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Autore: Ali_Nott    11/02/2014    5 recensioni
Dal primo capitolo:
"Un rumore secco e sonoro mi provocò quasi un infarto. Saltai indietro mentre avevo messo una mano sul petto, andando perfino a sbattere contro una ragazza che stava passando di lì. Posai gli occhi sulla mano appoggiata sul mio armadietto ormai chiuso, risalendo con lo sguardo fino ad incrociare due occhi chiari che, ormai, conoscevo fin troppo bene.
«Ehi, Moran, ben tornata a scuola» E il solito strafottente ghigno fece capolinea sul suo volto."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo XVII

Il ticchettio della sveglia sul comodino faceva da base musicale nella stanza, un po’ come avviene anche nei film.
La sveglia, quel giorno, sicuramente non sarebbe suonata visto che era Domenica, eppure avevo aperto gli occhi un po’ prima del solito. Okay, forse un po’ troppo prima del solito.
Nonostante, la sera precedente, fossi andata a letto troppo tardi, il sonno sembrava proprio non avesse alcune intenzione di arrivare.
Più che dormire, era stato in parte un dormiveglia.
Girai involontariamente la testa di lato e lo sguardo andò a puntarsi sul mio cellulare, riportandomi alla mente tutto ciò che era successo solo poche ore prima.
Poi, il telefono vibrò e mentalmente mi chiesi chi fosse l’idiota – oltre me – ad essere già sveglio alle sette di Domenica mattina.
Il telefono ha riconosciuto la padrona o si è autodistrutto dalla disperazione di non essere più nelle mie mani? P.S. Buongiorno.
Quando lessi il nome di chi me lo mandava, rimasi leggermente stupita visto che non mi sembrava di aver mai scambiato il mio numero con quello di Adrian.
Nonostante questo, ignorai volontariamente la sua pessima battuta, cercando di stuzzicarlo un po’, quindi digitai velocemente sulla piccola tastiera dell’apparecchio.
Non ho idea di chi tu sia. Matt, forse? Credo che QUALCUNO abbia cancellato il tuo numero dal mio cellulare. Nel caso avessi sbagliato… niente, niente.
Lo immaginai sbuffare leggermente, per poi sorridere appena, come suo solito e, la sua risposta, arrivò pochi secondi dopo.
Questo acuto umorismo di prima mattina? Dovrebbe essere vietato alle Alinucce come te.
Stavolta, fu il mio turno per sbuffare, ma sapevo di essermelo in parte meritato.
Alle Alinucce? Qualcosa mi dice che sei Carter, e che probabilmente sei ancora ubriaco.
Inviato il messaggio, rimasi a fissare lo schermo illuminato per qualche secondo, in attesa. Inspiegabilmente, iniziai perfino a contare quanti secondi ci mise per rispondere, cosa che mi fece sentire particolarmente idiota.
Sei proprio la degna erede di Sherlok Holmes… qualche parente alla lontana?
Scherzi a parte, un doveroso grazie a te che, almeno in apparenza, mi hai riportato a casa sano e salvo. Perché sei stata tu, vero?

