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Autore: Jiulia Duchannes    13/02/2014    2 recensioni
Leonetta Tomletta Naxi Marcesca Fedemilla
Violetta Castillo è la figlia del capo delle guardie del re, promessa sposa ed innamorata del duca Tomas Heredia, la sua vita è perfetta ma basta una passeggiata in paese per sgretolare le sue certezze. L’incontro con Leon Vergas, capo dei ribelli, dà una svolta alla sua vita. I dubbi si insinueranno nella sua mente e il suo cuore si dividerà in due, una parte di lei vorrà appoggiare il rivoluzionario Vergas mossa da un fuoco interiore che non credeva di possedere, ma l’altra è ancora legata al giovane Heredia che non conosce la verità sui ribelli e su Leon.
Ludmilla, figlia del re, viziata principessa dalle pretese esagerate, innamorata del conte Heredia conoscerà invece un contadino, un poveraccio che con le sue maniere rozze e il suo modo di trattarla come una comune mortale e non una regina la farà innamorare: Federico.
Natalia, la dama da compagnia della principessa Ludmilla, Francesca sorella del vice del signor Castillo, Camilla figlia del conte Torres, Maxi braccio destro di Leon, Marco cugino di Vergas, Federico e tanti altri i protagonisti di questa ff.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~ Tomas, chiuso in una stanza affacciato alla finestra; pensava. Gli occhi azzurri persi nel cielo che era grigio quel giorno, e piangeva, Tomas piangeva e lo faceva anche il cielo, per Violetta, che era morta.

Pensava a tutto ció che lui e Violetta avevano passato,che si sarebbero dovuti sposare e lui non aveva neanche provato a salvarla, non gli era nemmeno passato per l’anticamentra del cervello di farlo, come un codardo senza onore l’aveva lasciata lì, a morire, mentre le fiamme logoravano, squagliavano, rendevano cenere il suo corpo. Quel corpo che mai avrebbe potuto toccare esplorare, rendere suo. Quel corpo che mai avrebbe potuto donargli dei figli. Aveva lasciato bruciare quel viso, così angelico, quel viso che amava veder felice e che avrebbe popolato da quel momento i suoi incubi. Aveva lasciato morire l’amore della sua vita ed era imperdonabile.

Non l'aveva piú trovata da quando era arrivato nel secondo castello dei Ferro.
Si sedè sul letto, con la testa tra le mani. La testa gli faceva male, gli occhi bruciavano. Ma cosa importava in fondo? Aveva ucciso Violetta cosa diamine importava il suo dolore se Violetta non c’era più? Se non era altro che un fantasma, un bellissimo fantasma, che popolava i suoi sogni più strugenti?
Non importava nulla. Heredia avrebbe voluto morire, infilarsi la spada nel torace, e spingerla sempre più dentro, fino al cuore. Avrebbe voluto vedere la sua camicia bianca, di seta, tingersi di rosso, il rosso del suo sangue. Avrebbe voluto, durante il suo suicidio sentire le forze che lentamente lo abbandonavano, la consapevolezza che stava per morire farsi strada nella sua mente, avrebbe voluto provare dolore, paura forse, avrebbe voluto tenere gli occhi aperti fino alla fine e morire guardando il cielo…perché nel cielo c’era lei, il suo angelo. Ma Tpmas Heredia era troppo codardo per uccidersi. Ci aveva provato, ma alla fine morire è scappare via dai problemi dua massimo qualche ora la morte ma prima o poi arriva e tutto finisce, anche la sofferenza, e lui meritava di soffrire. Essere vivi senza Vilu era sicuramente un sofferenza, la più grande, reale e palpabile sofferenza.
Una parte di lui, la più irrazionalmente masochista gli diceva che forse la sua Vilu era viva, magari perduta nel bosco, ma viva..che l’avrebbe rivista, abbracciata e sposata, che l’avrebbe resa sua e le avrebbe detto “ ti amo”. Magari. Ma erano solo illusioni

Tomas non sapeva che Violetta invece era rinchiusa in una squallida cella sotterranea ,dove nessuno l'avrebbe mai trovata.

