Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: bic    11/02/2014    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il pranzo si protrasse a lungo e, prima che la regina si ritirasse, presi congedo dichiarando che avrei fatto una passeggiata nel parco: intendevo trovare alcune di quelle piante  di cui avevo letto nel libro e che ero quasi sicura di trovare nella serra ad ovest del palazzo, dietro le scuderie. Passare accanto al ricovero dei cavalli mi riporto` alla mente gli avvenimenti di quella mattina e oltrepassai quel luogo che mi provocava tanto imbarazzo quasi di corsa.
Entrai nella serra e rimasi in silenziosa contemplazione: la varieta` floreale era tale da lasciare davvero senza fiato: accanto a piante comuni ve ne erano altre rarissime e, senza dubbio, in mezzo a quella moltitudine, alcune dovevano essere letali. Cominciai ad aggirarmi pentendomi immediatamente di non aver portato con me l'erbario o per lo meno un taccuino. Mi ci volle un po' per orientarmi e capire esattamente come fosse organizzato il tutto, ma me ne resi conto quando, giunta al fondo della serra, sentii i profumi delle mie terre. Osservai con maggiore attenzione la forma della costruzione e mi resi conto che era disposta da sud a nord  e doveva avere approssimativamente la medesima forma del regno: in corrispondenza dei punti cardinali si trovavano le erbe piu` tipiche di un determinato luogo, era stupefacente e senza dubbio era stato un lavoro certosino  quello compiuto da chi aveva creato quella serra.
- Vedo che i profumi della tua terra ti hanno attirata fino qui.
La voce proveniva dall'altra parte di un paravento, era una voce di donna dura ed altera.
-  Mi dispiace di essere entrata senza permesso, ma ho letto sull'erbario di piante che non conoscevo e volevo vedere se avrei potuto trovarle qui.
- Hai soddisfatto la tua curiosita`?
La voce sembrava affilta come un coltello, ma il mio senso del pericolo entrava sempre in funzione un minuto dopo che la bocca aveva iniziato a parlare.
- Si` e No, ho letto di alcune erbe come l’aconito ma non lo vedo.
- Ragazzina se conosci quella pianta ne conosci certamente anche l'uso e sai che certe piante e` bene non lasciarle in luoghi facilmente raggiungibili, soprattutto a corte.
- Vi chiedo scusa, sono stata sfacciata.
- Come sempre Altair di Warren, come sempre, mi chieddo se con la guida di una brava madre saresti stata comunque cosi` refattaria alle buone maniere o se invece Lady Gwen sarebbe riuscita a civilizzarti.
Non capivo chi era qulla donna che parlava con tanta leggerezza di me e della mia famiglia.
- Non vedo come questa cosa possa riguardarvi.
- Mi riguarda eccome - disse la donna sconosciuta alzando il tono di voce  - Mi riguarda perche` una sciacquetta del sud come te con la sua sciocca testolina piena di idee assurde sulla prorpria capacita` di comportarsi come un uomo non ricevera` mai la mia approvazione.
Stavo per rispondere che io della sua approvazione me ne infischiavo allegramente come di quella di tutto il resto del mondo quando da dietro il paravento finalmente usci` la proprietaria della voce.
- Tu non avrai mai Flake, impediro` la vostra unione con tutte le mie forze . - Affermo` la regina madre fissandomi con glaciale odio.
Anche se il buon senso mi avrebbe suggerito di non proferire verbo ed andarmene con la coda tra le gambe non riuscii a trattenermi: - Credo che Flake abbia raggiunto quell'eta` in cui i consigli dei genitori vengono presi alla lettera, ma in senso inverso e in caso non l'aveste ancora capito ora che sono riuscita a prendere in mano la mia vita non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia liberta`.
- Sciocca ragazza, tu non hai nemmeno idea di cosa sia davvero la liberta` e sei tanto convinta di essere libera quando prorpio in questo momento nelle camere private del re si sta decidendo il tuo futuro. - La risata sarcastica della donna mi fece infuriare, uscii dalla serra sbattendo la porta e mandai in frantumi uno dei vetri.
