Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Liberty89    11/02/2014    8 recensioni
Giunti in quel momento nel centro di quella baraonda, Gokudera e gli altri Guardiani osservarono la scena con orrore e preoccupazione più o meno evidente, per essere sostituita l'attimo dopo da un moto d'impazienza e curiosità, mentre un'inconscia domanda si faceva largo nella mente di ogni membro della Famiglia Vongola: come sarebbe stato il loro Boss più vecchio di dieci anni?
Dal capitolo I
Tsuna si scambia con il se stesso del futuro a causa del Bazooka di Lambo e il venticinquenne porta con sé notizie sulla nuova difficoltà che i Vongola dovranno affrontare. Che esperienza si cela dietro lo scioglimento del sigillo sulla Fiamma del Cielo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ma salve a tutti! La sessione d'esami all'università è "nociva", in che senso direte voi? Nel senso che invece di studiare mi viene ispirazione per le fic e questo non va bene <.< Voi sarete di certo contenti, ma la me stessa che si occupa di studiare e andare a fare gli esami si preoccupa, tanto <3
Detto questo, che vi ho portato via pure troppo tempo, vi auguro una buona lettura :3


Capitolo VII - Questione d’abitudine

Adrian Von Ziegler - Emotional Music - Sacrament of Tears

Riemerse lentamente e con un certo sforzo dal regno di Morfeo, quasi con stanchezza, come se avvertisse ancora la fatica di un pesante fardello che si era trascinato dietro per giorni. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava, comprese di essere in una camera che non era la sua. La stanza era avvolta nella penombra grazie alle pesanti tende che celavano la finestra e c’era fin troppo silenzio per essere casa sua. Troppa calma. Ma non del tipo in cui devi sempre stare allerta e tendere l’orecchio al minimo fruscio, anzi, nonostante ignorasse dove si trovava, il ragazzo sentiva di poter stare tranquillo e di fidarsi di quelle mura. Si alzò quindi a sedere e si guardò attorno, notando il letto matrimoniale e i vestiti che indossava, riconoscendo almeno quelli come propri.
A quel punto, Tsunayoshi scostò le coperte e infilò i piedi nelle ciabatte morbide, che sembravano non aspettare altro che accoglierli, e nel frattempo, tentò di fare mente locale sugli ultimi avvenimenti, per cercare di capire cosa fosse accaduto prima che si addormentasse tanto profondamente.
Una volta in piedi, si avvicinò alla finestra e spostò la tenda per guardare fuori. Il cielo era grigio ma illuminato di chiaro, facendogli intuire che la mattinata non era ancora terminata; doveva aver piovuto durante la notte e aver smesso da poco, poiché c’era acqua sulle strade e sui tetti. Osservò distrattamente il quartiere, ma non lo riconobbe, nemmeno dall’alto del piano in cui si trovava. Decise di arrendersi e di andare alla ricerca del padrone di casa, chiunque fosse, per chiedergli spiegazioni, ma quando giunse alla porta della stanza, ricordò ogni cosa.
La Famiglia Corallo, il bazooka di Lambo, il viaggio nel futuro, il discorso del suo tutor e il sigillo. Tutto parve cadergli addosso come una doccia gelata e si scoprì a tremare, nel portarsi le mani sulle braccia per cercare un minimo conforto. Non era stato un orribile incubo né frutto della sua fantasia, il destino era lì a soffiargli sul collo e a ridergli nell’orecchio per rammentargli ciò che lo attendeva da lì a pochi giorni.
Scosse il capo e con gli occhi sgranati si fiondò fuori dalla camera per andarsene via. Era un pericolo per chiunque, soprattutto per i suoi amici e per proteggerli si sarebbe rinchiuso anche nella più buia delle prigioni. Nonostante la sua ferma decisione, però, si mosse con passi cauti e leggeri, quasi avesse timore di disturbare qualcuno, puntando all’ingresso in fondo al corridoio.
Fu una voce ben nota a fermarlo mentre transitava davanti all’ultima porta alla sua destra. -Decimo?-
E di nuovo, Sawada ricordò. Ricordò le parole del suo braccio destro, che l’avevano rassicurato e alleggerito al punto tale da farlo cadere in un sonno incredibilmente profondo. Immediatamente dimenticò l’idea della fuga e il progetto di nascondersi chissà dove e si diresse verso l’amico, che gli stava andando incontro.
