Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    13/02/2014    37 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Con una settimana di ritardo, ma eccomi a festeggiare con voi il 4° compleanno di Linette

Con una settimana di ritardo, ma eccomi a festeggiare con voi il 4° compleanno di Linette!

Grazie infinite a tutti voi, che seguite e amate questa storia, molti addirittura dal primo capitolo!

Grazie per i vostri pareri, grazie per il sostegno e l’affetto che dimostrate a me e alla mia fic, siete davvero preziosi e vorrei abbracciarvi tutti, anche quelli con cui non ho mai interagito direttamente, ma so che mi seguono.

Avrei voluto offrirvi un pezzetto tutto gioia e festeggiamenti, ma siamo qui… poco prima della fine, e questo è, in ogni modo, un capitolo cruciale.

 

 

SPOILER FREE: Ricordo che questa storia NON contiene/conterrà volutamente alcuno spoiler della quinta stagione; eventuali coincidenze sono appunto casuali coincidenze (è già successo e succederà in capitoli che ho già pronti).

 

Linea temporale: Riferimenti al capitolo precedente.

Fine estate del terzo anno dall’arrivo di Linette a Camelot.

 

 

Riassunto generale: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

Riassunto delle ultime puntate: Il malvagio stregone Ardof è morto, ma la sua maledizione non si è sciolta. Merlin, perciò, fa credere ad Arthur di essere partito alla ricerca del padre mai conosciuto. Al principe non resta che subire questa sua scelta, mentre il tempo passa inesorabile, e il suo legame con Linette va saldandosi sempre più… fino a quando, durante un agguato, lui non scopre che la sua serva è una strega e lei gli rivela che anche Merlin lo è: questa sconvolgente confessione, ovviamente, cambia le carte in tavola e li porta ad un nuovo sodalizio: fra magiche soluzioni e imbarazzanti guai, per i nostri eroi non c’è mai pace… Soprattutto quando il matrimonio di Morgana sembra inevitabile e Linette confessa ad Arthur che anche sua sorella è una strega…

 

 

Dedico l’aggiornamento a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A chibisaru81, Delfino97, principessaotaku97, gialia96, melleth, Hamlet_, Rosso_Pendragon, aria, Draviran, Yuu chan, chibimayu, Ishimaru, misfatto, strangerinthistown, paffy333, saisai_girl, Emrys3103, Tappoluna98, DevinCarnes, Menma__, LunaticaLove, Raven Cullen, Orchidea Rosa, Sheireen_Black 22, elfin emrys, , FlameOfLife, Burupya e katia emrys.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo LXXXIV

 

 

Quello fu un periodo strano.

 

Da che avevano parlato con la vecchia Dhara, lui e Arthur avevano aggiunto un nuovo tassello alla consapevolezza che il loro destino – Albion e il futuro leggendario che sembrava inciso nella storia del mondo – non era solo una folle visione della valletta reale ma un progetto immenso – glorioso e spaventoso al contempo – che loro non avrebbero potuto ignorare.

Tutti quei Druidi, inginocchiati per rendere omaggio a Linette e al suo Potere, avevano impressionato il principe e forse lo avevano anche un po’ intimidito, ma al contempo avevano reso reale tutto quello, compreso il suo ruolo cardine, volente o nolente, in quel piano eroico.

 

Quando era stata Lin a parlargliene, lui aveva compiuto una specie di atto di fede.

In lei. Nei suoi discorsi visionari e idealistici. Ma Albion era rimasto solo un concetto bellissimo e lontano. Immaginario.

 

Tuttavia, dopo le parole della Veggente, era divenuto certezza.

Irrevocabile.

Dhara e la sua gente gli avevano offerto la conferma che inconsciamente cercava fin da quel primo momento in cui aveva udito la pianificazione del suo futuro per bocca dell’ancella reale.

 

Costruire Albion era il suo destino. E lui sapeva che non avrebbe potuto sfuggirgli.

E se fosse stata Linette a condurlo ad esso, non si sarebbe opposto.

Perché era un cavaliere, un futuro re, un uomo d’onore.

 

Eppure, questa nuova consapevolezza aveva portato il principe a riflettere, a riaprire certe porte – che la sua mente aveva sprangato con catenacci arrugginiti, pur di proteggersi dal dolore. E il suo cuore aveva ritrovato vecchie ferite mai del tutto rimarginate.