Quella vecchia bisbetica, cosa voleva dalla mia vita? Cosa importava a lei di me e del mio rapporto con Flake, che razza di madre possessiva era? Temeva che potessi attentare alla virtu` del suo "bambino"? E se anche fosse stato? Flake era grande abbastanza per compiere le sue scelte e anche io. Mi resi conto che da quella mattina ogni singola cosa a cui avevo pensato mi aveva ricondotto a Flake, ma che cavolo, si` era carino, molto carino ed era simpatico, sicuramente ci sapeva fare con le parole e una piccola parte della mia mente continuava inesorabilmente a tornare a quella mattina.
Mi allontanai a passo di marcia e mi fermai alle scuderie, mi diressi verso il box della mia giumenta e cominciai a strigliarla. I cavalli avevano sempre avuto il potere di calmarmi, fu li` che mi trovo` Luke .
- Eccoti! Ti ho cercato ovunque, mi ha mandato tuo padre. Vuole parlarti prima di cena.
Annuii, diedi due pacche di saluto alla cavalla e seguii Luke mentre le ombre della sera cominciavano a distendersi.     
Il re si era dimostrato generoso come sempre ed aveva offerto a mio padre e a sir Fairy di restare a palazzo per tutto il tempo che avessero desiderato. Le stanze destinate ai due nobiluomini si trovavano in un’ala della corte diversa rispetto a quella che occupavo io e che non avevo mai visitato.
- Gianfar ed io torniamo da Mab, meno tempo sta vicino a suo padre e meglio è, noi ci vediamo domani. – Disse Luke stringendomi il braccio per salutarmi.
Mi lasciò sulla porta e bussai, dall’interno la voce di mio padre berciò un – Entra!
E così mi apprestai ad ascoltare cosa quegli uomini avevano deciso per me ben consapevole del fatto che se la decisione presa non mi avesse soddisfatta avrei fatto i bagagli e me ne sarei andata quella notte stessa senza che nessuno se ne accorgesse e questa volta da sola, anche se lasciare Luke e Gianfar mi dispiaceva, ma mi sarebbe dispiaciuto andarmene anche per una altro motivo che non avevo tuttavia ancora il coraggio di ammettere nemmeno di fronte a me stessa.
L’uomo curvo che stava di fronte al camino non assomigliava nemmeno lontanamente all’orso buono che mi caricava sulle spalle quando ero bambina.
- Altair, perché sei arrivata a tanto? Hai idea del tormento folle che mi ha colto quella mattina quando Anna è corsa in lacrime a dirmi che non eri nel tuo letto?Non puoi capire cosa ho provato quando ho letto la tua lettera mentre stritolavo la treccia dei tuoi capelli che avevi lasciato sul tavolo: ero furioso, volevo prenderti e trascinarti indietro a calci, volevo farti pentire di essere nata, ma poi mi ha colto l’apprensione, non mi sarei mai perdonato se ti fosse accaduto qualcosa per la mia testardaggine.
Ho organizzato le squadre di ricerca, ma eravate stati troppo veloci e per il  momento in cui tutto era pronto per venirvi a scovare voi probabilmente eravate già molto lontani.
Così ho pensato che non appena ti fossi stancata di questa buffonata saresti tornata a casa da sola rendendoti conto di quanto fossi stata sciocca, ma i giorni passavano e di te non c’erano notizie. Di giorno fingevo di ignorare la situazione anche se Fairy continuava ad insistere che venissimo a prendervi per trascinarvi a casa per le orecchie se necessario, ma le notti erano eterne e mi immaginavo tutte le peggiori cose che avrebbero potuto succederti. In una di quelle notti insonni in cui vagavo per il castello senza sapere cosa fare Anna mi disse: - Altair sta bene, tornerà.
Ci avevo quasi creduto e invece mi sono visto recapitare una pergamena con il sigillo del sovrano in cui si dichiarava che tu eri Emancipata dalla potestà paterna. Mi sono sentito tradito, come avevi potuto arrivare a tanto? Davvero mi odiavi così? Non ci ho nemmeno pensato, sono partito subito.
Non era normale che mio padre facesse discorsi tanto lunghi. Lessi l’angoscia di quei giorni passati dipinta sul suo viso e mi sentii colpevole come un cacciatore di frodo scoperto con il carniere pieno di pernici.
