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Autore: Madness in me    12/02/2014    3 recensioni
Tre ragazze un po’ fuori dalla norma, cinque ragazzi più fuori dalla norma di loro.
Un intreccio di momenti di vita quotidiana, vita quotidiana di otto adolescenti alle prese con la vita, con la scuola, alle prese con loro stessi, con la musica, con dei genitori che non capiscono, con coetanei che non li sopportano perché “diversi”.
Una semplice storia di amicizie –e anche altro- nata da una mattinata di pioggia e tanta voglia di scrivere.
Dal primo capitolo: < “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.>
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bloccai il cellulare e me lo infilai in tasca, sorridendo come un ebete.
Jimmy si era addormentato con la faccia sul tavolo, Zacky era impegnato ad amoreggiare a distanza con Lexi, Brian ascoltava la musica incidendo dio solo sa cosa sul banco con un coltellino e Shannon era l’unica veramente interessata alla lezione di letteratura.
Improvvisamente il cellulare vibrò di nuovo, lo tirai fuori di corsa pensando fosse Effie invece sul display lessi “Christ”, aprii il messaggio “Matt, ti prego, vieni in bagno” lasciai il telefono sul banco di corsa e mi alzai attirando l’attenzione della professoressa “posso andare al bagno ? E’ urgente.” Dissi, tutto d’un fiato, attirando l’attenzione di tutti i miei compagni, svegliando anche Jimmy.
La professoressa annuì e in un istante fui fuori dalla classe e corsi verso il bagno, spalancai la porta ed entrai.
“JOHNNY DOVE SEI ?” gridai.
“Ultimo.” Sentii sussurrare dall’ultimo bagno.
Mi fiondai li e spalancai la porta trovando, come mi aspettavo, Johnny rannicchiato a terra vicino al wc.
Entrai nel bagno chiudendo la porta e mi accucciai vicino a lui, notando subito il livido sulla parte destra del suo viso.
Mi misi seduto a terra e trascinai Johnny verso di me, abbracciandolo.
“Spiegami” sussurrai, cercando di mantenere la calma.
“Ero in biblioteca e sono arrivati, erano quattro e mi hanno buttato a terra tutti i libri, poi mi hanno buttato a terra ed hanno iniziato a prendermi a calci.” Disse, tremante.
“Perché ?” chiesi, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Hanno detto che era un messaggio per voi.” Continuò lui.
Stavo per parlare quando sentii la porta principale del bagno spalancarsi.
“Johnathan.” Mi alzai in piedi, stavo per aprire la porta ma quest’ultima si aprì di scatto mostrando la figura di Jimmy in piedi dietro la porta, nero di rabbia.
“Jim, calmati.” Provai a dire, ma Jimmy mi poggiò una mano su una spalla e mi spostò con la forza, entrando nel bagno e fissando Johnny che cercava di coprirsi la faccia in tutti i modi possibili.
“Johnathan.” Ripeté Jimmy, accucciandosi e spostando delicatamente la mano di Johnny, scoprendo l’enorme livido appena sotto l’occhio.
Jimmy si alzò e tirò un pugno alla parete del bagno, facendola tremare ed imprecando.
“Chi cazzo è stato ?” disse poi, girandosi furioso verso di me.
“Non lo so.” Dissi, incrociando le braccia.
“Chiama gli altri. Andiamo a casa mia, immediatamente.” Disse, poi si piegò, prese in braccio Johnny ed uscì dal bagno ringhiando “Vi aspetto in macchina.”
Sospirai ed assestai anche io un fortissimo pugno sulla porta del bagno, raccolsi lo zaino di Johnny e mi fiondai in classe spalancando la porta, ignorando le varie lamentele della professoressa.
Passando tra i banchi vidi Valary ridere sotto i baffi ma la ignorai e raggiunsi Brian e Zacky.
“Andiamo.”
I ragazzi, senza obbiettare, prepararono gli zaini, se li misero in spalla e si alzarono, seguiti da Lexi.
Shannon ci guardò dubbiosa, poi si soffermò sul mio sguardo e capì che non era uno scherzo così si preparò lo zaino di corsa e poi, appena afferrai il mio zaino e il mio cellulare, uscimmo tutti e cinque dalla stanza senza dare spiegazioni e fregandocene delle minacce vane della professoressa.
Attraversammo tutto il corridoio in silenzio e raggiungemmo il parcheggio dove trovammo Jimmy sul sedile del passeggero con Johnny rannicchiato in braccio.
Brian, Zacky, Lexi e Shannon salirono nei sedili posteriori ed io mi misi alla guida e partii sgommando.
Tutto il tragitto fino a casa di Jimmy fu in un silenzio terribile.
Arrivati a casa di Jimmy parcheggiai e scendemmo tutti, Jimmy mi diede le chiavi ed io aprii la porta, poi lo vidi sparire sulle scale con Johnny in braccio.
Eravamo abituati a situazioni simili così ci accomodammo tutti nel salotto di casa di Jimmy senza dire una parola.
Dopo vari minuti Zacky parlò “Chi è stato ?” chiese.
“Non lo so, non me lo ha detto.” Risposi, prendendo posto sul divano anche io.
