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Autore: SvnnyDay    13/02/2014    3 recensioni
"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"
"Sì Umma. Scusa Umma."
[...] A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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×× *E fu così, che in un colpo solo, perse 25 dei suoi 30 lettori*. Mi dispiace, ma non shippo KyuMin. Proprio no. Per una volta ho seguito le mie preferenze xD (Infatti ho aggiunto in modo assolutamente random Taeyeon e Sunny Bunny <3)
Fuck yeah! Piuttosto. Ho il sentore che questo sia il penultimo capitolo, al massimo ne mancano due, ma insomma, siamo quasi alla fine. Quindi grazie a tutti. In particolare, grazie a Wonnie_hugs_sanity e a Callmeanchovy, che mi lasciano sempre delle bellissime recensioni che mi ispirano sempre a scrivere il capitolo dopo!
E grazie anche agli Scorpions che hanno composto "Still Loving You" che per questo capitolo mi ha dato un'ispirazione bestiale.
Bai :3
DragonTopsThePanda ××



Youngwoon non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Forse qualche settimana, oppure qualche mese. Senza Jungsu al suo fianco, Youngwoon aveva perso la cognizione del tempo, ogni giorno passava come immerso in una nebbia fitta in cui non riusciva nemmeno a respirare, figuriamoci tenere il conto delle ore o dei giorni. Non gli interessava nemmeno, non si era mai preoccupato di controllare il calendario. L'unica cosa che scandiva il tempo che passava erano le sue sedute che avvenivano ormai tre volte a settimana. Youngwoon non aveva più nemmeno pensato al dolore e alla fatica. Si era reso conto solo troppo tardi che il dolore di fare tutto da solo, senza avere Jungsu al suo fianco, pronto a sostenerlo, era estremamente peggio rispetto al dolore che sentiva durante le sedute. Da quando Jungsu era uscito da quella porta, lasciandosi Youngwoon alle spalle, era come se qualcuno avesse calato un macigno sulle spalle del più giovane, raddoppiando gli sforzi che doveva fare. Come se non fossero già abbastanza, senza il bisogno di rendere tutto ancora peggiore. Sapeva che era colpa sua, quindi non osava lamentarsi, poteva prendersela solo con sé stesso per aver allontanato l'unica persona di cui avesse davvero bisogno. Heechul aveva perfino provato ad aiutarlo, a portare indietro Jungsu, ma senza risultati. Tutto ciò che l'altro gli aveva detto era che non sarebbe tornato indietro se Youngwoon non gli avesse dato un buon motivo per farlo. E nonostante fosse passato più tempo di quello che Youngwoon stesso avrebbe voluto, non aveva trovato una valida motivazione per farlo tornare. Cosa gli avrebbe dato se fosse tornato da lui? Gli avrebbe dato soltanto altre pene, altra preoccupazione. E anche se Jungsu gli mancava da morire, non voleva di certo farlo tornare indietro per poi deluderlo ancora. Voleva fare qualcosa di reale, tangibile, voleva fare qualcosa che avesse un significato forte. Voleva dimostrargli quanto lo amasse e quanto avesse bisogno di lui in modo che l'altro non potesse dimenticarlo. E delle semplice scuse non sarebbero mai state una motivazione sufficiente per farlo tornare. Ciò non cambiava il fatto che Youngwoon si sentisse affogare senza di lui. Come se fosse costantemente sotto due metri d'acqua, e per quanto si sforzasse non riusciva a tornare in superficie. Tutte le sue relazioni prima di Jungsu erano finite male. Erano state brevi ed inconcludenti, ed anche se non le aveva mai amate, Yongwoon aveva spesso sentito la mancanza delle persone da cui si era separato. La parte più difficile del rompere con qualcuno era sempre stato rompere anche l'amicizia che si era creata. Quindi spesso si era sentito triste e solo dopo la fine di una relazione.. Ma non gli era mai capitato di sentirsi così. Come se si sentisse affogare, come se vivere senza di lui non avesse un senso. Non credeva che potesse davvero esistere una sensazione simile, ma dopo Jungsu, aveva iniziato a provare centinaia di cose che credeva esistessero solo nei libri, o al cinema. Quindi, aveva imparato ad accettare la sensazione di sentirsi in alto mare. La sensazione di essere nato una seconda volta e di dover ricominciare tutto dall'inizio, la sensazione di commettere errori ad ogni parola che diceva. Era spaventoso, ma amava quel nuovo sentimento. Ed ora, lo aveva perso. Aveva buttato tutto alle ortiche per semplice egoismo. Per quello non lo aveva ancora contattato. Si era comportato da egoista una sola volta con Jungsu, ma era stata una volta di troppo. Voleva fare qualcosa di buono per lui. E riportarlo indietro, intrappolarlo di nuovo in quella relazione malsana, sarebbe stato un gesto imperdonabile. Se mai lo avesse portato indietro, lo avrebbe fatto solo quando finalmente sarebbe stato sicuro di dare a Jungsu tutto ciò di cui aveva bisogno, non solo le dichiarazioni d'amore, ma anche tutto il resto.