-Gokudera-kun… dove siamo?- domandò, confuso dai suoi stessi pensieri, mentre l’altro lo guidava verso una delle sedie che si trovavano attorno al tavolo quadrato.
-A casa mia, Decimo. Ha dormito bene?- rispose con gentilezza, dopodiché si avviò a preparare la colazione per il suo Boss.
-Ah… io… credo di sì…- farfugliò il castano, guardandosi attorno incuriosito, perché era la prima volta che entrava nell’appartamento della Tempesta. -Come sono arrivato qui…?-
-L’ho portata io sulle spalle, Decimo, insieme a Yamamoto. Reborn-san ha insistito perché ci accompagnasse, visto il recente attacco della Famiglia Corallo.- spiegò con calma l’italiano, posandogli davanti un’abbondante colazione giapponese.
A quella rivelazione, Tsuna sgranò gli occhi, colpito e mortificato. -M-Mi dispiace aver dato tanto disturbo…-
-Nessun disturbo, Decimo.- il sorriso che l’argenteo gli rivolse lo fermò dal dire altro. -Ora pensi unicamente a fare colazione, al resto penseremo dopo.- si affrettò a dire, per impedire che il castano si facesse travolgere da cupe riflessioni.
Sawada non poté far altro che annuire e obbedire all’amico, che in fondo non aveva tutti i torti. Non avvertiva per nulla i morsi della fame, però forse mangiare qualcosa lo avrebbe fatto sentire meno stanco. In più, ancora una volta, il suo intuito gli stava sussurrando di impegnarsi a rimettersi in forze, perché di lì a poco sarebbe intervenuto qualcosa che lo avrebbe riportato ad affrontare la realtà.
Infatti, poco più di un’ora dopo, l’Arcobaleno del Sole si presentò a casa di Hayato accompagnato dal Guardiano della Pioggia.
-Yo Tsuna!- salutò allegro il moro, guardando il suo futuro Boss che stava seduto sul divano.
-Ciao… Takeshi…- replicò lui con poca energia, guadagnandosi un’occhiata sorpresa. -Uhm… Scusa, preferisci-
-Va benissimo così, non preoccuparti Tsuna.- lo interruppe, donandogli un sorriso.
-Ciaossu Tsuna.- intervenne il killer, saltando sulla spalla del giocatore di baseball, fermo al centro della stanza. -Come ti senti?-
-Reborn…- iniziò il ragazzo, puntando lo sguardo in quello nero dell’altro, ma distogliendolo l’attimo dopo. -Io… Non so come mi sento. Stanco, credo.-
-Mmh… Comunque mi sembri più tranquillo rispetto a ieri pomeriggio, e questo è un bene.-
Tsunayoshi avrebbe tanto voluto ridere, ma si trattenne. Tranquillo? Lui che sospettava, anzi sapeva con certezza, il motivo principale che aveva spinto il suo tutor a fargli visita, non era per niente tranquillo. Avrebbe tanto voluto scoppiare a ridergli in faccia e urlargli di andarsene, ma era consapevole di quanto sarebbe stata inutile una simile crisi d’isterismo. Stranamente, però, il suo cuore batteva a un ritmo regolare, forse era questo a suggerire al bambino che fosse quieto.
-Non girarci intorno, Reborn, per favore.- disse Sawada, sprofondando nel divano con un sospiro. -Lo so che non sei venuto qui solo per vedere come sto, non avresti portato Takeshi altrimenti. Cosa devo fare?- chiese, arrendendosi all’evidenza dei fatti perché ormai gli era chiaro che era inutile fuggire.
Se ricordava bene, la lettera del Nono parlava di dieci giorni, quindi ne restavano sei. Sei giorni in cui avrebbe dovuto abituarsi alla presenza costante della Fiamma del Cielo. La sola idea sembrava stancarlo ancora di più, ma il suo viso non mostrò neanche una grinza di quei pensieri.