Per un solo secondo, pensai di fargli un piccolo scherzo, magari dicendogli che in realtà a riportarlo a casa era stato mio padre e che, se l’avesse rivisto nuovamente in giro, non se la sarebbe cavata facilmente, ma fu un’idea che sparì con la stessa rapidità con cui era arrivata.
Il tuo intuito invece farebbe invidia a quello di una volpe! Chi altro avrebbe potuto riportati a casa? Di certo non le tue gambe. Mi hai ringraziato... vuoi per caso far piovere? No sai, perché almeno oggi io vorrei uscire dato che ieri sono stata messa in punizione, sempre per colpa di QUALCUNO eh!
Rispetto al primo tentativo, stavolta mi sentii anche molto più soddisfatta.
Dovevo ammetterlo: per quanto strano, assurdo, quasi impossibile forse, lo scambiarsi dei semplici messaggi con Adrian… mi piaceva.
Il fatto è che, dopo una sbronza di quel genere, tendo a non ricordarmi completamente tutto. Il fatto che tu sia una così brava (o noiosa, dipende dai punti di vista) ragazza spiega perché tu faccia tanto la simpaticona.
Nel momento in cui avevo finito di rispondergli, stavolta cantandogliene quattro, arrivò un secondo messaggio che mi portò a cancellare qualunque parola avessi scritto.
A proposito, visto che vuoi uscire e io devo chiederti delle delucidazioni su ieri sera, dimmi dove e quando e ti passo a prendere.
Rimasi imbambolata solo per qualche secondo, prima di rispondergli.
Adrian IoSonoDivertentissimo Carter, stai seriamente chiedendo a me di uscire? In questo momento immaginami mentre mi sto sbellicando dalle risate!
In realtà, in quel momento, tutto avrei potuto fare, eccetto che sbellicarmi dalle risate per la sorpresa che quel messaggio aveva provocato in me.
Solo per scopi più importanti come capire se sei entrata o meno in camera mia visto che c'è un tuo post-it ma non il ricordo. Ah, per inciso: ah-ah
Il post-it… l’avevo quasi dimenticato.
La sera precedente, quando lui si era addormentato un secondo dopo essersi buttato sul letto, avevo trovato per puro caso sul comodino un blocco di post-it giallo e, sul primo foglietto, avevo scritto le parole “Sei un idiota” prima di andarmene.
A mezzogiorno. Vieni all’incrocio del viale di casa mia.
Eppure, per la prima volta, non mi sembrò nemmeno così assurda l’idea di dover passare del tempo con Adrian.

