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Autore: AxXx    12/02/2014    6 recensioni
Salve, popolo di EFP e amanti della Percabeth in particolare. Questa storia parla di un mondo senza genitori divini, Dei o mostri vari a cui dare peso.
Annabeth è una ragazza ricca che desidera diventare architetto, ma un giorno la sua vita cambia radicalmente e lei si ritrova isolata dal mondo, senza memoria e senza nulla che glielo faccia ricordare. Solo una persona la aiuta: un ragazzo di nome Percy Jackson.
Il passato, però, torna sempre a tormentarci e lei lo scoprirà nel modo peggiore.
[Percabeth]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                              Cena e Neve

 

 

 

 

 

 
Strano che mi preoccupassi tanto di quella serata quando, in realtà, era solo una cena. Nico e Bianca non erano proprio cugini, ma Percy era così legato a loro che li definiva tali, e vivevano in un appartamento molto più spazioso, rispetto a quello di lui. C’era anche da dire che erano in due a lavorare e potevano occuparsi di dividere i costi. Inoltre Bianca aveva ricevuto un premio in denaro quando aveva vinto un anno prima un campionato di tiro con l’arco, piazzandosi seconda dietro una sua compagna chiamata Zoe. Erano praticamente gemelli  ed avevano diciotto anni, anche se Nico sembrava dimostrarne di più, mentre la sorella aveva una spruzzatina di lentiggini che la ringiovanivano.

Erano entrambi di origine Italiana, o almeno, la madre era di origine Italiane e loro ne avevano ereditato il cognome. Dovetti ammettere che erano entrambi degli ospiti davvero fantastici. A quanto pare la mia storia aveva raggiunto anche loro, ma nessuno dei due cercò di farmi domande sconvenienti nel tentativo di farmi ricordare qualcosa.

“Annie! Eccoti!” La saluto Rachel, quando arrivarono. Era seduta sulla terrazza insieme Grover che controllavano una specie di lista.

“Ciao… che state facendo?” Chiesi, accomodandomi accanto a loro, mentre un invitante odore di pancetta e uova si spandeva dalla cucina. A quel che avevo capito, i due ragazzi avrebbero tentato un difficile piatto Italiano: la carbonara e, da quel che sentivo, doveva essere proprio un buon piatto.

“Stiamo contando le firme che abbiamo ricevuto. Sai… io e Grover facciamo parte di un’associazione ambientalista e ci stiamo occupando di una raccolta firme per fermare la vendita di una sezione del Parco Nazionale di Sequoia, in California.” Spiegò la rossa, facendo una specie di confronto tra due liste.

“E sta andando male…” Borbottò il ragazzo, sconsolato.

Per quel poco che sapevo, cercai di mostrarmi interessata, cercando di intavolare una conversazione. Mi dissi che ero stata fortunata ad esser stata salvata da Percy e non da qualche sfruttatore o criminale. Lui era un bravo ragazzo e loro erano simpatici, nonostante nessuno di loro navigasse nell’oro.

“Ragazzi! La cena è pronta!” Annunciò Bianca, Portando in tavola dei piatti fumanti che emanavano un odorino davvero invitante.

“Eccoci.” Sospirò Rachel, posando la lista. “Almeno ci abbiamo provato… ritenteremo dopo.”

Insieme ai due mi misi a tavola e mi ritrovai accanto a Percy che stava già osservando il piatto avidamente. Alla mia sinistra c’era Thalia che stava riempiendo il padrone di casa di complimenti.

“Attenta, scotta ancora.” Mi avvertì Bianca, seduta davanti a me, che alzava gli spaghetti con la forchetta, per poi farli ricadere sul piatto, nel tentativo di scioglierli.

Per un attimo andai nel panico: come diavolo facevo a mangiare, allora, prima che raffreddasse? Questo problema era davvero imbarazzante: oltre alla mia vita, alcune nozioni erano sparite, lasciandomi in difficoltà in situazioni piuttosto comuni. Fortunatamente il mio salvatore corse nuovamente in mio aiuto.

