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Autore: xnothingbutclaire    12/02/2014    3 recensioni
Esiste, in una piccola città francese, una giovane donna di nome Clara, con tanti sogni e passioni. E' tranquilla e riflessiva, ma anche molto insicura e piena di dubbi e complessità.
Riuscirà mai qualcuno ad innamorarsi di lei? A comprenderla pienamente?
Esiste, nella stessa città, un giovane uomo di nome Harry, con un sogno da realizzare. E' dolce e simpatico, ma anche fragile e con dei problemi alle spalle da cui è fuggito.
Riuscirà mai qualcuno ad innamorarsi di lui? A comprenderlo pienamente?
E se vi dicessi di... Sì?
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“Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.”
-Giacomo Leopardi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'est la vie.


La mia normale vita da studentessa universitaria e commessa in un negozio di fiori continua senza particolari novità.
La mia solita routine di questi giorni prevede quattro stadi, escludendo i pasti – che a volte nemmeno faccio – e i giorni feriali: lavoro – università – studio – dormita.
Lo studio si sta facendo man mano più duro e pesante.
Non che non sia capace a studiare, soltanto che avrei seriamente bisogno di un po’ di svago.
Non chiedo molto, eppure sembra davvero difficile.
Questa mattina, come tutte le altre, devo andare all’Università.
Stanotte non ho dormito molto bene, perchè il mio caro gattino ha pensato bene di divertirsi, facendomi svegliare con un terribile rumore di oggetti rotti.
Fortunatamente era solo un bicchiere, ma è riuscito comunque a farmi passare una notte insonne.
Mi sono già preparata tempo fa, così mi siedo sul letto e ripasso un po’.
Apro il libro di 500 e più pagine che ieri sera ho studiato fino a poterlo ripetere perfettamente persino nel sonno, ma lo richiudo subito.
Non ce la faccio più a rileggere nemmeno una parola.
Allora, prendo la mia amata borsa, assicurandomi di averci messo tutti i libri necessari, la mia giacca e il mio cellulare, e lascio casa mia.
Arrivo a quel grande e vasto edificio che identifico come Università, e entro dentro sorridendo lievemente.
Come se stessi pensando “questo sì che il posto per me”.
Sistemo la borsa sulle spalle e mi incammino, salutando tutti gli studenti che fin ora ho conosciuto.
Certo, non sono proprio tantissimi, ma mi accontento.
Meglio pochi ma buoni, giusto?
Mi fermo in un angolo e faccio mente locale.
Prima lezione del giorno: sociologia. Ce la posso fare.
Mi metto a cercare l’aula di sociologia come se fossi appena arrivata e, beh, non posso biasimare gli altri studenti che mi guardano come se fossi un alieno.
Non ho molto senso dell’orientamento, e a quanto pare nemmeno una buona memoria.
Possibile sia andata così tante volte in quella dannatissima aula e adesso non mi ricordo nemmeno dove si trova?!
Con la poca lucidità che mi ritrovo dopo tre orette scarse di sonno, mi ricordo della piccola mappa di questo edificio che ci hanno dato all’inizio del primo anno e che tengo sempre nella borsa.
Ringrazio il cielo di non aver perso anche quella.
Mentre cerco di decifrare cosa ci sia scritto sulla cartina dell’Università, sbatto contro una ragazza.
O meglio, una ragazza sbatte contro di me.
La spinta mi fa quasi cadere per terra, ma fortunatamente riesco a ritrovare l’equilibrio e ad evitare un'altra figuraccia.
Una parte di me è alquanto infastidita.
Ero concentrata e stavo quasi per trovare una soluzione al mio problema!
Un’altra parte, però, riesce a calmarmi.
Sarà stato un incidente, oppure potrebbe essere nuova e si è persa.
E’ una cosa assolutamente normale perdersi i primi mesi che sei in questa Università. Io lo faccio ancora adesso che è passato un anno!
