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Autore: Ryta Holmes    12/02/2014    7 recensioni
"Era già al suo terzo giro di scotch, quando quello era entrato nel locale. [...]
Quello aveva degli zigomi oscenamente sporgenti, delle orecchie ancora più oscenamente sporgenti e delle labbra che… beh. Delle signore labbra. Quella bocca così curiosamente disegnata dava il colpo di grazia a chi dopo il terzo giro di scotch fosse stato catturato improvvisamente da quella visione.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Desclaimer: personaggi e trame non mi appartengono, sono di proprietà della BBC. Se lo fossero, vedrete i miei scleri in tv. Che peccato u_u

 

TWO WEEKS NOTICE

 

3.

Quando il mattino dopo Arthur tornò nel suo ufficio, trovò una cartellina che sulla scrivania il giorno prima non c’era. Incuriosito, la aprì e lesse il titolo: Rapporto Società Pendragon.

Arthur arricciò le labbra osservando quel titolo e tutte quelle parole che fitte fitte riempivano la prima pagina e continuavano poi in quello che sembrava un vero e proprio malloppo.

“C’è qualcosa che mi sfugge…” sentenziò, pigiando poi il tasto sul citofono per chiamare la sua segretaria.

“Miss Giuliette! Mi chiami immediatamente il signor Emrys, lo faccia venire qui.” Nel frattempo che la dipendente faceva come gli era stato chiesto, Arthur sedette alla scrivania e iniziò a dare un’occhiata a quel rapporto.

Come diamine aveva fatto quell’idiota a prepararlo nel giro di una notte? Sapeva che sarebbe stato impossibile, per questo glielo aveva ordinato. Perché il giorno dopo avesse dovuto sentire nuovamente le sue scuse.

E invece eccolo lì. Venticinque pagine di analisi dell’azienda e dei punti di criticità e altre cinque di proposte come percorso di azione. Arthur era a dir poco sbalordito.

Il bussare della porta lo distolse dai suoi pensieri. Quando alzò il capo vide il Genio del male e del marketing nonché re degli zigomi sporgenti fissarlo con un fastidioso sorrisetto sulla faccia. Assottigliò istintivamente lo sguardo: quell’essere diabolico sapeva di averlo sorpreso.

“Mi ha fatto chiamare?” domandò facendo lo gnorri, l’espressione sulla faccia più inconsapevole che Arthur avesse mai visto.

Il biondo fece finta di non notare nulla e senza scomodarsi restò seduto alla scrivania. Chinò il capo sul rapporto indicandolo. “Da chi lo hai rubato?”

Quell’insinuazione sembrò distruggere ogni sicurezza nell’altro, che sgranò gli occhi e fece alcuni lunghi passi in avanti per avvicinarsi al capo. “Io non ho rubato niente!” esclamò colpito nel profondo. “E’ tutta farina del mio sacco!”

Arthur sogghignò assaporando quella reazione. A quanto pareva anche lui era in grado di mettere quell’essere machiavellico in difficoltà. Mica era uno stupido lui!

“Dico solo che è impossibile presentare un lavoro simile in così poco tempo.” Spiegò candidamente, senza farsi impaurire dallo sguardo di rabbia che gli lanciava il Genio. “Quindi o lo hai rubato, oppure…”

“Sono un professionista io. Ho iniziato a studiare questa azienda ancora prima di arrivare qui.” Si difese con decisione e Arthur seppe che diceva la verità. Se era soprannominato il Mago del Marketing era per dei buoni motivi in fondo, e poi lui voleva soltanto divertirsi a prenderlo in giro.

Il suo ennesimo rifiuto ancora gli bruciava sotto pelle e la consapevolezza di non poter avere quell’uomo che più lo guardava e più gli piaceva, era difficile da accettare. Anche adesso, con quegli zigomi – santo cielo quante volte li aveva nominati, da che lo aveva visto? – leggermente arrossati dalla rabbia, gli occhi scintillanti e il corpo teso per il nervoso, ad Arthur causava delle strane ed inconsulte reazioni. Fisiche per lo più. E più sapeva di non poterlo avere, più il suo desiderio aumentava.

“Potevi dirlo.”

“Poteva chiederlo.” Replicò il Genio prontamente, stringendo le labbra. Poi Arthur lo vide sospirare e socchiudere per un attimo gli occhi. Quando perse quel contatto così blu, quasi se ne dispiacque. “Senta…” iniziò stringendo i pugni lungo i fianchi. “… penso che siamo partiti col piede sbagliato. Io ho bisogno di questo lavoro, come lei ha bisogno di me. Perciò mettiamo da parte qualsiasi sciocco infantilismo e cerchiamo di instaurare un proficuo rapporto di lavoro.”

