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Autore: Alepotterhead    12/02/2014    2 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il cielo è blu scuro, senza luna, ma punteggiato di stelle, mi chiedo se siano vere o mere luci artificiali.

Le vedo perché sono ancora in cima ad un albero, i volti degli otto tributi caduti oggi sono appena scomparsi dal cielo, ma io ancora li vedo appena chiudo gli occhi. Ho ancora impressa l’immagine della dodicenne del Sei che mi guardava sull’Hovercraft e adesso è morta, la ragazza del Tre che aveva un abito rosa alle interviste e adesso è morta… Mi sto piantando delle lame nel cervello praticamente da sola, ma non riesco a pensare ad altro.

Morte. Morte. Morte.
E io ho paura.

Vorrei ci fosse Dave accanto a me, non so perché ma so che lui riuscirebbe a tirarmi su il morale, chissà dov’è e cosa sta facendo. È solo? Con Aiden? Con qualche altro tributo? Magari è ferito?

Sospiro e scendo dall’albero, con un interrogativo in più e una risposta in meno.

“Tutto bene? Perché ci hai messo tanto?”

“Stavo guardando il cielo”

“Perché?”

“Perché guardare l’Arena mi fa perdere la speranza”

“Il cielo no? È Arena anche quello”

“Lo so” Keri non capisce, non può capire.

Di notte, se guardi intensamente il cielo, questo sembra il mare. E il mare è casa mia. Quante volte sono stata seduta sul molo a guardare il tramonto diventare notte e vedere mare e cielo trasformarsi e fondersi?

Mi mancano gli zii. Mi manca Lexi. Ma almeno erano al sicuro a casa. Mi manca casa.
Ma Keri probabilmente non ha mai visto il mare, chissà cosa significa casa per lei.

“Dobbiamo riposare almeno un po’, non possiamo sostenere questo ritmo anche per tutto il giorno di domani”

“Hai ragione fermiamoci”

Non ci fidiamo a sederci sulle radici, così ci arrampichiamo su alcuni larghi rami bassi, non cambierà molto, ma ci sentiamo più al sicuro.

“Inizia a riposare” tanto non ho sonno, sono troppo preoccupata, tanto vale che Keri riposi.

“In che senso?”

“Monto io la guardia per le prime ore, poi ti chiamo…”

“Cioè devo dormire, mentre tu stai sveglia e poi facciamo cambio?”

“Adesso sei tu che ti devi fidare della ragazzina del Quattro” la paranoica a quanto pare non sono solo io, per quanto puoi essere preparato, l’Arena ti cambia, fa uscire il meglio e il peggio di te, devi fidarti di tutto e di niente. Ti logora. Ti si insinua nella mente e vi si annida non facendoti mai abbandonare il senso di ansia e paura. Vedo che mi squadra prima di tirare un sospiro.

“Meglio che essere attaccate nel sonno da Mannaia…” Keri si abbandona contro il tronco e chiude gli occhi.

Man mano che il tempo passa il blu della notte si trasforma rapidamente in nero sempre più scuro, non lasciando intravedere praticamente niente. Già la luce che filtrava dalla fitta vegetazione era poca, adesso le tenebre permeano ogni cosa, ma il nero che si viene a creare è troppo compatto e uniforme, palesemente non naturale un brivido mi percorre la schiena e di certo non è per la temperatura fredda dal momento che continua a fare un gran caldo.

Avverto che qualcosa non va, impugno il coltello e strizzo gli occhi, ma riesco solo a intravedere le sagome scure degli alberi o, per lo meno, quelli che di giorno sembravano alberi e che adesso apparivano più come fauci scure. Non mi azzardo nemmeno a pensare di accendere un fuoco per vedere qualcosa, sarebbe stata l’idea più stupida del secolo, mi devo basare sugli altri sensi, quindi mi alzo lentamente e silenziosamente, mi metto in ascolto: il silenzio è cupo e opprimente, sembra entrarmi nel cervello e dilatarsi, quasi fino a farmi male alle orecchie, ma non sento niente. Con un silenzio tanto profondo, se ci fosse stato qualcosa lo avrei sentito di sicuro: è la mia paranoia che aumenta, tutto qui, torno a sedermi. Sono patetica, una stupida ragazzina terrorizzata anche dal silenzio.

Pochi minuti dopo lo sento.