“Io penso di saperlo.” Disse Shannon.
Tutti la guardammo, interrogativi.
“Valary rideva fin troppo, quando sei uscito. Scommetto che c’entrano lei e il suo ragazzo.” Concluse.
Rimanemmo tutti in silenzio finché non sentimmo dei passi scendere le scale.
Jimmy, nero dalla rabbia, scendeva le scale mano nella mano con Johnny a testa bassa.
Johnny si mise seduto tra le ragazze e Jimmy si fiondò in cucina e si mise a preparare il caffè.
“Chi è stato, Johnny ?” chiese Brian, inespressivo.
“Ed, Phil, Chris e Andy.” Sussurrò, rimase qualche istante in silenzio mentre Jimmy gli porgeva la tazzina di caffè e faceva spostare Shannon per sedersi di fianco a lui, bevve un sorso di caffè poi continuò “Hanno detto che era un messaggio per voi, che dovete “insegnare l’educazione alla ragazzina nuova” e che se non lo farete la prossima a prendercele sarà lei.” Concluse il discorso tirando su con il naso ed appoggiandosi a Jimmy che lo abbracciò.
Lexi imprecò, Shannon rimase a fissare un punto indefinito del pavimento, Zacky rise amaramente e Brian si accese una sigaretta poi parlò “Quella vipera di Valary deve aver chiamato i rinforzi quando ha visto che non riusciva a tenere testa ad Effie.”
Mi alzai in piedi e fissai tutti i presenti “Vado a prendere Effie.” Annunciai, dirigendomi verso la porta con le chiavi della macchina di Jimmy in mano.
“ASPETTA!” gridò Shannon, correndomi dietro ed io mi bloccai e mi girai a guardarla.
“Quando sei sotto casa, mandale un messaggio. Se i suoi sono in casa non può uscire.” Disse.
Annuii e poi mi fiondai in macchina, partii e in pochi minuti fui sotto la villetta che sapevo essere casa di Effie, cercai il numero in rubrica, lo selezionai ed aspettai.
“Pronto ?” rispose.
“Effie ?” dissi io.
Sì ? Matt ?”
“Sì sono io, disturbo ?”
“No ma, non dovresti essere a scuola ?”
“Storia lunga. I tuoi sono in casa ?”
“No, perché ?”
“Puoi uscire ?”
“Sì credo di sì, ehi Matt che succede ? Mi stai spaventando.”
La vidi affacciarsi alla finestra e la salutai con la mano.
“Sali”
Detto questo attaccò, spensi la macchina, scesi e percorsi in fretta il vialetto fino ad arrivare alla porta che si aprì subito, Effie si fece da parte ed entrai.
Aveva addosso una lunghissima maglietta, a maniche lunghe, che le arrivava fino alle ginocchia, era vecchia e rovinata, tutta nera e pensai fosse qualcosa usato come pigiama.
“Vieni, saliamo su. Qui.. non possiamo stare.” Tagliò corto.
Si incamminò verso le scale ed io la seguii fino alla sua camera, fu più forte di me studiare tutti i lineamenti del suo corpo, la schiena, le piccole spalle e le gambe dannatamente perfette e bianchissime.
Tutta la casa era ben arredata, una casa che sembrava quasi il castello di una qualche famiglia nobile ma la camera di Effie era diversa, era tutta scura, cupa, piena di poster di band varie e con milioni di scritte sulle pareti, alcune più lavorate, alcune buttate lì, sembravano scritte con rabbia.
Un enorme letto ad una piazza e mezzo con delle coperte rosse scure affianco alla finestra su cui Effie si mise seduta, dopo aver chiuso la porta.
Io rimasi in piedi davanti alla porta.
Raccontai tutta la storia ad Effie che si portò una mano davanti alla bocca.
“Tranquilla, non ti toccheranno.” Aggiunsi poi, per rassicurarla.
“Oh, no no” fece lei “Non è per me, so difendermi. E’ per Johnny. Quei maledetti figli di puttana, come si sono permessi ?”
Non riuscii a trattenere un sorriso.
“Volevo sapere se potevi uscire ora, so che è molto diverso uscire ora piuttosto che stasera ma-“ Effie mi interruppe alzando una mano come a chiedere silenzio.
“Dammi il tempo di cambiarmi e arrivo.” Si stava dirigendo verso l’armadio ma si fermò e tornò a guardarmi “Lo so che potresti pensare male, ma devo chiederti di non uscire dalla stanza, girati solo di spalle.” Dubbioso annuii e mi girai verso la porta, sentendo Effie muoversi frettolosamente.
“Come mai non posso uscire ?”
Sospirò.
