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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    16/06/2008    3 recensioni
“Bill, mi senti?! Tutto a posto laggiù?”. Una voce di ragazzo tentava disperatamente di sovrastare il fragore del vento gelido della tempesta, scrutando febbrilmente nella voragine sotto di lui; una voce, seppur fievole, al confronto col vento, giunse alle sue orecchie: “Sono qui, non preoccuparti, sto abbastanza bene… Ma sento le gambe intorpidite.”, “Ok, ricevuto! Cerchiamo di uscire fuori da questo pasticcio!”." BUONASERA! Seconda storia della sezione Cantanti, questa volta tutta nuova! Vi presento la prima storia dove i protagonisti saranno solo i frontman dei due gruppi rivelazione dell’anno: I 30STM e i TH, nel dettaglio JARED LETO e BILL KAULITZ! Volevo dedicarla a due persone in particolare. Alla mia amica Ally, Ikki-sama, che mi ha fatto da consulente, e a kaulitz92 (spero di averlo scritto esatto), per avermi regalato emozioni con le sue fic!! Scusa, non ci conosciamo, ma volevo ringraziarti come si deve! ALLA PROSSIMA E SPERO DI NON AVER FATTO CASINO!! SHUN
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 30 Seconds to Mars, Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prove

FREUNDSCHAFT

CAPITOLO 4

ADDIO… O FORSE NO!

La squadra di terra esaminava attentamente ogni anfratto, calandosi in tutti i crepacci con corde e picchetti, imbragati.

Sopra di loro, l’elicottero esaminava i punti più impervi e difficili.

All’improvviso, uno dei cani della squadra di terra cominciò ad abbaiare forsennatamente e a correre verso nord.

I soccorritori lo seguirono di corsa, inoltrandosi tra i pini e la neve: “Karl, cosa c’è da questa parte?” chiese il capo squadra, rivolgendosi al ragazzo biondo al suo fianco, “Da questa parte c’è solo un vecchio villaggio, ci andavo da bambino.” spiegò lui, seguendo il cane attraverso la boscaglia.

“Squadra di Terra a Black Hawk, abbiamo trovato una traccia. Seguiteci!”.

L’elicottero invertì la marcia e seguì la squadra dall’alto.

All’orizzonte, già si profilava il villaggio.

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Intanto, Bill e Jay erano seduti nel salottino di Andrea, sporchi di terra, ma con le facce, per la prima volta dopo tanti giorni, consapevoli di quello che stava succedendo attorno a loro.

La donna poggiò sul basso tavolino la tazza di tè che stava sorseggiando, e li guardò benevola: “Alla fine ce l’avete fatta a ritrovare la vostra memoria. Ora cosa farete?” chiese, guardandoli alternativamente, prima Jay poi Bill, “Dobbiamo tornare. Sicuramente ci staranno cercando, e sicuramente i nostri amici saranno follemente preoccupati per noi. Ma soprattutto…” e qui il viso di Jared si fece triste, guardando quello di Bill, a testa bassa, coperto dalla frangetta, “I nostri fratelli… Sono almeno due settimane che siamo qui, sicuramente ci staranno cercando…” completò il moro, sempre a capo chino, giocando con le ciocche che gli ricadevano sul viso, “Bill ha ragione, Shan e Tom saranno preoccupatissimi, dobbiamo tornare!” esclamò in risposta Jared, ancora leggermente frastornato per gli ultimi avvenimenti.

Andrea fece per dire qualcosa, ma improvvisamente, trafelato, entrò Matt, uno dei suoi nipoti: “Zia! C’è una pattuglia del soccorso alpino, con un elicottero. Sono appena arrivati in paese, e chiedono di te.” spiegò il ragazzino, trafelato, “Penso che stiano cercando i nostri ospiti, adesso c’è Marc con loro, ma chiedono di te.”.

Andrea s’alzò, e così Jay e Bill, che subito, per il dolore alla caviglia, quasi si accasciò a terra, preso al volo da Jared: “Ti aiuto io… Non è il caso di sforzarla.” gli disse, aiutandolo ad alzarsi, e dirigendosi verso la porta, “Scusami, sono stato un cretino a cadere dalla scala…” affermò a capo chino il più giovane.

Il gruppetto uscì fuori di casa, dirigendosi verso il centro del paese, dove già si era radunata una nutrita folla, soprattutto bambini che giocavano allegri attorno all’elicottero, arrampicandosi sulla coda, infilandosi nell’abitacolo, sotto lo sguardo benevolo dei soccorritori.

