vide Thranduil e lo raggiunse, con un’espressione che non lasciava presagire nulla di buono. “Cos’è successo, come sta Vendë?”, domandò Thranduil, prima che lei potesse aprire bocca. L’ancella, a occhi bassi, rispose: “Il parto è stato difficile, mio signore. Temo che vostra moglie non arriverà a questa sera. Ha perso troppo sangue. Mi dispiace”. Quello fu un duro colpo per il principe, che corse a raggiungere sua moglie. Le prese una mano, e notò che era troppo fredda. L’ancella aveva ragione, Vendë sarebbe morta in poco tempo. A quel punto, anche Oropher entrò nella stanza, e raggiunse suo figlio al fianco di Vendë. Quando capì, si alzò e prese in braccio il suo nuovo nipotino, porgendolo poi al figlio: “Thranduil, cerca di farle aprire gli occhi. Deve vedere suo figlio, almeno una volta”. Thranduil prese in braccio il suo bambino e, riavvicinandosi alla moglie, disse: “Vendë, meleth nîn, edro chin le, eglerio”. (Vendë, amore mio, apri gli occhi, ti prego). L’Elfa, molto lentamente, riuscì a sollevare le palpebre. E quello che vide la fece sorridere, seppur debolmente. “Legolas”, sussurrò, mentre Thranduil le posava il bambino sul petto. Alzò un braccio tremante e accarezzò la testa del figlio, poi disse, alzando gli occhi: “Il nostro bambino è bellissimo, Thranduil. Grazie”. Oropher e le ancelle uscirono, per poter permettere agli sposi di trascorrere gli ultimi istanti assieme. Thranduil prese Vendë tra le braccia, mentre Legolas, loro figlio, dormiva beatamente. Era davvero piccolo, ma di una bellezza già incredibile. Poi, quando scese la sera, Vendë guardò suo marito negli occhi, e Thranduil seppe che quella sarebbe stata l’ultima volta, l’ultima volta che avrebbe scrutato quegli abissi profondi come il mare. L’Elfa chiuse gli occhi e non li riaprì più. Era morta tra le braccia dell’uomo che aveva amato più di ogni altra cosa al mondo, lo stesso uomo che ora gemeva per il dolore e piangeva tutte le sue lacrime. Aveva perso l’unica persona che l’aveva fatto sentire l’Elfo più felice di tutta la Terra di Mezzo, e non era riuscito a mantenere la promessa che aveva fatto a suo padre più di un secolo prima. Strinse i denti per non urlare, ma non riuscì a trattenersi e, tra i denti serrati, gridò tutta la sua disperazione. Oropher, a quel punto, tornò nella stanza e abbracciò il suo unico figlio, capendo il suo dolore perché anche lui ci era passato. “Shh, Thranduil ci sono io con te. Non sei solo. E c’è anche tuo figlio. Lei non se n’è andata per sempre, vive ancora. In tuo figlio”. Thranduil spostò lo sguardo su suo padre e, con gli occhi ancora grondanti di lacrime, lo abbracciò. Poi prese in braccio suo figlio, che si era svegliato, e se lo strinse al petto, ancorandosi a lui per non ricadere nella disperazione. Si, Oropher aveva ragione. Vendë, o almeno una parte di lei, viveva ancora. Viveva in suo figlio Legolas, e il suo ricordo sarebbe rimasto per sempre, vivo come il primo giorno, nella mente del principe. 

Se siete arrivati fin qui, vuol dire che avete letto tutto il capitolo, e già per questo vi sono immensamente grata. Non so se questa storia è e sarà di vostro gradimento, ma spero che la seguirete. Lasciate una recensione, se vi va, oppure restate lettori silenziosi.

Hannon le

ElenCelebrindal
 
   
 
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