Mi volto verso la persona che mi ha urtato e non faccio in tempo a prendere un respiro che comincia a parlare.
E’ una ragazza abbastanza bassina, almeno per me, ma con un corpo snello e minuto e degli occhi davvero belli. Blu, come l'oceano.
I capelli, lunghi e biondi, le ricadono sulle spalle in piccoli boccoli.
La prima cosa che noto è uno strano tatuaggio sul dorso della mano, un pettirosso, penso.
“Oh mio Dio, scusami tanto! Sono davvero sbadata, mi dispiace un sacco di esserti andata in contro! E’ che sono appena arrivata e mi sono ritrovata una scuola gigantesca!”
“Ehy, calma, non è successo niente! – la rassicuro, sorridendo – Ti posso assicurare che anch’io l’ho fatto, parecchie volte! E, a dirti la verità, lo faccio ancora!” continuo, ridacchiando leggermente.
“Comunque, io sono Clara e frequento il secondo anno della facoltà di Psicologia.” Mi presento, raggiante.
Sento che potrei consolidare una bella amicizia con questa ragazza.
Mi sembra semplice e molto gentile, non sgarbata come Rosette.
Lei sembra simpatica, e sicuramente di buona compagnia.
“Ehm, piacere, io mi chiamo Sarah e… Wow! Frequento anch’io questa facoltà!” dice a sua volta, con molto più entusiasmo.
“Sei del primo anno?” le chiedo.
“Io? No, no, sono del secondo, come te!” mi sorprendo leggermente a scoprire che è del secondo anno. Non si direbbe.
In realtà, da quel viso non si direbbe nemmeno che fosse una studentessa universitaria, ma mi astengo dal fare commenti.
“Sai per caso che lezione abbiamo?”
“Sociologia, esattamente tra… – guardo il mio cellulare – cinque minuti. Sbrighiamoci o altrimenti perdere i posti migliori! Ah, a proposito… Non mi ricordo dove sia l’aula di sociologia.” Dico imbarazzata fino al midollo.
Di norma mi sarei aspettata una risata in faccia, invece non succede.
“Non ti preoccupare, me l’ha spiegato quel ragazzo lì – bisbiglia, indicando timidamente un ragazzo a pochi metri da noi – è davvero carino.” Continua sognante.
Scoppiamo a ridere e ci dirigiamo verso la fatidica aula.
Riusciamo a prendere i posti migliori, ovvero quelli davanti, e aspettiamo che arrivi il professor Millet.
Durante l’attesa, chiacchieriamo un po’ e riesco a togliermi molti dubbi sulla sua presenza. Non l’avevo mai vista prima!
Mi spiega che è arrivata da pochissimi giorni dall’Inghilterra e si è iscritta a questa Università continuando il corso di studi che faceva nel suo paese.
Al sentire della parola “Inghilterra” sgrano gli occhi involontariamente.
Dopo qualche altra battutina, Monsieur Millet fa la sua entrata nell’aula e in un momento tutte le risate e le chiacchiere lasciano spazio a un silenzio di tomba.
Diciamo che il professore di sociologia non dà tanto l’aria di esserlo.
Non capisco proprio cosa l’abbia spinto a scegliere un mestiere dove si sta a stretto contatto con altre persone, quando sono proprio queste a dargli fastidio.
E’ un uomo insopportabile, ma è il mio professore e, in quanto tale, potrebbe farmela pagare agli esami orali, come e quando vuole.
Cerco di tenermelo buono, anche se a volte è davvero impossibile.
Detesto le persone come lui, sempre in guerra col mondo. E' irritante il fatto che anche se una persona cerca di essere gentile, loro ti trattano sempre e comunque male.
Ho avuto la sfortuna di incontrare molte persone così.
Faccio segno a Sarah di stare attenta nelle sue lezioni, perché anche solo uno sguardo altrove o un leggero chiacchiericcio può farlo imbestialire.