L’Arcobaleno sorrise soddisfatto. -Vorrei che oggi, dopo pranzo, prendessi una Pillola e che provassi a mantenere l’Hyper-mode fino a quando non sarai a letto.-
-Reborn-san…- intervenne la Tempesta. -Non è troppo? Dopotutto, il Decimo-
-Lascia stare Hayato.- lo frenò il Cielo. -D’accordo Reborn.-
Il killer annuì per poi rivolgersi all’italiano. -Non preoccuparti Gokudera, Yamamoto resterà qui per aiutarti in caso di emergenza. Ah, Tsuna, vorrei che mi consegnassi i guanti e gli anelli. Capisci perché te lo sto chiedendo?-
Gli occhi del ragazzo per un attimo si allargarono dallo stupore, poi si abbassarono a guardare i due anelli che portava alla mano destra. Aveva compreso perfettamente le ragioni del suo insegnante e, dopo lo smarrimento iniziale, non poteva che condividerle appieno. Sorrise amaramente e accarezzò i due oggetti di metallo con l’indice sinistro, soffermandosi su quello di Natsu, che gli aveva inviato un miagolio incerto e triste per dirgli che non voleva separarsi da lui.
-Coraggio Natsu, sarà solo per pochi giorni, poi saremo di nuovo insieme.- mormorò, ricevendo un piccolo ruggito convinto, poi lo sfilò a malincuore e tornò a osservare il Vongola Ring. -Giotto-san…- pensò senza sapere realmente cosa comunicare al suo antenato.
Insieme alla sua Box Arma, la calda e quieta presenza di Vongola Primo era diventata una costante nella quotidianità. In ogni momento di difficoltà e quando aveva vacillato, gli era bastato pensare al fondatore della Famiglia Vongola e ai suoi ideali per trovare la forza di realizzare i propri obiettivi. Gli dispiaceva separarsene, soprattutto ora che sentiva di aver bisogno di un simile pilastro per riuscire ad andare fino in fondo a questa situazione, però, cos’avrebbe potuto fare Giotto?
-Non temere Tsunayoshi.- la voce del biondo Vongola risuonò nella sua mente come la vibrazione di un diapason e lo sommerse come un’onda che abbraccia la spiaggia. -Non hai bisogno di me in questa impresa, la tua Famiglia ti aiuterà. Non dimenticarlo.- concluse prima di ritirarsi in silenzio.
Il quindicenne sorrise ancora e con rinnovata sicurezza tolse l’anello dal dito. -Grazie Giotto-san.-

Lanciò un’occhiata nervosa all’orologio. Due ore.
Erano passate solamente due ore da quando aveva inghiottito la Pillola dell’Ultimo Desiderio. Strinse la mano a pugno e la matita che era morbidamente appoggiata tra le sue dita si ruppe con uno schiocco secco.
-Dannazione…- mormorò, prima di buttarla nel cestino che era stato messo vicino alla sua sedia, in cui giacevano altre due matite spezzate e la cenere di un paio che aveva accidentalmente bruciato un’ora prima. -Mi dispiace Hayato… Temo che ora di domani avrò distrutto tutta la tua scorta di matite.-
Controllare le Fiamme in un momento tanto tranquillo si stava rivelando un esercizio particolarmente ostico, più dei compiti di scuola che stava tentando di fare. Se alimentarle nel modo giusto durante un combattimento era stato difficile, trattenerle e mantenerle comunque attive in quella situazione, senza ridurre in pezzi qualsiasi cosa toccasse, lo era ancora di più.
Yamamoto, seduto alla sinistra del Boss, rise. -Tranquillo Tsuna! Il bambino me ne ha fatto portare una borsa piena!- lo informò, indicando un sacco di tela accanto all’ingresso della stanza. -Puoi distruggerne quante ne vuoi!- esclamò poi, lasciandosi andare alla sua consueta ilarità.
-Idiota del baseball, cosa ci trovi di tanto divertente?!- ruggì l’argenteo, che si trovava esattamente di fronte al moro.
-Gokudera-kun, per favore, calmati.- intervenne il castano, prima che i due finissero col picchiarsi. -Puoi aiutarmi con questa equazione?-
-Certo Decimo!- rispose prontamente il braccio destro, aggiustandosi gli occhiali da lettura sul naso mentre si rivolgeva totalmente al suo Cielo. -Cosa non capisce?-
-Ho fatto tutto come nell’esercizio che abbiamo fatto prima insieme, ma il risultato non esce.- spiegò con tono spazientito, per poi imporsi di restare calmo e non dare in escandescenze, mentre prendeva una matita nuova dal portapenne posto al centro del tavolo.