Non dissi nulla, lo avvolsi solo in un abbraccio appoggiando la faccia dietro il suo collo in un angolo particolare che ricordavo dall’infanzia essere morbido, un punto a metà strada tra la nuca e l’orecchio.
Appoggiò una delle sue enormi mani sulle mie.
- Bambina, bambina, ti rendi conto che ho passato la mia vita a cercare di renderti felice e di proteggerti ed ora ti sei lanciata nella bocca del leone?
- Forse avete ragione, ma è stata una mia scelta.
- Altair, la corte è spietata e io non posso proteggerti, tu stessa ti sei messa al servizio del re e non c’è più nulla che io possa fare per cambiare le cose.
Sbuffai: - Era esattamente quello che volevo, voi mi volevate rinchiudere in una magione a tirar su marmocchi, vi sembra la vita adatta a me?
- Io ti volevo al sicuro! – urlò mio padre alzandosi in piedi.
- Sono perfettamente in grado di difendermi se è questo che vi preoccupa! Ve l’ha detto il re che al torneo mi sono classificata seconda?
- Certo e Gianfar mi ha anche detto che ti sei quasi fatta ammazzare per difendere una ragazzina che stava per essere violata.
Mi irrigidii, quello spione di Gianfar me l’avrebbe pagata.
- Dovreste essere fiero del fatto che sia riuscita a salvare una ragazza da quella sorte.
- Io sono riuscito solo a pensare che se si fossero accorti che tu sei una donna avrebbero fatto a te quello che volevano fare a quella ragazza! E non credere che essere intima amica della regina ti metta al riparo da quel genere di attenzioni da parte degli uomini, soprattutto se vai in giro conciata a quel modo. Qui sarai un fenomeno da baraccone, la ragazzina che vuole fare l’uomo, fino a quando non avranno qualche altra novità a cui prestare attenzione.
Mio padre era furente ed io lo fronteggiavo con lo stesso cipiglio: - Avete davvero poca fiducia in me se pensate che io sia così sciocca da farmi cogliere di sorpresa da chiunque. Dissi piegandomi ed estraendo velocemente uno stiletto dal punto in cui lo tenevo sempre nascosto: legato alla caviglia.
- E questo da dove proviene?
- L’ho acquistato un anno fa quando mi mandaste al mercato per il mio compleanno per comprare un abito nuovo. Come vedete so difendermi.
Mi strinse il polso fino a farmelo sfuggire di mano: - Ma davvero signorina?- ringhiò – Non chiedermi di non preoccuparmi, so che finché avrai Luke a guardarti le spalle sarai abbastanza al sicuro, ma almeno cerca di dargli ascolto qualche volta: quel ragazzo è molto più saggio di te.
Annuii massaggiandomi il polso che lui aveva lasciato e raccolsi lo stiletto riponendolo nel suo nascondiglio.
- E ti consiglio di tenerlo un po’ più a portata di mano, credo che legato alla coscia sarebbe più facile da prendere. – aggiunse con un mezzo sorriso che mi fece capire che stava cercando di comprendermi.
- Padre, non vi ho mai odiato, anzi mi getterei nel fuoco per voi.
- Non ti chiedo tanto, ma finito il periodo al servizio del re torna a casa, non ti imporrò nessuna scelta, ma tu non appartieni a questi luoghi e presto o tardi te ne renderai conto.
Mi scompigliò i capelli.
Sentimmo bussare alla porta, un servo annunciò che la cena sarebbe stata servita di lì a poco.
La serata trascorse tranquilla, la cena fu ottima anche se, impaziente di sapere cosa aveva deciso il re, continuavo ad agitarmi sulla sedia e alla fine riuscii a trangugiare ben poco di quel lauto pasto.
- Bene Altair, - Schizzai in piedi all’istante sentendo la voce del re che si rivolgeva a me, il sovrano sollevò il sopracciglio: - ti hanno messo carboni ardenti sulla sedia?
Accennai a sollevare gli occhi al cielo, ma vedendo la regina che mi guardava di traverso evitai l’insubordinazione.