***

Mai, e sarebbe meglio sottolineare almeno cinque volte questa piccola parola, Adrian Carter era arrivato in anticipo ad un appuntamento.
Ammesso che questo potesse essere considerato come tale.
No, nessun appuntamento. Meglio dire un… incontro.
L’ora di punta, il sole coperto solo in parte dalle nuvole, rendevano sopportabile stare fuori e non congelare.
Se fosse stato il contrario, probabilmente avrei lanciato mentalmente qualche colpo ad Alinee, nonostante lei – per il momento – non fosse affatto in ritardo.
Dopo qualche minuto, quando l’orologio segnò le 12:01, puntai lo sguardo dritto davanti a me, sulla strada in cui sarebbe dovuta passare Alinee.
E proprio mentre nella mia testa iniziò a formularsi il pensiero quasi paranoico che lei, invece, non sarebbe venuta, una ragazza dai lunghi capelli scuri era sbucata dal nulla e si stava dirigendo nella mia direzione mentre, con una mano, teneva il cappotto ben chiuso sul petto.
Anche a quella distanza, non fu difficile riconoscerla.
Quando si fermò proprio davanti a me senza proferir parola, accennai un piccolo sorriso. «Sei venuta.»
Lei alzò appena un sopraciglio. «Avevi qualche dubbio?»
«Assolutamente no.» Più o meno.
«Uhm. Allora, dimmi! Cosa vuoi sapere?»
Tirai fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette non ancora aperto e l’accendino. Ne presi una, guardando solo per un istante Alinee con la coda dell’occhio prima di poggiarla tra le labbra e accenderla.
Poi, quando feci per soffiar fuori il fumo, mi sedetti sul bordo del marciapiede, cosa che pochi secondi dopo fece anche la ragazza, ma solo dopo aver sbuffato.
«Hai dormito con me?» Questa era sicuramente la domanda che più esigeva una risposta tra tutte le altre, se non l’unica.
«Cosa? NO!»
«Lo sospettavo, o me lo sarei sicuramente ricordato.» Feci una pausa per prendere un secondo tiro dalla sigaretta. «Perché ti scaldi tanto? Abbiamo già dormito insieme una volta.»
Alinee non rispose, anzi, cercò in tutti i modi di evitare il mio sguardo, giocherellando con i bordi delle maniche della propria giacca.
«Dimmi, forza. Come ci sono arrivato a casa mia? O meglio dire, nel mio letto?»
La risposta arrivò dopo pochi attimi. «Ti ci ho portato io.»
«Sì, questo l’avevo capito.»
«Ti eri addormentato. Così ho chiamato mia madre con il cellulare per farle notare che davvero lo avevo ritrovato e le dissi che sarei dovuta uscire per fare una cosa, ma che non ci avrei messo molto. E tu porca miseria non avevi alcuna intenzione di svegliarti! Ho dovuto alzarti e portarti di peso, poi è arrivato James…»
«Che cos-»
«Dicevo!» m’interruppe lei. «E’ arrivato James. Era sorpreso, ma non ha fatto domande. Mi ha solo aiutato a metterti in macchina e… e basta. Ti ho portato a casa, trovato le chiavi nei tuoi pantaloni- cioè, nelle tasche, e ti ho lasciato sul letto. Poi me ne sono andata, fine.»
Sospirai. «Hai dimenticato di menzionare il post-it.»
«Oh, sì giusto, il post-it! Bellissimo, vero?»
Risposi semplicemente con una smorfia, dedicando poi la completa attenzione alla sigaretta già quasi dimezzata.
Alinee indossava un paraocchi anzi, si ostinava ad indossarlo a ogni costo. La reazione di prima alla mia domanda ne fu solamente un’ulteriore conferma. Io invece, non so bene come, l’avevo accettato. Accettavo di tenere a lei, accettavo il cambiamento dei miei sentimenti nei suoi confronti, accettavo di vederla sotto una luce diversa. Lei, invece, obbligava sé stessa a fare il contrario. Poi i miei pensieri presero voce senza che me ne rendessi conto. «Tu hai paura.»
La mia non era stata una domanda, ma Alinee rispose comunque, nonostante fosse chiaro che non capisse a cosa mi stessi riferendo. «No che non ho paura.»
«Sì invece. Tu mi piaci, e io piaccio a te, e non come amici, perché due come noi non potranno mai essere amici, con la differenza che io ho smesso di negarlo, tu no.»
Quando mi voltai verso di lei, la vidi con lo sguardo a sua volta diretto nella mia direzione, gli occhi spalancati e le labbra leggermente socchiuse.
Esattamente la reazione che mi sarei aspettato.
Rimasi immobile, continuando a guardarla, finché lei non si riprese dalla sorpresa per la piega che aveva preso la nostra conversazione. «Ma che cosa stai dicendo? Non ho paura, non c’è nulla di cui aver paura. Tu non mi piaci. Cioè-- non in quel senso almeno.»
«E allora in che senso?» La domanda uscì con un tono molto più acido di quanto mi sarei aspettato, ma Alinee sembrò non darci tanto peso, forse troppo intenta a cercare qualcosa da aggiungere.
Eppure eravamo lì, a guardarci l’un l’altra mentre i secondi passavano, e lei restava in assoluto silenzio.
Alla fine, dopo aver preso un ultimo tiro della sigaretta molto più lungo dei precedenti, buttai quest’ultima a terra e mi alzai senza dir nulla a mia volta. La guardai per un istante dall’alto, notando che aveva seguito con gli occhi ogni mio movimento.
«Dove stai andando?»
«A casa mia. Sta iniziando a tirare vento e tu mi hai detto tutto quello che volevo sapere.» Mi allontanai rapidamente, senza più nemmeno darle modo di aggiungere altro.
Se, precedentemente, avevo intravisto da lontano la possibilità, per quanto piccola, di provare ad avere qualcosa con lei, ora era sparita nel nulla.
Alinee non cercò di raggiungermi, o di fermarmi.
Non cercò di dire qualcosa che potesse farmi cambiare idea e tornare indietro, da lei.
In realtà, avevo anche smesso di pensare che mai lo avrebbe fatto.