“Mi trovo costretta a spiegartelo.. I miei genitori sono dei.. come dire, ricconi. Vogliono che io diventi come loro, che partecipi alle grandi feste con persone ricche e famose, che sia elegante e merdate varie ma a me non frega un cazzo di tutta la loro merda da nobili. A loro non importa nulla da me, gli servo solo perché possono sventolarmi come un trofeo a tutte le loro festicciole private. Quando ho iniziato a ribellarmi, all’età di 15 anni, truccandomi pesante e smettendo di comportarmi come la principessa Sissi, hanno iniziato a chiudermi in camera, farmi uscire solo per la scuola ma io me ne frego. Il mio unico problema è mio padre che è un uomo ben piazzato e ogni volta che disobbedisco mi riempie di botte, ma se loro non sono in casa io posso tranquillamente entrare e riuscire quando voglio, solo che quando non ci sono loro qui ci sono i due maggiordomi che sono costretti a dire ai miei genitori di tutti i miei spostamenti e se mio padre sapesse di un ragazzone tutto tatuato che stava qui mentre lui non c’era, darebbe di matto. ..In realtà darebbe di matto anche se tu entrassi in casa con lui presente, ma ok.” Poi mi toccò una spalla e io mi girai di scatto, “Sono pronta” aggiunse, sorridendo.
Aveva addosso un enorme felpa rossa scura, degli shorts con delle calze nere sotto e gli stessi stivaletti di quella mattina, si girò ed afferrò uno zainetto nero in cui buttò portafoglio, cellulare, sigarette e accendino poi disse “Possiamo andare”, le sorrisi e la seguii silenziosamente per tutte le scale fino all’uscita, salii in macchina, aspettai che anche lei salisse e chiudesse lo sportello poi partii.
Dopo qualche minuto eravamo davanti casa di Jimmy ed io stavo suonando il campanello.
“Ci sono i genitori di Jim ?” chiese Effie.
“Nah, partono sempre, stanno via per mesi. Stiamo quasi sempre qui, noi.” Aggiunsi, poi la porta si aprì ed io entrai seguito da Effie e ritrovammo tutti in salotto come li avevo lasciati.
Effie scattò verso Johnny e gli si accucciò davanti, toccandogli una guancia.
“Mi dispiace..” sussurrò.
“D-di cosa ?” chiese, confuso, Johnny.
“Se fossi stata zitta non ti avrebbero toccato.” Continuò la più piccola.
“Ma per favore!” gridò Johnny “Sono la preda preferita di quei quattro dementi, loro odiano me, i ragazzi e Shan e Lexi ma degli altri hanno paura. Se la prendono con me perché sono il più piccolo, fisicamente parlando e dato che le ragazze sono, appunto ragazze, non le toccano.” Concluse.
Effie si girò verso di me.
“Quindi, spiegatemi meglio la situazione.” Chiese, mettendosi poi seduta sulle gambe di Lexi “Posso fumare ?” domandò, rivolta a Jim.
“Certo.” Rispose lui.
Effie si accese una sigaretta poi rimase in attesa.
“Ti spiego io.” Disse Brian, sistemandosi meglio sulla poltrona “In pratica, come sai, Valary ha una cotta per Matt e Michelle ha una cotta per me, quelle due sono fidanzate con i due bulletti della scuola, Edward Stevens e Phillip Harper, questi due –ovviamente insieme a Valary e Michelle- odiano tutti noi perché siamo gli unici in tutto l’istituto che non si fanno mettere i piedi i testa da loro. Solo che se la prendono con Johnny perché è quello più indifeso, dato che ogni volta noi li roviniamo, nel vero senso della parola. Quindi, sicuramente, Valary si sarà ingelosita vedendoti vicina al suo amato e oltretutto sarà andata su tutte le furie quando ha visto che non poteva calpestarti ed avrà chiesto ai suoi cagnolini di mordere per lei. Tutto chiaro ?”
“Chiarissimo” disse Effie “In poche parole devo spaccare la faccia a Valary.”
“Esatto e magari finire a letto con Matt, la distruggeresti.” Disse Zacky.
“CHE CAZZO DICI” gridai io.
Effie arrossì poi tutto scoppiammo a ridere.
“Ehi, sei arrossita! Cosa ci nascondi ?” disse Jimmy, ammiccando ad Effie.
“No cos- Niente, ma che vuole dire!” comincio a farfugliare lei, scatenando altre risate.
“Allora, cosa facciamo oggi ?” disse Shannon, quando tutti smisero di ridere.

 

 

 





















Shannon mi salvò la vita cambiando discorso.
Era strano eppure mi sentivo già a casa, con tutti loro.
Stavo bene e mi divertivo, nonostante li conoscessi da neanche un giorno.
Mi trattavano già come fossi parte integrante del gruppo.
“Io direi di passare il pomeriggio in casa Sullivan e poi andare lo stesso alla festa di stasera.” Disse Brian, distraendomi dai miei pensieri.
“Ma ci saranno le Di Benedetto e i loro cani da guardia.” Aggiunse Johnny.
“Tanto meglio, avrò la mia opportunità di spaccare la faccia a quella nasona.” Dissi io.
“Wowowowo, calma i tuoi bollenti spiriti, Rocky!” disse Matt, tornando dalla cucina con delle birre che distribuì a tutti “Noi non alzeremo un dito contro nessuno, finché non saranno loro i primi a muovere un passo.” Concluse.
Io e Brian, quasi in sincrono, sbuffammo per poi guardarci e scoppiare a ridere.
“Mi sa che io e questa nanetta andremo molto d’accordo!” disse lui ricevendo un mio sorriso in risposta.