Inizia la sua solita paranoia sull’argomento su cui ci siamo soffermati da una settimana circa: sociologia della religione.
Mi piace molto sociologia, soprattutto perchè è basata soprattutto sulle idee delle persone e, di solito, durante la lezione si può anche esprimere il nostro parere.
Essendo una ragazza molto idealista, mi diverto a formulare pensieri.
Infatti, sono quasi sempre io ad alzare la mano per esprimere cioò che penso. Io, e un ragazzo, penso si chiami Zayn.
E' il ragazzo che stamattina ha dato informazioni a Sarah sull'aula di sociologia. Solo adesso mi rendo conto che era lui.
Lo vedo parecchie volte per la scuola, una volta ci ho anche parlato, ma sembra molto chiuso, sfuggente. Eppure, le sue riflessioni sono molto belle.
La voce del professore che continua a parlare mi risveglia dai miei pensieri.
“Come abbiamo visto negli scorsi giorni, nella Seconda Rivoluzione Industriale, si sviluppano diversi pensieri sulla religione. Marx, Durkheim e Weber sono i filosofici occidentali che più si interessano a questa e ai suoi effetti sulla società.
Dato che nei giorni scorsi abbiamo approfondito Durkheim e Weber, stavolta sarà il turno di Marx.” Lo dice quasi come se si stesse trattando di bambini che devono fare a turni per andare su uno scivolo.
Parla per tutta l’ora senza interruzioni, e l’unica cosa che posso fare è prendere appunti.
A volte, con la coda dell’occhio, sorrido a Sarah e prendo qualche secondo di pausa, prima di ritornare subito faccia a faccia col mio quaderno.
La campana suona la fine della lezione, e gli studenti si preparano per uscire fuori dall’aula. Anche noi ci alziamo e ci incamminiamo verso la prossima aula.


“E anche l’ultima ora è andata” sospiro, mentre mi siedo sulla panchina del parco dell’Università.
“Fortunatamente.” Aggiunge lei, sedendosi vicino a me.
“Come ti è sembrato?” le chiedo, riferendomi alle lezioni svolte oggi.
“Interessante, bello – risponde sincera – amo questo genere di argomenti quindi per me è tutto fantastico.” Annuisco, pensando le stesse cose.
“Senti, ti va di fermarti a mangiare qualcosa insieme?” propongo, sentendo lo stomaco brontolare.
“Uhm, ci sto! Dove andiamo?”
“C’è una trattoria che conosco, molto buona. Non è proprio vicinissima, ma in dieci minuti siamo là. Ti va?”
“Certo!”
Prendiamo la mia auto e ci dirigiamo verso la trattoria, la stessa dove sono andata con Harry e Rosette.
Non so, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente.
Ho voglia di rivedere il cameriere, Louis, sempre che non sia stato licenziato.
E’ un ragazzo simpatico e quell’unica volta in cui ci siamo visti mi è sembrato alla mano, persino quando ho urtato contro di lui e gli ho fatto cadere tutti i piatti.
E, in un certo senso, ho anche voglia di ritornare nel posto dove ho incontrato Harry.
Come se stessi sperando di rincontrarlo di nuovo, anche se sarà poco probabile.
Appena arriviamo davanti all’entrata, Sarah sembra riconoscere il ristorante.
“Ehy, ma io conosco questo ristorante! Ci lavora un mio amico!” dice, entusiasta.
“Louis?” domando, ma mi fa cenno di “no” con la testa.
“L’ho sentito dal mio amico Niall, deve essere un suo collega – risponde – perché? Tu conosci Louis?” mi chiede, incuriosita.
“Ehm, sì, in un certo senso. Cioè, una volta sono andata a mangiare qui con due amici e gli ho fatto cadere tutti i piatti per terra… Beh, penso che si ricorderà di me.” Scherzo, per smorzare l’imbarazzo che provo nel ricordare quel momento.