“Sono d’accordo.” Tagliò corto Arthur, con noncuranza. In fondo non è che fosse del tutto sicuro di voler lasciar perdere ma qui si trattava anche della sua azienda e della scommessa che aveva fatto con se stesso per non deludere suo padre. Quello veniva prima di tutto.

Riprese a sfogliare le pagine del rapporto, con interesse, mentre l’altro restava in piedi ormai davanti alla scrivania. “Perché hai scritto due settimane?” chiese poi, sinceramente sorpreso, quando scorse le prime righe della programmazione di lavoro.

“Perché sono convinto di trovarvi il problema entro i prossimi quindici giorni. Poi spetterà a voi mettere in atto la strategia che vi consiglierò.”

“Giusto, il tuo è un lavoro di consulenza.”

“Esatto.”

Arthur esaminò ancora. “Un’altra cosa. Qui vedo che nomina spesso un referente.”

“Sì, sarà la persona della vostra azienda con cui interagirò in queste due settimane perché restiate al passo con il mio lavoro.”

Arthur a quelle parole non poté fare a meno di sorridere. Sollevò lo sguardo e gli donò l’espressione più maliziosa del suo repertorio. “Bene. Allora ti farà piacere sapere che ce l’hai davanti.”

Il genio del marketing, del male e degli zigomi, sgranò gli occhi mal celando la sua sorpresa. “Come sarebbe a dire?”

“Sarebbe a dire, Merlin. Posso chiamarti Merlin?”

“Mi chiami Emrys.”

“Bene, sarebbe a dire Merlin, che io sono il tuo referente. Dopo il flop della squadra di marketing che ti ha preceduto, ho deciso di tenere io sotto controllo la situazione, per cui potrai fare riferimento a me d’ora in poi, per ogni cosa.”

Arthur provò un sadico piacere nel spiegargli quelle cose, anche perché notò la reazione del Genio che non sembrava per niente contento della notizia.

E intanto mentre Merlin assentiva a denti stretti lui esultava. Perché adesso aveva due scommesse da vincere. La prima sarebbe stata dimostrare a suo padre di essere un ottimo capo per quell’azienda. L’altra che avrebbe dovuto far capitolare Merlin Emrys entro due settimane.

««»»

Giorno uno.

Già, anche se era iniziato in quel modo, il primo giorno di quelle due settimane pattuite, era già passato per metà. Dopo che il Genio aveva ricevuto la terrificante notizia di avere attaccato al sedere – e Arthur lo sperava presto in tutti i sensi – il suo capo nonché stalker delle ultime 48 ore, si era congedato avvisandolo che si sarebbe subito messo a lavoro, contattando una società che si occupava di ricerche di mercato.

Secondo il Genio, dovevano partire da lì per capire i problemi per cui la produzione alimentare fosse diventata così tanto catastrofica negli ultimi mesi. Dovevano insomma, chiedere direttamente alla gente, perché non comprassero più i loro prodotti e per farlo era indispensabile una ricerca di mercato realizzata da professionisti.

Per questo motivo il Genio aveva un buon contatto, che avrebbe subito messo a lavoro. Così era passata un’intera mattinata e non si era più fatto vedere.

Arthur era stato impegnato a sbrigare alcune seccature burocratiche, che era riuscito a risolvere soltanto all’ora di pranzo. Dopo aver consumato un pasto veloce e sostanzioso – oltre che terribilmente calorico, visto che si era fatto portare un doppio cheeseburger con tanto di patatine fritte e Coca cola, in barba alle sane abitudini inglesi – nel suo stesso ufficio, la segretaria aveva annunciato l’arrivo del consulente di marketing.

Il Genio si era presentato con una gran faccia tosta, sorridente e impeccabile nel suo completo grigio antracite, come se non corresse alcun pericolo ad entrare nella tana del lupo.

Perché Arthur sapeva di essere il lupo. E prima o poi avrebbe pasteggiato con la sua preda. Ok… forse doveva smetterla di pranzare con la roba del Mc Donald.

“Novità?” chiese, mentre ripuliva dai resti del suo pranzo, il tavolino vicino ai divani che costituivano la zona relax dell’ufficio.

“Sì. Ho parlato con Will, che è il mio contatto. Non era molto contento di avere così poco tempo per impostare una ricerca di mercato ma sono riuscito a convincerlo… in qualche modo.”

Arthur impennò le antenne. Se fino a quel momento aveva dimostrato noncuranza mentre il Genio stava lì impalato ad un passo da lui, quando aveva sentito quelle parole, aveva mollato tutto e si era sollevato sulla schiena per guardarlo.

Moriva dalla voglia di chiedergli esattamente come lo avesse convinto. Chissà perché la cosa che sospettava lui non gli piaceva. Ma era un uomo maturo, non avrebbe ceduto ad una bieca curiosità.

“Ovvero?”

L’uomo maturo imprecò mentalmente, mentre il Genio ridacchiava d’improvviso, facendo in modo che quegli zigomi malefici sporgessero ancora di più Sì, decisamente ci voleva uno di quei cartelli per carichi sporgenti appeso alle orecchie… magari la loro funzione era quella, per questo erano così enormi!

“Oh! Ho i miei metodi!” scherzò senza pensare evidentemente, a tutti i sottointesi ambigui che invece frullavano nella testa del suo capo.

Arthur era allibito da tanta ingenuità. Perciò si passò una mano sugli occhi, non troppo sicuro di voler infierire ancora ma sospettando che gran parte delle allusioni che usava lui quando flirtava con qualcuno, quel tipo non le avrebbe capite.

“Spero che siano convenzionali.” Provò tuttavia con fare spiritoso, testando il grado di intelligenza del Genio. Oh, se lo chiamavano così, qualche neurone doveva pur funzionargli!

“Nnno… non tutti, credo. Per i tipi come Will servono duri ricatti e regali che lo soddisfino!”

Ok, il Genio non era poi così Genio.

“Com’è che si parla di soddisfare qualcuno e non sono presente?”

Sia Arthur che il non più tanto Genio, si voltarono di botto, quando giunse tale intelligente domanda alle loro orecchie. Ovviamente non poteva che trattarsi di Gwaine che entrò nell’ufficio senza tanti preamboli e soprattutto senza essersi fatto annunciare – e Arthur sospettava che c’entrasse il fatto che la sua segretaria si allontanava tutte le volte che lo vedeva arrivare.

Ad ogni modo, si palesò con tutta la sua aria strafottente e il suo solito sorriso storto che al momento indirizzava ad Arthur nascondendo dietro mille allusioni che lui – da bravo depravato qual era o forse più semplicemente più abituato ad avere a che fare con l’amico – aveva compreso benissimo.

“Purtroppo… no.” Rispose Arthur, dicendo con quelle parole mille altre che Gwaine ovviamente, comprese benissimo. Di fatti, lo vide rilassare le spalle e fingersi – perché per inteso Gwaine poteva solo fingere in quel caso – dispiaciuto per l’amico che non riusciva a cuccare il Genio del marketing, del male, dei carichi sporgenti e degli ingenui.

Forse doveva smetterlo di chiamarlo così… forse Merlin era più corto.

“Merlin mi stava aggiornando della situazione…”

“Emrys.” Provò il Genio ma Arthur lo ignorò.

“Grazie a Merlin, abbiamo iniziato una ricerca di mercato. Intanto noi, se non ho capito male dal tuo rapporto, dovremmo studiare la situazione del mercato e della… concorrenza?”

Il Genio annuì un po’ seccato. Probabilmente per il fatto che mentre lui continuava a mantenere le distanze, Arthur si prendeva confidenza. Ma non se ne curò. In fondo due settimane erano poche e lui doveva sbrigarsi.

“Perfetto. Allora… hai già pranzato?” stava iniziando in un modo e poi aveva cambiato idea. Improvvisamente qualcosa tipo un’idea sfolgorante – o forse il morbo della mucca pazza – lo colpì, illuminandolo.

Vide il Genio scuotere il capo. “Vai pure. Ci vediamo qui nel mio ufficio tra mezzora, così inizieremo a spulciare i dati di mercato. “

Il Genio guardò l’altro allargando quei suoi bei occhi azzurri e poi annuì titubante, quasi sorpreso da quella gentilezza. Arthur gli aveva sorriso affabile e non aveva preteso nulla.

Persino Gwaine si voltò a guardare sbigottito il suo capo nonché amico, nonché vittima delle sue torture ma non disse nulla fino a che il Genio non si fu allontanato con un breve saluto.

Quando la porta si fu chiusa, Arthur si vide l’amico improvvisamente addosso. Gwaine si curvò sul tavolino e iniziò ad ispezionare la sua spazzatura.

“Che ti sei mangiato? Avanti dimmelo!! Non saranno stati i cetriolini del panino? Lo sai che non devi mangiarti i cetriolini degli hamburger!” esclamò agitato, ravanando tra i resti del pranzo di Arthur.

Lui, dal canto suo, scoppiò a ridere a quella pantomima e si fece sfuggire uno scappellotto dietro la nuca all’amico.

“Idiota! A parte il fatto che al Mc non ne mettono cetriolini – sia ringraziato il cielo! – e poi fa tutto parte della mia nuova strategia!”

Gwaine finalmente si rimise dritto. Lo fissò in attesa di spiegazioni mentre con una mano si massaggiava la nuca colpita – come se Arthur gli avesse davvero fatto male… che attore! – e imbronciava le labbra.

“Se intendi sfilargli quella mazza che ha su per il sedere, devi stare attento… magari gli sta piacendo.” Soggiunse, indicando con lo sguardo la porta dal quale era uscito poco prima il Genio.

Arthur si morse le labbra per non replicare, poi allargò le braccia. “Gwaine ma così me le servi su un piatto d’argento!”

“Beh almeno tu capisci di cosa sto parlando… ho la sensazione che il tuo bel mago del marketing sia un ingenuotto tutto casa e chiesa…”

Arthur a quelle parole sospirò. Si lasciò andare sulla poltrona di pelle, battendo le mani sui braccioli in un gesto esasperato. “E’ proprio questo il problema! Quello non capisce! E meno male che è un Genio.”

Gwaine lo seguì, sedendo a sua volta sulla poltrona opposta e sollevò un angolo della bocca in uno dei suoi soliti sorrisi storti. “Beh… non tutti hanno la vocazione per certe… cose!”

“E’ per questo ho deciso di cambiare tattica con quello!” replicò prontamente Arthur, l’entusiasmo che si riaccendeva al pensiero di portare a termine la sua scommessa.

“E sarebbe? Lo acchiappi e te lo porti nello stanzino delle scope? O-oh aspetta! Lo minacci di licenziarlo! Ecco sì perfetto, sarebbe-“

“Non funziona.” Lo interruppe Arthur, con un sospiro teatrale. “Ha detto che mi denuncia per molestie sessuali quel piccolo impertinente.”

Gwaine fischiò. “Però. Così idiota non è… è davvero un genio.”

Arthur agitò una mano infastidito. “Non è questo il punto!” si mise più comodo sulla poltrona e poi sorrise all’indirizzo dell’amico pronto a spiegargli le sue mosse.

“Visto che è così frigido e così ingenuo, ho deciso di… essere gentile.”

“Ovvero?”

“Ovvero, smetterò di tampinarlo, sarò cordiale con lui ed estremamente affabile. Il Genio prima o poi abbasserà la guardia e a quel punto… zac! Altro che stanzino delle scope!”

Gwaine ponderò le parole dell’amico, grattandosi il mento barbuto per alcuni istanti, lo sguardo perso al soffitto. “Uhm… sai che ti dico?”

“Che mi ritroverò con l’ennesimo due di picche?”

“No. Che devo provare questa cosa con la tua segretaria!”

««»»

“Te l’ho detto che è così!”

“No, mi dispiace ma non ci credo.”

“Guarda che sono mesi che ci stiamo sopra, che credi!”

“Credo che avete sbagliato qualcosa, non è possibile che questo sia il risultato.”

“Guarda che ci ho lavorato io stesso, su questi dati!”

“E allora lo hai fatto male! Se mi hai chiamato ci sarà un motivo, no?”

Arthur fissò il Genio del Male con odio, le labbra strette in una linea sottile e gli occhi celesti arrabbiatissimi. Merlin lo fronteggiava senza paura, seduto frontalmente a lui dall’altro lato della scrivania. Tra le mani i risultati delle ricerche effettuate da Arthur e dal suo team nei mesi precedenti sui dati di vendita dell’azienda.

“Mi stai dando dell’idiota?”

“Sì. Ma soprattutto dell’ottuso.” Replicò il Genio a quella provocazione, senza scomporsi. Arthur mandò a quel paese tutti i suoi buoni propositi di conquistarlo e meditò di trovare un modo per saltargli al collo… per strozzarlo.

“Questi dati sono inesatti.” Rincarò la dose il Genio, senza far tremare la voce. A quanto pareva era più coraggioso del previsto. “Sei arrivato a delle conclusioni troppo approssimative, basandoti solo sui tuoi dati di vendita.”