Al contrario, l’italiano sfoderò tutta la pazienza di cui era dotato e lesse rapidamente l’equazione fatta dall’altro, nonostante la calligrafia fosse così traballante che rendeva difficile distinguere il sei dal cinque e l’uno dal sette. Anche in quei dettagli, Smoking Bomb poteva notare lo sforzo che Sawada stava facendo per trattenersi, ma era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Era certo che entro un paio di giorni Tsunayoshi avrebbe trovato l’equilibrio giusto.
-C’è solo un errore minimo.- esordì dopo qualche secondo, indicando uno dei passaggi centrali. -Guardi…-
Takeshi sorrise dolcemente alla scena che aveva accanto, rilassandosi con un profondo respiro, ma non smise di essere preoccupato. Nell’arco di dieci minuti, il castano aveva guardato l’orologio per quattro volte e si era innervosito sempre di più a vedere che il tempo stava scorrendo così lentamente. L’Arcobaleno l’aveva lasciato lì per intervenire con il potere della Fiamma della Pioggia nel caso in cui Tsuna avesse perso il controllo, tuttavia si era anche raccomandato di aspettare e vedere se il ragazzo riusciva a calmarsi da solo, proprio come in quel momento. Si disse che sarebbe stato sicuramente un lungo pomeriggio, dopodiché riprese a fare i compiti a sua volta.
Quando fu sera, Vongola Decimo non arrivò nemmeno al letto: il momento prima si stava frizionando i capelli con un asciugamano e quello dopo la Fiamma del Cielo s’era spenta al seguito d’un suo sbadiglio. Aveva indietreggiato fino alla parete ed era scivolato su di essa, sedendosi sul pavimento e addormentandosi di colpo. Così lo trovò il giocatore di baseball, quando andò a sentire se andava tutto bene visto che ci stava mettendo più del previsto.
-Oi Gokudera!- chiamò a gran voce senza timore di disturbare il sonno dell’amico. -Tsuna dorme!-
-Come dorme?!- esclamò stranito l’italiano, mollando il canovaccio sul ripiano della cucina e correndo a verificare. -Decimo…- sospirò, osservando la figura dormiente sostenuta dalla Pioggia. -L’avevo detto a Reborn-san che erano troppe ore per il primo giorno.-
-Però ha resistito fino all’ultimo.- fece notare il moro con orgoglio, seguendo Smoking Bomb nella camera da letto. -Scommetto che domani andrà meglio.-
-Hai ragione.- concordò Hayato mentre sistemava le coperte su quel corpo stanco.

Mai previsione fu più sbagliata si scoprì a pensare Takeshi Yamamoto il giorno dopo, che per un pelo non era stato preso in pieno da un pugno avvolto dalla Fiamma del Cielo, partito a causa di una sua risata, che a posteriori giudicò inappropriata. Il giovane Boss era entrato in Hyper-mode a metà mattina, come lasciato detto dall’Arcobaleno, però, verso le quattro del pomeriggio all’ennesimo esercizio sbagliato e alla terza matita spezzata, era scoppiato per la frustrazione e adesso si trovava a terra, tenuto fermo dal suo fedele braccio destro, che lo stava anche trattenendo per i polsi per impedirgli di nuocere a loro o se stesso.
-Decimo! Si calmi, Decimo!- urlò l’argenteo, ricevendo una specie di ringhio in risposta e uno strattone alle mani. -Maledizione… Yamamoto!-
Annuendo con un cenno del capo, il moro richiamò la Rondine di Pioggia, indirizzandola immediatamente contro il castano impazzito. Al rapido passaggio del volatile, una piccola cascata d’acqua cadde su entrambi i ragazzi e dopo qualche secondo, Sawada si accasciò totalmente sul pavimento, come un palloncino che si sgonfia di colpo, inerte nella presa del compagno, e con le Fiamme spente. Il giocatore di baseball gli fu subito accanto e lo tirò seduto, dopodiché congedò la sua Box Arma e puntò le iridi marroni in quelle leggermente opache dell’amico.