“Sì, finirete in mezzo a tutte le risse possibile.” Aggiunse poi Shannon.
“Dunque, fate come foste a casa vostra, come al solito.” Disse Jimmy, accendendo poi la TV.
Lexi mi fece alzare e si allontanò poi dal salotto con Zacky, Shannon si mise in braccio a Brian e prese a coccolarlo e Matt si sistemò vicino a Jimmy iniziando poi a guardare la TV.
“Ti faccio fare il giro turistico di casa Sullivan.” Annunciò Johnny, rivolto verso di me, alzandosi dal divano ed io annuii e lo seguii.
Mi fece vedere la cucina e poi mi portò al piano di sopra.
“Qui a sinistra c’è il bagno, avanti sempre sulla sinistra ci sono due stanze, le camere degli ospiti e quella in fondo al corridoio è camera di Jim, quella sulla destra invece è la camera dei genitori ed è off-limits, più tardi se scendiamo a suonare ti mostreremo il garage, intanto vieni a scoprire la camera delle meraviglie.” Disse, aprendo la porta infondo, quella della camera di Jimmy.
Entrai e fui sorpresa dalla strana somiglianza con la mia camera.
La stanza era buia, il letto a una piazza e mezzo era attacco alla finestra e i muri erano tappezzati da poster di band varie, molte delle quali le ascoltavo anche io.
Mi persi a guardare i vari libri e CD buttati alla rinfusa sulla scrivania mentre Johnny si sdraiava sul letto.
Ero seduta sulla sedia della scrivania impegnata a sfogliare degli appunti di Jim su un quaderno quando una piccola “J” con un cuoricino vicino disegnata a fondo pagina mi portò, istintivamente, a pensare a Johnny.
“Johnny, posso chiederti un paio di cose ?” dissi, girandomi verso di lui e vedendolo fare leva sui gomiti per guardarmi.
“Certo!” disse.
“Innanzitutto, oggi ho sentito che più volte ti chiamavano JC, J sta per Johnny e la C per cosa sta ?” domandai.
Johnny ridacchiò.
“Sta per Christ. E’ una storia lunga, Christ è il mio soprannome. I ragazzi mi chiamano Johnny Christ e per abbreviarlo mi chiamano JC.” Disse, sorridendo.
“Oh, capisco, anche gli altri hanno dei soprannomi ?” domandai senza pensare.
“Oh sì, Shadows, che sarebbe Matt e venne fuori dopo una serata di bevute, quando Zacky se ne uscì dicendo ‘Matt si muove silenziosamente come un ombra, ma dato che è grosso si muove come tante ombre.’, Zacky è soprannominato ‘Vee’ che è l’abbreviazione un po’ contorta della parola ‘Vengeance’ che è la parola preferita di Zacky, lui dice sempre che un giorno avrà la sua vendetta su tutti quelli che lo prendono in giro e lo tormentano; Jimmy è soprannominato The Rev. In realtà il soprannome completo sarebbe The Reverend Tholomew Plague, Jim studiava in una scuola cattolica da cui è stato espulso e un giorno se ne uscì parlando con noi e dicendo “Me ne frego della loro scuola, io sono un Reverendo. The Reverend Tholomew Plague.” Così, a caso e da allora tutti lo chiamano Rev o The Rev perché, ovviamente, chiamarlo The Reverend Tholomew Plague sarebbe troppo lungo.” Prese un profondo respiro, sorrise e poi continuò “Brian invece è soprannominato Synyster Gates perché un giorno era in macchina ubriaco con Jim e si schiantò contro un cancello, uscì dalla macchina gridando “QUESTO CANCELLO E’ COSì SINISTRO. CI SONO ENTRATO DENTRO. ORA E’ PARTE DI ME. QUINDI DA OGGI IN POI SONO SYNYSTER GATES.” Poi chiamò Matt al cellulare gridando “I’M SYNYSTER FUCKING GATES AND I AM FUCKIN’ COOL!” e da lì, per molti è Synyster Gates, o anche Gates. Noi non lo chiamiamo quasi mai con il suo soprannome. “ concluse.
Sorrisi.
“Wow, che figata!” dissi, ridendo.
“Vuoi chiedermi altro ?” mi chiese Johnny, sedendosi sul bordo del letto.
“Mh, si, una cosa c’è.” Sussurrai “Ho notato come guardi Jim..”
Lo vidi irrigidirsi e notai le sue guance diventare lentamente rosse.
“Ti va di parlarne ?” conclusi.
“No.. sì.. in realtà non c’è molto di cui parlare.” Disse lui.
Sospirò poi si girò a spalancare la finestra e si accese una sigaretta, seguii il suo esempio e presi posto vicino a lui sul letto, dato che aveva messo vicino a se il posacenere.
“Sai.. noi siamo tutti come fratelli, ci conosciamo da una vita e .. se lui non ricambiasse ? Se lui non ricambiasse succederebbe che, sicuramente, la nostra amicizia ne uscirebbe rovinata e io non voglio.”
Gli sorrisi.
“Ma tu non hai la certezza che lui non ricambi, giusto ?” domandai.
“No, non ne ho la certezza..” sbuffò fuori un po’ di fumo “ma poco ci manca.” Si passò una mano in faccia.
