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Autore: Neme    16/06/2008    2 recensioni
Un'avvenimento può cambiare tutto? Elen non credeva nelle leggende almeno fino a quel giorno...un ombra scura cominciò ad addensarsi in un angolo.Un brivido le corse lungo la schiena...E’ qualcosa di malvagio... le ripeteva una voce dentro la sua testa.. , ma perché come faceva a saperlo?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Story 1 capitolo

LE OMBRE

DISEGNATE DALLA LUCE

1 capitolo

Elen era un’ adolescente normalissima aveva un fratello più piccolo di nome Michele e come tutte le ragazze della sua età viveva con i suoi. Tutto tranquillo tutto lineare già fino a quella data sera. E’ strano, una cosa incredibile che poi diventa normale,e viene da chiedersi, soprattutto,ma come ho fatto a vivere senza accorgermene?

Vivi per una vita con delle convinzioni e poi ….comunque non si torna indietro, una volta che lo sai è così, punto, puoi fingere ma ormai conosci la verità…..

Quella sera Elena stava sdraiata sul letto con lo sguardo perso nell’ ultima luce del crepuscolo, una morbida gattina bianca le si era accucciata accanto e lei l’accarezzava distrattamente. Pile di quaderni e libri erano ammucchiati casualmente sulla scrivania e l’attendevano ma quella sera non aveva proprio alcuna voglia di fare i compiti aveva decisamente la testa da tuttaltra parte. In nessun modo riusciva a levarsi dalla mente quel primo pomeriggio a ripensarci le veniva un nervoso, ma in fondo doveva ammettere che le dispiaceva. Quel giorno come faceva spesso era andata in piazzaattardandosi dopo le lezioni con Marta e Eleonora e per finire avevano leticato di brutto.Non era un motivo importante certo, come le cause di ogni litigio ma bastava…..domani avrebbero fatto pace sicuramente… o almeno era di quello che si voleva convincere…L’ orologio sulla scrivania segnava le sei e mezzo con un sospiro e un miagolio di protesta della gattina Elen si alzò di malavoglia dal letto, se non iniziava i compiti le sarebbe toccato stare alzata fino a tardi per finirli.Di malagrazia spostò tutti i libri su un lato della scrivania e la micina intanto si acquattò sul ripiano, speranzosa di qualche altra carezza. Un tonfo. Il primo impulso di Elen fu di guardare se fosse caduto qualcosa rimasto in bilico,ma in terra non c’ era niente. –Mamma!- nessuna risposta.Un pò curiosità un po’ preoccupata scese gli scalini due a due e si diresse verso la cucina. La mamma con un bel grembiule a fiori stava affettando le carote mentre ascoltava la televisione, una pentola che le bolliva dietro annunciava per cena “Ble” minestrone.Possibile che non avesse sentito niente , quel tonfo era comunque abbastanza forte. Veloce andò in salotto papà era seduto su divano e leggeva il giornale Michele, seduto su tappeto giocava concentratissimo alla playstation -Ele Ele il samurai alla fine di questa missione non mi riesce, me lo fai?- …Devo essermelo solo immaginata…Elen prese distratta mente il joistick che il fratellino le passava e si mise seduta anche lei su tappeto. Un altro botto stavolta più chiaro- Ehi Elen stai attenta !- un ninja servo l’ aveva quasi uccisa –Tu non giochi così male ,se non ne hai voglia…- -scusa Michele ma mi sono ricordata di dover prendere una cosa che ho lasciato fuori……- -Ehi aspetta - -Ahi!- Michele le aveva dato un pizzicotto su un braccio-Torno subito!- disse mentre frettolosamente accostava la porta .

Nuvole scure solcavano il cielo e l’aria era calda e opprimente, presto sarebbe scoppiato un brutto temporale. In giardino non c’ era niente d’insolito i giochi di Michele erano sparsi ovunque nell’ erba scura ma per il resto era tutto in ordine come sempre. Nelle case intorno non un vetro scalfito o qualcosa fuori posto. Tutto frutto dell’ immaginazione? Tornò in casa.

Le macchine scorrevano veloci nella via principale della cittadina ma ampi marciapiedi proteggevano i passanti intenti a fare le ultime compere della giornata.

