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Autore: Maia Scott    13/02/2014    4 recensioni
Il suo nome era sinonimo di gossip, o di critiche. Ormai aveva imparato i trucchi del mestiere. Forte fuori, distrutta dentro. Sembrava funzionare, perché chi le stava intorno non dava segno di accorgersene. E a lei andava bene così. Nella ragnatela della sua vita era però rimasta intrappolata un’ unica cosa meravigliosa: la musica. L’aveva subito fatta prigioniera e l’aveva resa la sua sola ancora di salvezza…o almeno così credeva.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Discover me'
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A distanza di un mese erano tante le cose che nella vita di Izzy avevano subito un cambiamento. Una strana sensazione si era impossessata di lei quando si era resa conto che probabilmente tra lei e Jenny sarebbe potuta nascere un’amicizia. Non era abituata a fidarsi completamente di un perfetto sconosciuto anzi, non era abituata a fidarsi di qualcuno in generale. Eppure nel sorriso di Jennyfer c’era qualcosa di rassicurante. Per la prima volta in tanto tempo Izzy non avrebbe ascoltato ciò che la sua mente rigida le ripeteva come se fosse stata una radio rotta, bensì avrebbe ascoltato ciò che le avrebbe suggerito il destino.

 

Come ogni mattina da tre settimane a quella parte, Isabelle uscì di casa molto presto e si recò alla fermata della metro. Scese nei pressi del solito Starbucks, da considerare ormai la sua terza casa –dopo la sua abitazione e la libreria-  e vi entrò, per ordinare il solito. Quattro brioches in un sacchetto di carta. Mentre usciva si preoccupò di lanciare uno sguardo al suo orologio, ma non riportò in tempo l’attenzione sulla porta, urtando qualcuno.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Josh, le nacque un sorriso e salutò il suo compagno di risate della domenica mattina. Lui lavorava lì e ormai si era abituato ad avere Izzy in giro per il locale che blaterava qualcosa di incomprensibile mentre faceva il pieno di ogni tipo di dolce presente.
« Ciao Izzy. Stai già andando via?» chiese il ragazzo indicando il sacchetto nelle mani di Isabelle.
«Già..anche se Will mi adora non voglio arrivare tardi. Mi ucciderebbe comunque!» esclamò lei ironicamente. Will era decisamente troppo buono con “i suoi ragazzi”, non dava mai ordini e lasciava che fossero loro ad organizzarsi il lavoro. Per loro era come un padre, ormai anche Izzy aveva imparato a considerarlo tale e soprattutto era passata dal formale “signor William” al semplice “Will”. Era difficile non adorare una persona come lui.
Salutando allegramente Josh, la ragazza si diresse verso la libreria, distante solo qualche isolato.

 

Trovare il locale aperto alle sette e mezza di mattina poteva apparire come un miracolo. Sicuramente non era opera di Chris, né tantomeno di Will, entrambi affetti dalla cosiddetta “malattia del ritardo”. La risposta era ovvia, infatti al suo ingresso Izzy trovò solo Jenny, intenta a catalogare i nuovi arrivi.
«Mia salvatrice!» esclamò Jenny da dietro al bancone, mentre implorava l’amica di liberarla dall’innumerevole quantità di cartoni colmi di libri.
Isabelle le rivolse uno sguardo, capendo al volo la situazione, e sorrise nel vedere il volto disperato della ragazza. «Non ci provare» l’ammonì «questa volta non ci casco» ed entrambe si lasciarono andare ad una risata.
Izzy si liberò della giacca di pelle e la appese ordinatamente nel piccolo ufficio sul retro, poggiando sul tavolo il sacchetto con la colazione per tutti.
Chris degnò le ragazze della sua presenza circa mezz’ora dopo quando, con poca delicatezza, spalancò la porta e si esibì in uno dei suoi sospiri frustrati migliori. Quel ragazzo era un attore nato. Ogni mattina aveva una scusa per sgattaiolare sul retro appena arrivava, concedendo ai presenti un piccolo saluto e riapparendo magicamente dopo un lasso di tempo indeterminato. Izzy l’aveva visto solo una volta durante quelle sue lunghe pause, mentre era intento a consumare la sua sigaretta nel vialetto privato accanto ai cassonetti dei rifiuti.  Però si era limitata ad osservarlo con una punta di curiosità e ad andare via il più silenziosamente possibile. Aveva quasi timore di quella figura così imponente, di quegli occhi castani così scuri e profondi, ma soprattutto il suo ghigno le faceva perdere facilmente la pazienza. Si era infatti ritrovata svariate volte a desiderare di levarglielo, in qualunque modo.