Sarah ride, divertita “Ma lo sai che a me è successa la stessa cosa? Sempre qui, ero col mio migliore amico e ho sbattuto contro una pila di bicchieri. E’ stato esilarante!” spiega, ridendo.
Non posso fare a meno di ridere insieme a lei mentre ci avviciniamo all’entrata.
Il ristorante è molto bello, come sempre, e mi scappa un sorriso mentre cammino.
Il cameriere che accompagna ai tavoli è sempre Louis, fortunatamente, e colgo l’occasione per salutarlo.
“Ciao ragazze, in cosa posso aiutarvi?” ci domanda gentilmente.
“Non essere timida” mi dice il mio subconscio. Ha ragione, devo fare il primo passo.
“Ciao Louis, non so se ti ricordi di me, sono quella ragazza che è venuta qualche settimana fa con due amici, e che ti è andata a sbattere addosso facendoti cadere tutti i piatti!” dico tutto quello che mi passa per la mente in un piccolissimo arco di tempo.
Mi maledico mentalmente per la figura fatta anche questa volta. Non sono mai stata un asso nelle presentazioni.
Spero davvero abbia capito chi sono, sarebbe troppo imbarazzante dover ripetere tutto!
“Ah, sì, mi ricordo di te! Infatti il tuo viso mi ricordava qualcosa! E tu invece… Sei l’amica di Niall, vero?” Sarah annuisce, sorridendo.
Louis ci accompagna a un tavolo per due, stavolta più agli angoli della sala, e ci dà i menù.
“Che bello andare in un posto tutto made in Italy.” Sorrido all’affermazione di Sarah.
“Voi inglesi siete davvero tutti così, amate l’Italia e il suo cibo, eppure, guardate un po’, vi trasferite in Francia!” scherzo, facendo sorridere anche lei.
La mia situazione è abbastanza anormale. Ho conosciuto, in un piccolo arco di tempo, due inglesi doc che amano l’Italia e il cibo italiano e hanno amici che lavorano in una trattoria italiana.
“La mia non è una vera e propria scelta… Io sarei rimasta volentieri in Inghilterra!” afferma sinceramente – E’ che il mio migliore amico mi ha pregato in tutte le lingue del mondo di venire con lui ed io, dopo un anno, ho deciso di trasferirmi. Non per sempre, però, giusto per un anno o poco più.” Mi spiega.
“Il tuo migliore amico è Niall?” le chiedo, abbastanza curiosa.
 “Oh, no, no. Il mio migliore amico si chiama Harry, Niall l’ho conosciuto perché era un suo amico! Adesso però mangiamo, che sono arrivati i piatti!” cambia subito discorso appena vede arrivare i piatti fumanti di pasta.
Io, invece, mi sto ancora soffermando sulle sue parole.
Harry, inglese, trasferito… Ma no, non può essere.
Mica c’è solamente lui in tutta la Francia! Sarà sicuramente un altro Harry.
O almeno, spero. Sarebbe davvero un trauma, altrimenti.
Questi miei pensieri volano via velocemente, quando Sarah mi picchietta il braccio.
“Che c’è?” le domando. Lei non dice niente, ride soltanto.
Non capisco, cosa diavolo ha da ridere?
Alzo un sopracciglio e il mio fastidio cresce sempre di più, man mano che provo a chiederle il perché.
Ho sempre detestato queste situazioni, mi capitavano spesso al liceo.
Probabilmente, se fossi stata un’altra persona l’avrei presa meglio, ma sono me stessa e se c’è una caratteristica che mi contraddistingue è la mia pesantezza.
Ad un certo punto, mi giro per prendere il cellulare dalla borsa e noto uno spostamento d’aria notevole alla mia destra.
Mi giro impercettibilmente e noto un Louis accovacciato a terra che mi saluta.
Non posso fare a meno di sorridere.