Vi era una parte di lui che ancora sperava nel ritorno di Merlin, – il servo idiota e devoto, il primo stregone che lo aveva salvato e aiutato, il primo amico che il Fato gli aveva messo accanto per quella sua vitale missione.

Merlin, che se n’era andato un giorno qualunque di tre anni addietro.

Merlin, che da allora non aveva più dato sue notizie.

Merlin, che forse non sarebbe mai più tornato da lui.

 

Come Linette aveva ipotizzato, con l’andar delle stagioni, quel portale di comunicazione fra i due maghi si era assottigliato sempre più, fino a scomparire.

 

Merlin si trovava chissà dove, nel mondo, e Arthur non aveva potuto neppure dirgli addio.

E assurdamente, più lui guardava Linette e più riusciva ancora a scorgere in lei quelle stesse somiglianze con il suo servo idiota che, agli albori della loro conoscenza, ne avevano decretato l’indiscutibile parentela.

Pur sapendo ora che tutto quello non era vero, pur riconoscendo che loro due erano effettivamente due persone distinte, e non legate da vincoli di sangue, ancora adesso si meravigliava di come il sorriso di Lin fosse identico a quello di Merlin, di come lei lo canzonasse allo stesso modo – quell’irriverenza inaccettabile che si era, ahilui!, aggravata negli anni – e di come fosse così dannatamente semplice perdersi in quegli occhi del medesimo colore.

 

Ma quella somiglianza gli faceva male. Certi giorni era un dolore assurdo.

Era come avere Merlin accanto, ma non era Merlin. Non davvero.

 

Andandosene, quell’idiota gli aveva regalato un fardello enorme con cui convivere. Era come se gli avesse lasciato un pezzo di sé, un ricordo di com’era.

In ogni gesto che compiva Lin, il cavaliere poteva ancora rammentare i movimenti goffi del suo scudiero.
Ed ogni cosa che lei sapeva fin dall’inizio, d’accordo, gliele aveva spiegate e insegnate Merlin, ma questo non alleggeriva il peso della sopportazione dell’erede al trono.
Arthur era sinceramente affezionato a Linette, eppure avrebbe dato qualsiasi cosa fosse stata in suo potere per riavere anche Merlin accanto a sé.

 

Il principe aveva passato giorni, settimane, mesi cullandosi in false speranze e delusioni, arrovellandosi in questo tormento interiore e segreto, poiché non avrebbe potuto sfogarsi con nessuno.
Era Linette la sua confidente e con lei parlava di tutto, certo. Ma questa volta lei era parte in causa della faccenda e l’oggetto della questione era troppo delicato per evisceralo insieme.

 

 

***

 

 

Poi, semplicemente, le cose erano cambiate.

Pian piano, l’attesa aveva lasciato posto alla rassegnazione nella sua mente, e le primavere che si erano succedute avevano fatto il resto.

 

Merlin rimaneva ormai un sottile, costante dolore che gli pungeva il cuore, a tradimento, nei momenti più impensabili – nel profilo assorto di Linette, o in una frase di lei che Arthur avrebbe giurato sarebbe stata sua.

 

Ma Merlin era divenuto anche un ricordo. E Linette era la sua quotidianità.

 

Il giovane Pendragon non avrebbe mai saputo dire come, o quando, le cose erano cambiate. Eppure, dentro di lui, era nata una nuova consapevolezza ed una nuova battaglia era iniziata.

 

 

***

 

 

L’erede al trono sbadigliò pigramente.

 

Nel bel mezzo della foresta, Linette se ne stava semisdraiata contro un tronco, in un momento di pausa dalla calura del pomeriggio. Quella caccia era stata provvidenziale, contro l’afa che attanagliava Camelot.

 

Accanto a lei, Arthur sbadigliò di nuovo.

 

“Non avete dormito neppure stanotte”, disse la serva, e non era una domanda.

 

Il principe si limitò ad un’occhiata veloce e non rispose.

 

“Potete riposare un po’, farò io la guardia!” gli propose allora e stranamente l’Asino non protestò; posò la sua nobile testaccia dura contro la corteccia dell’albero e chiuse gli occhi pesanti.

 

Poco dopo, il mago lo sentiva già respirare in modo profondo, segno che aveva ceduto all’agognato sonno.

