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Autore: Hoi    12/02/2014    4 recensioni
è ambientato nel periodo di poco precedente al ritorno di Goku. Goten e Trunks crescono all'ombra di Vegeta, si azzuffano per diventare due grandi sayan e per capire cos'è giusto e cos'è sbagliato.
2. Cattivo
Vegeta se ne stava da solo anche quando era in mezzo ad un sacco di persone. Come si faceva a non aver paura di uno così?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era appena uscito dalla doccia e sarebbe andato direttamente in cucina se non avesse sentito quella presenza provenire dal giardino. Avrebbe potuto ignorarla, ma questo avrebbe voluto dire pranzare con quel pensiero in testa, quindi decise di liberarsene velocemente prima di iniziare.
 
Quando gli arrivò davanti, Vegeta dovette ammettere che non era ciò che si sarebbe aspettato di trovare. Goten se ne stava rannicchiato con la faccia tra le ginocchia, la schiena contro un albero e una spalla in una posizione innaturale. No, tutto avrebbe pensato, tranne trovare il figlio di Kaharot sanguinante nel suo giardino.
“Si può sapere che diavolo ci fai qui”
 
Il bambino alzò la testa di scatto. Aveva un ematoma sullo zigomo destro e gli occhi rossi e gonfi di chi aveva pianto.
“Io… s-scusi signor Vegeta… Non sapevo dove andare… Se torno a casa così la mamma mi punirà…”
Goten aveva iniziato a tremare violentemente. Aveva sempre avuto paura di lui, non era un segreto. Vegeta sospirò già esasperato. Era disgustato da quello spettacolo, se fosse stato Trunks gli avrebbe gridato in faccia di alzarsi e smettere di piagnucolare. Quello però era Goten e se l’avesse fatto il bambino sarebbe scoppiato a piangere di nuovo e non avrebbe più smesso.
“Alzati”
 
Goten, più per timore che per ubbidienza, si alzò e zoppicando lo seguì fino in infermeria. Nel silenzio più totale Vegeta appoggiò bende e disinfettante sul tavolo, lo sollevò per le ascelle e lo adagiò lì accanto, neanche fosse stato anche lui uno di quegli attrezzi.
Quello era uno dei motivi per cui Goten aveva paura di lui. Vegeta non diceva mai niente. Sua madre e suo fratello invece parlavano sempre, di tutto, anche quando non c’era nulla da dire loro non se ne stavano lì zitti, a pensare come se fossero da soli. Vegeta no. Vegeta se ne stava da solo anche quando era in mezzo ad un sacco di persone. Come si faceva a non aver paura di uno così? Uno che non si sapeva mai cosa pensasse? E chissà a cosa stava pensando in quel momento! Magari stava pensando che per essersi ridotto così, doveva essere un teppista, come diceva sempre sua madre. Meglio spiegare. Meglio che lui gli dicesse cosa stava succedendo, altrimenti si sarebbe fatto l’opinione sbagliata.
“Io e Trunks abbiamo litigato un sacco… Ma non è stata colpa mia! È lui che ha iniziato!”
 
Vegeta stava tagliando un pezzo di benda per pulire le ginocchia tagliate del bambino, ma non poté fare a meno di alzare lo sguardo su Goten. Gli era sembrata una cosa ovvia fin dall’inizio quella. Di certo non era stato quel rammollito di suo fratello a ridurlo così. E poi, cosa poteva fregargliene a lui di quelle cose?
 
Goten, che aveva solo cinque anni, mal interpretò quel sopracciglio alzato e continuò il suo discorso.
“Cioè… Non è stato proprio lui ad iniziare… Ma è stato lui il primo ad arrabbiarsi. Io non avevo detto niente di male”
Si mordeva il labbro mentre lo diceva, un po’ per il male che gli faceva il disinfettante e un po’ perché anche lui sapeva che quella era una mezza bugia.
 
Vegeta sospirò. Voleva pranzare, non stare lì ad ascoltare quel moccioso. Avrebbe dovuto scacciarlo via e tornare a farsi gli affari propri. Se si era comportato così, doveva essere perché altrimenti Bulma lo avrebbe stressato a vita con quella storia.
“Hai visto come ho fatto. Ora fallo tu.”
 
Goten si trovò in una mano una garza bagnata e la fissò per qualche istante, dubbioso. Certo che aveva visto come lo faceva.. ma rifarlo era un’altra cosa. Guardando più Vegeta che il suo ginocchio provò a pulire la ferita, ma prima che ci arrivasse una fitta di dolore gli attraversò la spalla.
 
Vegeta ruotò gli occhi sentendolo piagnucolare.
“Prima devi rimetterti il braccio a posto, idiota”
 
Goten alzò lo sguardo. Non vedeva la faccia di Vegeta da dietro la fitta nebbia di lacrime che gli riempivano gli occhi.
“Ma io non lo so come si fa!”
 