-Tsuna? Tutto bene?-
-Sì… Grazie Yamamoto…- asserì debolmente. -Scusate, alla fine ho perso la testa…-
Smoking Bomb scosse il capo in segno negativo, lasciando i polsi dell’altro. -Non deve scusarsi Decimo, sapevamo che poteva succedere, eravamo preparati.-
-Gokudera ha ragione!- esclamò serafico Takeshi. -Adesso almeno sappiamo con certezza che le Fiamme della Pioggia riescono a calmarti.-
-E questo che diavolo significa, eh, idiota del baseball?!- sbraitò la Tempesta.
-Oh nulla, nulla!- rise l’altro Guardiano, mentre aiutava il Boss a rimettersi in piedi. -Non pensarci! Piuttosto, credo che Tsuna debba cambiarsi prima di prendersi un raffreddore!-
-Sappi che non finisce qui!- borbottò Hayato, diretto in camera da letto a prendere dei vestiti asciutti.
Sawada sospirò e si lasciò sorreggere da Yamamoto. Erano solo al secondo giorno ed era successo un mezzo disastro, come potevano andare avanti così per altri quattro? Liberò un altro piccolo sospiro, poi alzò lo sguardo sul viso dell’amico, trovandolo sorridente come al solito e pieno di fiducia.
-Non abbatterti, Tsuna.- disse il moro, incrociando gli occhi del castano. -Puoi farcela, noi tutti crediamo in te.- aggiunse, confermando i pensieri del Cielo, che si concesse un sorriso e annuì.

In quella giornata non ci furono altri incidenti e anche la seguente trascorse tranquilla. L’erede di Giotto Vongola diventava sempre più consapevole del proprio autocontrollo e anche la sua resistenza andava crescendo, infatti riuscì ad arrivare tranquillamente a sera inoltrata senza crollare addormentato da qualche parte.
Soddisfatto dei progressi del proprio allievo, l’Arcobaleno propose un cambiamento per il sabato mattina.
-Accompagnerete Nana a fare spese.- esordì, guadagnandosi un’occhiata scettica.
-Sei sicuro Reborn?- domandò Sawada dubbioso, guardando la pillola che teneva tra le dita. -Non vorrei…-
-Non preoccuparti Tsuna, ci sarà anche Dino. Voglio vedere come te la cavi in mezzo a una folla.- spiegò tranquillo il bambino. -Quando avete finito in centro, andate ad aspettare gli altri all’uscita della scuola. Lì vi darò le istruzioni per il pomeriggio e per domani.-
-D’accordo.- dissero in coro i due ragazzi, ma mentre il giapponese sembrava ancora poco convinto, l’italiano si mostrò deciso e sicuro come sempre.
Il killer sorrise. -Forza allora, Nana sta arrivando qui accompagnata da Dino.-

Kingdom Hearts II - Lazy Afternoons

Non appena l’aveva visto, sua madre era corsa ad abbracciarlo e a baciarlo sulla guancia.
-Mamma, per favore.- mormorò il Cielo, cercando di liberarsi dalla morsa della donna senza farle male. -Non davanti ad Hayato e Dino-san.- continuò, gettando un’occhiata ai due, che sorridevano inteneriti.
-Ma Tsu-kun sono sei giorni che non ti vedo! Non ero in pensiero perché sapevo che eri con Gokudera-kun, però mi sei mancato.- spiegò lei, dando un’ultima carezza alla guancia del figlio, per poi prenderlo sottobraccio. -Reborn-chan mi ha detto che stamattina puoi prenderti una pausa dal progetto scolastico e posso averti tutto per me.-
-Eh già…- commentò lui. -Allora andiamo?- chiese poi, ottenendo un felice assenso e incamminandosi l’attimo dopo, fedelmente seguito da Smoking Bomb e Cavallone.
Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva accompagnato sua madre in giro a fare compere e si pentì di non averlo fatto più spesso. La presenza della donna stava avendo su di lui un effetto rilassante, che lo aiutò a concentrarsi su ciò che gli accadeva intorno e quasi si dimenticò di aver inghiottito una pillola dell’Ultimo Desiderio prima di uscire. Stranamente, nemmeno tutte le persone che gli camminavano attorno lo infastidivano, anzi, per un attimo si ritrovò a pensare che gli piaceva di più essere lì che nel silenzio e la tranquillità quasi soffocanti dell’appartamento della Tempesta. Nana sorrideva gioiosa come una bimba e si teneva stretta al figlio, quasi fosse un trofeo di cui andava orgogliosa, commentando questo o quell’altro banco del mercato, raccontandogli aneddoti sulle sue amiche e salutandone alcune quando le incrociavano per le strade di Namimori.