Tuttavia, sapeva che Sua Maestà non dormiva mai in modo composto e, a conferma di ciò, la zazzera scivolò sulla sua spalla ossuta e Merlin si rilassò, sapendolo più stabile.

 

Ma il principe si mosse ancora, perdendo l’appoggio, il capo calò verso il suo seno.

Fu allora che l’ancella ne accompagnò gentilmente la caduta, fino al suo grembo.

Arthur si lasciò guidare docilmente, senza destarsi.

 

Quella cosa stava andando avanti da un po’ e il mago non sapeva cosa tormentasse, da diverse notti, il sonno del suo signore, e se ne dispiaceva.

Osservava pensieroso quella testa bionda, quasi potesse leggervi dentro, e fu allora che si accorse di come i capelli fossero particolarmente arruffati, come se fossero stati in sintonia con i pensieri ingarbugliati del loro padrone.

 

Il servo ripensò con una fitta di nostalgia a come, durante ogni bagno del Babbeo, era toccato a lui occuparsene.

Da quando era arrivata Linette e Arthur si lavava da solo, i suoi capelli erano ridiventati ribelli e crespi.

E pensare a quanto tempo aveva sprecato, lui, per districarli!, rimuginò con rammarico, infilando per istinto le dita tra le ciocche sottili e sciogliendone gentilmente i nodi.

 

Perso in quei pensieri, non smise neppure quando il lavoro poteva dirsi concluso. Solo quando s’accorse che il movimento delle sue dita era diventato una semplice carezza, si fermò di colpo. In quell’istante esatto egli incontrò gli occhi del principe, che sembravano – ma non osavano – chiedergli perché avesse smesso.

Il cavaliere mosse le labbra sussurrando un qualcosa che Merlin non colse.

 

“Cosa?” domandò allora, curvandosi in avanti per favorire la comprensione della risposta e Arthur in quel mentre si allungò di scatto verso di lui e lo baciò così, a tradimento.

 

Fu solo uno sfiorarsi di labbra e poi la testa del principe ricadde sul suo grembo.

I loro sguardi si fusero, entrambi increduli e scombussolati da ciò che era accaduto.

 

“Ecco perché non dormo di notte”, soffiò allora il nobile, un misto di affetto e rassegnazione.

 

E Merlin gli afferrò il viso e si chinò di nuovo e lo baciò lui, stavolta. Un bacio vero.

“Ecco perché siete un Asino!” lo rimproverò, inframmezzando le parole a gentili tocchi fra le loro labbra. “Dovevate dirmelo prima…”

 

Il sorriso di Arthur – che sembrava quasi imbarazzato, se non fosse che un Pendragon non si imbarazzava mai – divenne grande come il mondo.

 

 

***

 

 

Da quel momento, era stato tutto un susseguirsi di piccole premure, di fiori regalati e labbra depredate negli anfratti bui dei corridoi del castello.

E occhi sognanti, tenere parole e irrinunciabili battibecchi.

 

“Questi stivali hanno una soletta troppo rialzata, Sire”, borbottò la valletta, alzandosi sulle punte dei piedi per sistemare meglio il colletto della casacca del principe, in paziente attesa davanti a lei.

 

“Oppure sei tu che sei piccolina”, la punzecchiò, benché sapesse che non era vero. Linette era più alta della media, anche se di poco.

 

Pur facendogli la linguaccia in risposta, quando la serva ebbe finito la vestizione, indugiò quasi casualmente sulle spalle del nobile, in una affettuosa carezza.

 

Arthur intercettò la sua mano destra con la propria, e con un gesto delicato se la portò alle labbra, per baciarne il palmo, osservando il delizioso rossore che si colorava sulle gote di lei.

 

Merlin non lo deluse, sentendosi avvampare fin sulle orecchie, eppure non ci avrebbe mai rinunciato. No, per niente al mondo.

 

 

***

 

 

Innamorarsi di Arthur, per Merlin, non era stato affatto difficile. Il grosso era stato accettarlo.

Una parte di lui aveva perfino il sospetto che fosse accaduto sin dal loro primo incontro. Da quella prima, memorabile litigata in cui si erano azzuffati e lui l’aveva chiamato Asino Reale.

 

C’era voluto poco, per capire che il Babbeo era uno sbruffone dal cuore d’oro; un po’ viziato, forse sì. Ma fondamentalmente nascosto da una facciata dietro cui proteggersi.