Uno scricchiolio.

C’è qualcosa lì fuori.

Gli scricchiolii aumentano e il mio stomaco si stringe in una morsa dolorosa.

“Keri” è meno che un sussurro, ma lei sussulta, c’è di buono che non fa nemmeno il benché minimo rumore. 

“Vuoi dormire un po’ tu?”

“Shhh, abbassa la voce. Credo ci sia qualcosa”

Si alza e, sebbene non la veda bene, sento che sta tirando fuori i coltelli.

Intanto i rumori sono aumentati. Scricchiolii e spruzzi d’acqua.

Passi.

Passi irregolari.

Qualcuno sta cercando di farsi largo tra acqua e radici.

Il problema è sembrava avanzasse diretto verso di noi. Com’è possibile? Che ci abbiano viste? Magari  ci hanno sentite durante il giorno e adesso ci attacca durante la notte?

Credo mi stia per venire un attacco di panico.

“Tributi…”

“Un paio, mi pare”

Stanno proprio venendo nella nostra direzione, tentiamo di arrampicarci silenziosamente più in alto per sfruttare le fronde come copertura e ci schiacciamo contro l’albero, diventiamo parte stessa dell’albero, parte stessa della notte nera.

“È buio magari non ci vedono” la mia è la speranza di una folle.

“Forse” anche la voce di Keri è leggermente incrinata.

Siamo immobili e tratteniamo persino il fiato.

Poi le voci.

All’inizio credevo fosse un fruscio di fronde, ma sforzandosi si riescono a distinguere a malapena le parole.

“Ethan, fermiamoci, sono stanca” una voce morbida di ragazza, ma strascicata, stanca.

“Smetti di lamentarti o ti strappo la lingua” la voce de ragazzo invece è fredda  e tagliente, sferza il silenzio della notte come una lama di fuoco ed è quasi dolorosa da sentire, non tanto per la voce in sé quanto per il tono con cui è stata pronunciata la frase. Brividi gelidi mi corrono per la spina dorsale.

“Dai fallo, fammi fuori, uccidi la ragazza che ti ha praticamente salvato la vita e poi torna al Sette a spiegare a tutti come hai ucciso la tua compagna di Distretto. È tardissimo, sono stanca e ho mal di gambe, non mi piace camminare in acqua”

“Ma vuoi stare zitta? Stai facendo un sacco di baccano inutile”

“Perché andiamo avanti?”

“Perché adesso tutti dormono e sono vulnerabili”

“Chi ti dice che troveremo qualcuno da questa parte?”

“Il percorso che stavamo seguendo veniva bloccato da ostacoli sbucati dal nulla, non naturali, ora perché dovrebbero deviare il nostro cammino? O stiamo andando incontro a una trappola o ad altri tributi”

“Perché vorremmo imbatterci in uno dei due?”

“Dio, ma perché sei così stupida? Perché se noi non troviamo la trappola, sarà lei a trovare noi e gli altri tributi devono morire tutti, meglio prima che poi”

Sto sudando e probabilmente sto andando anche in iperventilazione, cosa cavolo facciamo adesso? Devo pensare alla svelta.

Come se la situazione non fosse già abbastanza piacevole così, i due tributi si fermano esattamente sotto all’albero su cui siamo appostate.

“Da qui non si passa… Siamo bloccati”

“Grazie, da solo non me ne ero proprio accorto”

“Quindi è qui che troviamo l’ostacolo?”

“E adesso che hai finito di rimarcare l’ovvio, stai zitta, tira fuori la scure e iniziamo a pattugliare la zona, se qualcosa di muove, colpisci”

“E se sei tu?”

“Idiota, ti avviso se sono io, no? Credi di riuscire a riconoscerla la mia voce? Io vado di qua, tu vai di là. Non fare casini”

Si sono divisi, ma non sappiamo chi è andato da una parte e chi dall’altra.

“Mags, sono quelli del Sette, il ragazzo è quello che ho ferito alla cornucopia, si sono separati, prendiamone uno a testa…” il momento che temevo è arrivato.

“Sinistra o destra?”

Keri non risponde subito, sa che sarà completamente casuale.
“È una scelta alla cieca. Vada per la destra”

“Allora io a sinistra. Keri stai attenta”

“Anche tu”

Scendiamo silenziose come ombre, lasciamo tutto ai piedi dell’albero meno le armi, che so di non essere in grado di usare.

La presenza che sentivo vicino a me si è volatilizzata, Keri è già partita all’inseguimento, io non ho il suo sangue freddo, sono una persona che va nel panico.

Seguo lo spostamento d’acqua per capire dove andare, perché camminano in acqua? Loro non sono stati attaccati dalle sanguisughe? Io cammino sulle radici coperte di muschio per attutire i miei passi, finché non sento più niente. E adesso? Come faccio? Il tributo che sto seguendo si è fermato o è uscito dall’acqua.

Poi sento un singhiozzo. E un altro e un altro.

È la ragazza.

Deve essersi seduta e sta piangendo.

Come diamine posso anche solo pensare di attaccare una ragazza di quattordici anni che sta piangendo accucciata su una pianta succhiasangue nel bel mezzo della prima notte agli Hunger Games?

Non posso lasciarla andare via, non posso colpirla.

Ho le mani sudate, il coltello mi scivola un po’ dalla presa.
Mi sono accasciata per terra e sto ferma come una statua, con un coltello in pugno e coperta dal favore del buio, ma non so cosa fare. So che la ragazza è armata di ascia, ma so anche che sta piangendo.

Mentre combatto con me stessa, qualcuno lotta davvero: un clangore di lame, un urlo, frastuono.

“Ethan?” la ragazza tira su con il naso e credo si alzi, perché sento che ricomincia a muoversi per raggiungere il compagno di Distretto, ma sulla strada per raggiungerlo ci sono io, sta venendo verso di me.

'Alzati e colpisci’ cerco di convincermi, ma non ci riesco.

‘Alzati e colpisci’ ma né le gambe né le braccia collaborano.

Devo per lo meno alzarmi, perché la ragazza si sta avvicinando sempre di più, pianto il coltello nella radice su cui sono accasciata e lo uso come leva per alzarmi.

Solo che l’albero non rimane impassibile a quell’attacco da parte mia, ma inizia a tremare sempre più forte, come se volesse scrollarmi via, sono costretta ad aggrapparmi con tutte le mie forze per non essere schiantata lontano, i rami iniziano a frustare l’aria, vengo colpita solo di striscio sul lato destro della spalla ma la forza è tale da togliermi il fiato, la ragazza del Sette urla, si sente un colpo secco, un tonfo sordo, poi più nulla. Deve essere stata colpita.

Bum.

Un colpo di cannone. La ragazza del Sette? Un altro tributo? Dave? Keri?

Ho le mani ferite e mi bruciano le braccia per lo sforzo, non riesco a reggermi ulteriormente all’albero e vengo lanciata via come una bambola di pezza. Atterro in una pozza che spero vivamente essere acqua, ma al buio non posso giudicare, mi rendo conto che l'albero si è fermato di botto, come se non si fosse mai mosso. Ho mal di testa e credo di avere un braccio ferito, ma sento un altro urlo.

Non ho tempo di pensare ad altro, devo raggiungere Keri e farlo al buio è difficile, ma sento i rumori di una lotta in corso. Riesco a intravederli, una figura mi pare stesa a terra mente l’altra è in piedi.

Come capisco chi è chi?

La figura in piedi deve avermi visto o sentito perché si volta e cerca di colpirmi, ma prendere la mira al buio è difficile le mi manca, poi lo vedo sollevare un’ascia a doppia lama per colpire definitivamente il tributo a terra, per poi venire da me.

E in quel momento non penso, lancio.

Il coltello che nemmeno mi rendo conto d avere in pugno parte dalla mia mano praticamente da solo, non penso al gomito alzato, alla forza che devo impiegarci, a prendere la mira.

Il coltello non impedisce alla scure di calare violenta e implacabile, ma penetrando nel braccio ne devia la traiettoria.

Keri urla, il ragazzo del Sette urla.

Io sono allibita, faccio fatica a respirare.

Ho lanciato un coltello e ho colpito una persona, ma non posso pensarci: scatto in avanti, afferro Keri e cerco di rialzarla, è ferita al braccio quindi riesce a rimettersi in piedi a fatica e nel farlo sferra un calcio al tributo che si stringe spasmodicamente il braccio tentando di estrarre il coltello, riesce a farlo barcollare e scivolare in acqua.

Poi corriamo come fulmini, recuperiamo gli zaini che avevamo lasciato sotto l’albero su cui ci eravamo posizionate, gli zaini sono vitali nei Giochi, e ci dileguiamo.

“Non siamo seguite”

“No, direi di no”

“Come va la ferita al braccio?”

“Male, ma posso resistere un altro po’, giusto per allontanarci ancora da quel pazzoide del Sette”

Solo quando il cielo inizia a rischiararsi ci fermiamo: Io sono distrutta, non ho chiuso occhio, Keri ha una bruttissima ferita che le parte dalla scapola sinistra e le arriva fino al gomito.

Ma stanotte c’è stato un solo colpo di cannone.

“Hai ucciso la ragazza del Sette?”

Non lo so, probabilmente è stata colpita da un albero impazzito, è caduta, ha picchiato la testa ed è finita in acqua, ma non sono nemmeno sicura che sia morta.

“Si” non so perché lo dico. Ma è come se l’avessi uccisa io, io ho scatenato la reazione.

“E  hai colpito il ragazzo del Sette mentre tentava di staccarmi la testa”

Questa non è una domanda, ma annuisco.

“Grazie” evita di incrociare il mio sguardo però “Adesso riposati un po’ mentre io mi medico”

“Ce la fai da sola?”

“Si e se anche non ce la facessi davvero non potrei chiederti di aiutarmi, sono già abbastanza in debito così”

Keri si accascia contro un albero, è bianchissima e sta perdendo molto sangue, la ferita è orribile e profonda, come faccio a lasciala lì così?

Con l’unico coltello rimastomi taglio una porzione di muschio e delle liane e glieli passo, inizia a tamponarsi la ferita con il muschio e si fascia la spalla e il braccio con la liana. Non ha un bell’aspetto.

“Smetti di guardarmi preoccupata, sistemati la faccia, il braccio e riposati”

“Cos’ha la mia faccia?”

“Ti sei tagliata”

Mi tasto il volto e sento che ho un taglio che mi percorre la guancia destra fino ad arrivare sotto l’orecchio, nemmeno me ne sono accorta, credevo solo di essere sudata, sinceramente nemmeno mi fa male, non come il braccio che è pieno di tagli, ma sono comunque niente rispetto a quello che ha subito Keri.

Mi sciacquo, i tagli non sono profondi e hanno già smesso di sanguinare, e poi mi siedo, sono distrutta, ho mal di testa e in alcuni punti le croste che mi si erano formate sulle gambe hanno ripreso a sanguinare, quelle si che fanno male. Prima di chiudere gli occhi ho bisogno di mangiare qualcosa, prendo così qualche galletta e un biscotto e bevo un po’ d’acqua, poi raccolgo altre liane per Keri che sembra stare sempre peggio.

“Smetti di preoccuparti, riposati che hai una faccia orrenda”

“Ma..”

“Niente ma! Senti, non hai chiuso occhio e sembri sul punto di scoppiare in lacrime, quindi riposati un po’ perché messe così non riusciremmo ad andare da nessuna parte”

Sconfitta mi siedo, ma non riesco a rilassarmi per prendere sonno, ascoltare il respiro irregolare di Keri, mi fa preoccupare.

È solo per un colpo di fortuna che io sono quella praticamente illesa e lei quella colpita quasi a morte, se avesse scelto l’altra direzione, al suo posto ci sarei o peggio ci sarebbe un colpo di cannone e il mio volto proiettato nel cielo. Possibile che ho avuto solo fortuna? Lei avrebbe fatto quello che io ho fatto per lei?

O mi avrebbe lasciato morire? Un avversario in meno di cui preoccuparsi, no?

Perché io l’ho aiutata? Avrei potuto fuggire e lasciare lei e quello del Sette a scannarsi a vicenda.

Ho colpito un tributo, senza nemmeno pensarci, lui stava per staccare la testa a Keri con un colpo di ascia.

Le persone come me non vincono gli Hunger Games, di solito non superano nemmeno il bagno di sangue.

Ma se non la smetto di arrovellarmi il cervello, non mi addormenterò mai, anche se quando chiudo gli occhi vedo buio e sangue. E questo mi spaventa.

Vorrei essere con Dave.
L’ultima cosa che penso è che se Dave dovesse addormentarsi, nemmeno un colpo di cannone lo sveglierebbe.


 
  
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