***

«CHE COSA? TI PREGO, DIMMI CHE SEI IMPAZZITA!»
Allontanai di poco la cornetta del telefono dall’orecchio per evitare che le urla appena lanciate da Melanie evitassero di rompermi un timpano.
«SEI IMPAZZITA, DEVI ESSERO PER FORZA! PER FORZA!» Continuai a tenerlo ad una certa distanza, sbuffando.
«E non sbuffare! SAI CHE HO RAGIONE!»
«Hai finito?» Avvicinai solo una parte dell’apparecchio alle labbra per farmi sentire molto più che bene dalla mia amica che, quasi immediatamente, rispose con un secco NO.
«Senti, tu devi andare da lui! SEI UN’IDIOTA! Ma come ti è saltato in mente?»
«Ma che cos’ho fatto?» In realtà sapevo benissimo cosa avevo detto e fatto solo qualche ora prima con Adrian.
«Cos’hai fatto? COS’HAI FATTO? Lui si è praticamente dichiarato e tu-- ecco cos’hai fatto!»
«Non si è dichiarato!» E nonostante sapessi di aver torto, era più forte di me. Sapevo benissimo che, tra i due, quello che aveva ragione era Carter e non io, ma accettare quelle parole non era facile, non per me almeno.
«Ora capisco perché ti ha piantata in asso ad un certo punto.»
«Cos’hai detto?»
«L’hai capito benissimo. Senti- non puoi continuare a fare così. Allontanarti e avvicinarti di continuo. Avete dormito insieme, ti ha baciata, è venuto da te in piena notte e si è dichiarato il giorno dopo. Cos’altro vuoi?»
Ed ecco la fatidica domanda.
Cos’altro volevo?
O meglio dire, io, cosa volevo davvero?
Sapevo benissimo cosa avrei voluto, ma avrebbe comportato troppi cambiamenti nella vita di entrambi. E come se Melanie potesse leggermi nel pensiero, aggiunse. «Non potrai mai riavere con lui ciò che avevate prima di tutto questo.»
E aveva ragione anche lei. Tutti ormai l’avevano capito, perfino James a cui non avevo raccontato nulla. Tutti, eccetto me. No, non è vero, in realtà l’avevo capito anch’io, semplicemente volevo nasconderlo non solo agli altri, ma anche a me stessa. Da come si erano messe le cose, però, era stato un tentativo patetico e mal riuscito.
 «Okay, ho capito.»
«Davvero?» Melanie sembrò molto più sorpresa di quanto avessi mai potuto pensare.
«Sì, davvero.»
«Era ora! Perfetto, adesso alza il tuo bel culo e vai da lui!»
Quello era qualcosa a cui non avrei pensato perché sapevo che, se l’avessi fatto, non mi sarei mai mossa di casa.  Eppure, annuii, prima di aggiungere. «Okay- Mel, forse però è il caso che anche tu faccia qualcosa per avere, o riavere, non lo so, James.» E, senza dir nulla, riagganciai.
 