 

Si rigirò il cellulare fra le mani, girovagando nella rubrica e superando il nome di Jungsu almeno una decina di volte, prima di decidere di chiamare Sungmin. Nell'ultimo periodo, si erano contattati molto spesso. Inizialmente, Sungmin era arrabbiato con lui, ma Youngwoon era riuscito a portarlo dalla sua parte.

 

 

"Cosa vuoi Youngwoon?" La voce fredda di Sungmin lo aveva fatto rabbrividire. Il giovane cameriere era sempre stato amichevole con lui, fin dal primo giorno. Mai lo aveva sentito così freddo e distante. Per un attimo si domandò se ne valesse davvero la pena.. Ma la preoccupazione era infinitamente più grande rispetto al timore. Quindi si fece forza.

 

"Volevo sapere come sta Jungsu." Aveva mormorato, tenendo le labbra vicino al telefono. Quel giorno aveva urlato molto durante la seduta, quindi era quasi completamente senza voce.

 

"Perchè lo chiedi a me? Perchè non chiami lui e glielo chiedi?" Ringhiò Sungmin dall'altra parte del telefono. Youngwoon sospirò brevemente.

 

"Non posso. Sungmin.. Voglio solo sapere come sta." Sussurrò con voce tremante. Era quasi sul punto di pregarlo. Aveva davvero bisogno di sapere che l'altro stava bene. Anche se magari era triste, offeso, qualsiasi cosa, aveva bisogno di sapere che stava bene. Sungmin sospirò a sua volta, e Youngwoon lo sentì tamburellare su quello che sospettava fosse il bancone del bar con le dita.

 

"Sta da schifo. Piange ogni giorno, è sempre arrabbiato, intrattabile. Se non sapessi che è tutta colpa tua, penserei che è impazzito." Borbottò poi, abbassando la voce. Youngwoon sospettò che in quel momento Jungsu si trovasse nel bar con Sungmin, e sentì il suo cuore fare le capriole. Erano lontani, eppure così vicini.. Quasi troppo. Solo la sua paura ed un telefono li separavano. Se avesse superato tutte le sue invalidanti elucubrazioni mentali, avrebbe potuto semplicemente chiamarlo.

 

"So che è stata colpa mia. Ma sistemerò tutto, lo giuro." Rispose Youngwoon, toccandosi la nuca con una mano, per poi appoggiarsi allo schienale del divano.

 

"Lo spero bene. Solo tu puoi sistemare questo casino. E se non lo farai, verrò a casa tua a prenderti a pugni." Sibilò Sungmin, anche se con una nota di dolcezza nella voce. Youngwoon sapeva che anche se il più piccolo era arrabbiato con lui per quello che aveva fatto a Jungsu, loro erano comunque amici. Teneva a lui, teneva alla loro relazione. Lo aveva detto lui stesso, più di una volta.

 

"Ti prendo in parola." Rispose Youngwoon. Ci fu qualche secondo di silenzio.


"Youngwoon?" Lo chiamò Sungmin, addolcendosi.

 

"Mh?"

 

"Tu come stai?" Gli chiese con il tono di una madre preoccupata. Youngwoon sorrise e si mordicchiò il labbro inferiore.

 

"Lo vedrai presto, spero."

 

 

"Pronto?" La voce di Sungmin lo risvegliò dai suoi pensieri, e Youngwoon sobbalzò, facendo cadere il telefono sul divano. Lo raccolse velocemente, portandoselo all'orecchio.

 

"Sungmin? Sono Youngwoon." Sentì ridere dall'altro capo del telefono.

 

"Lo so che sei tu, mi appare il tuo nome sullo schermo quando mi chiami." Rispose l'altro ridacchiando, in tono di scherno. Youngwoon rise, scuotendo la testa.

 

"Hai ragione. Come va?" Gli chiese, più per cortesia che per altro. Il vero punto della telefonata era un altro, ma gli faceva comunque sempre piacere ricordare a Sungmin che anche lui era suo amico, e che era felice di ascoltarlo. Sungmin sospirò.