Ricordava perfettamente quando, meno di un mese prima, aveva conosciuto il ragazzo e il suo attuale datore di lavoro. Jenny dopo il loro incontro l’aveva praticamente trascinata nella stanza sul retro, dove un uomo sulla quarantina compilava fogli minuziosamente. Aveva alzato lo sguardo, si era tolto gli occhiali e aveva sorriso ad una Izzy un tantino imbarazzata.
«Will, ho una notiziona» aveva esordito Jenny mentre ancora sorrideva. «Isabelle è qui per l’annuncio!» doveva essere molto felice, oppure una brava attrice, ma Izzy aveva voluto credere alla prima opzione.
«Non c’è nessun problema. Quando vuoi iniziare, sai dove trovarmi.» aveva risposto l’uomo, per poi presentarsi  «Comunque, io sono Will. Benvenuta! »
La prima volta che aveva visto Chris non era stata così piacevole, e lui non era stato affatto così gentile, anzi. Le aveva rivolto un semplice “    Cristopher” borbottato con aria di superiorità e poi era sparito tra gli scaffali. Di tutta risposta, anche lei si era girata a aveva dato inizio a quel suo fatidico primo giorno di lavoro. Sembrava essere passato molto tempo, invece dopo tre settimane si sentiva pienamente a suo agio e adorava tutto della libreria.

 

Tra una riflessione e l’altra iniziarono ad arrivare i primi clienti, per lo più tutti adulti con l’eccezione di qualche ragazzo che aveva preferito quel negozio al posto della scuola. Izzy non poteva biasimarlo, aveva fatto la stessa cosa anche lei, forse per motivi diversi, ma l’aveva fatto. Anche se si dimostrava forte, aveva una personalità fin troppo debole e quando le critiche e le voci infondate su di lei viaggiavano per i corridoi dell’istituto, puntualmente scappava, non presentandosi a scuola. O meglio, una volta davanti al cancello le passava completamente la voglia di trascorrere il suo tempo a sopportare mormorii sommessi e sguardi indagatori. Non era mai scappata da scuola per un compito in classe, una difficile interrogazione, o semplicemente per noia. Izzy scappava da scuola perché in realtà voleva illudersi di poter scappare dalla gente.
Per questo non si presentò davanti ai giovani clienti con un’espressione di rimprovero sul viso, bensì con un sorriso di comprensione. Probabilmente tra di loro c’era qualcuno fuggito solo per colpa di un professore o una materia, ma era sicura che molti avevano scelto di aggirare ben altri tipi di ostacoli.
Tra un cliente e l’altro, Izzy si concesse qualche occhiata di qua e di là. Jenny, sempre con il solito sorriso, era intenta a cercare tra gli scaffali un libro, probabilmente sotto richiesta della signora che le stava al seguito. Will era arrivato con calma, ma finalmente si era messo al lavoro. Parlava animatamente a telefono, probabilmente stava facendo qualche ordine o era nel bel mezzo di una chiamata per discutere il ritardo di qualche consegna. E poi c’era Chris. Chris che se ne stava in un angolo con un ragazzino di non più di tredici anni, mentre gli mostrava diversi romanzi. Per la prima volta Izzy lo vide ridere. Il ragazzino aveva detto qualcosa di buffo, forse, perché Chris aveva inizialmente fatto una smorfia, trasformandola poi in risata. In una bellissima risata.
E così, tra un romanzo di letteratura ottocentesca e il nuovo libro del più grande autore fantasy del momento, trascorreva un’altra giornata. Il giorno prima, Will aveva detto di avere un grande annuncio, quindi quella sera, all’orario di chiusura, tutti erano pronti per ascoltarlo.
«Gente,» iniziò con fare teatrale  «domani purtroppo guadagnerò un altro anno di vita.» aggiunse questa volta drammaticamente. Izzy dedusse quindi che il giorno seguente sarebbe stato il compleanno di quel simpatico -e strambo-  capo. «Il massimo che posso offrirvi è una cena da McDonald’s quindi, sareste così gentili da accettare?» terminò così il suo annuncio. «Ovviamente» rispose Izzy, «E me lo chiedi pure? » fu la reazione di Jenny, «Okay.» fu il risultato della mente di Chris. Iniziava a non sopportare più quel ragazzo, decisamente.