-Mamma guarda là!- un bimbo tirava la manica del vestito della madre puntando il dito. Un ragazzo camminava leggero mescolandosi alle prime ombre della sera, ma era davvero insolito. Portava sui jeans alti stivali neri e aveva una giacca lunga sempre scura su cui era attaccato un cappuccio, che pareva di un altro materiale simile al cotone.Sarà una nuova moda. –Marco non sta bene indicare -Gli disse la mamma sottovoce. Il ragazzo li guardò scocciato come se avesse sentito tutto il discorso , non voleva farsi notare ma non aveva molto tempo per preoccuparsene , loro sarebbero presto venuti a cercarlo ed erano dannatamente potenti .Perso nei suoi pensieri mosse qualche passo avanti ma una signora grassottella spuntò all’ improvviso da un angolo con una pila alta di pacchi colorati fra le braccia.- Oh coro ti sei fotto male?- Il ragazzo preso alla sprovvista era caduto sulle mattonelle del marciapiede– No sto bene veramente…- Ma to sanguini……- Il giovane nascose svelto il dorso delle mani dentro le maniche della giacca.- E’ stato un piacere -In mezzo secondo raccolse tutti i pacchi e li mise in mano alla signora in modo che lo nascondessero alla sua vista. Poi si dileguò dentro un negozio affollato ,“guarda che rottura ”, fissava un abito di un bel blu elettrico senza realmente vederlo aspettando che la signora smettesse di cercarlo e quando finalmente si fu allontanata riprese la sua strada. Con una mano impugnato un fazzoletto si tamponava il dorso dell’ altra che non sembrava proprio volesse farla finita di sanguinare.Le vetrine dei negozi con l’arrivo della notte si accesero tutte insieme d’ un colpo e per un attimo il suo volto tradì curiosità ne aveva sentito parlare: in quel secolo usavano l’elettricità.Un gruppetto di ragazze chiacchierine lo superarono un paio lo fissarono e quasi si fermarono interessate, incerte se chiedergli qualcosa o meno, ma quando lo fissarono meglio lui se n’ era già andato.

Dalla cucina proveniva un aroma invitante, almeno per gli amanti del minestrone, e la mamma pronunciò le famigliari parole -è pronto!-Pochi minuti dopo tutta la famiglia era seduta intorno al tavolo, Michele era ancora di pessimo umore per via dei ninja e chissà forse anche per via delle verdure galleggianti nella brodaglia verde. –Mamma lo sai quanto ha preso Elen alla verifica di storia?-

Bel modo di pareggiare i conti , Elen imitando il tono del fratello-Mamma lo sai che fine e fatto il vaso antico che stava sulla tavola…-

Un rombo di tuono scosse la cittadina il ragazzo ancora perso nelle vie del centro alzò gli occhi al cielo al centro delle nubi temporalesche c’ era uno squarcio innaturale il tempo stringe pensò tra sé. Prese la prima traversa che gli capitava e a passo veloce cercò un vicolo lontano.Si inoltrò nell’ oscurità e quando dopo essersi guardato intorno attentamente si sentì sicuro che non ci fosse proprio nessuno chiuse gli occhi.Quando li riaprì erano diventati verde acceso.Adesso non vedeva più i muri delle case e dei palazzi ma l’ energia che teneva insieme le molecole naturalmente la forza delle anime era diversa da quella dalla materia e quella che lui cercava era ancora più particolare.Tirò un sospiro non voleva utilizzare l’energia nascosta, che li chiamavano magia, non l’ avevano in molti e lo avrebbero trovato ancora prima del previsto.Tanto valeva ormai comunque fare le cose fatte per bene , con un balzo raggiunse il tetto e silenzioso scivolò nell’ aria . Con un occhiata vide chiaramente dove il visitatore sarebbe arrivato, voleva raggiungere la periferia per primo lei almeno non doveva usare i propri poteri. Cominciò a correre saltando da un tetto all’ altro senza problemi un po’ correndo un po’ quasi volando. Agile come un gatto appariva agli occhi degli sconosciuti solo come una vaga ombra scura nelle grinfie della notte nuvolosa.In pochi minuti raggiunse una strada circondata su entrambi i lati da numerose casette munite di giardino, traversa che terminava in un piccolo parco giochi.Un quartiere tranquillo ma ancora per poco…..Quale sarà la casa giusta? Fece per scrutarle a una a una ma vide solo muri, la magia lì richiedeva un’ energia diversa, ed i suoi occhi erano già tornati castani. Stava per riconcentrare la potenza nascosta quando decise di lasciare perdere. Presto tanto si sarebbero fatti vivi entrambi, si lasciò cadere su una panchina lungo il ciglio della strada, non gli rimaneva altro che aspettare. -Chissà se anche lei sentiva nell’aria qualcosa di diverso?-