Gli poggiai una mano in testa accarezzandolo.
Qualcuno bussò alla porta, Johnny si strusciò una mano sugli occhi e disse “E’ aperto!”
La porta si aprì e sulla soglia comparve Matt.
“Disturbo ?” disse, facendo un passo avanti.
“Assolutamente no comunque stavo scendendo che devo passare a casa a cambiarmi.” Disse Johnny, alzandosi e salutandomi con la mano per poi sparire fuori dalla stanza.
Spensi la sigaretta nel posacenere e lo riposi sul mobiletto dove stava prima.
“Successo qualcosa ?” mi domandò Matt, appoggiato allo stipite della porta.
“Nah..” sussurrai.
“So riconoscere una bugia quando ne sento una.” Mi disse.
Mi girai a guardarlo, sorridendo.
“Ho chiesto a Johnny se provava qualcosa per Jim.” Annunciai.
Matt sorrise, scuotendo la testa.
“Sai.. abbiamo provato tante volte a farli parlare. Ma sono due testoni. Si amano in silenzio da, praticamente, quando si sono conosciuti ma nessuno dei due ha il coraggio di dichiararsi per paura di incrinare e rovinare la loro amicizia.” Disse.
Improvvisamente, esplosi in un enorme sorriso “HO UN’IDEA!” dissi, facendo sobbalzare Matt che prese a guardarmi interessato.
“Se io cercassi di fare qualche impiccio alla ‘Cupido’, stasera, saresti disposto ad appoggiarmi ?” chiesi, facendo un passo verso di lui.
“Oh, Effie, credimi, sarebbe inutile.” Cominciò lui.
“Oooooh, ti prego ti prego ti preeeeeeeeego Matt!” dissi, saltellando sul posto.
Matt scoppiò a ridere poi disse “Va bene, ma non rimanerci troppo delusa se non succede nulla!”
“AAAAAAAAH, GRANDE! VEDRAI CHE TI RICREDERAI!” dissi, sorridendo.
Jimmy ci chiamò dal piano di sotto così scendemmo e tornammo in cucina.
“Lexi, Zacky, Shannon e Brian sono andati via, dato che erano invitati a pranzo da Brian ma se ne erano dimenticati, quindi staranno li fino a stasera, JC invece è andato a casa a cambiarsi ed ha detto che tornerà per le sei, voi che fate ?” ci chiese Jimmy.
“Oh, io penso che passerò a casa a cambiarmi e dato che sicuro litigherò con i miei per il casino successo oggi a letteratura, credo resterò a dormire qui, va bene ?” disse Matt.
“Oh, nessun problema fratello.” Disse Jimmy, mentre raccoglieva le birre da terra “Tu invece che farai ?” mi chiese poi.
“Oh.. io.. avrei un problema.. non penso di poter tornare a casa altrimenti stasera non posso uscire.. è un problema se resto qui ?” domandai, titubante.
“Nessun problema, mi casa es su casa!” disse, raggiante, Jimmy sparendo poi in cucina.
“Ehi, allora io vado, a più tardi Rev!” disse Matt, poi mi guardò e sorrise “A più tardi.” Gli sorrisi a mia volta e poi aspettai che uscisse da casa per raggiungere Jimmy in cucina impegnato a lavare la macchinetta del caffè.
Mi misi seduta a tavola e lo guardai.
“Allora, come ti sembriamo ?” mi chiese Jimmy, senza voltarsi.
“Oh.. beh.. Siete strani, ma simpatici. E mi trovo bene, per ora, con voi. Il che è particolarmente strano dato che io sono famosa per essere un asociale che non si trova mai bene con nessuno.” Risposi.
Era.. strano, parlare con Jimmy.
Mi sentivo tranquilla, come se lo conoscessi da sempre e non da mezza giornata, mi veniva spontaneo parlare con lui e anche sorridergli.
“Fantastico.” Sussurrò lui, girandosi e sorridendomi.
“E a te, come sembro io ?” chiesi, sorridendo.
“Allora, mi sembri molto simpatica, forse un po’ troppo impulsiva. Sembri sincera eppure c’è qualcosa che ti blocca, te lo leggo negli occhi, sei troppo titubante e di solito le persone come te arrivano da un passato non proprio roseo e spero davvero di riuscire a stringere una bella amicizia con te.” Concluse, prendendo posto vicino a me.
Sentii le mie guance scaldarsi e sorrisi, timidamente.
“Lo spero anche io.” Conclusi.
“Stamattina a mensa ho notato che di sei particolarmente innervosita quando Brian ti ha chiesto di mostrarci gli altri tatuaggi e ho notato anche con quanta fretta e premura Shan abbia cambiato discorso, posso chiederti perché ?” mi domandò, improvvisamente.
Sospirai ed iniziai a riflettere.
Non mi era mai successo di parlare con qualcuno di quel problema, non lo facevo mai, semplicemente mi nascondevo, solo Shan e Lex lo sapevano eppure quel gigante mi sembrava diverso da tutti quelli con cui avevo parlato fino ad allora.
Potrebbe valerne la pena, lui potrebbe non prenderti in giro, rischia. Cos’hai da perdere ? domandai a me stessa e lo feci.