“E così… E’ per lui che ridevi?” chiedo a Sarah mentre Louis si alza.
“Scusa, è che non sono riuscita a trattenermi!” spiega, mentre annuisco.
“Signore – annuncia Louis, una volta alzatosi – volete un dessert? Oggi la casa ne ha fatto uno alle mele, è fantastico.” Sorride smagliante.
“Uhm, per me noi va benissimo. No?” Risponde Sarah anche per me. Le annuisco, per confermare.
“Allora torno subito, a presto!” dice Louis, sgattaiolando in cucina.
Sarah mi guarda con uno strano sorrisetto sul viso.
“Clara, non ti trattenere, puoi tranquillamente dirmi che sei attratta dal bel cameriere, eh.” Sbarro gli occhi, sorpresa. Magari mi piacesse il cameriere.
“Ma chi, a me? Louis? Andiamo, Sarah, ho altro a cui pensare!” rispondo con tono divertito e ancora sorpreso per la sua affermazione.
Cioè, sì, mi sta molto simpatico Louis, ma non pensavo di sembrare così interessata.
Interessata, per cosa, alla fine? Louis potrebbe essere un amico, un grande amico, per me, ma niente di più.
Meglio lasciare perdere la persona che considero più di un amico. Harry…
Ah, è inutile che ci penso.
Non si è fatto più vivo, a parte quando viene a prendere Rosette al negozio, sulla sua moto fiammante nera ed io li guardo malinconicamente allontanarsi da me.
Sono rinomata per essere sempre la sorellastra della principessa, quella che guarda la sua sorellina prendersi il meglio, mentre lei se ne sta a guardare e a rodersi il fegato.
Certo, la sorellastra fa sempre la parte della cattiva, ed io non mi sento come la cattiva della situazione, anzi, ma volevo soltanto rendere l’idea.
“Ti capita spesso?” la voce squillante di Sarah mi risveglia dai miei ragionamenti.
“Cosa?” chiedo, confusa.
“Di guardare nel vuoto.”
“Solo quando mi metto a pensare.”
“Allora sei una che pensa tanto.” Deduce, sorridendo. Non è una presa in giro, è soltanto una… Costatazione. Vera, tra l’altro.
“Beh, sì, me lo dicono spesso.” Sorride di rimando e si mette ad armeggiare col cellulare. Mi dice che deve fare una chiamata urgente, e mi spiega che si è ricordata adesso che deve chiamare il suo migliore amico.
Annuisco, così lei si porta il telefono all’orecchio e comincia a parlare.
Riesco a sentire soltanto metà della conversazione, ma, sperando di non farle sospettare niente, elaboro ciò che dice, cercando di capire di cosa parlano.
E’ sempre stato divertente per me “intercettare” le conversazioni.
Non lo facevo perché fossi pettegola, lo facevo perché ero curiosa.
“No, non posso venire. – probabilmente lui le sta chiedendo di uscire – sì, lo so che ci eravamo messi d’accordo, ma mi sono scordata – o meglio, lei gli sta chiedendo di disdire – possibile Harry che tu debba per forza vedermi adesso?!”sbotta ad un certo punto, e tutti i presenti si girano.
Anch’io sgrano gli occhi un po’ più del dovuto sentendo quel nome.
“Aspetta, che? Senti, sono fuori, è impossibile.” sbuffa sonoramente, e posso tranquillamente sentire la voce maschile dall’altro capo del telefono. E’ una voce familiare, troppo.
Ad un certo punto, mi chiede come si chiama il ristorante per non so quale motivo e glielo dico, un po’ nervosa. Perché adesso le serve il nome del ristorante?
Un sacco di dubbi mi assalgono.
“Okay, ciao, ti voglio bene, ciao.” finalmente chiude la telefonata e appoggia il cellulare sul tavolo. Fa un sospiro di sollievo.