- Dicevamo Altair che tuo padre ed io siamo giunti ad un accordo: come promesso resterai qui per i prossimi due anni, sarai al mio servizio come compagno d’armi del mio fratellino – sogghignò lanciando un’occhiata al suddetto fratellino che lo stava ignorando bellamente molto più interessato al pasticcio di pollo che si trovava nel piatto - ma non aspettarti alcuna indulgenza perché sei una ragazza, seguirai le lezioni d’arme, di aritmetica, geometria, astronomia e musica. Imparerai le leggi che regolano il regno alla perfezione, in modo da non poter dire di aver trasgredito per ignoranza. – mi morsi la lingua per non rispondere male al sovrano, mi chiedevo dove avrei trovato il tempo di fare tutto.
- La regina, inoltre mi ha ricordato che sarebbe opportuno che tu comunque mantenessi un contatto con il tuo seppur minimo lato femminile, mi ha pertanto richiesto che tu resti a vivere qui e continui a tenerle compagnia di quando in quando, mi sembra che abbia sviluppato un’insana passione per il gioco degli scacchi di cui credo tu sia la causa.
Così il mio sogno di sfuggire almeno alla sera alla corte svaniva, ecco cosa intendeva mio padre con l’essere prigioniera delle mie stesse scelte.
Annuii. E il sovrano continuò: - Sarai personalmente responsabile dei materiali che ti verranno affidati e dovrai partecipare a tutte le cerimonie, in alcuni casi ti verrà richiesto un abbigliamento più consono alla tua condizione.
- No, questo no, accetto tutto, ma almeno sul vestire non avrete voce in capitolo: userò lo stesso abbigliamento del principe Flake, e di Luke, su questo non transigo.
Mio padre scoppiò a ridere: - Cosa vi avevo detto Maestà? Ha la testa più dura del marmo. Potrete spezzarla, ma non riuscirete a piegarla.
Il re si aggregò alla risata di mio padre e riprese: - La regina voleva avere la possibilità di giocare alle bambole ancora un po’, ma a quanto pare dovrà rinunciare.
Mi voltai verso la regina che si stava mordendo le labbra: - Maestà, una concessione posso farvela: mi lascerò crescere i capelli e voi potrete farmeli acconciare come più vi aggrada, per i vestiti, invece vi prometto che se ci sarà l’occasione cercherò di accontentarvi.
La giovane donna mi sorrise.
Avevo lasciato tutti a bocca aperta, mio padre per primo, si vede che non mi conosceva così bene come credeva.
- Per concludere – riprese il re – trascorsi questi due anni sarai libera di gestire la tua vita come meglio crederai, ma tuo padre ha richiesto che tu torni almeno a casa per discutere con lui del tuo futuro, non potrà importi nulla, ma potrà darti validi consigli, se fossi in te accetterei.
- Maestà, come potrei non accettare una così generosa offerta? Non ho alternative.
Il re si incupì: - Non mettere alla prova la mia pazienza ragazzina, altrimenti l’accordo salta e tu torni immediatamente a casa con tuo padre.
- D’accordo, ma avrei una piccola richiesta e mi chiedo se sua maestà sarebbe così generoso da accoglierla.
- Un’altra richiesta? Non tirare la corda …
- Vorrei che anche Gianfar e Luke potessero rimanere qui a corte. Sono gli unici amici che ho e a volte mi capita di aver bisogno di schiarirmi le idee con qualcuno che mi conosca da tutta una vita e che sappia riordinare i miei pensieri confusi. In questo Luke, ma anche Gianfar in parte, sono dei veri maestri.
Il re scoppiò a ridere: - E io che pensavo che Sir Gianfar non ti piacesse e che non lo volessi sposare per quel motivo.
Arrossii scuotendo la testa: - Non avevo intenzione di sposarmi e cominciare a sfornare marmocchi a quindici anni e concludere la mia vita piena di rimpianti. Questo era l’unico motivo per cui ho compiuto le mie scelte e credo che Gianfar la pensasse esattamente allo stesso modo.
Flake strisciò rumorosamente la sedia sul pavimento e si alzò: - Fratello, mi farebbe piacere se sir Gianfar e Luke in qualità di scudiero volessero aggregarsi ai miei compagni d’arme, sicuramente saranno in grado di guardarmi le spalle meglio di un’insolente ragazzina.