Alle loro spalle i due italiani si erano ridotti al ruolo di semplici spettatori, poiché fin da subito avevano compreso che attorno a Tsunayoshi e a sua madre s’era come creata una bolla fatta unicamente per loro, in cui nessun’altro sarebbe potuto entrare senza infrangerla.
-Reborn mi ha detto che ieri Tsuna ha perso la calma.- iniziò a un tratto il biondo, puntando lo sguardo sul futuro Boss dei Vongola. -Cos’è successo?-
-Non riusciva a capire come svolgere gli esercizi di inglese, si è innervosito e ha spezzato la terza matita di fila.- raccontò il quindicenne. -A quel punto, Yamamoto ha riso e per poco non s’è ritrovato un pugno del Decimo in faccia.-
-È stato difficile calmarlo?-
-Per fortuna no.- sospirò Gokudera, cacciando le mani in tasca. -Abbiamo aspettato per vedere se riusciva a calmarsi da solo, ma alla fine è dovuto intervenire lo scemo del baseball con le sue Fiamme della Pioggia. Spero che non succeda niente mentre siamo qui al mercato…-
-Mmh… Secondo me, puoi stare tranquillo.- considerò Cavallone, fermandosi e accennando al soggetto della loro discussione. -Guardalo, l’hai mai visto tanto rilassato e disteso con le Fiamme attive?-
Smoking Bomb lo affiancò e puntò gli occhi verdi sulla figura del suo Boss, studiandone la postura e il viso, su cui trovò un sorriso abbozzato. Lo osservò rispondere con tono neutro alla madre, per poi prendere col braccio libero il sacchetto della spesa con naturalezza, senza il timore di bruciarlo o romperlo com’era stato con le numerose matite che gli erano capitate in mano.
-Hai ragione. Credo che Reborn-san abbia avuto l’idea giusta.-

Quando più tardi si recarono a scuola, Tsunayoshi non aveva ancora dato segno di nervosismo né di cedimento di alcun tipo e camminava tranquillo al fianco del suo braccio destro come se fosse un giorno qualsiasi. L’italiano era abituato ai silenzi del suo Boss, però l’Hyper-mode sembrava rendere la situazione più pesante del normale. Cercò di non badarci e scosse leggermente il capo, concedendosi un sospiro.
-Sei stanco Gokudera-kun?- domandò il giapponese senza guardarlo.
-No, Decimo, certo che no.- si affrettò a rispondere lui. -Lei invece? Vuole prendersi una pausa?-
-No perché? Mi sento bene e poi siamo praticamente arrivati.- replicò il castano, indicando il cancello della scuola da cui stava già uscendo una moltitudine di studenti.
-Converrà aspettare qui che siano usciti tutti.- suggerì la Tempesta, poiché tutto voleva meno che qualcuno facesse domande sulla loro prolungata assenza e infastidisse Sawada.
Il castano annuì semplicemente, dandogli ragione, dopodiché si appoggiò con la schiena al muro più vicino e rimase a guardare l’edificio che rapidamente si svuotava dei suoi abitanti. Osservò tutto quel movimento quasi con nostalgia, perché i giorni in cui anche lui non era altro che un normalissimo e spensierato studente con voti pessimi gli sembravano così lontani da sembrare appartenenti a un’altra vita. Da quando Reborn era entrato in casa sua tutto era cambiato: si era avvicinato di più a Kyoko, si era fatto degli amici e andare a scuola non era più così pesante né deprimente. Fin dall’inizio si era opposto all’idea di diventare Boss della Famiglia Vongola, eppure tutti gli eventi che si erano succeduti uno dietro l’altro gli avevano fatto notare con assoluta chiarezza che era quella la strada da percorrere e che per quanto avrebbe potuto dire o fare, la cosa non sarebbe cambiata. Forse si sarebbe allungato il percorso, ma il traguardo sarebbe stato sempre lo stesso.
In un attimo gli tornò in mente il giorno in cui, nel futuro, aveva visto Giotto Vongola per la prima volta e c’era stata la cerimonia di successione. Quel giorno si era fatto carico dell’eredità lasciatagli dai precedenti Boss, ma soprattutto aveva scoperto di condividere il pensiero e gli ideali del Primo, quindi forse avrebbe potuto riportarli definitivamente alla luce e dare una scossa alla Famiglia dall’interno, riconducendo anch’essa sui suoi passi originari.