 

E poi lo stregone si era rimboccato le maniche, per limare con pazienza e costanza tutti gli spigoli mentali e caratteriali di quel Somaro coronato. Era il suo dovere, il suo compito. La sua missione.

 

Il mago non avrebbe mai saputo dire come, ad un certo punto, le cose fossero cambiate.

Era stato un processo graduale, ma incessante.

Preparargli l’acqua calda per il bagno non era più un dovere, ma un piacere.

Fargli trovare i suoi dolci preferiti non era più un dovere, ma un piacere.

Accompagnarlo in ogni dove, persino a caccia, non era più un dovere, ma un piacere.

Rimbeccarlo per ogni cosa non era più- uhm, no, quello era sempre stato un piacere.

 

Merlin non sapeva quand’era successo. Ma la sua devozione era diventata amore. O forse lo era sempre stato.

 

E se anche alla Locanda del Giglio Bianco egli aveva trovato il coraggio di dargli un nome, non significava affatto che le cose si sarebbero evolute in suo favore.

Il mago si era persuaso che il suo padrone non l’avrebbe mai ricambiato. Ci aveva sperato, sì. Ma non si era mai illuso su questo.

 

Ed ora che tutto ciò era reale – un piccolo, grande miracolo ai suoi occhi –, egli era del tutto intenzionato a goderne a piene mani.

 

Il processo d’innamoramento di Arthur era stato assai diverso dal suo, nei tempi e nei ritmi, ma altrettanto tormentato. Capire e accettare di provare certi sentimenti per la sua serva non era stato facile per il principe. Non con l’ombra di Merlin che pesava su di loro.

 

Eppure, alla fine, anch’egli aveva ceduto all’inevitabile.

 

 

***

 

 

Fino a quel momento, nei pochi giorni in cui avevano disvelato reciprocamente la loro affezione, Arthur e Merlin si erano scambiati solo baci fugaci e sfuggevoli tenerezze rubate, concordando tacitamente di non affrettare alcunché; ma forse, ingenuamente, non avevano fatto i conti con la fame dell’uno per l’altro che stava crescendo inesorabilmente.

 

Di veglia in veglia, entrambi cercavano di ignorare – quel formicolio che sentivano sulla pelle, ogni volta che entravano in contatto – quella tensione che scorreva fra loro sempre più.

Poi, una sera, divenne semplicemente troppo forte. Come una diga scricchiolante, che aveva ceduto sotto la pressione di una forza inarrestabile.

 

Era bastata una carezza, un bacio della buonanotte, un pretesto banale. E la scintilla aveva innescato l’incendio.

 

Arthur – intuendo l’inevitabile epilogo e imponendosi contegno – aveva cercato di mandarlo via, ma Merlin si era rifiutato di andarsene. E da lì, le cose erano precipitate.

 

Nel momento esatto in cui aveva capito l’interessamento del principe per Linette, le parole del drago gli erano rimbombate, incessanti, nella mente.

Arthur era quella persona che aveva visto oltre le apparenze, che aveva imparato ad accettare e infine ad amare la sua valletta al di là delle convinzioni sociali dettate dal loro rango – serva e padrone, popolana e nobile –, l’amava anche se era una strega che praticava la magia e, per fare questo, l’erede dei Pendragon aveva sfidato tutti i suoi convincimenti. Tutte le certezze che gli erano state inculcate fin dalla nascita.

 

Questo era un segno, senza dubbio, si disse il mago.

Arthur, amandolo in modo totale e assoluto, avrebbe rotto la maledizione. Ne era certo.

Lui non l’aveva programmato per quella sera, tutto era successo troppo in fretta. Forse... forse era stata quasi opera di un incantesimo.

 

Merlin non avrebbe mai saputo come, ma prima di capire cosa stesse succedendo davvero, si era ritrovato steso sotto al principe, con le mani callose di Arthur che vagavano sulla sua pelle nuda, incendiandola, accompagnate da altrettanti baci roventi e un’insospettabile delicatezza nei gesti.

 

Il mago quasi non si accorse di star tremando per l’aspettativa e il timore – non si era mai spinto tanto in là con nessuno, e sicuramente non avrebbe mai immaginato che la sua prima volta sarebbe stata così – ma aveva donato la propria vita ad Arthur molto tempo addietro, perciò in quel momento non gli sembrava così strano offrirgli anche il proprio corpo.