“Spargila sui bordi e mangia quella al limite…” Sussurrò, succhiando uno spaghetto, con gusto.

Ecco, altra situazione imbarazzante: perché dovevo assomigliare ad una bambina di cinque anni? Non ero tale, ma mi sentivo comunque un emerita stupida, come quando, qualche ora prima mi ero resa conto di non ricordare come si allacciassero le scarpe e dovetti chiedere a Percy di allacciarmele.

Lui mi aveva guardato malissimo, per poi sbuffare qualcosa che suonò così: “Guarda questa bimbetta che gli devo pure fare da babysitter.”
Lo avevo ignorato, nascondendo il rossore che mi colorava le gote dietro la cascata dei miei capelli biondi, mentre osservavo quello che faceva per imprimerlo nella memoria. Mi era bastato un attimo per ricordare quelle nozioni di base.

Scacciai il ricordo imbarazzante e iniziai a mangiare. In effetti era davvero buonissima. Il rigatino era stato cotto al punto giusto, raggiungendo una consistenza croccante e insaporendo la pasta che succhiavo con gusto. La cena fu animata e molto allegra: i miei amici parlavano tra di loro, chiedendomi, ogni tanto, qualche opinione, ma solo per non farmi sentire esclusa. Avevano molto tatto, sorto questo aspetto: evitavano di mettermi in imbarazzo, senza tenermi da parte, cosa di cui ero loro molto grata.

Alla fine, finimmo di mangiare e Nico alzò il bicchiere in direzione della sorella.

“A mia sorella Bianca che sta per partire per un nuovo campionato, sperando che vinca di nuovo.” Annunciò, facendola arrossire. Non avevamo alcolici, ma un brindisi ci stava bene. Ecco perché c’era quella cena: era una specie di cena d’addio.

“Ed anche ad una nuova amica… Annabeth che è letteralmente saltata fuori dal nulla.” Aggiunse Percy, prendendomi di sprovvista, facendomi arrossire.

“A Bianca e Annabeth!” Dissero tutti in coro, per, poi bere.

 

 

 

 

Dopo aver brindato, mettendomi in imbarazzo, provai ad aiutare Nico a sparecchiare, per cortesia, ma lui mi sorrise e accantonò l’offerta.

“Grazie… ma sei una mia ospite, sono io che sparecchio.”

“D’accordo… ma se hai bisogno di aiuto, ti do volentieri una mano.” Acconsentii, per poi, andarmi a sedere in terrazza.

I rumori della città erano attutiti dall’oscurità. La poca gente per strada camminava rapida verso casa, probabilmente per tornare dalla famiglia. Quel pensiero mi riempì di tristezza. Ogni cosa che facevo o guardavo, sembrava ricordarmi che io non avevo un posto a cui tornare.

“Tutto a posto?”

Bianca si era avvicinata a me, silenziosa. I suoi lunghi capelli neri ricadevano in morbide ciocche lisce che incorniciavano il viso giovane e si accordavano benissimo agli occhi scuri.

“Più o meno… sto ancora pensando al mio passato… o meglio a quello che dovrebbe esserlo.” Risposi, scuotendo il capo, sconsolata. Nonostante i tanti tentativi di farmi passare quella sensazione, nulla sembrava abbastanza da prendere il posto di quel buco nero che aveva ingoiato i miei ricordi.

“Grover mi ha detto cos’è successo. Mi dispiace molto.” Ammise lei, gentile. “La polizia non ha trovato nulla?”

Scossi la testa triste: “No… non hanno richiamato… credo che mi abbiano messo da parte. Sono solo uno scarto.”

“Non dire così!” Intervenne Nico, che, probabilmente stava cercando la sorella. “Noi non ti consideriamo uno scarto. Percy è un tipo a posto e potrai sempre contare su di noi.”