Il caposquadra si fece innanzi, teneva un foglio tra le mani, mentre Andrea gli andava incontro: “Buongiorno, scusi il disturbo. Stiamo cercando due ragazzi, sono spariti da due settimane, li ha per caso visti?” fece lui molto educatamente, mostrandole alcune foto.

Due ragazzi, mori, ammiccavano dalle fotografie.

Non c’era alcun dubbio.

Andrea alzò il capo, e annuì: “Si, sono qui.” disse solo, facendo cenno ai due cantanti di farsi innanzi, il più giovane sorretto dal più grande, “Siete voi Bill Kaulitz e Jared Leto?” chiese ai due ragazzi.

Jay guardò il compagno, poi entrambi annuirono.

Il caposquadra sorrise.

“Finalmente vi abbiamo trovato. Venite con noi, sono due settimane che vi stavamo cercando.” affermò lui, facendo cenno al resto della squadra di raggiungerli e organizzare il rientro: “Possiamo salutare tutti?” chiese timidamente il 18enne, sempre reggendosi all’amico, “Certo, ma sbrigatevi. Dobbiamo rientrare prima che faccia buio, e la strada per il ritorno è lunga.” rispose lui accondiscente, voltandosi verso i suoi sottoposti, “Comunicate la nostra posizione al comando.” ordinò, prima di dirigersi verso il velivolo.

Era finita.

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I due ragazzi girarono per alcuni minuti per il paese, salutando con calore, e un po’ di tristezza le persone che per lunghi giorni li avevano accuditi e gli avevano voluto bene.

Che li avevano accolti.

Tutti i bambini, tristi e malinconici, li attorniarono, facendo a gara per abbracciarli e salutarli, le bambine donarono loro mazzolini di fiori, i bambini si facevano promettere di ritornare presto, chi donava piccoli pezzetti di legno intagliato, chi semplici fili d’erba, ci fu anche un bambino, che aveva appena perso un dentino, che lo donò ai due ragazzi, che lo accettarono commossi.

Era tristemente giunto il momento di lasciare il paese.

Dopo un ultimo e straziante abbraccio ad Andrea, Bill e Jay, con le lacrime agli occhi, si diressero verso l’elicottero.

“Aspettate.”.

Improvvisamente, la voce di Andrea li fermò, e i due si voltarono.

Anche la donna piangeva.

“Mi mancherete ragazzi, è stato bello questo tempo con voi… Mi dispiace che ve ne dobbiate andare, ma sappiate che qui sarete sempre i benvenuti. Grazie di tutto.” E la donna li abbracciò forte forte, stringendoli a sé.

Per Jay fu come tornare bambino tra le braccia della madre, e così per Bill.

Era davvero il momento dei saluti.

Tra le lacrime, si salutarono definitivamente, e poco dopo l’elicottero decollò.

L’ultima cosa che i due ragazzi videro fu il viso sorridente e solcato di lacrime di Andrea.

“Black Hawk a base. Li abbiamo trovati. Stiamo rientrando.”.

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“TOM!!!!!!! TOM!!!!! LI HANNO TROVATI!!!”.

Shannon entrò a razzo nella stanza del 18enne, che trovò sdraiato sul letto, raggomitolato come un gatto, “Tom, alzati!!! Li hanno trovati!!!! Stanno bene!!! Stanno ritornando qui con l’elicottero del Soccorso Alpino!!! Svegliati pigro di un tedesco!!!” rise, le lacrime che ancora scorrevano.

Tom, a quelle parole, s’alzò di soprassalto, guardandosi attorno con aria sperduta: “Cos’hai detto?” chiese, con voce roca, “Hanno ritrovato Bill e Jay, stanno bene, stanno ritornando. Saranno qui tra poche ore!” esclamò nuovamente, la gioia era innumerabile, le lacrime non accennavano a smettere.

Ma poi…

Perché farle smettere?

Jared era vivo, e stava bene, e così Bill.

Era più che giusto essere felici.

“Georg e Gustav.. Dove sono ..?” chiese a fatica, emozionato per la notizia, le lacrime che a loro volta minacciavano di straripare copiose, “Di sotto, con Tim e Tomo. Ci stanno aspettando!! Sbrigati, avanti!!” incalzò Shan, lanciandogli una maglietta pulita.

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Intanto, sull’elicottero, una donna stava fasciando la caviglia a Bill: “Ecco, ora non dovrebbe farti più male, è una brutta distorsione ma dovresti guarire in poco tempo.” affermò lei, dopo aver chiuso la fasciatura ben stretta, “Grazie, ghh…” mugolò lui, cercando di muoverla, “Non sforzarla troppo, per ora non la ho steccata, ma se la si sforza, potresti anche doverla steccare.” replicò lei, mettendo via la cassetta del prono soccorso, “Riposatevi, tra un oretta, se tutto va bene, dovremmo essere a destinazione” affermò lei, guardando fuori dal finestrino.