E allora finalmente sarebbe tornato in sé, pensò, e avrebbe potuto vivere accanto al suo principe per sempre.

Fu l’ultima riflessione coerente, poi la frenesia ebbe il sopravvento soverchiando ogni pensiero razionale.

Mentre si aggrappava alle spalle del nobile, circondandolo con le gambe nella smania del momento, Merlin si perse nei meandri del piacere.

 

 

***

 

 

Mancava almeno un’altra veglia all’alba, quand’egli si risvegliò.

Tra le lenzuola – le stesse che tante volte aveva lavato, stirato e cambiato, improvvisamente così estranee da scombussolarlo – riemersero i ricordi della sera precedente, fino al punto in cui entrambi erano crollati, esausti.

Merlin percepiva il corpo rassicurante di Arthur stretto al suo, il respiro quieto che gli solleticava il collo, i suoi piedi grandi che gli trasmettevano tepore, scaldando i propri, intirizziti; le mani del principe – quelle stesse mani che lo avevano riempito di attenzioni e godimento – abbandonate mollemente sul suo fianco ossuto e sul suo seno.

 

Merlin deglutì l’amaro boccone, mentre scostava da sé, con delicatezza, le braccia dell’amante e si risollevava seduto sul materasso.

 

I lunghi capelli sciolti andarono ad accarezzargli la schiena nuda, mentre egli nascondeva il viso tra le ginocchia raccolte e soffocava il pianto e le lacrime.

Tanto più aveva sperato che quella notte di passione fosse la soluzione al suo problema, quanto più ora cadeva nel baratro della disperazione.

 

Allora non era vero.

Il drago, Merlin lo sapeva, non poteva essersi sbagliato. Perciò… restava una sola risposta.

Egli strizzò gli occhi, incassando il colpo.

Era tutta una bugia.

Era una menzogna che Arthur amasse Linette, che l’accettasse per quello che era!

 

Merlin si fece scappare un singulto, mentre si tappava la bocca a forza per non urlare la sua dilaniante sofferenza. Si morse a sangue le labbra, ma il sapore metallico non aiutò. Tuttavia, non avrebbe mai tollerato che il principe si svegliasse proprio in quel momento. Non aveva la forza per affrontare un confronto con lui. Si sentiva prosciugato di ogni energia.

Persino la magia dentro di lui sembrava imbrigliata, stordita dagli eventi.

 

Lo stregone allontanò piano le coperte, scivolando giù dal letto a baldacchino.

Sussurrò un incantesimo e il suo abito si risollevò da terra, indolente, con una lentezza quasi esasperante.

Con docilità, Merlin si lasciò vestire dal suo incanto. Mancava però all’appello il nastro con cui doveva legare la treccia. Con la vista appannata dalle lacrime, nella penombra della camera, egli cercò sul pavimento, nel caos che avevano generato la sera prima, intanto che si spogliavano incuranti di tutto fuorché di se stessi.

 

Aveva rinunciato a scovarlo, in quel mentre non ricordava alcun incantesimo d’appello.

Egli sgusciò via dalla stanza, rincuorato dal fatto che il principe dormiva ancora.

 

 

***

 

 

Appena il portone si fu richiuso fra loro, Arthur spalancò gli occhi.

L’aveva sentita piangere, erano state le sue lacrime a destarlo.

Ma, pur sentendosi un codardo, non aveva avuto il coraggio di dirle che era sveglio.

 

La reazione di Linette lo aveva così scosso che si era ritrovato impreparato e sconcertato.

Credeva che quella notte passata assieme fosse stata voluta anche da lei, ma quelle lacrime di rammarico potevano avere un’unica motivazione.

A malincuore, il principe si persuase che la fanciulla si fosse pentita di essersi concessa a lui.

Arthur scostò le lenzuola, dove una macchiolina cremisi testimoniava quella sua perduta verginità, il loro peccato.

Poi si passò una mano sugli occhi, con stizza e rabbia. E impotenza. E amarezza.

Non sarebbero più potuti tornare indietro. Egli non sarebbe riuscito a restituirle l’innocenza che le aveva sottratto, anche se avesse voluto farlo con tutte le sue forze.

Una parte di lui sentì anche il peso della delusione, in fondo allo stomaco, pesare come un macigno.

Arthur sentiva d’amarla davvero, si era unito a lei perché lo trovava giusto e bello, ma forse Linette non era realmente pronta, forse… forse non lo ricambiava altrettanto intensamente.