 

Rientrare a casa dopo una lunga giornata e non trovare la cena pronta era una delle cose a cui Isabelle non riusciva ad abituarsi, eppure cercava di mettere insieme le sue forze ed evitare di ricorrere ai cari amici fast-food, ancora di salvezza dei ragazzi indipendenti. Quella sera il suo menu prelibato prevedeva un sandwich con burro di arachidi e, forse, una mela. Non amava cenare abbondantemente, soprattutto se doveva cucinare, e quella sera non sarebbero di certo cambiate le cose. Abbandonò la giacca sul divano e filò dritta a levarsi gli anfibi, sostituendoli con i suoi calzini. Salì al piano di sopra ed indossò una tuta, per poi liberare i capelli dall’elastico e fermarli con una bandana nera. Estrasse dalla custodia il suo bel paio di occhiali e combatté contro le lenti a contatto che aveva da poco iniziato ad usare. In realtà preferiva i suoi occhiali vecchio stile neri, ma aveva voluto fare una prova con le lenti, che sicuramente non avrebbe ricomprato mai più. Si diresse in cucina e preparò il tanto atteso sandwich mentre il televisore del salotto era sintonizzato sul canale di musica e poi si posizionò comodamente sul divano, con un buon libro a farle compagnia. Lesse fino a mezzanotte, quando si prese una pausa e notò l’orario. Quella sera fu felice di potersi nascondere sotto le coperte leggere del suo letto e di poter addormentarsi.

 

Lei e la sveglia non erano mai state in buoni rapporti sin dalla tenera età, ma ormai Izzy aveva imparato a conviverci. Si concesse una doccia per svegliarsi e poi si preparò per uscire.
Considerando gli standard di New York, si poteva dire che alle sette di mattina la metro non era molto popolata. Qualche signora diretta chissà dove, una decina di impiegati in abito elegante, un bel numero di studenti in uniforme che si accingevano a trascorrere l’ennesima giornata di quel primo mese di scuola, un gruppo di ragazzi a cui Izzy avrebbe dato non più di vent’anni, ovvero suoi coetanei.
Fece la sua solita sosta al bar, acquistando però anche una torta gelato confezionata per Will. Prima di andare via il giorno precedente, Jenny aveva dichiarato che si sarebbe presa lei il compito di procurare un regalo entro quella sera, per questo lei pensò solo ad un dolce per il pranzo.
Una volta davanti al negozio trovò ancora una volta aperto, quindi entrò convinta di trovarsi davanti la sua amica intenta in qualcosa di estremamente noioso.

 