Ero stata a casa di Adrian poche volte, tre per l’esattezza, eppure ricordavo alla perfezione dove si trovasse. Ancor prima di pensare che direzione prendere era come se il mio corpo sapesse già dove andare. Dopo aver riattaccato la cornetta, avevo semplicemente infilato la giacca ed ero corsa giù per le scale e poi oltre la porta di casa, alimentata dall’adrenalina.
Avanzavo velocemente, fermandomi solo una volta, quando una goccia mi cadde sulla guancia. Avevo alzato per un attimo lo sguardo sopra di me, notando per la prima volta quando il cielo minacciasse di far venire a piovere.
Dannazione.
Aumentare il passo non servì a nulla, perché pochi minuti dopo era come se stesse avvenendo il diluvio universale. Ma non importava, l’unico obbiettivo era quello di raggiungere la casa di Carter. Non sapevo ciò che sarebbe successo dopo, non sapevo cosa gli avrei detto e non volevo nemmeno pensarci.
Avevo cercato di coprirmi la testa con la giacca, ma ormai ero tutta bagnata, compresi i capelli da cui scendevano decine di piccole goccioline.
Quando finalmente giunsi davanti alla porta della casa, bussai mettendoci troppa forza, ma non mi importò.
Pochi secondi dopo Adrian aprì la porta, guardandomi sorpreso, non so perché confuso nel vedermi lì o per le condizioni in cui mi trovavo.
«Alinee, che cos-»
«No, stai zitto e ascoltami!» Il momento era arrivato, eppure non avevo idea di cosa fare per affrontarlo. Lasciai uscire tutta l’aria dai polmoni senza nemmeno essermi resa conto di aver trattenuto il respiro e chiusi per un attimo gli occhi, come se dentro di me stessi cercando il coraggio di dire ciò che pensavo o provavo.
Eppure, una voce femminile mi distrasse dai miei pensieri.
Alle spalle di Adrian era comparsa una ragazza con una voce squillante, che avrà avuto sì e no quindici anni. «Chi è?»
Nessuno dei tre osava proferir parola, l’unica a far qualcosa ero proprio io, spostando più volte lo sguardo da Adrian a quella ragazza.
Alla fine non dissi nulla, voltai le spalle ad entrambi per tornarmene a casa, stavolta senza dar peso alla pioggia. Adrian alle mie spalle diceva qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa, né volevo più saperlo.
Non so con l’esattezza quanti metri percorsi, ma quando mi voltai per vedere chi avesse preso la mia mano, fui comunque sorpresa di vedere proprio Carter, nonostante una piccola parte di me ci avesse comunque sperato.
«Alinee-»
«No, lasciami, non voglio sentire nulla!» Agitai la mano per liberarla dalla sua presa, ma lui la lasciò senza opporre resistenza.
«Qualunque sia la tua conclusione, è sbagliata.»
«La conclusione è solo una, quindi come può essere sbagliata?» Feci per andarmene, finché non sentii ancora la sua voce chiamarmi.
«Alinee, aspetta!»
«Sai che cosa? Vaffanculo! A te e il tuo gruppo di amichette! E vaffanculo anche a me!» Il tono di voce aveva iniziato ad alzarsi, ma non importava a nessuno dei due in quel momento. «Vuoi sapere perché non lo accettavo? ECCO PERCHé! ECCO UNO DEI MOTIVI! Lo sapevo che sarebbe finita così prima o poi! E tu non ci hai messo nemmeno così tanto a consolarti! E NON AZZARDARTI A INVENTARE QUALCHE BALLA! Volevi sentirti dire che hai avuto ragione su tutto? Okay, ti accontento! AVEVI RAGIONE! Come aveva ragione anche Melanie! Ho iniziato a provare qualcosa per te. Non so cosa sia cambiato o perché, ma è successo! E avevi ragione anche nel dire che avevo paura! Ora sei soddisfatto? Spero di sì.»
Mi sentii del tutto svuotata. Gli avevo urlato contro qualunque cosa mi fosse passata per la testa, poco importava quali sarebbero state le conseguenze, e mi sentivo come se dentro di me si fosse appena rotto qualcosa.
Adrian non disse nulla. Ormai era diventato anche lui tutto bagnato, i capelli spari sulla testa, segno che ci aveva da poco passato una mano in mezzo. Restammo per qualche secondo entrambi in silenzio, mentre lui mi fissava con quel suo sguardo impenetrabile.