 

Raccogliendo, tra le coperte, la fettuccia che le aveva tolto sciogliendole i capelli, rievocò il loro profumo, la morbidezza. Li aveva accarezzati a lungo, quando lei si era addormentata. Li aveva vezzeggiati, pettinati con le dita, si era illuso di poterne sentire l’odore ancora e ancora, da quel momento in poi.

 

Rammentò anche le parole di suo padre, benché dette anni addietro, con sadica precisione.

‘Incapricciarsi di una serva porta solo a guai. E tu sei un uomo d’onore, non fare idiozie’.

 

A quel tempo, c’era mancato poco che ridesse in faccia al vecchio Uther.

Ma non l’aveva fatto, poiché gli doveva rispetto, e dato che in fondo il genitore parlava nei propri interessi, in quelli suoi, e soprattutto in quelli del regno.

 

Arthur gemette il proprio sconforto.

Perché dannazione non gli aveva dato retta?

Perché se ne ricordava solo ora, che il danno era fatto?

 

Si sentì vile e meschino.

Con che temerarietà l’avrebbe guardata negli occhi?

 

Non voleva allontanarla, ciò nondimeno… Se separarsi fosse servito a risparmiarle almeno un’umiliazione, era pronto a dispensarla dai suoi servigi in quello stesso istante. Tuttavia, se il Destino di lei era quello di proteggerlo per il bene di Camelot, Linette avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarlo a termine, lo sapeva.

Sapeva che era cocciuta e testarda. Niente l’avrebbe dissuasa.

Perciò, non rimaneva che un’unica cosa da fare.

 

 

***

 

 

Anche Gaius dormiva ancora, quando Merlin scivolò nella propria stanzetta senza fare rumore.

Il suo lettuccio non gli era mai parso così freddo e desolante, ma egli vi si abbandonò sopra, spossato. Adesso che nessuno poteva sentirlo, lasciò che il pianto sfogasse, stringendosi contro il cuscino.

 

Non sarebbe mai più tornato normale. Questa nuova certezza gli stritolava il cuore, facendogli mancare il respiro.

Se neppure Arthur c’era riuscito, non ci sarebbe mai stato nessun altro, al mondo, che avrebbe potuto cogliere l’essenza dentro l’apparenza insita in lui.

 

E il peggio era che il suo amore per il principe, che aveva percepito vivo e palpitante, rimaneva ancora, benché altrettanto forte e doloroso. Non poteva smettere di amarlo, malgrado tutto.

 

Con tutta probabilità, invece, l’altra metà di quella dannata medaglia provava solo dell’attrazione carnale per Linette, un’infatuazione prepotente che aveva seguito, lasciandosi travolgere. E questo desiderio di Arthur era stato sincero, sì. Ma mancava tutto il resto. Mancava la parte più importante.

 

E il senso di tormento e quello di affetto litigavano dentro di lui, frantumandogli l’anima.

 

Merlin si nascose al mondo, coprendosi con un braccio gli occhi.

E d’improvviso lo sentì. Forte. Prepotente.

Sulle mani. Sui polsi. Nell’incavo dei gomiti. Sulla sua spalla chiara. Tra i seni.

 

L’odore di Arthur. Sulla pelle. Su di sé. Ovunque.

Molto più forte, molto più familiare di come lo ricordava. Di come aveva imparato a riconoscerlo.

Come se fosse inciso sulla carne.

Il dolore era insopportabile.

 

E il mago pianse. Ancora, e ancora.

 

Dopo un tempo infinito, Merlin respirò a fondo, cercando di calmarsi.

Gli sarebbe rimasto al fianco, decise. Lo avrebbe amato comunque, non poteva impedirselo.

Ma a questo punto non avrebbe mai detto la verità al principe. Non voleva rischiare di perdere anche quel poco che aveva.

Linette aveva vinto. Su tutti i fronti. Merlin decise che avrebbe rinunciato ad ogni ulteriore tentativo. Avrebbe vissuto nei suoi panni femminili fino alla morte.

 

 

 

***

 

 

L’alba era sorta da un pezzo, quando Merlin si diede una sistemata veloce ed uscì per prendere in mano i cocci della propria vita.

Bastò una sola occhiata perché Gaius capisse che qualcosa non andava.

Ma ebbe la delicatezza di non chiedere.