È impossibile descrivere la sua sorpresa nel vedere Chris che leggeva dietro il bancone, mentre lo stereo riproduceva un CD dei Linkin Park, il suo gruppo preferito. Entrò sorridente canticchiando qualche pezzo della canzone che stava ascoltando e salutò allegramente il ragazzo. In effetti Izzy sapeva di essere facilmente condizionabile dalla musica, riuscendo addirittura ad essere simpatica e gentile con tutti. «Buongiorno!» esclamò spaventando Chris, il quale fece un balzo sulla sedia e sgranò gli occhi. Poi accadde l’impossibile, sorrise e ricambiò il saluto «Ciao Izzy, come va?». Lei rimase un attimo interdetta, notando solo in quel momento quanto gli donassero i capelli lunghi sul viso. Lei adorava i capelli lunghi sui ragazzi, era l’unica cosa che riusciva a farla impazzire come tutte le ragazze della sua età, ma Chris era sempre stato solito legarli, era la prima volta che li vedeva così. «Bene, grazie. Cosa stai leggendo?» indicando il libro, Izzy si avvicinò di più al bancone, meravigliandosi per quella che sembrava essere la loro prima conversazione da persone civili. Lui alzò il libro e le mostrò la copertina, poi sorrise ancora « È il mio autore preferito, se ti piace l’horror te lo consiglio». Continuarono a parlare per un po’, lei si era avvicinata e si era seduta accanto a lui, scoprendo una persona completamente diversa dal solito. Senza accorgersene finirono per trasferirsi nel vialetto sul retro, probabilmente Izzy aveva espresso il desiderio di una sigaretta, il suo vizio perenne e Chris aveva acconsentito approfittandone anche lui. E così si ritrovarono lì, seduti per terra uno accanto all’altra a discutere di tutto, Izzy non avrebbe mai immaginato che dietro quell’insofferenza si nascondesse un ragazzo così intelligente e simile a lei.   
«Sai, Izzy, mi piace parlare con qualcuno che mi capisce. Forse scopriremo di essere uguali e di avere un passato piuttosto simile» disse ad un tratto lui, ormai preso dalla conversazione. «Sai invece cosa piace a me?» domandò retoricamente lei «Non essere giudicata» aggiunse dopo. Poi sorrise ancora e lui le rivolse uno sguardo strano che non riuscì ad interpretare «Piace anche a me, credimi. È la prima volta che qualcuno riesce ad andare oltre l’apparenza.»  fu questa frase che scosse un po’ Izzy, che fino a una mezz’oretta prima non gli avrebbe nemmeno rivolto la parola. Anche se non era una questione di apparenza, lui aveva iniziato ad essere scortese e le aveva chiaramente dimostrato che non intendeva stabilire alcun rapporto. Forse avevano sbagliato entrambi, mostrando solo la loro corazza, ma tutte le esperienze passate erano così numerose da poterli giustificare.

 

«Chris? Izzy? Ci siete?»  le loro risate furono interrotte da una voce proveniente dall’ingresso del negozio, sicuramente appartenente a Jenny. Si alzarono spolverandosi i jeans e rientrarono, chiudendo la porta e salutando la ragazza e Will, che se ne stava poggiato al bancone. «’Giorno a tutti!» esclamò Isabelle, mentre Chris rivolgeva loro un cenno del capo e un “ciao” borbottato. Aveva rialzato le difese, Izzy riconosceva quell’attegiamento che per anni aveva caratterizzato anche lei. Nonostante questo, tutti e tre saltarono addosso a Will urlando in coro e intonando la classica canzone di buon compleanno. L’uomo sorrise, per niente sorpreso, poi abbracciò e ringraziò i ragazzi che lo accerchiavano.
«Vi avviso, mi state facendo sentire terribilmente vecchio» sentenziò al termine di tutti i convenevoli, poi decisero che era tempo di mettersi al lavoro e girarono il cartello “chiuso” su “aperto”, non prima di aver consumato la colazione e tagliato la torta.
La giornata aveva inizio.

 

«Ciao, scusami, è arrivato il libro che avevo ordinato?» Izzy distolse lo sguardo dal pc e lo spostò sul ragazzino che stava di fronte a lei e che la fissava speranzoso. Inserì il suo nome e il titolo del libro nel modulo del computer ed effettuò la ricerca, trovando il romanzo disponibile. «Dovrebbe essere arrivato ieri, vado a prenderlo.» si congedò e si recò nel magazzino, cercando direttamente il volume nello scaffale delle prenotazioni. Quando lo trovò lo portò al ragazzo, che sorrise entusiasta e pagò in fretta, pregustando già il momento in cui avrebbe potuto iniziare quel romanzo tanto atteso. Izzy sorrise nel vederlo, sicuramente era appena uscito da scuola, data l’ora, e non aveva pensato ad altro se non al suo libro, era bello vedere ragazzi di circa tredici anni così affezionati alla lettura.
Il tempo passò in fretta quel giorno, in attesa della serata. Chiusero il negozio alle sei, come facevano solitamente il mercoledì, e si diedero appuntamento per le dieci. Will decise che le ragazze non avrebbero preso la metro, quindi si accordarono per accompagnarle. Lui e Chris avevano la moto, Jenny solitamente usava l’auto ma quella mattina serviva a sua madre, quindi era arrivata in treno e allora accettò anche lei il passaggio. «Io abito praticamente a pochi minuti da casa tua, quindi direi che puoi venire con me» disse Will rivolto ad Izzy, la quale si limitò ad annuire e a salutare gli altri due, che si preparavano a partire. Indossò il casco che l’amico le stava porgendo e si posizionò dietro di lui, poi si avviarono verso casa. Durante il viaggio Izzy osservò la città che le scorreva attorno e decise che avrebbe messo i soldi da parte per poter acquistare anche lei un motorino, simile a quello che usava a Londra, ereditato dal cugino. Una volta arrivati, scese e ringraziò Will, che le sorrise. «Mi ha fatto molto piacere stamattina vedere che stai iniziando a legare anche con quell’orso di Chris» le disse. «Ci sto provando, non mi piace essere antipatica a qualcuno»  rispose lei. Ringraziò ancora l’uomo e si ricordarono a vicenda l’appuntamento di quella sera. «A dopo» le disse lui prima di partire nuovamente.

