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Autore: Milck    11/02/2014    0 recensioni
Ti piace leggere!?
Ami l'emozione!?
Allora questa storia fa per te!
Non ho bisogno di convincerti di nulla, non mi reputo una scrittrice, solo una ragazza che ama scrivere.
Questo racconto è una raccolta di one-shot, scritte da me, talvolta prendendo spunto da altri.
Insomma, se hai voglia di leggere qualcosa di diverso, questo è quello che fa per te.
Genere: Comico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sedetti sui ciottoli umidi, per poi cominciare a fissare l’orizzonte.
E proprio in quello momento mi accorsi che le onde, infrangendosi sulla riva, emettevano un lieve e ritmico scroscio. Chiusi gli occhi e assaporai la pace di quel momento.
Ma quegli attimi di spensieratezza dovettero presto lasciare il posto alla preoccupazione. E, devo ammetterlo, alla paura.
Perché in fondo anche il più forte di noi ha paura.
Decisi di alzarmi, avevo bisogno di risposte.
Percorsi un sentiero in mezzo alle sterpaglie, che procedeva su per una montagna. La salita fu ardua, soprattutto a causa di alcune piccole frane che mi procurarono delle ferite sugli avambracci e sulle gambe.
Appena arrivato in cima sentii una strana sensazione allo stomaco: dovevo procurarmi del cibo.
Mi guardai attorno e mi accorsi di essere arrivato in una radura, così decisi di incamminarmi alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Camminai per chilometri, ma tutto quello che il mio sguardo stanco scorgeva era un’enorme distesa verde che dominava tutta l’aria intorno a me.
E più camminavo più sentivo le mie gambe farsi pesanti.
Mi accasciai al suolo, ormai rassegnato e senza forze, chiedendomi dove fossi capitato.
Era davvero questa la mia Itaca!?
Dov’erano quei frutti dolci e profumati che adoravo assaporare in compagnia della mia amata moglie!?
Avrei mai rivisto i miei cari?!
Era davvero giunta la mia fine!?
Porsi lo sguardo davanti a me e, ancora inginocchiato, intravidi una figura.
Cercai di mettere a fuoco quell’immagine distante,, ma la vista offuscata mi impediva di vedere nitidamente, così decisi di raccogliere tutte le forze che avevo, alzarmi e andare a chiedere aiuto.
Eppure più mi avvicinavo e più la figura sembrava allontanarsi. Era lì, ferma, rivolta verso di me ed io mi sbracciavo per farmi notare.
Ma non dava alcun segno, fino a quando, giratasi di spalle, iniziò a camminare davanti a sé.
E proprio allora notai di essere arrivato su una scogliera.
Poi ricordai.
Questa era la scogliera dove avevo portato mia moglie prima di partire per la guerra.
Ero a Itaca.
Nella gioia del momento aveva completamente dimenticato l’uomo di pochi attimi prima.
Alzai lo sguardo per cercarlo, ma lui non c’era più.
Un pensiero mi pervase la mente: e se si fosse suicidato?!
Corsi verso lo strapiombo in preda alla confusione. Mi sporsi il più possibile per riuscire a scorgere qualcosa, quando mi sentii mancare la terra sotto i piedi.
In una frazione di secondo realizzai ciò che stava accadendo: il mio corpo stava precipitando nel vuoto.
Pensai a mia moglie, a mio figlio, al mio popolo. Soprattutto a quanto mi sarebbe piaciuto poterli vedere un’ultima volta.
Mi domandai che motivo avesse una fine così atroce. E mentre ormai ero vicino alla morte alzai gli occhi al cielo perdendomi nell’azzurro di Itaca, nell’azzurro della mia amata terra.
Chissà se qualcuno mi avrebbe ricordato…
Si sentii uno schianto, uno scrocchiare di ossa e infine un urlo straziante.
Poi il buio.
Non riaprii mai più i miei occhi.
  
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