“Mio fratello ha ragione… in caso quel testa d’alghe ti dovesse dare fastidio, sono certa che mio fratello ti ospiterà. Camera mia sarà libera per un bel po’.” Aggiunse Bianca, per poi girare lo sguardo verso Nico che annuì convinto.

“Certamente… non temere, non ti consideriamo uno scarto. Considera come se fosse un nuovo inizio. All’inizio sarà dura, ma mi sembri una tipa tosta. Appena supererai il trauma, sarai una leonessa!” Disse dandomi una pacca sulla spalla.

Ero davvero commossa per la loro disponibilità. Riuscii a malapena a trattenere le lacrime e mi sedetti a terra, appoggiando la schiena al corrimano della terrazza.

“Grazie ragazzi… so di sembrare una bambina di otto anni, ma, davvero, mi state aiutando tantissimo.” Li ringraziai, felice della loro compagnia, poi, però, un moto di curiosità mi spinse a chiedere: “Ma perché lo chiamate Testa d’alghe?”

Bianca e Nico ridacchiarono e si rivolsero un sorriso d’intesa, come se stessero riportando alla mente qualcosa di esilarante.

“In realtà non c’è un motivo particolare… solo che, prima di diventare un maestro, Percy faceva due sport: il nuoto e le arti marziali. Era un bravissimo nuotatore, ma un giorno, mentre eravamo al mare, lui si mise a fare una gare subacquea con Nico e Grover… essendo in vantaggio guardò dietro e batté la testa contro uno scoglio completamente ricoperto da alghe. Da allora lo chiamiamo così per prenderlo in giro quando fa di testa sua o fa l’antipatico.” Spiegò il fratello maschio, ridacchiando al solo ricordo.

“Ehi gente! Venite, si guarda un film!” Ci chiamò Talia all’improvviso, affacciandosi, tenendo in mano la custodia di un DVD.

Nico mi porse la mano, mentre la sorella tornava dentro e io mi lasciai aiutare, sentendomi il cuore un po’ più leggero. All’interno Talia stava scorrendo la collezione di film di Nico.

“Dì un po’, Di Angelo… ma tu hai solo Horror e Splatter? Non per rompere, perché anche a me piacciono… ma che cavolo! Cambia un po’ genere!” Borbottò, prendendo un’altra custodia.

“Senti un po’, ma secondo te cosa dovrei vedermi? Twilight!? Ho già vomitato abbastanza, quando l’ho visto per sbaglio.” La prese in giro il ragazzo, affiancandosi a lei.

“Cos’è Twilight?” Chiesi, curiosa a Percy che si era accomodato su un cuscino a terra, appoggiandosene uno accanto a lui invitandomi a sedermi.

“Un film orripilante. Un polpettone romantica con i vampiri.” Rispose lui, sbuffando. A quanto pare non gli piaceva molto.

“Capisco…”

“Allora gente… che ne dite di Resident Evil?” Chiese Nico, con un sorrisetto che non mi piaceva per niente, quasi il dischetto fosse un arma terribile.

“Ecco che ci risiamo… altro spargimento di sangue e altri incubi notturni per tutti.” Borbottò Grover, scuotendo il capo, facendo scoppiare a ridere Rachel che era accucciata su uno dei braccioli del divano su cui si sedettero Nico e Talia.

Bianca era per terra, con la testa appoggiata al divano e sembrava interessata, mentre Grover si posizionò vicino all’angolo più lontano, come se dovesse scappare da un momento all’altro.

Di mio non sapevo cosa aspettarmi, così decisi di tentare di seguire la trama, come avevo fatto con lo Hobbit, a casa di Percy. Me ne pentii subito: il film che Nico aveva scelto era un’accozzaglia di terrificanti squartamenti, sparatorie, sangue a fontane e mostri improponibili. Non sapevo se prima quel genere mi piacesse, ma in quel momento per niente. Grover continuava a nascondersi, Rachel distoglieva spesso lo sguardo, gemendo alle scene peggiori e anche Percy sembrava teso, anche se non lo dava a vedere. Talia, Nico e Bianca, invece, sembravano tranquillissimi e commentavano alcune scene definendole ‘fintissime’.