Sorrise a se stesso, deridendosi. Si era impuntato così tanto per sfuggire a un simile punto di arrivo e invece, alla fine,  aveva accettato.
-Guardi Decimo, sono usciti.- disse l’italiano all’improvviso, risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Andiamo.- replicò lui, incamminandosi verso il cancello e i tre ragazzi vi si erano fermati davanti.
-Tsuna-kun!- esclamò l’unica ragazza presente, salutandolo con un ampio gesto del braccio.
-Ciao Kyoko-chan.- ricambiò il Cielo con un sorriso. -Com’è andata oggi?-
-Bene, grazie.-
-Oi Tsuna!- intervenne la Pioggia. -Comincia a sentirsi l’assenza tua e di Gokudera, sai?-
-Ah sì?-
Il moro annuì. -Le ragazze della classe continuano a sospirare chiedendosi dove sia finito Gokudera e la prof di matematica sente la tua mancanza!- spiegò prima di scoppiare a ridere.
-Sawada manchi all’estremo!- s’intromise Ryohei, urlando. -Quando pensi di tornare?-
-Beh questo-
-Lunedì mattina.- rispose l’Arcobaleno del Sole, saltando sulla spalla del suo allievo.
-Cosa?- chiesero i ragazzi in coro, fissando il bambino che donò loro un sorriso furbo.
-Dato che martedì partiremo per l’Italia, vorrei che almeno lunedì ti facessi vedere a scuola. Ho già parlato con Hibari e il preside, non ci saranno domande né ripercussioni.- illustrò.
-Ma Reborn…- asserì Tsunayoshi, attirando le iridi nere su di sé. -Sei sicuro che sia una buona idea?-
-Al cento per cento. Dimmi, com’è andata stamattina al mercato? Nana mi ha detto di essersi divertita a stare con te.-
-Beh… è stato… bello. Stare in mezzo a tante persone non mi ha dato fastidio, anzi.-
-Allora direi che puoi provare anche a passare la mattinata a scuola, se poi le cose vanno bene e non ti senti stanco, resterai anche dopo la pausa pranzo. Che ne dici?-
Il ragazzo si prese un momento per riflettere e nessuno osò fargli pressioni.
-D’accordo, si può fare.- acconsentì il ragazzo.
-Molto bene.- disse il killer, annuendo soddisfatto, per poi spiegare cos’aveva programmato per quel pomeriggio e per la giornata seguente, in cui tutti sarebbero stati liberi di dare il loro contributo.

La minore dei fratelli Sasagawa alzò gli occhi dal proprio quaderno e osservò Sawada con dolcezza. Quando quella mattina si erano trovati fuori dalla scuola aveva notato un certo nervosismo nella sua ostentata tranquillità e anche gli altri se n’erano accorti immediatamente. Avevano passato la domenica tutti insieme, compresi Lambo, I-Pin e Fuuta, e avevano imparato a interpretare i silenzi e gli sguardi del loro Cielo, che apparentemente lontano e assente, era in realtà concentrato su se stesso e su quanto stava accadendo attorno a lui, come il guardiano di un faro che osserva il mare e il suo agitarsi continuo. Perciò, quando aveva compreso il suo vero stato d’animo, l’aveva preso per mano e lo aveva accompagnato dentro l’edificio scolastico e poi fino al suo banco, sostenendolo con tutta se stessa.
Al loro ingresso in classe, i ragazzi già presenti si erano girati ed erano rimasti interdetti nel vederlo così serio e taciturno, ma non avevano fatto domande e nessuno dei bulli si era avvicinato per dare fastidio, ma forse questo era anche merito della costante presenza della Tempesta e della Pioggia alle loro spalle. Di certo non attribuiva la cosa alla presenza della fiamma arancione che brillava sulla fronte di Tsuna, poiché sapeva che solo determinate persone erano in grado di scorgerla.
Il suo sguardo, però, doveva essere diventato insistente, perché a un tratto, il castano s’era fermato dal prendere appunti e si era girato verso di lei, chiedendole con un’occhiata se qualcosa non andasse. Kyoko sorrise e fece un cenno negativo con la mano, quindi tornò a rivolgersi al suo quaderno e Sawada la imitò.