La notte stava calando rapidamente, il sole era già quasi del tutto tramontato.

“D’accordo… Cosa è successo in queste settimane?” si decise finalmente a chiedere Jay, rannicchiandosi sul sedile, scambiandosi un’occhiata con l’amico a fianco; “Vi abbiamo cercato a lungo, c’era un gruppo di ragazzi che erano molto preoccupati per voi, due in particolare” spiegò brevemente lei.

A quelle parole, Bill si rannicchiò maggiormente sul sedile, chiudendo lentamente gli occhi, mentre una lacrimuccia dispettosa scivolò via, andando a morire tra le sue labbra serrate, “Tomi..” sussurrò, prima di cadere tra le maglie del sonno.

Fu svegliato da una voce gentile che lo chiamava: “Bill, siamo quasi arrivati, svegliati..”, era Jay.

Con uno sbadiglio, Bill aprì i profondi occhi nocciola, cercando di alzarsi, ma un lancinante dolore al piede lo costrinse seduto, “Sta buono, siamo ancora in volo, guarda fuori, dovresti vedere le luci del paese” rispose tranquillo l’americano.

Effettivamente, in lontananza, tra l’oscurità calante, si vedevano le luci.

Presto avrebbe potuto riabbracciare il fratello.

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Un forte vento annunciò l’arrivo del velivolo.

Tom, Shan e le rispettive band erano in attesa già da alcune ore sulla neve, seduti sui muretti che delimitavano il campo scelto come pista d’atterraggio, a pochi metri dall’albergo.

Finalmente, il velivolo cominciò ad atterrare, fino a fermarsi del tutto.

S’aprì il portellone posteriore.

Ne scesero due guide alpine, con le divise catarifrangenti, una lanterna ciascuno, e poi due figure barcollanti.

Una più piccola, che camminava storto, a balzelloni, sorretta da una più grande, che faticava non poco a reggerla.

Le luci delle lanterne ne illuminarono le sagome, si distinsero due chiome folte e scure come la notte.

Non c’erano dubbi.

Erano loro.

Camminando e barcollando, fecero pochi passi, prima che due voci rompessero il silenzio placido della notte: “BILL!!!” “JAY!!”, e due figure scattassero in avanti, separando i due ragazzi, e gettandoli nella neve, per poi abbracciarli forte.

Non c’era bisogno di parole.

Shannon e Tom si erano riappropriati di ciò che era loro.

E nessuno glielo avrebbe mai tolto.

I gemelli erano quasi distesi nella neve, ancora stretti in un abbraccio soffocante, ma voluto, desiderato per tanti giorni lunghi e tristi, soprattutto per il più grande, che ora non voleva staccarsi dal fratellino.

Piangeva perfino.

Quelle due lunghe settimane erano state tremende per lui.

“Tomi, ma piangi?” sussurrò piano il più piccolo, accorgendosi con sorpresa dei singhiozzi soffocati del gemello, “Non dire nulla, per favore… Non dire nulla, non parlare, ok?” replicò singhiozzando il rasta, nascondendo il viso tra la spalla e il collo del fratello, “ti prego, non dire nulla..” sussurrò, stringendolo ancora di più, “Ok…” rispose Bill, abbracciandolo a sua volta, “Ho avuto molta paura.. Eravate spariti, non vi si trovava… Ho temuto di averti perso per sempre, fratellino… Come avrei fatto?” parlò dopo qualche minuto Tom, ancora scosso dai singhiozzi, “Scusami… Mi dispiace di tutto…” replicò Bill a testa bassa, “non importa, stupidotto… L’importante è che tu sia vivo e che stia bene… Bentornato fratellino…” affermò l’altro, cercando di sciogliere l’abbraccio, ma le sue braccia sembravano non volersi staccare da quel corpo da cui erano state a lungo lontane, non lo voleva lasciare ancora solo, quella storia lo aveva reso più fragile di quanto non fosse. Così, si staccò leggermente, cercando di alzarsi: “Forza, andiamo, ci stanno aspettando..” gli mormorò a un orecchio, cercando di tirarlo su, “Ok, ghh…” mugolò il ragazzo, la gamba gli faceva molto male, “Ti aiuto io, passa il braccio dietro il mio collo ti porto dentro.”.

Il cantante era commosso da come si comportava con lui il fratello, doveva essersi spaventato parecchio per farlo comportare così.

I due, seguirono Shan e Jay dentro, dove trovarono i loro compagni, che li abbracciarono: Georg e Gustav saltellarono attorno a Bill felici, mentre Tomo e Tim facevano lo stesso con Jared, facendoli sedere sulle poltrone e coprendoli con le coperte.