Tirai su la manica sinistra della felpa mostrando così la scritta “ENOUGH” tatuata sul mio polso, sfregiata da vari tagli, alcuni fresi e alcuni già cicatrizzati.
Non incrociai lo sguardo di Jimmy e continuai a fissare il tatuaggio, pentendomi sempre di più ad ogni secondo di silenzio.
Improvvisamente, le dita lunghe e secche di Jimmy sfiorarono il mio polso, facendomi rabbrividire.
“Mi piace, lo stile di questo tatuaggio.” Disse.
Lo guardai, confusa e presa alla sprovvista.
Mi sarei aspettata milioni di domande e invece Jimmy era li, che sorrideva, quasi comprensivo.
Sorrisi debolmente.
“Ne hai altri ?” mi chiese “Di tatuaggi.” Specificò, quasi subito.
Annuii.
Mi sfilai la felpa e rimasi con la maglia di una delle mie band preferite e mostrai a Jimmy il braccio destro, poco sotto la spalla avevo tatuato un microfono intorno al quale crescevano rovi e sotto al quale c’era una fiamma.
Per la prima volta ero davanti a qualcuno con le braccia scoperte e non mi preoccupavo affatto di tutti i tagli che ricoprivano la mia pelle.
“Ma che figata!” gridò lui “Ha un significato ?”
“Oh sì” dissi, abbassando lo sguardo e sorridendo “Il microfono sta, ovviamente, per il canto. Sai, io amo alla follia cantare ed è l’unica vera fonte di sfogo che ho, i rovi invece rappresentano tutte le mie paure ed anche tutti quelli che mi mettono i bastoni tra le ruote, tenendomi incastrata ed impedendomi di cantare.” Sospirai “le fiamme invece sono i miei genitori, che non fanno altro che provare a bruciarmi, ad incenerirmi ed impedirmi di vivere.” Detto ciò mi infilai di nuovo la felpa.
“Sai cosa non hai notato ?” mi chiese Jim.
Lo guardai interrogativa.
“Cosa ?” domandai.
“Non hai notato che il microfono non viene scalfito. I rovi non lo graffiano e le fiamme non lo bruciano. Dovresti imparare, da quel microfono.” Poi mi sorrise, lasciandomi a bocca aperta.
“Giusta osservazione.” Conclusi, sorridendo.
Jimmy si alzò e mi poggiò una mano sulla testa poi si incamminò verso il salotto ed io gli andai dietro.
“E tu ? Non mi mostri i tuoi tatuaggi ?” domandai, mentre prendevo posto vicino al gigante sul divano.
“Oh, non finiremmo più!” disse lui “Ma ti mostro il mio preferito.” Detto ciò si sfilò la maglietta e si girò di schiena mostrandomi un’enorme scritta “SULLIVAN” con un gigantesco 0 dietro, mi piaceva da impazzire com’era fatto e come si stampava alla perfezione sulla schiena del corvino.
Si infilò di nuovo la maglietta e mi sorrise.
“Wow, è davvero bello!” aggiunsi.
“Lo hanno anche Brian e Zacky, solo che Brian ha solo il suo cognome, Haner, e Zacky ha il numero 7 che è il numero che, diciamo, rappresenta la nostra band.” Mi disse poi.
Stavamo guardando la TV quando io decisi di mettere in atto il mio piano.
“Jim..” sussurrai, attendendo che il corvino si voltasse verso di me “Posso farti una domanda ?”
Jimmy annuì, serio.
“Sei innamorato di qualcuno ?”
Mi aspettai di vederlo scoppiare a ridere o che iniziasse a negare ma non fece nessuna delle due cose, anzi, abbassò lo sguardo e –con mio enorme stupore- arrossì.
“S-sì.” Sussurrò.
Stavo per parlare ma lui mi interruppe.
“Ma non pensi sia un po’ presto per parlare d’amore ?”
Lo guardai, interrogativa.
“Come, scusa ?” feci io.
“Intendo.. capisco di poterti interessare, e mi spiace per il mio rifiuto, ma parlare d’amore non è esagerato ?”
Ci misi qualche istante a realizzare poi scoppiai a ridere.
“NO NO! JIM, HAI FRAINTESO!” presi fiato, mi calmai e ricominciai a parlare “Hai frainteso alla grande! Io al momento non sono interessata a nessuno, volevo solo sapere di te perché sai.. ho notato delle piccole cose..” lasciai a metà la frase.
“Ops! Scusa! Ho peccato di presunzione.” Disse lui, ridacchiando “Comunque, cosa hai notato ?”
“I tuoi sguardi.” Dissi.
A quel punto Jim tornò serio e mi fissò dritto negli occhi “Che sguardi ?” chiese, con un pizzico di ansia nella voce.
“Quelli che lanci a Johnny.” Conclusi.
Jimmy si passò una mano in faccia, sbuffando poi riprese a guardarmi.
Ogni sguardo era come una doccia gelata, stare davanti a quegli occhi color del cielo era come essere nudi mentre ci si fa un bagno nell’acqua gelida del Polo Nord.
“Sei appena arrivata, non lo sai come funziona qui. Siamo tutti come fra-“ lo interruppi.
