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Autore: saitou catcher    12/02/2014    1 recensioni
Enjolras si sta preparando per un importantissimo esame universitario, che si terrà di lì a sette giorni. In questo momento di estremo stress, per il giovane capo degli amici dell'ABC, i momenti di romanticismo tra lui e il suo compagno Javert vengono ridotti al minimo... o almeno così si potrebbe pensare...
Dedicata a Makochan, un piccolo sbrocco sulla Enjavert che spero vi piacerà. Mi raccomando, recensite!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano le otto e mezza di sera, e faceva freddo, per essere una notte di fine giugno. Nel buio della notte, macchiato ad intervalli regolari dalla luce dei lampioni, Enjolras camminava, macinando la strada sotto i suoi piedi a passi furiosi, incurante del vento gelido che gli si insinuava sotto il colletto della giacca.

Camminava, ignaro della città intorno a lui, dei postumi della febbre, ignaro dell'ora e del luogo; camminava, e nella sua mente l'unico pensiero chiaro era quello della sua meta: la casa in cui, fino a un anno prima, aveva vissuto insieme a Combeferre e Courfeyrac, e dove Combeferre e Courfeyrac vivevano ancora.

Il palazzo grigio gli si stagliò davanti quasi all'improvviso. Enjolras premette il citofono con impazienza, e rimase lì, la schiena appoggiata alla parete, stringendosi nella giacca per difendersi dagli spifferi di vento gelido.

Dopo qualche minuto, fu la voce di Courfeyrac a rispondergli:- Chi è?

-Courf, sono io. Fammi entrare.

Passò qualche altro secondo, durante il biondo poté quasi immaginarsi l'espressione stupita dell'altro, poi il silenzio fu rotto dal lieve scatto del portone che si apriva.

Quando, pochi minuti dopo, Courfeyrac aprì la porta, quello che si trovò davanti fu un Enjolras dal viso duro, freddo, gli occhi azzurri diventati di colpo impenetrabili.

-Posso entrare?- chiese senza mezzi termini.

-Cosa... Io... Sì, certo...- rispose Courfeyrac, confuso, facendosi da parte per lasciarlo passare.

Enjolras lo superò a grandi passi e con un gesto brusco appese il giacchetto all'attaccapanni. In quel momento, Combeferre fece il suo ingresso nel salotto, e si fermò di colpo, osservando Enjolras che nel frattempo si era tolto anche il maglioncino.

-Enj, che cosa...?

-Stasera mangio e mi fermo qui- Enjolras pronunciò questa frase come un dato di fatto, gli occhi fissi sui suoi due migliori amici, quasi sfidandoli a contraddirlo.

-La tua stanza è sempre pronta, Enj- ribatté pacatamente Combeferre- Solo che...

-Solo che cosa?- Enjolras si voltò di scatto ad osservarlo, piantandogli in viso i suoi occhi gelidi.

-Niente- fu Courfeyrac a rispondere- Semplicemente, beh, domani c'è il tuo esame, quindi pensavamo che stasera volessi stare con l'Ispettore...

-Non ne voglio parlare- Enjolras lo interruppe con voce secca, dirigendosi a passi svelti verso il divano.

-Enj, è successo qualcosa?- mormorò, preoccupato, Combeferre, scambiando uno sguardo perplesso con Courfeyrac.

-Ho detto che non ne voglio parlare- ripeté Enjolras, lasciandosi sprofondare sul divano.

Combeferre e Courfeyrac si scambiarono un altro sguardo perplesso, quindi il primo scosse la testa e i due si diressero a passo felpato verso la cucina, lanciando un'occhiata preoccupata al loro giovane leader.

Enjolras non li sentì allontanarsi. La sua mente non riusciva a smettere di rianalizzare quello che era successo nemmeno un'ora prima, come nella speranza che, continuando a ripensarci, le cose sarebbero potute cambiare.