Intanto, Shan e Tom parlavano con i soccorritori.

Poi, i due gruppi si salutarono, dirigendosi alle rispettive camere.

Una volta dentro, Georg e Gustav uscirono dopo pochi minuti, alludendo a un fantomatico “appuntamento con Tomo e Tim per festeggiare” spiegò frettolosamente Georg, tirandosi dietro il compagno.

i due gemelli rimasero soli in camera.

Dopo qualche minuto, Bill si sedette sul letto, e iniziò a sbadigliare, stanco, sdraiandosi.

Crollò addormentato dopo pochi minuti.

Quelle settimane erano state faticose anche per lui, e solo in quel momento ne sentiva tutta la stanchezza addosso.

Con un sorrisino, Tom lo prese in braccio e lo mise sotto le coperte, coprendolo fino al mento.

Poi lo abbracciò ancora una volta e gli diede un leggero bacio sulla guancia: “Grazie di essere tornato, fratellino, mi sei mancato..”.

Poi s’alzò e uscì, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

Decisamente c’era qualcosa da festeggiare.

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Quando il mattino dopo Bill si svegliò, si trovò davanti due facce che lo fissavano sorridendo furbescamente.

“Tom!! Andreas!!! È questo il modo di svegliare una persona?” esclamò, rizzandosi a sedere, “Buongiorno dormiglione!! È questa l’ora di alzarsi??” affermò il nuovo arrivato, levandogli le coperte e facendolo ruzzolare giù dal letto, “Ahia!! Non sei divertente!!” rise il più piccolo, beccandosi un cuscino in piena faccia, lanciatogli dal fratello, “Grr!!! Tomi, ora assaggerai la mia ira!!!” strillò Bill in pigiama, scagliandosi sul fratello come una belva, e ruzzolando sul tappeto, rotolandosi giocosamente per terra.

Dopo poco, anche il loro amico li raggiunse, ingaggiando una lotta all’ultimo sangue coi cuscini, “Attenti, gemelli!! Sto arrivando!!!” esclamò, tirando cuscinate a destra e a manca, “Ma quando sei arrivato??” chiese Bill, tra un colpo e l’altro, “Stanotte, Tom mi ha chiamato e mi ha detto di raggiungervi qui! Perché, non sei contento di vedermi?” chiese con aria falsamente offesa, “Non fare quella faccia, non ci casco!! Certo che sono contento di vederti!!!” esclamò in risposta.

UN ANNO DOPO

Quel Natale, casa Kaulitz risuonava di risate e grida allegre.

Dall’America erano arrivati i fratelli Leto e le rispettive band per festeggiare il Natale coi gemelli e i loro amici, tra cui l’onnipresente Andreas.

L’intero gruppo, comandato dai gemelli, gironzolava per casa, decorandola e portando ogni sorta di cibarie nella sala da pranzo, sfornate dalla madre dei ragazzi, Simone.

Improvvisamente, suonò il campanello.

I gemelli si fermarono.

“Chi mai può essere?” si chiesero, guardandosi in viso.

Simone uscì dalla cucina, pulendosi le mani sul grembiule, “Ah, ho dimenticato di dirvi che stasera c’è anche mia sorella, non la conoscete ragazzi… Sono anni che non ci vediamo, e mi sembrava una buona idea.” affermò tranquillamente la donna, aprendo la porta: “Ciao Andrea!! Che bello rivederti!” esclamò lei, abbracciandola, “Ciao Simone, sorellina!! Da quanto tempo!” rispose lei, entrando.

Tra lo stupore di Jay e Bill, dal cono d’ombra del pianerottolo sbucò la figura della donna.

Sembravano passati anni.

Ma i ricordi erano indelebili.

Per un attimo, quando i loro sguardi s’incrociarono, ci fu silenzio, un silenzio stupito, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, sotto gli occhi straniti dei presenti.

Ma non avevano nulla da spiegare.

Solo una salda e bella amicizia che era nata in una circostanza non proprio felice, ma che era diventata un legame così forte da attraversare il tempo.

Solo una grande e bella amicizia.

CI SONO RIUSCITA!!!!

FINALMENTE, ECCO A VOI L’EPILOGO DI “FREUNDSCHAFT”!

È stata una storia particolare, la mia prima storia sui TH, e ne vado fiera!

Per questo, devo solo ringraziare la mitica KAULITZ92, con cui ho fatto amicizia, e la grande ArY_EnGeL!

GRAZIE!

SPERO DI POTERNE SCRIVERE UN'ALTRA!!

CIAO CIAO

SHUN

   
 
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