 

Isabelle entrò in casa e, come di routine, accese lo stereo. Subito dopo volò verso la doccia per rinfrescarsi dopo un’altra giornata. L’acqua che scorreva sul suo corpo le ricordò che le sarebbe piaciuto molto andare a nuotare, qualche volta, e decise che si sarebbe informata. Quando uscì trovò sul cellulare una telefonata di sua madre e la richiamò. «Izzy!»  le arrivò subito dall’altro capo del telefono. Capì che in Inghilterra doveva essere molto presto, perché sua madre stava parlando con un tono di voce piuttosto basso. «Ciao mamma, che fai?»  le chiese «Mi sono appena svegliata» rispose la madre. Continuarono così per un pò, poi si salutarono e la ragazza tornò a prepararsi.
Indossò una maglia bianca con una croce stampata in nero, poi vide nell’armadio un jeans sempre nero a cui attaccò un paio di bretelle che aveva comprato di recente. Le lasciò scivolare lungo i fianchi e completò tutto con i suoi soliti anfibi. Asciugò i capelli, notando che la tinta non aveva ancora iniziato a rovinarsi, poi li fermò con la sua adorata bandana nera. La voglia scarseggiante di lottare ancora una volta con le maledette lenti a contatto la convinse ad usare finalmente i suoi occhiali, così terminò di prepararsi e si concesse un po’ di tempo libero.

Chiusa nel suo rifugio, Izzy diede libero sfogo alle sue idee, alle sue paure e soprattutto alla sua arte. Seduta su uno sgabello dietro la tastiera si divertì a pasticciare sul primo pentagramma che aveva trovato nella miriade di fogli sparsi sul pavimento qualche nota in fila. Di solito otteneva dei risultati mediocri, non erano meravigliosi, ma nemmeno da buttare. Quella volta però erano più soddisfacenti del solito, si avvicinavano quasi alla sua idea di musica.
Il tempo lì dentro si fermava, ciò che si trovava fuori perdeva importanza e gli strumenti e le bombolette spray diventavano il centro del mondo di Isabelle. Il sogno di tutti, in poche parole. Probabilmente qualcuno l’avrebbe definita pazza o asociale, però lei era fermamente convinta di quello che faceva, dedicando sé stessa sempre. E poi era risaputo che i pazzi sono sempre i migliori.
Quando rivolse lo sguardo all’orolgio a forma di disco in vinile appeso al muro si rese conto di essere in tremendo ritardo per l’appuntamento con Jen. Volò al piano inferiore e indossò la giacca in tempo record, chiudendosi la porta di casa alle spalle dopo solo cinque minuti.