La mia pazienza era già al limite, ma le parole di Flake mi fecero esplodere, saltai dall’altro lato del tavolo senza curarmi del fatto che l’intera corte era caduta nel più assoluto silenzio, presi Flake per il bavero e gli assestai un pugno in pieno viso: - Non. Permetterti. Mai. Più. Di. Mancarmi. Di. Rispetto.
Dissi scandendo ogni singola parola gridando a due centimetri dal suo viso.
- Altair! – gridò mio padre angosciato.
Flake mi guardò con rabbia: - Se vuoi continuare sarà meglio uscire disse prendendomi per il colletto della camicia.
- No! – Fu la regina ad urlare, si era alzata in piedi ed aveva sbattuto le mani sul tavolo abbastanza forte da rovesciare un paio di bicchieri – Piantatela di comportarvi come bambini o vi faccio sbattere in cella per una notte legati agli stessi ceppi, così vediamo se riuscite ad imparare a comportarvi in maniera decorosa.
Il re sorrise e le poggiò una mano sul braccio per invitarla a sedersi, quando riprese posto era ancora rossa in viso per la vergogna di essersi presa una simile libertà, ma il sovrano le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece arrossire ancora di più e sorridere lievemente.
- Altair, Flake, ritiratevi nei vostri appartamenti e non fatevi vedere fino a domani mattina.
Flake mi lasciò il colletto e strinse i pugni, poi si voltò e se ne andò.
Io mi avvicinai a mio padre e gli diedi un bacio sulla guancia cespugliosa così come avevo sempre fatto fin da quando ero bambina prima di andare a letto.
Mio padre mi scompigliò i capelli in un gesto nuovo dovuto alla mia acconciatura: in passato era sempre lui a sciogliermi le trecce perché pur non avendolo mai detto i miei capelli gli ricordavano quelli di mia madre.
Tornando in camera ripensai al fatto che la promessa fatta alla regina probabilmente aveva reso felice anche mio padre.
Voltandomi trovai un baule che fino al giorno prima non c’era e, acciambellato sul letto un gattino tutto nero che se la dormiva della grossa. Sul baule un pezzetto di pergamena arrotolato:

Cara Altair,  
Laila, Alan ed io abbiamo pensato che ciò che si trova nel baule potrebbe esserti utile, ti ho mandato anche un piccolo amico per scaldare le lunghe notti del nord, prenditene cura perché ha appena cominciato a mangiare cibi solidi ed ha bisogno di cure.
Mab

Presi il gattino tra le mani, era piccolo ed indifeso, scesi nelle cucine di soppiatto e recuperai un piattino ed un po’ di latte.
Lo stavo fissando intensamente, rapita dalla cura con cui lappava la bevanda, cercando di decidere che nome dargli, era tutto nero, con gli occhi blu come il mare e così decisi di chiamarlo Ocean. Ero talmente intenta ad osservare la bestiola che nemmeno mi accorsi di essere osservata.
- E quello cosa dovrebbe essere?
La voce di Flake mi fece sobbalzare: - Io almeno ho un buon motivo per essere qui, cosa mi dici di te?
- Non credo di dovere spiegazioni a nessuno se me ne vado in giro in casa mia.
Poche decine di metri più in là la cena stava volgendo al termine.
- Sarà meglio che torni in camera mia prima che tuo fratello decida di darmi ulteriori punizioni.  
Recuperai il micino che aveva finito il suo latte e mi diressi verso la porta, ma Flake mi sbarrò la strada: - Perché sei sempre così scostante con me?
- Io non sono scostante, semplicemente non sopporto chi mi mette alle strette e, se ci sono costretta, non esito a difendermi con le unghie e con i denti.
- Non ti ho messa alle strette.
Lo guardai con malcelata rabbia: - Davvero? E allora come la mettiamo con la storia delle scuderie?
- Oh, ma lì ti ho solo restituito ciò che mi avevi dato il giorno del torneo.- ribatté sogghignando.
Sbuffai dandogli uno spintone e corsi in camera mia.
Appoggiai Ocean sul fondo del letto e cominciò a ronfare, Mab aveva ragione, quel suono lento e ritmico mi rilassò e mi addormentai in pochi minuti.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: bic