 

"Lascia perdere. Io e Kyuhyun siamo in crisi nera. Preferisco parlare d'altro." Borbottò l'altro, diventando improvvisamente serio. Youngwoon credeva che sarebbe stato molto più saggio lasciar perdere, ma aveva recentemente scoperto che un amico deve essere pronto a strappare confessioni con le pinzette, ma che non deve mai lasciare un amico in difficoltà senza prima essersi assicurato di condividere il suo fardello.

 

"Cosa è successo Sungmin?" Gli chiese pazientemente. Sungmin rimase in silenzio per diversi secondi, poi con la voce rotta sussurrò:

 

"A dire il vero.. Non siamo in crisi.. Ci siamo lasciati." Sussurrò, per poi tirare su con il naso. L'espressione di Youngwoon si intristì quando lo sentì piangere.

 

"Perchè?" Sentì Sungmin soffiarsi il naso, per poi riprendere il telefono.

 

"L'ho lasciato io.. Ho scoperto che mi tradiva da cinque mesi." Mormorò.

 

"Cosa?! E con chi? Perchè?" Sbottò Youngwoon. Non era il tipo di persona che apprezzava il tradimento. Lui stesso non l'aveva mai fatto, anche se gli era successo di venire tradito. Se solo lo avesse conosciuto abbastanza, sarebbe andato da Kyuhyun per fargli sputare a pugni delle scuse.

 

"Non lo so.. Un tizio cinese.. Zhou qualcosa. Ha detto che.. Si sono conosciuti in uno studio di registrazione ed è.. Successo. E poi è successo ancora e ancora." Gli disse Sungmin, il respiro che si spezzava fra una parola e l'altra. Youngwoon rimase in silenzio per diversi secondi, ascoltandolo borbottare su quanto si sentisse stupido per non essersi reso conto prima di che razza di persona fosse Kyuhyun.


"Mi dispiace amico." La sincerità nella sua voce era evidente. Gli dispiaceva davvero, non avrebbe mai voluto che una cosa del genere accadesse a Sungmin. Era un ragazzo solare e fondamentalmente buono, non si meritava che gli accadesse una cosa del genere. Non poteva aggiungere molto altro. Sapeva benissimo che le favole non erano reali, e che spesso nella vita reale non esisteva un lieto fine. Potevi amare una persona con tutto il cuore, amarla più di te stesso, ma il tuo amore non era uno scudo, anzi, se non altro ti privava di ogni scudo. Era così facile restare feriti, che faceva quasi paura. Dopo qualche attimo di silenzio, Sungmin rispose.

 

"Oh, non preoccuparti! La sto superando! Mi piaceva Kyuhyun, ma me ne sono fatto una ragione in fretta. È uno stronzo, questo mi fa sentire molto meglio. Quando penso di essermi liberato di una persona scorretta come lui, mi sento sollevato piuttosto che triste." Gli disse, tornando ad avere il suo solito tono giulivo. Youngwoon accennò un sorriso. Quella sì che era una buona arma di difesa contro le delusioni.

 

"Se hai bisogno di me sai dove trovarmi." Gli disse Youngwoon.

 

"Certo! Piuttosto, volevi dirmi qualcosa?" Gli chiese Sungmin, andando dritto al punto. Molto spesso Youngwoon gli telefonava soltanto per sentire una voce amica, oppure per sapere come stava, ma quando Youngwoon lo chiamava per chiedergli di Jungsu, Sungmin sembrava sempre capirlo in un secondo. Probabilmente suonava molto più teso e nervoso quando gli chiedeva di lui. Aveva sempre il terrore che Sungmin gli dicesse che Jungsu lo aveva dimenticato, che stava uscendo con qualcun'altro. Non avrebbe decisamente retto un colpo del genere. Per quello era tanto nervoso quando parlavano di lui.

 

"Sì.. Volevo chiederti di Jungsu." Gli chiese stringendo i pugni. Sungmin rispose immediatamente, sapendo come Youngwoon si sentiva in quel momento.

 

"Sta.. Abbastanza bene. È ancora piuttosto triste però. È qui adesso, io sono nello sgabuzzino, altrimenti mi sentirebbe. Comunque, ieri è crollato proprio qui in negozio. Non ha pianto, ma si è messo a lamentarsi su quanto tu gli mancassi e quanto volesse prenderti a pugni. Lo sanno tutti qui ormai." Ridacchiò Sungmin. Youngwoon si passò una mano sul viso.