Anche Hayato aveva rivolto diverse occhiate sfuggenti al suo adorato Boss e nel vederlo così attento e concentrato, ma soprattutto calmo, lo stava rendendo sempre più orgoglioso. Ringraziò mentalmente l’Arcobaleno del Sole e si chiese perché avevano aspettato così tanto per permettere al castano di tornare a scuola, perché per quanto potesse apparire assurdo, sembrava che egli necessitasse della sua normale quotidianità per sentirsi tranquillo e rilassato anziché di un luogo riservato e silenzioso. La Fiamma del Cielo brillava in tutta la sua purezza, viva e forte, senza dare alcun segno di indebolimento o agitazione. A quel punto, Smoking Bomb si girò verso Yamamoto, curioso di scoprire se anche lui stesse osservando il Decimo. Una smorfia incredula gli distorse i lineamenti quando trovò l’altro Guardiano beatamente addormentato sul banco, nascosto dietro il libro di storia giapponese.
Dal canto suo, Tsunayoshi s’era scoperto stupito di se stesso. Credeva che come al solito, appena il professore avesse iniziato a parlare, si sarebbe messo a sbadigliare e a guardare fuori dalla finestra, invece non aveva potuto fare altro che seguire la lezione e scrivere ciò che vedeva alla lavagna e ciò che sentiva della spiegazione. Sapeva che l’Hyper-mode lo rendeva più concentrato, ma non credeva che l’avrebbe reso così voglioso di ascoltare la voce del docente, che lo stava aiutando a restare calmo, esattamente come la presenza della madre al mercato.
Se si fosse accorto fin dall’inizio che il trucco per non perdere il controllo era vivere semplicemente la sua solita giornata, forse non avrebbe attaccato Takeshi e non avrebbe fatto preoccupare eccessivamente il suo braccio destro. Il pensiero che fosse tutta una questione di abitudine e normalità gli sembrò talmente ridicola che sorrise inconsciamente. Inoltre, percepiva su di sé gli sguardi dei suoi amici, che anche se erano impegnati in altre cose non smettevano mai di vegliare su di lui e ciò non fece altro che allargare il suo sorriso.
Alla fine, si ritrovò così sereno che sentì farsi avanti un’ondata di ottimismo che lo spinse a riflettere in maniera più che positiva su ciò che lo attendeva il giorno dopo. Poteva affrontare quella battaglia e l’avrebbe fatto a testa alta.






Oh là, rieccoci~
Facciamo una noticina a pié pagina: per me le persone "normali" non posso vedere la Fiamma dell'Ultimo Desiderio, né l'arancione degli occhi di Tsuna. Un po' come accadeva con l'aura in Dragon Ball, mi seguite? Bueno ù.ù
Ora parliamo del resto. Spero che i tagli temporali non vi abbiano reso il capitolo "brutto" o pesante da leggere, però sinceramente mi sembrava inutile scrivere di come si comportava Tsuna ogni santo giorno, quindi ho preferito fare dei riassunti. Poi... spero di avervi stupiti con Tsuna che perde la testa nei posti tranquilli, mentre sta meglio in mezzo alla folla ù.ù Tsuna è abituato a stare in una casa rumorosa, sa che quando tutti ridono, scherzano e fanno casino (?) va tutto bene, quindi mi sembra nornale vederlo a proprio agio in un ambiente affollato e chiacchierone (?). Fatemi sapere se condividete questa teoria ù.ù
Solo io trovo vagamente irritanti, di tanto in tanto, le risate fuori luogo di Yamamoto?

Passiamo ora ai ringraziamenti ù.ù
Innanzitutto, un grazie megagiganterrimo a 19ben25 per aver messo la fic in tutto il "mettibile" (?). Grassie *^*
Ringrazio: Ibhai, nikkith e Rock_Black per aver messo la fic tra le preferite.
Ringrazio: DanaYume, Faith93, fliflai e Ibhai per averla messa tra le seguite.
Ovviamente, come sempre, ringrazio tantissimo anche chi legge soltanto e ringrazio immensamente chi recensisce <3 Vi adoVo tutti <3
Ci vediamo presto cari~
See ya!
  
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