Grandi goccioloni iniziarono a scendergli sulle gote. Doveva essere il suo sangue terrestre quello che lo rendeva tanto debole. Vegeta gli afferrò la spalla con una mano per tenerlo fermo, e il braccio fuori posto con l’altra.
“Ora smettila di piagnucolare e osserva”
Con uno strattone deciso rimise l’arto a posto. Goten gridò. Non aveva guardato per nulla la manovra ed ora piangeva più di prima. Vegeta dovette urlare per farsi sentire.
“Guarda che ho finito”
 
Goten tacque per un istante, poi si guardò il braccio dubbioso. Provò a muovere la mano. Sembrava tutto a posto. Gli faceva ancora male certo, ma quantomeno era al suo posto. Un enorme sorriso gli si allargò in faccia.
“L’hai aggiustato!!!”
“Non era rotto. Adesso fai quello che ti ho detto”
Il sorriso sul volto di Goten scomparve. Cos’è che gli aveva detto? Si guardò in giro freneticamente alla ricerca di un suggerimento, doveva sbrigarsi, altrimenti Vegeta si sarebbe arrabbiato, era già nervoso. Fortunatamente gli occhi gli caddero su quello che teneva in mano.
“Ooooh”
Con mano un po’ tremante tamponò il ginocchio. Era coperto di terra e sangue rappreso, quindi magari la crosta si sarebbe fatta anche senza il suo aiuto. Sbirciò la faccia di Vegeta. Non pareva d’accordo. Ci mise un po’ più di forza, nel tentativo di pulirsi, ma faceva male e dopo poco si fermò. Pulita pulita non lo era, ma poteva andare bene dai. Appoggiò la garza sul tavolo e alzò lo sguardo. Il sopracciglio di Vegeta era ancora alzato. Riprese la garza e ricominciò. Dopo poco aveva finito, non ci era voluto poi molto. Rialzò lo sguardo. Ok, ora andava bene. Prese il disinfettante. Non lo capiva bene perché dovesse metterlo, ma sapeva che se si fosse lamentato Vegeta si sarebbe arrabbiato. Fece cadere il disinfettante. Ne aveva messo troppo e gli bruciava. Le lacrime gli riempirono gli occhi, ma non doveva piangere. Le rimandò giù e alzò nuovamente lo sguardo. Vegeta era tranquillo, quasi soddisfatto. Goten si fasciò la gamba. Era stato bravissimo.
“Hai altre ferite?”
Vegeta non sembrava più così spaventoso. Aveva ancora il suo broncio, ma non sembrava più arrabbiato.
Goten ci pensò su. No, non era ferito, ma un’altra cosa da aggiustare c’era.
“Sono stato io a cominciare, non si arrabbi con Trunks signor Vegeta…”
 
Vegeta storse il naso. Non poteva credere che stesse ricominciando. Perché su quel pianeta dovevano sempre tutti parlare?
“Non c’è nessun motivo per punirlo e non è quello che ti ho chiesto”
 
Goten abbassò lo sguardo, era tornato cattivo. Ma adesso non gli sembrava più pericoloso quanto diceva sua madre. Gli aveva raccontato tante cose sua madre, su quell’uomo. Gli aveva detto che era una persona spietata, che aveva fatto del male a tanta gente e che si era fermato solo grazie a suo padre. Perché suo padre l’aveva sconfitto. Era stato l’unico che era riuscito a sconfiggerlo. Suo padre era l’eroe che l’aveva sconfitto, che aveva sconfitto quell’uomo cattivo. Quindi, anche se non c’era, come invece c’era il papà di Trunks, non faceva niente, perché era un eroe. Però in fondo Vegeta non gli aveva mai fatto male e adesso l’aveva anche aiutato. Gli aveva anche insegnato a curare le ferite. Non era poi così cattivo.
Goten scosse la testa.
 
“Puoi farti una doccia e metterti i vestiti di Trunks, sai dov’è la sua stanza”
Vegeta gli diede le spalle, tutta quella storia l’aveva davvero stancato. Trunks già gli impegnava più tempo di quanto avesse senso dedicargliene, non aveva intenzione di perderne altro dietro a quel marmocchio che non era neanche figlio suo. Già, perché da quando Gohan aveva iniziato ad andare a scuola nella città dell’Est, quel moccioso passava più tempo da loro che a casa propria. Questo non lo rendeva comunque un suo problema. Al limite poteva essere un problema di Trunks. Non che la cosa gli stesse bene. Al limite gli sarebbe potuta stare bene se Goten non fosse stato così… Umano. Così poco sayan. Se sua madre non fosse stata così ottusa. Se gli avesse insegnato ciò che era la sua natura. Vegeta si fermò sulla porta.
“Goten. Tu e Trunks siete sayan. Dovete combattere. È nella vostra natura. Non è… sbagliato”
L’ultima parola gli uscì un po’ forzata. Non era abituato a parlare di “giusto o sbagliato”, ma gli era sembrato il miglior modo per farsi capire, visto con chi stava parlando.
 
Goten ci pensò un po’ su, quando fu solo. Forse era vero. In fondo anche sua madre cercava sempre di insegnargli a combattere, quindi fare a botte non doveva essere proprio sbagliato. Anche se poi si faceva male. Forse l’unica cosa che aveva sbagliata era litigare con un amico. Anche perché ora lo sapeva di essere in torto. Non avrebbe dovuto dire quelle cose su Vegeta all’amico.
Goten sorrise scendendo dal tavolo. Avrebbe aspettato che Trunks tornasse per chiedergli scusa.
  
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