 

"Davvero?" Chiese preoccupato. Era inutile dire che ormai conosceva tutti i clienti fissi del bar di Sungmin, e che molti di quei clienti erano donne. A conoscenza della sua relazione con Jungsu. Donne. Poteva solo immaginarsi che genere di rimproveri avrebbe ricevuto quando avrebbe rimesso piede nel bar. Sungmin ridacchiò, trovando evidentemente la cosa molto divertente.

 

"Oh sì! TaeYeon e SoonKyu mi hanno detto di dirti che appena ti vedranno ti faranno nero." Youngwoon sospirò, decidendo di mettere da parte il discorso. Era piuttosto preoccupato, quindi avrebbe risolto la questione più avanti, sperando ovviamente che Sungmin mettesse una buona parola per lui.

 

"Sono morto." Borbottò, ascoltando Sungmin ridere per qualche secondo, per poi tornare a parlare.

 

"Senti Sungmin.. So che ti chiedo molto.. Ma potresti portare Jungsu da me oggi pomeriggio? Convincilo in ogni modo, basta.. Mi basta che tu lo faccia salire. Penserò io al resto." Gli disse nervosamente, mordicchiandosi il pollice della mano destra. Sungmin rimase in silenzio per qualche secondo.

 

"Non sarà facile." Rispose alla fine.

 

"Ti prego Sungmin. È importante. Sto facendo di tutto per salvare la nostra storia, ma ho bisogno che ci sia anche lui. Non posso aggiustare tutto da solo, almeno non se lui non è lì." Gli disse Youngwoon velocemente, implorandolo con la voce. Era vero, lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, si sarebbe inginocchiato ai suoi piedi, si sarebbe buttato dal tetto di un palazzo, ma se Jungsu non era lì per accorgersi dei suoi progressi, a cosa serviva? Era inutile scusarsi nel silenzio di casa sua. Jungsu doveva essere lì.

 

"Va bene, va bene.. Gli dirò che vuoi parlargli. Non ti assicuro la sua reazione, ma se gli dico che vuoi parlargli accetterà di venire." Disse alla fine Sungmin. Youngwoon tirò un sospiro di sollievo. Doveva tutto a Sungmin. Era lui che aveva buttato le basi per la sua storia con Jungsu. Era lui che lo aveva convinto a sedersi al tavolo con l'angelo il secondo giorno, era lui che lo aveva spinto ad andare da lui per dimostrargli i suoi sentimenti, era stato lui a portare Jungsu all'ospedale, ed ora era lui che lo avrebbe aiutato a rimettere insieme i pezzi di quello che Youngwoon stesso aveva distrutto. Non gli sarebbe mai stato abbastanza riconoscente per tutto quello che aveva fatto.


"Grazie. Grazie mille." Mormorò Youngwoon, mentre un nuovo peso si faceva spazio sul suo petto. Sarebbe riuscito a riportare indietro Jungsu? Sarebbe riuscito a fare quello che aveva pianificato? Aveva paura di fare tanto rumore per nulla.

 

"Figurati. Ah, Youngwoon?" Lo chiamò di nuovo Sungmin, un attimo prima che Youngwoon attaccasse. Si riportò il telefono all'orecchio.

 

"Cosa?"

 

"Buona fortuna. Non mandare tutto all'aria."

 

 

Youngwoon aspettava. Era seduto da due ore sulla sua sedia a rotelle, in mezzo al salotto, aspettando che la porta si aprisse. Non si era dato un orario con Sungmin, quindi non sapeva con precisione quando sarebbero arrivati. O se sarebbero arrivati. Lo sperava vivamente. Aveva passato le ultime settimane (O giorni?) a pianificare quel momento. Non che avesse molto da pianificare.. Doveva fare una cosa sola, ma era fondamentale che la facesse bene. Non c'era spazio per le sbavature nel suo piano. E quello era abbastanza per metterlo sotto pressione. Qualsiasi stupidaggine sarebbe potuta andare male, qualsiasi stupidaggine sarebbe bastata a rovinare tutto. Per una volta in vita sua, voleva essere perfetto. Voleva fare esattamente quello che aveva pianificato, senza dover fare cambi di programma improvvisi o senza doversi affidare al caso, o peggio ancora, senza dover accettare il minimo sindacale.

 

Finalmente, dopo quasi un'altra ora di attesa, senti la porta di casa sua aprirsi. Aveva sperato che Jungsu avesse ancora le chiavi del suo appartamento, e fortunatamente le aveva ancora. Nello stesso attimo, Youngwoon sperimentò un estremo sollievo ed una terribile ansia, che gli strinse la gola e lo stomaco in due nodi talmente stretti da impedirgli di respirare.