Se il suo figliolo avesse voluto parlarne con lui, l’avrebbe fatto a tempo debito.

 

Fecero così colazione in silenzio, il mago in realtà sbocconcellò solo, distrattamente, due pezzetti di pane, e poi, con la scusa che si era già fatto tardi, era corso via.

 

Irrazionalmente, sperava che Arthur fosse ancora addormentato, anche se non accadeva più da un sacco di tempo.

Il punto era che non sapeva che dire.

Linette era lì, davanti al portone da cui era fuggita qualche ora prima, con il caos più totale in testa e la certezza che il principe non le avrebbe fatto sconti.

 

Chissà come aveva preso la sua fuga? Merlin sperò ardentemente che Sua Maestà non si fosse offeso, perché – francamente – era consapevole che la sua ritirata era stata assai poco dignitosa, ma non avrebbe retto all’ironia dell’Asino Reale. O, peggio, il suo disprezzo.

 

Stringendo il vassoio della colazione come se fosse stato uno scudo di protezione, egli sussurrò un “Torspringe”, e la porta si aprì magicamente.

 

Si era aspettato di trovare la solita penombra, e forse l’aria ancora intrisa dei loro odori.

E invece le finestre erano state già aperte, l’ambiente già arieggiato. Il letto mestamente vuoto.

 

Linette si girò verso sinistra, e due occhi azzurri incontrarono i suoi.

Arthur se ne stava seduto sul suo scranno, puntellato sui gomiti, vestito di tutto punto.

 

Lin”, la chiamò.

 

Merlin deglutì solamente, annuendo.

 

“Dobbiamo parlare”, le comunicò, inflessibile.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie paranoie. X°D

 

Note: Sentite odore di guai all’orizzonte, sì?

 

Per favore, posate le armi. ^^’’

Ricordate che, se fate del male all’autrice, non vedrete mai la fine di questa eterna pappardella…

 

Seriamente… era ovvio che ‘sta cosa non potesse andare per il verso giusto! (Ma Merlin tornerà, sì).

 

Come ho detto più volte, il merthur deve passare necessariamente attraverso Linette, nel bene e nel male. Beh, intendevo proprio questo.

 

Arthur ama Linette perché in lei vede ciò che amava di Merlin.

 

Ma i pochi momenti, in cui Merlin è stato egoista, si sono rivelati un guaio.

Il nostro mago potrebbe aver fatto la cosa giusta, ma per il motivo sbagliato!

Ovviamente ci sarà la spiegazione del perché la maledizione non si è sciolta. Ma solo a tempo debito.

Nel frattempo, mi piacerebbe sapere le vostre idee al riguardo.

Secondo voi, Merlin ha sbagliato tutto?

Oppure… è colpa di Arthur?

 

Ci saranno, qui e nel prossimo capitolo, frasi e concetti volutamente ripetuti, per riprendere i due pov.

So che probabilmente avreste voluto una scena d’amore più descrittiva, ma ho scelto di raccontarla, tramite i loro ricordi, nel prossimo capitolo (assaggi nelle anticipazioni).

La loro prima volta è un cliché. Rassegnatevi.

Abbandonando un attimo le fredde statistiche in cui si dà quasi per certo che no, la prima volta non è così speciale e no, nessuna donna prova affatto quell’assoluto piacere sconvolgente, e che è solo la seconda o la terza volta ad andare meglio… io credo che due facce della stessa medaglia, due anime gemelle che sono destinate a stare insieme, possano trovare quella magia unica fin dal primo momento.

Si dice che molto conti l’affinità, la fiducia tra i partner, l’affiatamento. Beh, Merlin si è completamente affidato ad Arthur, quindi almeno lì ci siamo, no? XD

Il seguito della prima volta è un po’ meno cliché, o forse lo è anche di più. Ma così è.

Non picchiatemi, vi prego. U_U

 

Ah, ho voluto accorciare ‘il corteggiamento’ proprio perché volevo che si capisse che non potevano stare lontani, che la cosa è sfuggita loro, in un certo senso.
Quando ricuciranno la cosa, e andranno più calmi, avremo modo di farli corteggiare un po’. ^^

 

Nel caso vi siano rimasti dubbi, chiedete pure! ^^

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Prima di tutto: non volevo stroncare metà delle lettrici con l’anticipazione! Ma mettiamola così: vi ho rinforzato le coronarie! XD

- Poi: non aspettavo tanto successo per Anacleto! Sono felice che vi sia piaciuto averlo in questa storia!