Nello stesso momento,in quella cella,Violetta e Francesca stavano facendo amicizia con Natalia,che si era rivelata la dama di compagnia della principessa Ferro.
-Deve essere difficile lavorare per Ludmilla!- commentó Francesca,consapevole del carattere della principessina .
-Gia... Piú che dama di compagnia sono la sua serva- rispose Nata,sconsolata.
-E tu ribellati!- disse Violetta,risoluta.
-Ma io non posso ribellarmi a lei! Voi non sapete com'é essere sottomessa a qualcuno- rispose tristemente Natalia,abbassando lo sguardo. Non le era mai capitato di dire una cosa del genere ad una nobile.
-Non lo sappiamo,ma possiamo immaginarlo,anche noi abbiamo avuto a che fare con la principessa. Appena usciremo di quí ti aiuteremo,promesso- la rassicuró Francesca,prendendole la mano.
Nata le sorrise timidamante; per una volta qualcuno si preoccupava per lei,forse avrebbe potuto diventare una persona diversa da com'era in quel momento,una volta uscita da quella cella.
Se mai ne fossero uscite, perché sapevano tutte e tre che il loro carceriere..il Ribelle che le aveva imprigionate non le avrebbe mai lasciate libere.
 
 
-Leon,ora siediti quí e ragiona un attimo. Se vuoi vendicarti di tuo padre fallo pure,ma non usare le ragazze! Loro sono innocenti!- disse Marco,cercando di convincerlo a liberarle. Non sapeva perché lo facesse,per lui nessuno era mai stato cosí importante. Ma quella ragazza aveva un qualcosa che lo aveva incantato sin dal primo sguardo.
-Non mi siedo e vi dico subito che non riuscirete a farmi cambiare idea,arrendetevi!-
-Ma Leon,non é affatto giusto! Ti do un consiglio,vai da questa ragazza e parlale,solo cosí capirai se é veramente come suo padre!- suggerí Maxi.

Leon si alzó  furente facendo cadere la sedia di legno  a terra. Il rumore rimbombò per tutto il rifugio, facendo letteralmente saltare Marco  e Maxi, che però s’aspettavano quella reazione.  Gli occhi di Vergas rabbiosi s’abbatterono sui due compagni, si formò un minuto ad osservarli e poi se ne andò verso la cella della ragazze. Avrebbe parlato a Castillo, avrebbe dimostrato di aver ragione, avrebbe dimostrato che lei era come lui, come suo padre. Che era un nemico, un diavolo vestito da angelo, un mostro vestito da principessa, una strega vestita da fata. Che non meritava pietà o altro.
Arivato alla cella,trascinó accando a lui una sedia in legno scuro e ci si sedette sopra,attirando l'attenzione delle tre prigioniere. Era apparentemente sicuro di se ma dentro il suo cuore martellava nel petto come per uscirne.
Fece cenno a Violetta di avvicinarsi,perció lei lanció uno sguardo preoccupato alle altre due e gli si avvicinò cautamente, con uno sguardo d’odio negli occhi. Uno sguardo che mai avevo avuto.

