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Autore: Kekko511    11/02/2014    0 recensioni
Doncaster, South Yorkshire.
Daniel è un quattordicenne che ha appena concluso la scuola secondaria. Ormai pronto per diventare un adolescente e affrontare la faticosa vita liceale, passano le vacanze, e inizia la scuola, ma lui purtroppo si ritrova a combattere con il suo problema presente sin dall'infanzia; la dislessia. I suoi compagni di classe non lo accettano dopo aver saputo del suo problema, anzi, cominciano persino ad odiarlo essendo trattato in maniera speciale dai professori. E da qui che comincia ad entrare in un periodo di grande depressione, di solitudine, ma sopratutto nella disperata ricerca di qualcuno che lo apprezzasse e lo facesse sentire, in qualche modo, una persona comune. Come tutti gli altri, insomma.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PRIMO CAPITOLO (PRIMA PARTE)

Mi trovavo seduto sulla scrivania nella mia camera, mentre con una penna nera trovata lì sopra cominciai a scrivere sul mio diario: ''Caro diario, oggi è il 15 di Settembre. Domani inizierà la scuola per tanta gente, purtroppo per me è il primo superiore. Se comincio a riflettere tornando indietro nel tempo ricordo che, esattamente un anno fa, a quest'ora, avrei dovuto frequentare la terza media, e invece ora mi ritrovo a dover affrontare la vita da liceale, e sinceramente parlando, ne sono terrorizzato. Non so cosa potrebbe succedere in un anno, ho il timore di non essere accettato dai miei futuri compagni di classe. Insomma, sono a conoscenza dei problemi che ho ma vorrei che ciò non si sapesse. Mi sentirei un pesce fuor d'acqua. E se nessuno volesse essermi amico? E se nessuno mi dirà ''ti vuoi sedere vicino a me''? Gli adolescenti di Doncaster non sanno essere cortesi e comprensivi. Ma probabilmente l'unico problema è che, appunto, mi pongo troppi problemi. Ora andrò a farmi una doccia..buonanotte diario!''

 

La sveglia del mio telefono risuonava forte nelle mie orecchie. *BASTAAA!* urlai come un pazzo alzandomi di scatto dal letto. Odiavo dovermi svegliare quando dormivo come un ghiro. Avevo piuttosto sonno per essere in uno stato d'animo un po' alterato. Di solito quando si è nervosi non si riesce a chiudere occhio, invece a me succedeva esattamente il contrario. Ero ancora curioso di sapere chi fossero i miei compagni di classe e come sarebbe iniziato questo percorso al liceo. Non mi ero preoccupato più di tanto delle domande che mi posi ieri sera sul mio diario, anche perché avevo deciso di comportarmi in maniera da non sembrare troppo un ragazzo ''inadeguato''. Cosa avrei dovuto fare per non farmi notare? Il solito figo? Quello che si fuma l'erba? Almeno in questo modo sarei stato quello strano, non problematico. Qualunque cosa pur di non essere chiamato dislessico. Io non amavo essere nominato in quel modo dalle altre persone; per me era come dire ad un ragazzo omosessuale ''frocio'' o ad un ragazzo di colore ''negro''. Era un offesa. Ero contro il bullismo da anni, e lottavo contro le persone che offendevano la gente che per loro era diversa. Ma il vero punto è che nessuno è diverso da nessun'altro. Siamo tutti uguali. Nessuna differenza. Mi alzai del letto e mi recai nella cucina per fare colazione. Lì trovai mia mamma Judith, seduta da sola mentre beveva un cappuccino. Le sorrisi e lei ricambiò nello stesso modo il mio modo di salutarla.* Hey Daniel! Oggi inizia il liceo..emozionato?* chiese mia madre molto contenta. Io la guardai nuovamente con un sorriso sincero e risposi: * Cercherò di adattarmi..*. Mia madre di sicuro riuscì a notare quanta incertezza ci fosse in quella frase, ma non disse nient'altro. Mi conosceva e sapeva bene che quando ero in ansia su una cosa non volevo che si parlasse troppo di quell'argomento. Ero fatto così purtroppo, ma mi piaceva la mia suscettibilità e non mi pentivo di com'ero caratterialmente. Mangiai una merendina e ritornai nuovamente nella mia camera, lasciando mia madre nella cucina. Ritornato nella mia stanza, aprì l'armadio e presi in mano le prime due cose che vidi; un jeans stretto e una maglietta a mezze maniche di colore nero con la scritta ''ACDC''. Indossai subito i vestiti, e presi le mie Blazer rosse e nere incalzandole al piede senza alcun problema. Bene, ero già pronto per andare. Presi il cellulare e lo posai in tasca, infine misi la cartella a tracolla sulle spalle. Uscì di casa dopo aver salutato mia sorella Marley e mia madre, e camminai in direzione della scuola. Si trovava a pochi passi da li. Era un liceo linguistico. Infatti per arrivare ci vollero giusto dieci minuti. Così poco tempo che subito mi ritrovai nel giardino d'ingresso dell'istituto. Si sentivano così tante voci fastidiose e si vedevano moltissime persone gironzolare di qua e di là da farti venire il mal di testa. Si cominciava bene, insomma. La campanella suonò. Ma che cazzo? Già erano le otto?! Bene! Iniziavo anche a perdere la concezione del tempo. Di bene e in meglio. Entrai nella scuola e cominciai a salire le scale alla ricerca del piano della prima A. Sul foglio che avevo c'era scritto terzo piano, e quando arrivai al posto dove indicava il foglio non trovai l'aula giusta. A questo punto decisi di chiedere informazione a qualcuno, così fermai la prima persona che vidi passarmi davanti; era una mora ragazza che stava camminando nel corridoio. Quella ragazza aveva un aspetto molto delicato, a pelle gli trasmetteva già simpatia. * Scusa, sai dove si trova l'aula della 1A?* chiesi io confuso. * E lì in fondo, seguimi, sono anch'io di quella classe.* rispose lei gentile. Sarebbe stata anche una mia compagna di classe a quanto pare. Dai, non c'era male. La seguì, arrivando proprio nell'aula che cercavo. Terzo piano alla fine del corridoio; da aggiungere alla lista di cosa da ricordare, insomma. Varcai la porta insieme a quella mora ragazza, e già c'erano tutti. Professore compreso. Primo giorno e l'insegnante arriva prima di me..ottimo, e meno male non volevo farmi notare da nessuno. Rimasero soltanto due banchi liberi, proprio in fondo alla fila centrale, e io e la ragazza ci sedemmo vicini. *Signorino Pierce e signorina Jenkins, siete in ritardo di sette minuti al primo giorno di scuola, un nuovo ritardo e vi segno sul registro. * Io e la ragazza affianco a me ci guardammo di scatto, lei mi sorrise divertita mentre io rimasi indifferente e preoccupato. *Stai calmo, loro dicono dicono ma alla fine non fanno niente.. è giusto per metterci paura e non farlo più! * disse lei a bassa voce riferita al professore, a questo punto le accennai un sorriso. L'attenzione della ragazza fu rimossa appena il professore iniziò a fare l'appello. Io riuscì a memorizzare soltanto qualche nome, ad esempio la mia compagna di banco si chiamava Adele, poi c'erano due ragazzi che continuavano a fare i comici, uno di loro si chiamava Mckey e l'altro Jay. Poi c'era una ragazza al primo banco che ricordavo che studiava alla mia stessa scuola media, il suo nome era Georgia, e la conoscevo bene. Ricordavo che era una ragazza con l'apparecchio ai denti, gli occhiali, robusta e sempre molto educata. Ora invece avevo fatto fatica persino a riconoscerla, se non fosse stato per l'appello! Era vestita in stile punk, con delle ciocche viola ai capelli, così magra che se la toccavi probabilmente c'erano soltanto le ossa, e seduta in maniera stravagante masticando una gomma. Sembrava un altra persona, davvero. Poi il resto non ricordavo più nulla. Erano tutti nomi da imparare con il passare del tempo, e probabilmente per questa settimana avrebbe giocato ad Indovina chi per parlare con qualcuno. Il professore a questo punto si alzò da dietro alla cattedra e andò via. Ci avrebbero dato un ora per poterci conoscere, e all'ora successiva subito sarebbero cominciate le lezioni vere e proprie. Io mi limitai a scambiare due chiacchiere soltanto con Adele. Parlando con lei capì che era una ragazza che odiava le regole e amava il divertimento, le battute e lo studio era un optional per lei. Insomma, per uno come me ci voleva bisogno di persone con un carattere come il suo che mi influenzassero. Non volevo distinguermi dalla massa, volevo essere come tutti loro.

 

  
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