Non riusciva a credere a quello che la sua mente gli stava dicendo. Lui e Javert avevano litigato più violentemente di quanto avessero mai fatto dall'inizio della loro relazione. Si erano scambiati parole violente, velenose, pensate apposta per ferire l'altro, e lo strappo che si era creato tra loro era così profondo che Enjolras dubitava che sarebbero mai riusciti a ricucirlo.

Ed era stato per un motivo così stupido.

 

Aveva chiesto a Javert di andare al suo esame.

-Assolutamente no- era stata la risposta categorica dell'Ispettore.

Enjolras lo aveva fissato, stupito.-Perché no?

-Non serve a niente che io sia lì. E in ogni caso, la mia presenza sarebbe imbarazzante.

-Sbaglio, o era solo l'altroieri che mi hai detto che non ti importava quello che la gente poteva pensare?- nella risposta di Enjolras c'era una sottile punta di risentimento.

-Questo non significa che io mi diverta ad essere scambiato per tuo padre, com'è successo l'ultima volta che ti ho accompagnato a scuola. E poi, io a che ti servo? Ci saranno comunque tutti i tuoi amici.

Il viso di Enjolras si era improvvisamente oscurato. -Non sarebbe la stessa cosa se non ci fossi anche tu.

-Strano- nel tono di Javert, adesso, c'era una pesante nota di sarcasmo- Non mi era sembrato che negli ultimi giorni la cosa ti facesse molta differenza.

-E questo cosa vorrebbe dire?

-Lascia perdere. Lo sai benissimo.

-No, aspetta- il tono di Enjolras si fece più cupo, un lampo di rabbia gli attraversò le iridi azzurre- So di non essere stato molto presente in questi giorni, ma questo cosa significa?Perché ti ho ignorato, non vieni al mio esame? Cos'è, un'infantile dimostrazione di vendetta?

-Non sono io quello infantile.

-Spiegami anche questa.

-Senti- sbottò, Javert, la voce fremente per l'impazienza- sei tu quello che sta facendo i capricci come un bambino viziato. Non verrò al tuo esame. Fine della discussione.

Aveva fatto per alzarsi ed andarsene, ma a metà del movimento la voce di Enjolras era esplosa come un uragano, bloccandolo sulla sedia.

-Qual'è il tuo problema?- il giovane biondo si era alzato di scatto, il viso cosparso di chiazze rosse, il viso affannoso, la voce stridula. -Cos'è che ti da tanto fastidio? Il fatto che io stia cercando di costruirmi una mia carriera, una mia strada nella vita? Cosa vorresti, eh? Che io rimanessi a casa, a fare il bravo cagnolino fedele, a farti le feste ogni volta che varchi quella porta? È questo che vorresti, eh, Javert?

Javert aveva assistito a quell'improvvisa esplosione seza minimamente mutare di espressione. Quando rispose, il suo tono era calmo come prima:-Stai dicendo sciocchezze. Calmati.

-No che non mi calmo!- l'urlo di Enjolras fu così violento da fargli quasi esplodere le vene del collo- Devo sapere perché, Javert. Devo capire. Per quale diavolo di motivo ti da' fastidio che io cresca?

Fu in quel momento che, senza volerlo, le sue parole toccarono Javert in un punto così intimo dell'anima che nessun'arma avrebbe mai potuto colpire, e, internamente, Javert sussultò. Enjolras aveva voluto graffiare, e invece aveva lacerato.

Perché, sì, Javert aveva paura che Enjolras crescesse. Una paura fottuta. Più lo vedeva farsi strada nella vita e spalancare le ali, più un'insidioso germe di paura andava piantando i suoi artigli dentro di lui. Perché Enjolras era giovane, aveva tutta la vita davanti a sé, e presto, molto presto, si sarebbe stancato di avere al suo fianco un uomo che aveva il doppio dei suoi anni. Non che ci sarebbe stato da biasimarlo, in fondo: perché sprecare la sua vita al fianco di chi, in confronto a lui, era quasi un vecchio?