“Sì, siete tutti come fratelli e provarci con lui significherebbe che se non ricambiasse la vostra amicizia andrebbe in pezzi, lo so, lo so. Ma ora ascoltami, Jimmy. Sei davvero così cieco ? Seriamente ?” dissi, mettendomi seduta dritta sul divano e vedendo l’espressione di Jimmy tramutarsi da triste a confusa, così continuai “Non lo vedi come ti guarda ? Non ti accorgi delle attenzioni che ti da ? Me ne sono accorta io, che sono con voi da neanche un giorno, come puoi non accorgertene tu ? Dio, Jim, se ci fosse qualcuno che mi guarda nello stesso modo in cui JC guarda te, io non ci penserei due volte a buttarmi a capofitto rischiando tutto.” Conclusi, sospirando.
“Q-quindi tu dici.. che dovrei rischiare ?” mi chiese.
“Sì.” Annunciai, senza pensarci.
Jimmy stava per ribattere ma il campanello della porta suonò, facendoci sobbalzare.
Dopo qualche istante passato a fissarmi Jim si diresse verso la porta.
“Wo, sono già le sei ?” lo sentii dire.
“Yup.” Rispose quello che riconobbi come Johnny.
I due tornarono in salotto e JC prese posto vicino a me sul divano, sorridendomi.
Jim andò in cucina dicendo di aver sete e subito JC si girò verso di me.
“Effie, aiuto. Dopo aver parlato con te non ho fatto altro che pensare a lui e.. ho deciso.. che voglio provarci.” Mi sussurrò, agitatissimo, Johnny.
Esplosi in un enorme sorriso.
“Mi aiuterai ?” aggiunse poi, stringendomi una mano.
Annuii e lui mi abbracciò.
“EFFIE!” sentii gridare dalla cucina “Hai lasciato di qua il cellulare!” sciolsi l’abbraccio con JC e raggiunsi Jim nell’altra stanza e presi il telefono sul tavolo ringraziandolo, stavo per uscire dalla stanza ma Jim mi trattenne per un braccio.
“Senti.. se io.. se io volessi provare a buttarmi.. mi aiuteresti ?” mi sussurrò Jim.
Mi veniva da ridere ma mi trattenni ed annuii.
Io e Jimmy tornammo in salotto, loro stavano sul divano e si guardavano arrossendo mentre io stavo li seduta sulla poltrona e continuavo a sentirmi di troppo.
Dovevo allontanarmi ma non sapevo come, con quale scusa.
Sapevo bene che se fossero rimasti per un po’ da soli non avrebbero potuto far altro che parlarsi.
E tutto poi sarebbe venuto automatico.
Ero impegnata a riflettere quando il campanello di casa suonò di nuovo, in una frazione di secondi mi alzai e mi lanciai verso la porta urlando “VADO IO!” e lasciando i due leggermente confusi.
Spalancai la porta e mi ritrovai davanti Matt sorridente.
Matt cercò di parlare ma io lo afferrai per un polso e, chiudendo la porta, mi diressi verso il piano di sopra parlando ad alta voce e facendo in modo che i due in salotto mi sentissero “OH, CERTO, MATT. ANDIAMO DI SOPRA E CHIAMIAMO LE RAGAZZE, CHIEDEREMO A LORO.”
Matt, confuso, si lasciò trascinare e quando fummo entrambi nella camera di Jimmy incrociò le braccia poggiandosi al muro e mi disse “Spiegami.”
Scoppiai a ridere e, sedendomi a terra, spiegai del mio piano a Matt.
“Non ci riuscirai. Non ci credo che sia così semplice, è una vita che ci proviamo noi.” Mi disse quando finii di spiegargli tutto.
Gli porsi la mano e lo fissai dritto negli occhi “Se ho ragione, mi offri una birra.” Dissi.
Matt mi guardò poi strinse la mia mano “Se invece ho ragione io, Sabato sera esci con me.”
Scoppiai a ridere poi, senza dire niente, sgattaiolai in silenzio fuori dalla stanza fino alle scale, seguita da Matt.
Rimanemmo in piedi dietro al muro, al piano di sopra, attenti a non farci né vedere né sentire dai due in salotto.
“Io.. io.. Jimmy, davvero ?” sentimmo dire da Johnny.
“Davvero. Sì, JC, lo so, perdonami. Io non avrei dovuto innamorarmi di te, lo so che mi vedi solo come un fratello e mi dispiace.. ma sai.. al cuore non si comanda.” Disse Jimmy.
“Jimmy.” Chiamò Johnny poi ci fu un istante di silenzio “Anche io ti amo, dal primo giorno che ti ho visto.” Mi girai verso Matt e mi accorsi che aveva la bocca spalancata dallo stupore, lo guardai e scoppiai a ridere.
“COME HAI FATTO ?” mi sussurrò, sconcertato.
“eheh, poteri magici, caro.” Sussurrai io.
“E’ ASSURDO, SEI UNA STREGA ?” gridò, subito dopo si portò una mano sulla bocca.