-Sentite,so che vorrete tenermi rinchiusa quí dentro in eterno,forse volete anche uccidermi! Ma vi scongiuro di non farlo. Non senza un motivo!- urló la ragazza in preda al panico.
-Io ho dei motivi validi per tenervi rinchiusa quí!- le urló tutto d'un fiato,mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
-E qual'é questo dannato motivo?- chiese curiosa di sapere il motivo di tutto quell'odio.
-Non ve lo posso dire...- rispose abbassando lo sguardo,per poi riassumere la sua espressione arrabbiata.
-Nonostante tu mi abbia imprigionata e mi stai urlando contro,non posso percepire la cattiveria dai tuoi occhi,perché non vi é. So che siete un bravo ragazzo.- gli disse Violetta con voce rassicurante,per poi rivolgergli un sorriso quasi impercettibile.
-Forse dovrei lasciarvi libera...- dice rilassando leggermente i muscoli del viso,tesi per l'urlo di poco prima -Ma non posso! Lui la deve pagare!-
-Lui chi? Chi la deve pagare,io cosa c'entro?- chiese Violetta,confusa.
Non ricevette nessuna risposta,il ribelle se n'era gia andato.
Era preoccupata da questo suo comportamento,ma allo stesso tempo rassicurata,aveva capito che Leon non ce l'aveva con lei.
Stava per raggiungere Francesca,ma vide che era gia in compagnia,perció si sedette su un materasso a riflettere. Riflettere su ció che stava accadendo.
Tutta colpa di quel fottutissimo incendio,altrimenti non sarebbe stata rinchiusa in quella cella!
I pensieri di Francesca non erano gli stessi in quel momento. Lei era riuscita a rilassarsi con l'arrivo di Marco.
-Marco,che ci fate quí?- chiese vedendolo avvicinarsi a lei.
-Volevo solamente dirvi che non é stato mio volere rinchiudervi quí. É stato Leon a sceglierlo e io non posso niente contro di lui. Lui é il capo.- le rispose tristemente.
Francesca lo guardó con compassione. Dalle sue parole poteva capire che Marco non era come Leon. Lui era piú dolce,piú buono.
-Non preoccupatevi per noi,troveremo un modo per uscire di quí.- disse prendendogli delicatamente una mano.
-Ve lo auguro- le rispose sorridendogli e ricambiando la stretta.
Si fissarono intensamente per un momento,poi abbassarono all'unisono lo sguardo.
Erano imbarazzati sì,ma entrambi avevano capito che si sentivano a loro agio con l'altro,si sentivano se stessi.
Anche Nata non era sola in quella piccola cella,accanto a lei era arrivato il terzo ribelle,Maxi.
Lei stava in un angolo,assorta nei suoi mille pensieri,ma sentí qualcuno sfiorarle un braccio,si giró e lo vide.
-Che ci fate quí?- chiese timorosa,ma felice di vederlo.
-Volevo solo spiegarvi che non é stata un'idea mia rinchiudervi quí,anzi ho cercato di fermarlo! Ma non sono riuscito...- si fermó un attimo per guardare la ragazza dritta negli occhi -Ma da una parte sono felice di avervi quí. Se il destino ha voluto che ci incontrassimo,dobbiamo sfruttare l'occasione- riveló per poi rivolgerle un sorriso.
Natalia abbassó lo sguardo,imbarazzata,per nascondere il rossore che stava nascendo sulle sue guancie. Nessuno l'aveva mai trattata in questo modo,solo sua madre da piccola.
E ora stava rivivendo queste emozioni,essere finalmente importante per qualcuno.
Non aveva mai permesso ad uno sconosciuto di parlarle in questo modo,ma con Maxi era diverso.
-State tranquillo,la mia vita non sarebbe stata migliore...-
-Che volete dire?- chiese il ragazzo avvicinandosi,per quanto potesse visto che c'erano le sbarre.
-Non sono la ragazza nobile che vi aspettavate,sono solo la dama di compagnia della principessa,anche se vengo trattata piú come una serva.-
-Mi dispiace. Una volta uscite da quí dovreste tentare di cambiare la vostra vita.-
Natalia gli rivolse un sorriso,ma Maxi venne chiamato da Leon,perció dovette andarsene,dopo averle rivolto un lieve sorriso.
Nata stava provando emozioni che non aveva mai provato prima. Non era il semplice affetto che provava da piccola con sua madre,questo era molto piú.
All'improvviso non le dispiaceva piú essere rinchiusa sottoterra in una lurida cella,perché sapeva di avere quel ragazzo in sua compagnia.
Ma non poteva esserne attratta,insomma non lo conosceva nemmeno!
Com'era possibile tutto questo

  
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