“Guarda che il team che ti ha preceduto, ha già esaminato, anche la concorrenza!” gli fece notare Arthur, incollerito. “Sei tu l’ottuso, che non vuole ammettere. Non sta qui il problema!”

“E invece il problema ci deve essere! Ma tu sei troppo stupido per trovarlo!”

Arthur spalancò la bocca, improvvisamente senza parole. Merlin per un momento tentennò ma poi sostenne lo sguardo stupito del suo capo a cui aveva appena dato dello scemo.

Seguirono alcuni istanti di silenzio, nei quali Arthur ponderò l’idea di strangolarlo sul serio e di far sparire il corpo. Proposito problematico, vista la grandezza di quelle orecchie che avrebbe impedito qualsiasi tipo di occultamento.

“Credo di non aver sentito bene.”

“Non mi rimangerò quello che ho detto.” Asserì il Genio, nonostante lo vide deglutire vistosamente. Arthur aveva anche notato che tanta era stata la foga con cui affermava le sue idee che aveva anche scordato di mantenere le distanze. Poi, dopo quell’offesa, tutte le accortezze erano andate a farsi benedire.

“Sono convinto di quello che dico e se tu non lo accetti, vuol dire che sei uno stupido.”

“E perché mai, se posso sapere?” gli chiese Arthur con un tono di ironia e di nervosismo malcelato.

Il Genio lo guardò con serietà  e ad Arthur venne un brivido nel constatare quanto fascino emanasse da quello sguardo così composto. “Perché io qui sono l’esperto. Se ti sei affidato a me, vuol dire che devi avere fiducia in me.” gli fece notare, addolcendo poi il tono di voce e accennando un sorriso. “E poi fai una faccia così buffa, quando la gente ti lascia senza parole… è troppo divertente.”

Ok, forse un modo per strangolarlo e occultare il cadavere lo avrebbe trovato. Doveva trovarlo. Perché quell’uomo era così impudente con lui? Era il suo capo, per la miseria! Nessuno – Gwaine a parte – osava tanto!

“Fidati di me.” Ripeté il Genio, alzandosi poi in piedi, il sorriso ormai fisso sul suo volto dalla forma…. Ecco sì, un rombo. Ecco cosa sembrava con quegli zigomi maledetti. Un rombo. Il Genio dei rombi. Poteva chiamarlo così?

“Ristudiamo i dati, insieme. Ti dimostrerò che le conclusioni saranno differenti.” Propose infine.

Arthur lo guardò in silenzio per alcuni istanti. Avrebbe potuto licenziarlo e rispedirlo nell’Olimpo dei geni od ovunque i tipi come lui abitassero. Eppure annuì e cacciò un lungo respiro per ordinare le idee.

“Va bene. Ma sappi che se ho ragione io, dovrai scontare una punizione.”

Ovviamente il Genio degli ingenui non capì un’acca dell’allusione che Arthur aveva fatto senza neanche pensarci due volte. Scoppiò a ridere e lasciò che il suo capo si incantasse per un attimo a fissare quelle labbra piene e ondulate. Ovviamente non si accorse di nulla.

“E allora, se ho ragione io, che cosa vinco?”

Me.

Sì, sarebbe stata la risposta perfetta. Ma non avrebbe funzionato con quello. Arthur ingoiò la replica e sbuffò.

“Va’ a casa, Merlin.”

 

Continua….

 

Ehilààà!! A distanza di due settimane, aggiorno col nuovo capitolo. Visto come sono brava? ^__^ stranamente sto riuscendo a mantenere il ritmo… ad ogni modo questa storia mette a dura prova la mia resistenza! XD Arthur spesso si perde in elucubrazioni mentali che poi devo puntualmente censurare! Ed è tutta colpa di Merlin! Hahahaah

Spero che anche questo capitolo, sia all’altezza delle aspettative :D ho visto che i primi due hanno fatto furore, moltissimi l’hanno inserita tra le seguite e le preferite e davvero sono contentissima!

Spero anche che tutte voi che leggere, vogliate lasciarmi un commento! Questa storia è divertente e vorrei tanto potermi divertire anche con voi e conoscere le vostre idee a riguardo =)

Intanto ringrazio in particolare Lunaris, brin leah, misfatto, One Day_Painless e Lucylu! Vi adoro!

Vi saluto e vi rimando al prossimo capitolo! (che spero di poter postare tra due settimane esatte :D) a voi tutti grazie ancora e a prestooooo

   
 
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