Poi si mosse rapidamente verso di me, circondandomi con entrambe le braccia, poggiando una mano sulla mia schiena e l’altra alla base della nuca.
Io rimasi immobile, le braccia stese lungo i fianchi e il cervello completamente svuotato.
«Mia piccola Alinee. Quando ho detto che eri giunta alla conclusione sbagliata, sapevo di avere ragione.» Lui poggiò il mento sulla mia testa prima di continuare. «La ragazza che hai visto, e che ora ti considera una pazza, è mia sorella.»
Mi irrigidii a quelle parole e lui sembrò rendersene conto, perché mi strinse ancor più forte tra le braccia. «Lei e mia madre sono arrivate stamattina dalla Francia, si fermeranno per un po’.»
In quel momento non sapevo se sentirmi sollevata oppure volermi nascondere ad almeno cento metri sotto terra per l’imbarazzo.
Alla fine, circondai a mia volta il suo corpo con le braccia, allontanandomi però di poco, per riuscire a vederlo in volto. «Mi dispiace per quello che ho detto.» Nonostante seppi che delle semplici scuse non sarebbero state abbastanza, lui annuì, come se invece gli bastassero. «Non sono arrabbiato, o offeso, anche se credo che mia sorella potrebbe esserlo… ma so che era la rabbia a farti- urlare.»
«Di solito sono io quella comprensiva e tu quello che pensa subito al peggio!»
«Per un attimo ho pensato mi avresti anche picchiato.» Sorrise per un attimo, gocce d’acqua che continuavano a scorrergli lungo tutto il viso, poi aggiunse. «Ora- hai cambiato idea?»
Rimasi per qualche attimo a guardarlo, chiedendomi come potesse semplicemente perdonarmi dopo tutte le cattiverie che gli avevo appena sputato addosso eppure, sul suo viso, non riuscivo a leggervi altro che non fosse… cosa, sollievo? Non avrei saputo dirlo con esattezza.
Mi alzai sulle punte quel tanto che sarebbe bastato ad arrivare alla sua altezza e, quando capì le mie intenzioni, non fece nulla per ritirarsi, anzi.
Un secondo dopo, le nostre labbra erano premute l’una contro l’altra mentre spostai entrambe le mani sul suo volto. Fu un bacio estremamente delicato e le sua labbra erano esattamente come le ricordavo. Sarebbero potuti passare mesi, se non anni, ma ero sicura avrei sempre ricordato la sensazione di sentirle sulle mie.
Mi staccai, mantenendo comunque il volto estremamente vicino al suo. «No. Basta bugie sia a me che a te, niente più scuse.»
Entrambi sorridemmo e prima che potessi anche solo pensare di poter aggiungere qualcos’altro, la sua bocca era di nuovo contro la mia e… qualunque fossa stata la cosa che avrei voluto aggiungere apparve improvvisamente insignificante. 















E bene, ce l'ho fatta anche questa volta.
Mi scuso già da subito se il capitolo non è all'altezza delle vostre aspettative. 
Come vedete, è un po' più lungo rispetto agli altri. In realtà, non so bene nemmeno io per quale motivo non ho deciso di dividerlo in due parti e approfondirlo ancor di più di quanto non abbia già fatto. Mi venivano tante idee, ma le consideravo banali quasi subito. In più, ormai si è visto che - nonostante ci provi - i tempi di pubblicazione alla fine sono comunque abbastanza lunghi, e mi dispiace anche per questo.
Comunque, ditemi i vostri pensieri, anche perché con questo capitolo è tutto cambiato tra i due personaggi, specialmente per Alinee. 
Da qui, sarà tutto in discesa per loro... per un po' di tempo. Ma non dico altro v.v


Ho aperto un gruppo su Facebook dedicato interamente a questa FanFiction. Verranno pubblicate novità, eventuali avvisi e magari ogni tanto anche qualche spoiler, ma sarà soprattutto un posto dove – se volete – potremo conoscerci meglio!
Ecco qui il link: "You and Me? Never!" FanFiction.

Un bacio a tutti.


   
 
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