-Grat Grat- Miao!- Vado io - disse Elen ed aprì la porta alla micina bianca.-E’ abbastanza grande per andare fuori da sola – giunse lontana la voce di Michele. -Eh si solo perché tu non hai voglia di accompagnarla non la fa crescere di colpo!-

Gli urlò la sorella di rimando, era ancora arrabbiata con lui. Chiuse la porta e proprio in quel momento un fulmine squarciò il cielo- Certo che hai proprio scelto una bella serata…- Brontolò alla gattina afferrando un ombrello.Percorsero il viale nella semi oscurità, ancora i lampioni non erano accesi e in giro non c’ èra nessuno, probabilmente erano ancora tutti a cena. La ragazza però non poteva fare a meno di sentirsi osservata. La micina si fermò di colpo, i peli ritti sul dorso “che succede?! “ Elen corse verso di lei.

Nebbia? L’aria cominciò stranamente a farsi fredda e come una lama le squarciava il petto a ogni respiro un ombra scura cominciò ad addensarsi in un angolo.Un brivido le corse lungo la schiena E’ qualcosa di malvagio Elen pensò istantaneamente e afferrata la micina e iniziò a correre a perdifiato, casa sua era lì vicino. A ogni respiro l’ aria era più gelata e il fiato le si trasformava in tante nuvolette, il cuore le batteva forte. Con una mano teneva la gattina sotto il giubbotto di jeans ma la sentiva tremare. Ormai doveva già aver raggiunto casa sua ma perché ancora non la vedeva. I brividi di freddo furono presto affiancati a quelli di panico e una morza le serrò lo stomaco : dov’ era non riconosceva la zona, poi un muro le si parò davanti. Faticando a muovere le dita intorpidite dal gelo con la mano libera iniziò a tastare la parete in cerca di un appiglio. Issandosi con tutta la sua forza tentò con di far presa nel muro ma scivolò e si sbucciò la mano , stava per riprovare ma il fiato cominciò a mancarle e istintivamente si voltò: era troppo tardi un essere fluorescente di forma quasi umana ricambiò il suo sguardo.Tanti raggi dai colori vivaci partivano da lui e lei lo fissò incantata. Quei fasci di luce sembravano così caldi e quei colori nascondevano mille sfumature, guardandoli il freddo la paura sentiva tutto ovattato poi una calma rassicurante la invase.- Non aver paura avvicinati- La creatura è malvagia le ripeteva una voce dentro di sé , ma perché come faccio a saperlo –Viene da me starai bene -Miao! -Elen sbatte più volte le palpebre prima di rendersi completamente conto di cosa stava succedendo. L’ essere era a pochi passi da lei che con orrore si rese conto che gli stava correndo incontro. Arretrò di qualche passo , alle sue spalle il muro e il mostro cambiò strategia i raggi colorati si colorarono istantaneamente di nero e prima che Elen potesse fare qualsiasi cosa l’ avvolsero come una ragnatela. l’ ultima cosa che vide fu il sorriso compiaciuto della creatura . -Sei mia-. Non riusciva a respirare l’ aria fredda e i raggi come tentacoli l’ avvinghiarono facendola cadere in ginocchio. Per la seconda volta i contorni si sfuocarono ma ora riusciva a pensare chiaramente, strinse forte la gattina era la fine? Brividi di terrore le corsero lungo la schiena già in parte congelata. Rifiutava di crederci pensò a sua madre la faccia allegra rassicurante mentre faceva le faccende a papà mentre giocava con Michele, a Marta e Michela a tutto ciò che avevano condiviso ,sarebbe scomparsa una sensazione di vuoto la invase era un’ idea inconcepibile per lei, lacrime le rigarono il volto e con le ultime forze provò a urlare ma la voce non gli usciva ,però non le faceva più freddo. Ansimando aprì gli occhi era distesa sull’ asfalto la pioggia la bagnava, un ragazzo le stava davanti di spalle e la separava dalla creatura. - Che ne dici di tornare a casa?- Le sussurrò dolcemente. L’essere ghignò e fulmineamente allungò gli arti verso di lui. Il ragazzo si spostò a una velocità che Elen intravide a stento il movimento e formò tra pollice e indice di una mano un cerchio. Un raggio azzurrino si materializzò istantaneamente la creatura ,mossi i raggi ,si preparò a un altro attacco. Con agilità sorprendente il ragazzo tagliò ogni singolo raggio via via che lo raggiungeva. Chiuse anche l’altra mano e disegnando un cerchio intorno al demone gli lasciò intatto solo il corpo, appoggiò un raggio alla gola della creatura. Con l’altra mano lasciò svanire la luce azzurrina e tirò fuori da sotto la giacca un ciondolo. Sette cerchi costituiti da serpenti attorcigliati tra loro risplendevano argentati nella sua mano.Sottovoce il ragazzo sussurrò qualcosa e i rotondi a uno a una si accesero prendendo fuoco. Un rumore forte simile a un boato squarciò la quiete della notte. Elen alzò istintivamente gli occhi al cielo sopra di loro non c’ erano più le nubi ma qualcosa di scuro indefinito. Mentre si accendeva il settimo cerchio all’interno dello scuarcio iniziarono a delinearsi i contorni di figure nere che come ombre si muovevano in un turbine. Un vento caldo senza odore li avvolse. -Maichol Edramarech -sussurrò il demone tra i denti in una smorfia di disgusto e aggiunse qualcosa in una lingua che Elen non conosceva -Lavoro – Rispose il ragazzo freddamente – …soltanto lavoro e tu hai violato le regole - Però mentre veniva divorato dalle fiamme il demone fissò Elen compiaciuto in un modo che le fece venire la pelle d’ oca. Lo squarciò nel cielo sbiadì per poi scomparire del tutto e le nubi ripresero il loro posto. Il ragazzo si voltò verso di lei , gli occhi verde acceso incrociarono i suoi ed erano molto simili a quelli della creatura.Un formicolio le invase la testa e le parve che la terra intorno girasse poi divenne tutto nero.