A me sembravano fin troppo orride.

Arrivati a metà film ci fu una scena che mi prese di sorpresa, quando un grosso mostro salò fuori dal pavimento, divorando un soldato. La scena mi colse così di sorpresa che lanciai un urlo e saltai, chiudendo gli occhi e stringendomi alla prima cosa che avevo a portata di mano.

“Potresti farmi respirare?”

Con mio profondo imbarazzo, mi resi conto che ero letteralmente saltata in collo a Percy, stringendo le braccia intorno al suo collo per lo spavento.
Mi allontanai rossissima, mentre tutti ci guardavano con dei sorrisetti allusimi stampati in faccia.

“Che avete da guardare!?” Sbottammo in coro io e il ragazzo, finendo per imbarazzarci ancora di più.

Gli altri tornarono a concentrarsi sul film, ma notai che Talia e Rachel stavano scuotendo la testa e si fecero un cenno di intesa, come se stessero pianificando qualcosa.

 

 

 

 

Una volta finito il film ci disperdemmo, tornando a casa. Talia mi propose di andarla a trovare il giorno dopo, per dare inizio ad una ricerca personale, ignorando la polizia. Voleva aiutarmi a ritrovare il mio passato e avrebbe fatto di tutto per aiutarmi. Fui felice di poter contare su di lei.

Anche Rachel mi salutò, ricordandomi di chiamarla se avessi voluto farmi un giro in santa pace. Bianca salutò tutti, visto che la mattina dopo sarebbe partita e tutti le augurammo buona fortuna. Sperai davvero che vincesse.

Mentre camminavo, accanto a Percy continuavo ad osservare la strada, incapace di guardarlo. Mi batava la sua sola presenza per farmi stare bene, ma anche in ansia. Non sapevo cosa fare quando sentii le mani di Percy abbracciarmi dietro le spalle, facendo in modo che la sua giacca ci coprisse entrambi.

“Che stai facendo!?” Chiesi, sentendomi arrossire dalla testa ai piedi.

Alzai lo sguardo, ma lui non stava guardando me. I suoi occhi erano fissi in alto, verso il cielo nuvoloso, che stava liberando dei candidi cristalli argentei che calavano sulla città come una bianca coperta notturna.

“L’ultima neve dell’inverno… dubito che ce ne saranno altre.” Commentò, stringendomi a se, per trasmettermi un po’ del suo calore.

Io non commentai. Effettivamente era freddo, ma il calore di Percy era l’unica cosa che mi sembrò importante. Il suo corpo era caldo e scolpito, come quello di una statua greca, tanto che mi sentivo molto più sicura con lui a fianco.
Non mi lasciò nemmeno un secondo, fino a che non arrivammo a casa sua, dove mi aiutò a preparare il divano letto.

Mi cambiai e gli detti la buonanotte, per una volta in due giorni, il mio cervello si spense senza paura, dimentica dell’oscurità della mia memoria. Avevo solo una cosa che mi affollava il pensiero: un paio di occhi verdi come il mare e un corpo caldo che mi teneva al caldo nelle notti di inverno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore]

Vediamo il caro Percy farsi sempre più sciolto e dolce, nei confronti della nostra smemorata Annabeth. Inoltre sono apparsi Nico e Bianca, anche se quest’ultima rimarrà un po’ più sullo sfondo.

Presto entreranno in campo anche altri personaggi, ma ormai sono rimasti pochi quelli da mettere. Vi informo che questo, con quello precedente, era più una sorta di capitolo di passaggio. Nei prossimi ci saranno, principalmente, eventi importanti e ci saranno diversi salti temporali.

Quindi, dal prossimo capitolo aspettatevi delle sorprese ;)

AxXx

PS: Voglio tante recensioni che mi dicano anche dove e cosa sto sbagliando, mi raccomando.

 

  
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