 

"Youngwoon?" Sentì Jungsu chiamarlo, sebbene piuttosto scocciato.

 

"Sono in salotto." Lo chiamò Youngwoon di rimando. Lo sentì camminare lungo il corridoio, attraversare la cucina, e poi.. Finalmente era lì. Esattamente come Youngwoon lo ricordava. Bellissimo. Perfetto. L'unica differenza, era la sua espressione, che ferì Youngwoon nel profondo, anche se sinceramente se l'era aspettata. Era arrabbiato e diffidente, come se allo stesso tempo si trovasse di fronte a Youngwoon e ad un animale selvatico, da cui non sapeva cosa aspettarsi.

 

Jungsu si fermò dall'altra parte del salotto, di fronte a Youngwoon, ma terribilmente lontano da lui. Quella distanza sembrava quasi simboleggiare lo spazio che Youngwoon aveva stupidamente messo fra loro due. Erano vicini, ma lontani. Erano uno di fronte all'altro, ma non potevano toccarsi. Come se Youngwoon avesse fatto calare una spessa lastra di vetro fra di loro. Potevano vedersi, ma erano su due lati diversi, erano lontani, separati. E per quanto Youngwoon non volesse sperarci troppo, sapeva che questo faceva male ad entrambi nello stesso modo. Sapeva che anche Jungsu si sentiva diviso a metà, esattamente come lui.

 

"Volevi parlarmi?" Gli chiese Jungsu freddamente. Youngwoon sospirò, tremando da capo a piedi. L'adrenalina scorreva nelle sue vene, facendolo tremare, facendogli sudare le mani, facendogli battere il cuore a mille. Deglutì un paio di volte, cercando di inumidirsi di nuovo la bocca, che era diventata improvvisamente più asciutta di un deserto.

 

"Sì." Rispose solamente. Jungsu inclinò la testa da un lato, sbuffando, evidentemente scocciato.

 

"Parla allora. Ti ascolto." Youngwoon rimase in silenzio. Per lunghi, lunghissimi secondi, forse minuti. Alla fine, Jungsu si spazientì.

 

"Allora?!" Youngwoon, tremando come una foglia, decise che quello era il momento. Adesso o mai più. Con le braccia, fece leva ai lati della sedia a rotelle, per poi alzarsi in piedi. Si morse la lingua, concentrandosi solo e soltanto su Jungsu. Quella distanza, l'aveva messa lui fra loro. E adesso era lui a dover percorrere quella distanza, era lui a doverla accorciare. Era lui a dover sfondare la lastra di vetro che stava fra loro. Mosse un passo, poi un altro. Un passo dopo l'altro, tenendo gli occhi fissi su Jungsu, si avvicinò a lui. Vide i suoi occhi sbarrarsi al rumore dei suoi passi, ed un piccolo sorriso di soddisfazione si fece strada sulle sue labbra, dandogli la forza di continuare a camminare con sicurezza verso di lui. Non pensava che sarebbe stato così facile. La sola idea di riunirsi al suo angelo gli avrebbe dato la forza di correre una maratona. Qualche passo sembrava una bazzecola adesso che si trovava quasi di fronte a lui. Alla fine, dopo aver percorso gli ultimi metri che li separavano, Youngwoon si trovò di fronte a Jungsu. Lentamente, gli mise le mani sulle spalle. In tutta risposta, Jungsu poggiò le mani sui suoi fianchi, come ad assicurarsi che Youngwoon fosse davvero di fronte a lui, in piedi. La sua espressione era di estremo stupore, uno stupore positivo, lievemente compiaciuto. Youngwoon lo tirò a sé, facendo toccare i loro corpi. Il suo petto si poggiò contro quello di Jungsu, le sue ginocchia incontrarono quelle dell'altro. Non traballò nemmeno per un secondo mentre fissava l'altro negli occhi, che ricambiava lo sguardo, fissando nella sua direzione senza riuscire a dire una parola. Youngwoon si piegò in avanti, baciandogli lievemente le labbra. Niente di più di un semplice bacio, una carezza. Con una mano, si tolse dalla tasca dei jeans quell'articolo di giornale, che non aveva mai lasciato da quando l'aveva trovato, per poi prendere una mano di Jungsu con entrambe le sue e poggiarlo lì, sul suo palmo. Alzò di nuovo gli occhi sul viso del suo angelo, che stava sorridendo.

 

"Io ho fatto il mio salto. Adesso tocca a te."

  
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