Sentimmo dei passi dirigersi verso le scale e cominciammo a correre verso camera di Jim, arrivati sulla soia della stanza io inciampai finendo per terra e Matt mi cadde sopra, dato che non mi vide perché era impegnato a tirarsi dietro la porta.
Ero sdraiata a faccia in giù sul pavimento con Matt sdraiato sulla schiena.
“AAAAAAAAH, MATT TOGLITI MI SCHIACCI!” gridai.
Matt rotolò di lato e mi tirò su di sé.
Ora lui era sdraiato con la schiena sul pavimento e con me sulla pancia.
Lo guardavo dritto negli occhi e lui guardava me, sorridendo.
“POTEVI UCCIDERMI!” gridai, ridendo.
“EHI! SEI STATA TU A CADERE COME UNA PERA COTTA.” Gridò lui.
Improvvisamente sentimmo un urlo, mi girai e Jimmy era sulla porta che ci fissava.
“VOI DUE, ANDIAMO, VI CONOSCETE DA NEANCHE UN GIORNO!” balzai in piedi e Matt si mise seduto subito.
“NON E’ COME SEMBRA.” Gridammo, in sincrono.
Improvvisamente mi accorsi che Jimmy teneva per mano Johnny che si affacciava da dietro lo stipite della porta.
“AH!” gridai, indicando i due.
Matt si tirò su e sussurrò “Jim.. ?”
Jimmy entrò nella stanza tenendo per mano Johnny, i due ci guardarono e in una frazione di secondo io e Matt ci lanciammo contro Jimmy e Johnny e ci stringemmo tutti in un gigantesco abbraccio.
Tra una risata e l’altra si fecero le sette e io salii in macchina nei posti dietro insieme a JC mentre Matt si mise alla guida con Jim al posto del passeggero e partimmo verso la spiaggia dove ci aspettavano Shannon, Lexi, Brian e Zacky.
Arrivati in spiaggia passammo venti minuti a festeggiare il fidanzamento di Johnny e Jimmy poi ci buttammo in mezzo alla mischia.
La spiaggia era piena di gente, c’erano vari falò e dei piccoli chioschi allestiti apposta per l’occasione.
In pochi istanti Jimmy e Johnny si allontanarono dalla folla e cercarono un posto appartato, Lexi e Zacky andarono a ballare insieme alla folla di ragazzi intorno ad uno stereo e Brian e Shannon si misero a bere birra e chiacchierare con degli amici di Brian.
Io rimasi seduta in riva al mare, lontana dalla folla.
Le feste piene di gente non erano proprio il mio luogo ideale.
Ero tutta sola a fumare in un angolino buio della spiaggia quando qualcuno mi fece penzolare davanti agli occhi una bottiglia di birra.
Alzai la testa e in piedi davanti a me con un enorme sorriso stampato in faccia trovai Matt.
“Hai vinto la scommessa, ergo ti devo una birra. Sono uno di parola io.” Disse.
Sorrisi e presi la birra.
“Posso farti compagnia ?” mi chiese.
“Volentieri” risposi.
Matt si mise seduto vicino a me iniziando a sorseggiare la sua birra.
“Come mai sei qui tutta sola ?” mi chiese.
“Sai.. non sono proprio la tipa che si butta volentieri in mezzo alla mischia.” Sussurrai, bevendo un sorso della mia birra.
“Tanto meglio, almeno ho qualcuno con cui stare.” Rispose, alzando la bottiglia verso di me “Brindiamo a noi lupi solitari!” disse, sorridendo.
Feci toccare il collo della mia bottiglia con quello della sua, sorridendo ed imitando l’ululato di un lupo, rubandogli un meraviglioso sorriso.
Solo in quel momento mi fermai per la prima volta ad osservare seriamente il suo viso.
Il suo sorriso era dannatamente bello, i denti drittissimi e così bianchi che quasi brillavano, quelle dolci fossette a completare il tutto come fosse un’opera d’arte disegnata da chissà quale pittore e poi quegli occhi, quelle grande biglie verdi che mi infondevano un calore disumano.
Mi stupii dei miei stessi pensieri.
Io, Elizabeth White, la fredda Effie, quella definita da tutti come “la donna dal cuore di ghiaccio”, famosa per non provare quasi mai emozioni che mi fermavo a fare certi pensieri su un tipo qualunque ?
Ma chi volevo prendere in giro, qualcosa dentro di me continuava a gridarmi che Matt non era un tipo qualunque.
Sorrisi a Matt e ripresi a bere la mia birra.
Staremo a vedere, dissi a me stessa, non ho più nulla da perdere, ho già perso tutto, posso anche permettermi il lusso di rischiare.
























Già, già, già.
Sono di nuovo qui.
Avevo l'ispirazione e come ho imparato a mie spese è sempre meglio cogliere l'ispirazione finché c'è dato che non si sa mai quando potrebbe arrivare il periodo di "buio".
Detto ciò, ci tengo a specificare che tutte le storie sui soprannomi sono tratte dalla mia immaginazione.
Non ho nessuna fonte certa e non ho la più pallida idea se sia veramente così o no.
Detto ciò,
Diggio spero tu sia soddisfatta, mi ci sono impegnata aw
Somuchlove,
Sah. 

  
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