Enjolras aveva avuto torto, quando lo aveva accusato di non voler assistere al suo esame per vendetta: la verità era che, assentandosi al suo esame, Javert sperava di rimandare, ancora per un po', quello che secondo lui era ineluttabile.

Ma, quando Enjolras gli gridò contro, non disse nulla di tutto questo. Si limitò a lanciargli uno sguardo gelido, cercando con tutte le sue forze di mantenere un'espressione impassibile.

-Smettila con tutta questa scena. È ridicola e fuori luogo. Stai dicendo cose che nemmeno tu pensi, quindi smettila di fare il ragazzino e cerca di comportarti da persona matura, per una buona volta.

Gli occhi di Enjolras si ridussero a due fessure:- Un ragazzino?Però non sono un ragazzino quando si tratta di portarmi a letto, vero?- aveva sibilato.

La soddisfazione che aveva provato nel vedere Javert sussultare era stata immensa.

L'ho ferito, l'ho toccato, finalmente, aveva pensato.

Gli occhi di Javert ardevano di rabbia.Rabbia vera, questa volta. -Io non sto ai tuoi ordini, razza di bamboccio. Non corro al tuo esame dopo un quasi un mese che mi hai reso la vita impossibile semplicemente perché me l'hai chiesto per ripulirti la coscienza. E non tollero che mi parli in questo modo.

-Se veramente ti ho reso la vita impossibile, posso smettere anche subito.

Enjolras non aveva ancora terminato la frase, che si era alzato e si era diretto a passo svelto verso l'attaccapanni, staccandone con un gesto brusco il giacchetto di pelle.

-Dove vai?

-Fuori di qui- le ultime parole erano state pronunciate in un sibilo. Quindi,prima che l'Ispettore potesse replicare, Enjolras era uscito e si era chiuso con violenza la porta alle spalle.

Quindi, si era allontanato nella fredda aria notturna, cercando di smaltire la rabbia.

E il dolore.

 

-Sì, è qui. No, mi dispiace, ma non credo che voglia parlarvi. Sì. Certo. Naturalmente, se ci dovessero essere dei problemi, chiamerò subito... buonanotte, Ispettore.

Quando sentì Combeferre concludere la chiamata, il cuore di Enjolras parve sprofondare.

Irragionevolmente, aveva sperato che l'Ispettore insistesse per parlare con lui.

Ma era ovvio che non sarebbe successo. Quello che gli aveva detto era stato terribile. Avrebbe voluto tornare dall'Ispettore, gettarsi tra le sue braccia, dimenticare tutte quelle parole velenose a forza di baci. E non perché credesse di essere dalla parte del torto. Sapeva di avere avuto ragione. Voleva l'Ispettore accanto a sé perché la sua assenza creava un vuoto che lui non sapeva come colmare.

Quella sera, non parlò a cena, troncando seccamente qualsiasi tentativo di 'investigazione da parte di Combeferre e Courfeyrac. Finito di mangiare, non rivolse la parola a nessuno dei due: raggiunse la sua stanza e si buttò sul letto. E lì, rimase, raggomitolato su se stesso, quasi a cercare di placare quella sensazione di vuoto che, col passare delle ore, si faceva più grande.

 

Saitou * si nasconde dietro a Catcher* Vi prego, non uccidetemi!

Catcher * scansandosi * Levati immediatamente! Non ho nessuna voglia di beccarmi i pomodori che dovresi beccarti tu! Hai voluto farli litigare, e adesso te la tieni!

Sì, lo so, lo so, questo capitolo finisce di vella, ma, del resto, conoscendo i nostri due piccioncini, non era quantomeno improbabile che trascoressero una settimana del genere senza screzi? Rispondete di sìXD

Comunque, mi dispiace dirlo, ma siamo quasi arrivati alla fine. Nel prossimo capitolo, scopriremo finalmente com'è andato questo benedetto esame.

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

 

  
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