- Ho letto tutte le ipotesi sulla profezia e il 7. Premesso che non posso dire se (e quanto) avete azzeccato, vi ringrazio per averci provato scrivendomelo nel commento o in privato. Ho letto alcune cose davvero divertenti, ma no, non avremo i 7 nani e Biancaneve con noi. XD

Al momento, le idee più quotate sono:

ü     7 figli come prole

ü     7 regni/stati riuniti

ü     7 città da fondare

ü     7 poteri speciali per Merlin

E poi vedremo!

- Merlin è un animo umile e lui si accontenta di servire il suo Arthur, ma mi sembrava giusto dargli un po’ di meritata gloria!

- Tutti i profeti/veggenti sono sadici e incomprensibili. Credo che il grande Drago abbia fatto scuola! XD

- Se Merlin fosse tornato uomo lì, in mezzo al bosco, davanti al principe… ci saremmo giocati Arthur, e addio merthur e destino!

- Qualcuno ha fatto un paragone tra la scena del bosco durante il rapimento di Lin e questo. Amo quando ricollegate le cose! *_*

- A domande specifiche, ho risposto direttamente sotto la recensione.

 

 

Vi metto BEN TRE anticipazioni del prossimo:

 

Se Merlin chiudeva gli occhi, veniva investito da tutti i frammenti dei ricordi, ancora troppo vividi nella sua mente.

Sentiva sulle labbra i baci leggeri di Arthur. Le sue rassicurazioni sussurrate bocca contro bocca.

La tenerezza dei suoi gesti, l’affiatamento che li aveva coinvolti, le mappe immaginarie che avevano tracciato in punta di dita sui rispettivi corpi, l’intimità che avevano condiviso…

Rammentava con dolorosa precisione la consistenza dei suoi muscoli sodi e scattanti sotto le proprie mani, lo sguardo con cui gli chiedeva una conferma, prima dell’irreparabile passo, il modo in cui l’aveva distratto dal bruciore, l’ondeggiare del suo bacino contro il proprio, i suoi versi rochi e sensuali, il guizzo della sua lingua insolente e scandalosamente lussuriosa…

 

(...)

 

Pur nella sua evidente inesperienza, Linette era riuscita a donargli un godimento così intenso che neppure la più esperta delle meretrici aveva mai ottenuto.

I suoi tocchi – se il principe non fosse stato certo del contrario – sembravano sapere già come condurlo verso le vette del piacere più assoluto o nel baratro più profondo.

E il corpo di lei sembrava essere nato solo per accoglierlo, in un’armonia di movimenti così perfetta che pareva frutto di infinita esperienza insieme.

 

(...)

 

“Che cos’ha mio figlio?” aveva esordito il sovrano, senza tanti preamboli, sondando l’ancella con malcelato astio.

 

Cosa intendete, Sire?”

 

“Chiunque può notare quanto sia nervoso, stanco, irritabile, distratto… Ha delle occhiaie da far spavento ad un orso!”

 

“Il principe si applica duramente per assolvere ai suoi doveri di erede al trono, Mio Signore. Forse è solo un po’ di stanchezza accumulata, a causa dell’eccessivo impegno. Provvederò a chiedere a Gaius un buon ricostituente per lui…” suggerì, conciliante.

 

Ma… cosa lo turba?” domandò inaspettatamente il re.

 

Merlin parve sconcertato.
I-io non… non c’è nulla, Maestà”.

 

“Oh, avanti! Sono suo padre e non sono cieco!” sbottò il sovrano, stringendo i pugni fino a fare scricchiolare la pelle dei guanti che indossava. “Capisco quando qualcosa preoccupa mio figlio!”

 

 

 

Avviso di servizio (per chi segue le altre mie storie):

 

 

~ ~ ~ ~ ~

 

 

Ringrazio i 262 utenti che hanno messo la fic fra i ‘preferiti’, i 44 ‘da ricordare’ e i 406 ‘seguiti’.

E anche i 465 lettori che mi hanno inserita fra i loro autori preferiti.

Vi ringrazio della fiducia, e vi invito, ancora una volta, a lasciarmi qualche parere per sostenermi in questa passione che condividiamo. ^^

 

 


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felici milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche costruttive.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
Leggi le 37 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz