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Autore: Dragasi    12/02/2014    2 recensioni
Grinlond è la guardia del corpo e migliore amico del principe Thorin prima che la disgrazia cada sul regno di Erebor, ma nemmeno la venuta del drago Smaug riuscirà a scalfire la fedeltà per il suo signore.
Causa smarrimento appunti l'aggiornamento della storia è rimandato a data da definirsi
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Dwarves' Songs

Capitolo 3: Giuramento




– Siete lento, mio signore! – esclamai io schivando un colpo di spada di Thorin.
Era passato un anno da quando ero diventato la sua guardia del corpo e quegli allenamenti erano entrati a far parte della ruotine quotidiana.
Lui mi attaccò dall’alto e io parai il colpo con entrambe le asce, riattaccai e lui, per evitare il colpo, cadde a terra di schiena.
Riappesi un’ascia al fianco e allungai una mano per aiutarlo a rialzarsi. Thorin l’afferrò e disse:– Non  posso certo competere con te, altrimenti cosa mi servirebbe averti al mio servizio? –
Accennai un sorriso leggermente imbarazzato e chiesi:– Volete riprendere? –
Thorin si tolse la polvere dagli abiti e rispose:– Se Grinlond dalle Due Asce mi concede l’onore… –
– L’onore è mio, sire – dissi di rimando armandomi di nuovo.
Lui si mise in posizione di guardia di fronte a me e, dopo appena un istante, attaccò. Deviai di lato e attaccai lateralmente, il principe parò il mio colpo e ne sferrò uno dall’alto. Lo parai con una sola ascia e con l’altra cercai di colpirlo alle gambe, ma l’unico risultato fu quello di farlo saltare indietro.
Mi lanciai verso di lui e all’ultimo momento scartai di lato per disorientarlo. Si girò di scatto, ma come prima fu troppo lento e lo disarmai con un colpo sulla spada.
– Di nuovo troppo lento, mio signore – dissi raccogliendo la sua spada per poi  porgergliela.
– Prima o poi riuscirò a batterti, stanne certo – mi rispose lui prendendo la spada e rinfoderandola.
– Intanto non avete ancora vinto una sola volta – dissi io riappendendo un’ascia al fianco e sistemando l’altra sulla schiena.
– Non rinfacciarmelo, lo so benissimo da solo – mi rispose lui leggermente infastidito, anche se sorrise subito dopo. Poi continuò:– Il nonno vuole vedermi, non so per cosa, ci andremo dopo pranzo. Adesso vediamo di mangiare qualcosa –
– Se volete, mio signore, mia madre mi aspettava per pranzo se voi me lo permettevate, ma a questo punto mi permetto di invitarvi a mangiare alla mia tavola –
– E io accetto con piacere, mio caro Grinlond –
Sorrisi e dissi facendo un inchino:– Se volete seguirmi, sire –
Lui mi batté una mano sulla spalla esclamando:– Guarda che mi ricordo dov’è casa tua! – e detto questo si incamminò fuori dalla sala dove ci eravamo allenati.
Dopo un momento di stupore mi affrettai a seguirlo.
 
– Madre! Sono a casa! – gridai appena varcata la soglia.
Mi madre venne nell’ingresso e quando vide Thorin per poco non si fece cadere dalle mani una caraffa di terracotta.
– Abbiamo un ospite a pranzo. Spero non sia un problema…– dissi io cercando di sdrammatizzare la situazione.
– Signora la ringrazio per l’ospitalità. Grinlond è stato così gentile da invitarmi a pranzo da voi, spero che questo non sia causa di disturbo – disse Thorin rivolgendo un accenno di inchino a mia madre.
Ripresa dallo shock lei si affrettò a dire:– Assolutamente no, sire. Se volete accomodarvi di là… –
Thorin la ringraziò di nuovo e si diresse verso la sala da pranzo. Mamma mi fulminò con lo sguardo e disse:– Quante volte devo ripeterti di avvisare quando viene sire Thorin?! –
– Madre, lo sai che a lui non importa, e poi è solo la terza volta che viene qui –
Lei non mi rispose e mi diede le spalle per dirigersi a sua volta verso la sala da pranzo.
Raggiunsi gli altri dopo aver posato le asce nell’ingresso, mia madre non voleva armi in casa.
Mio padre stava parlando con Thorin e la mamma doveva essere in cucina, da dove arrivavano rumori di stoviglie.
Un posto era già stato aggiunto a tavola.
Thorin si voltò verso di me e mi disse:– Tuo padre mi stava giusto chiedendo se fai bene il tuo lavoro –
Io chinai leggermente il capo e risposi:– E io posso sapere cosa avete risposto, mio signore? –
Mio padre si intromise dicendo:– Ha detto che se un ottimo servitore, figliolo –
Sorrisi e risposi:– Fidati di me padre, sire Thorin spesso esagera –
Thorin stava per ribattere quando mia madre entrò in sala con un arrosto su un vassoio di porcellana.
– Padre perché non prendi un po’ di birra? – dissi io, già pregustando la birra che mio padre teneva da parte per le grandi occasioni.
– Va bene figliolo – rispose scuotendo la testa divertito prima di aggiungere:– Sei sicuro di poter bere? Sei in servizio –
– Se il mio signore mi dà il permesso – dissi io guardando Thorin
– Certamente, e berrò volentieri anche io – rispose lui allegro.
 
Poco dopo eravamo a tavola con i boccali pieni della miglior birra di mio padre e i piatti colmi di carne.
Non era un banchetto, ma io e Thorin ci demmo da fare a spazzolare i piatti e a bere birra a fiumi.
Mio padre, Thorin e io, da bravi nani, cantammo, urlammo e scherzammo fino a quando non finì la birra, mentre mia madre rimase rigida come il marmo e composta durante tutto il pranzo.
Quando finimmo Thorin si alzò e disse:– Vi ringrazio per l’ospitalità, ma i miei doveri mi chiamano e debbo rinunciare alla vostra splendida compagnia. Vieni Grinlond, dobbiamo andare –
Io mi alzai e mi rivolsi ai miei genitori:– Madre, padre grazie per il pranzo. Ci vediamo stasera –
Mia madre si alzò e disse:– Vi ringrazio per averci onorato con la vostra presenza, sire –
Thorin fece un lieve inchino e poi mi fece cenno di seguirlo fuori.
 
Ci dirigemmo a passo di carica verso la sala del trono. Eravamo in ritardo, molto in ritardo.
– Il nonno mi uccide! – esclamò Thorin mentre attraversavamo uno stretto corridoio.
– Non finché sono al vostro fianco, sire! – risposi io scherzando.
– Non è il momento Grinlond! –
– Perdonatemi –
– Nessun problema. Tra l’altro la birra di tuo padre è ottima, mai bevuto birra migliore! –
–Era il barile per le grandi occasioni mio signore, non c’è birra nanica migliore – dissi io con una punta d’orgoglio.
– Sono pronto a giocarci il mio titolo, amico mio! –
– E vincereste sicuramente – risposi io ridendo.
Eravamo arrivati davanti al portone della sala del trono e ritornammo improvvisamente seri, Thorin mi sussurrò:– Fidati, questa è la volta che mi uccide, odia i ritardatari. Spero solo che non sia una cosa di vitale importanza, altrimenti chi lo sente? –
– Di sicuro non io sire, è il vostro di nonno, non il mio – risposi con un sorriso quasi diabolico in viso.
– Ma è anche il tuo sovrano – ribatté lui in tono leggermente vendicativo.
– È solo un dettaglio – risposi un poco risentito: mi aveva fregato.
Varcammo la soglia e iniziammo a camminare sullo stretto passaggio sospeso che conduceva al trono.
Ci fermammo a un paio di metri dal primo gradino del rialzo sul quale stava il Re.
La sua figura maestosa e imponente occupava tutto il trono sormontato dalla splendida Arkengemma dai suoi colori cangianti.
Io misi il ginocchio destro a terra e chinai il capo, mentre Thorin si limitò a fare un inchino dicendo:– Ti prego di perdonare il mio ritardo nonno. Per quale motivo volevi vedermi? –
Il Re rimase per alcuni minuti in silenzio prima di iniziare a parlare con la sua voce profonda:– Thorin impara a essere più puntuale, sei un Durin e l’erede al trono di Erebor è molto importante l’impressione che dai di te – a quel punto sembrò accorgersi improvvisamente di me e mi disse:– Alzati pure Grinlond –
Mi alzai e una volta in piedi gli rivolsi ancora un inchino.
Il Re tornò a parlare con il nipote:– Ti ho convocato per comunicarti che fra due settimane si svolgerà la cerimonia con la quale verrai ufficialmente riconosciuto come erede al trono. È un momento estremamente importante, quindi non voglio ritardi da parte tua quel giorno. Adesso puoi andare –
Thorin si inchinò di nuovo prima di dire:– Certamente sire – poi si voltò e iniziò a incamminarsi verso l’uscita.
Io feci un inchino profondo rivolto al re prima di seguire Thorin fuori dalla sala.
 
Camminava svelto e io non riuscivo a capire dove stesse andando, sembrava semplicemente vagare per i corridoi senza meta.
Io lo seguivo in silenzio chiedendomi dove volesse andare. Passammo per stretti corridoi e ampie sale, vicino alle miniere e alle fornaci.
Vagammo per mezz’ora prima che io mi decidessi a fermarlo mettendogli una mano sulla spalla. Lui si voltò di scatto e lo vidi in volto. Negli occhi potevo vedere paura e preoccupazione, mentre il viso era duro, più serio del solito, quasi di pietra.
– Sire, qualcosa vi turba? –
Lui mi guardò negli occhi e scosse la testa prima di voltarsi di nuovo e incamminarsi per il corridoio nel quale ci trovavamo.
Rimasi per un momento fermo ad osservarlo camminare con la schiena curva e a passo svelto.
Sapevo che mi aveva mentito, qualcosa lo preoccupava e io stavo male a vederlo così. Lo rincorsi e gli gridai:– Sire! Fermatevi! –
Lui si voltò di nuovo verso di me con lo sguardo pieno di collera.
– Non permetterti mai più di darmi ordini, sei solo il mio servitore. Sta’ al tuo posto – la voce fredda e distaccata mi colpì come un pugno nello stomaco.
– Sire cos’avete? Non vi ho mai visto così e non mi avete mai trattato in questo modo. Sono il vostro servitore, ma anche il vostro migliore amico – dissi queste parole con un groppo in gola.
Lui mi guardò un momento poi scuotendo la testa si rivolse a me:– Perdonami amico mio, perdonami. Non sono in me, ho paura, paura di quello che mi aspetta quando sarò Re. Quando il nonno mi ha detto che a breve ci sarà la cerimonia per riconoscermi pubblicamente come legittimo erede mi sono sentito piombare addosso tutte le preoccupazioni che avevo cercato di tenere lontano –
– Di cosa avete paura, mio signore? –
– Di non essere all’altezza del compito che mi spetta e di rimanere solo –
Io lo guardai un istante negli occhi, poi mi inginocchiai mettendo a terra il ginocchio destro e chinando il capo. Iniziai a parlare:– Sarete il più grande sovrano che il popolo di Durin abbia mai visto, sarete un’ottima guida per il nostro popolo e non sarete mai solo: io rimarrò sempre al vostro fianco per proteggervi e servirvi fino al giorno della mia morte. Ve lo giuro sul mio onore di Khazad[1] e sull’onore della mia famiglia –
Sentii la mano del mio signore sulla mia spalla. Alzai la testa e lo guardai negli occhi. Sorrideva e il fardello che si portava sulle spalle sembrava alleggerito, anche se non era scomparso.
– Grazie Grinlond, grazie amico mio. E ora alzati, un nano non dovrebbe mai inchinarsi di fronte ai propri amici –
Mi alzai e misi le mie mani sulle sue spalle e lui fece altrettanto. Ci guardammo un secondo e ci tirammo una testata, il saluto nanico che ci si scambia tra fratelli.
 
[1] Khazad è la parola per Nano. Khazad-dûm infatti significa “Saloni dei Nani”





Angolino di Dragasi
Ciao a tutti e grazie di essere arrivati fin qui. Grazie a tutti quelli che hanno recensito e scusate se sono breve ma sta cadendo la connessione... 
Scusate il ritardo nell'aggiornamento e quindi vi dico già che il prossimo dovrebbe essere il 17 Febbraio.
Detto questo spero che il capitolo sia stato interessante, e ne prossimo vedremo un po' di azione. Alla prossima!

 
   
 
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