Marrone diviso da una linea più scura che si attorcigliava ad altre e in dei punti creava dei cerchi neri, Elen sbatte più volte le palpebre, aveva davanti un pannello di legno e da sopra entrava la luce dei lampioni lì intorno. Non sentiva più freddo,stordita tentò di alzarsi a sedere dov’ era?Una giacca scura le cadde di dosso, dev’essere il cappotto di quello strano ragazzo, ora capiva dov’era , era distesa sulla casetta nella parte più alta dello scivolo dei giochini , se non altro era vicino a casa. Si guardò intorno ma non c’ era nessuno. – Caramellina!- Miao!-Il verso veniva dal tetto. Mise un piede sul parapetto e con le mani afferrò l’ inizio quando qualcosa le toccò improvvisamente la spalla le sfuggi un urlo. – Scusa - mormorò il ragazzo strofinandosi il punto in cui lei lo aveva toccato - comunque non dovreste cercare di bruciare tutti quelli che ti spaventano.- I capelli scompigliati gli incorniciavano bagnati il viso era molto carino e gli fece un sorriso tentando di apparire amichevole –E’ tua la gattina no?- Le porse la mano per aiutarla a salire...dopotutto l’aveva salvata. Insieme si sedettero nel tettuccio, Elen prese ad accarezzare distrattamente la micina tra gli orecchi rosati.Vedevano intorno le luci della città e un cielo ormai carico di stelle. -Grazie- Mormorò Elen anche se tutto le pareva solo uno strano sogno. Il ragazzo la fissò con i suoi occhi castani, non aveva più l’ espressione minacciosa durante il combattimento.-Diniente- le rispose leggero –non ti ho salvato io comunque…- - Ma è successo veramente ?– Le rispose con un cenno affermativo con il capo – Era una creatura del regno delle tenebre…con il potere dell’ipnosi direi …- Il suo volto si fece pensieroso e Elen notò per la prima volta cos’ era a farlo sembrare così amichevole gli occhi nocciola gli davano un espressione completamente diversa.– Stai bene?- mormorò –Si- rispose Elen in fretta Improvvisamente il suo viso del ragazzo cambiò espressione – Me ne devo andare .- Elen lo guardò con gli occhi sbarrati .– Mi dispiace aggiunse in fretta – Ascolta – si era alzato in piedi – ..non voglio dirti bugie torneranno, ne sono quasi sicuro, e quando succederà ricorda b r u c i a l i- disse sillabando le lettere -Maichol! – Urlò Elen ricordando il nome pronunciato dal demone, ma il ragazzo in un attimo scomparve protetto dall‘oscurità della notte.

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