Incrocio le dita dentro di me, sperando che non succeda niente che abbia a che fare con la telefonata. Ma, evidentemente, la fortuna – come al solito – non è dalla mia parte.
“Ti dispiace se il mio migliore amico viene qui?” chiede, con uno sguardo leggermente dispiaciuto.
Rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva, ma cerco di nasconderlo, tossendo un po’.
“No, non ti preoccupare! Quando, ehm, dovrebbe venire?” le domando, facendo il sorriso più falso che abbia mai fatto in tutta la mia vita.
Adesso.” Oh, cavolo.




Chiara's corner.

Hiiii people!
*borbotta, tossisce, soffoca, muore* lol.
Okay, no, non sono morta fortunatamente, ma penso lo sarò molto presto.
Lo so, vi avevo detto che avrei aggiornato prima e blablabla, ma non ci sono riuscita!
Non trovavo l'ispirazione, e ogni volta che mi sedevo al computer e rileggevo quello che scrivevo non mi piaceva.
Adesso, però, sono qui con il capitolo... Quattro! Yaaaaaay!
Immaginatemi a fare la ola con un gonnellino di paglia stile hawaiana e una corona di fiori in testa.
Che dire di questo capitolo?
Uhm, io direi soltanto che è una mezza cacchetta.
Cioè, tanto male alla fine non è, altrimenti non l'avrei pubblicato, solo che non mi piace particolarmente, non come gli altri.
Non succede niente di particolare, a parte l'entrata in scena di Sarah e Zayn.
A proposito di Sarah... Amo questo personaggio.
Mi piace un sacco! Oltre al fatto di essere bellissima (me la sono immaginata come Nina Nesbitt con gli occhi azzurri, che cosa bella), è anche molto simpatica, almeno per me.
Zayn invece è perfetto come al solito.
Anche se non è ancora entrato in scena definitivamente, immaginatevelo tra i banchi di scuola, con un giacchettino di jeans e una borsa a tracolla...
Oddio, non vedo l'ora di farlo entrare nella storia!
Vi dò una piccola anticipazione su di lui: non avrà molto a che fare con Clara.
Capirete tutto in seguito!
Clara, invece, si vive la sua monotona vita tra università e lavoro (e gatto, aggiungerei AHAHA), ma non sa che l'amicizia con questa Sarah le farà vivere moolte esperienze!
Ho parlato un po' delle lezioni all'Università, ma non ne sono molto sicura, dato che non ho la più pallida idea di come e cosa si studi alla facoltà di Psicologia.
Quindi, scusatemi per gli eventuali errori!
Comunque, che ne pensate degli intrugli che ho creato? Sono sempre stata una grande ad ingarbugliare le situazioni lol.
Allora, Clara è amica di Sarah che è amica di Harry che è amico di Niall e Louis che sono amici di Clara che è amica di Zayn e Rosette, che è amica di Harry ecc.
E... Liam?
Liam arriverà, non vi preoccupate, non prestissimo, ma arriverà.
Alors, vorrei ringraziare tutte quelle bellissime persone che anche stavolta hanno letto, recensito e messo tra le preferite/ricordate/seguite la storia.
Anche se sono state soltanto in tre, vi sono comunque grata per il tempo che avete speso per recensire la mia storia.
Quindi, grazie a tutti e a tutte!
Mi raccomando, in questo capitolo vorrei avere tutti i vostri pareri!
Soprattutto da voi, lettrici silenziose!
Ho visto che siete abbastanza, mi piacerebbe davvero capire com'è davvero questa fan fiction!

Vi preeeego! Mi servono assolutamente i vostri pareri!
Bien, voilà le chapitre quatre! J'espére que vous aimez ça!
(Bene, ecco il capitolo quattro! Spero vi piaccia!)

Vi lascio, come al solito, i social network dove potete rintracciarmi...
Twitter: @dj_chiara
Tumblr: chiarascorner

Chiara loves ya. xx
   
 
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