 Jenny l’aspettava alla fine dell’isolato nella sua macchina, o meglio nella macchina di sua madre, per niente preoccupata del possibile ritardo. Pensandoci bene, conoscendo Chris e Will, sarebbero arrivate prima loro. E così accadde.
Lasciarono l’auto al parcheggio del McDonald’s in perfetto orario, incamminandosi tranquillamente verso l’ingresso.
«Allora, prima che arrivino, voglio tutti i dettagli di stamattina» ed ecco che Jenny tornò nei panni dell’agente 007, sicuramente sarebbe stata meglio di lui. Quando si metteva in testa che voleva una cosa, Izzy aveva scoperto che non si sarebbe arresa fino ad ottenerla.
«Jen» esordì Izzy pazientemente «ti ripeto per la centesima volta che stavamo semplicemente parlando» ancora non capiva la curiosità dell’amica riguardo alla sua chiacchierata con Chris. «Dai, con quel figone di Chris non si può semplicemente parlare!» esclamò esasperata Jennyfer, come a voler confermare la sua tesi. Secondo il suo parere quei due le nascondevano qualcosa.
Non aveva dubbi.

 La loro conversazione fu fortunatamente interrotta dall’arrivo del festeggiato, che si unì alle ragazze parlando del più e del meno e permettendo ad Izzy di sfuggire dall’occhio indagatore di Jenny.
Furono costretti ad aspettare un bel po’ prima che Christopher potesse degnarli della sua presenza. Arrivò rumorosamente sulla sua moto nera che aveva fatto letteralmente perdere la testa ad Izzy, che impazziva per le moto. Scese con calma, come se non fosse in un terribile ritardo, poi si diresse tranquillamente dal resto della comitiva, passando una mano tra i capelli nell’intento di sistemarli, e secondo Izzy di mettersi in mostra.
«Ho dovuto lasciare mio fratello a casa, scusatemi» almeno quel giorno aveva una scusa credibile.
Isabelle non riuscì a spiegarsi perché tutto quello che aveva pensato quella mattina stava lentamente svanendo, era consapevole che sotto quell’aria da idiota si nascondeva qualcosa, ma voleva vedere ancora una volta cosa. Voleva parlare ancora una volta con quel Chris nascosto, quello soppresso dal Chris della quotidianità.
A dire il vero, non riuscì a spiegarsi nemmeno questo, ma iniziava a provare una certa curiosità. Non si sarebbe più accontentata, lei adesso voleva la verità. Sarebbe arrivata fino in fondo, avrebbe continuato a scavare anche nei punti in cui gli altri si erano fermati. Si sarebbe gettata a capofitto nella scoperta del vero Christopher, a qualunque prezzo.
Purtroppo non sapeva che sarebbe rimasta prigioniera delle sue scoperte, per sempre.

 

 





HI PEOPLE!

Il primo spazio autore che scrivo!! Yee!!
Perdonatemi se le altre volte non ho dedicato nemmeno un secondo a questo spazio ma avevo pochissimo tempo per pubblicare e non ho potuto scrivere qualcosa di decente. Comunque, arriverete presto a rimpiangere i momenti in cui non scrivevo.
Nonostante questo ho spegato un po’ qualcosa di più sulla trama generale nelle risposte alle recensioni (a proposito, mi scuso con Sara_Lau21, ho appena letto la tua recensione e ti ringrazio infinitamente. Corro a risponderti per bene).
Un grazie va anche a MissPanda310, che dal primo capitolo mi ha convinta ad andare avanti. Voglio ringraziare anche tutti i lettori silenziosi, le 32 visite al primo capitolo e le 18 del secondo mi hanno aiutata moltissimo.
Dopo questi ringraziamenti perfetti per la cerimonia degli Oscar, passerei oltre.
La storia è stata il frutto del lavoro dei miei neuroni sotto sforzo nel mese di agosto, quando ho scritto il primo capitolo sul mio pc. Spero vi piaccia, ma soprattutto mi auguro che possa rimanervi qualcosa.
Tengo particolarmente al personaggio di Isabelle perché è un po’ il mio alter-ego, quello che sono e quello che vorrei essere. Qualche aspetto del personaggio e della storia rispecchia di più la mia situazione, per il resto è sempre colpa dei neuroni che non ho mandato in ferie e si sono vendicati.
Forse può sembrare una trama un po’ scontata, vorrei renderla diversa con l’avanzare degli avvenimenti.
Ad essere sincera non so più cosa scrivere, quindi andrei a rispondere alla recensione di cui parlavo sopra.
Grazie ancora anche a chi ha solo aperto la pagina e l’ha chiusa disgustato, chiedo scusa per il terribile ritardo con cui è arrivato questo capitolo, ma ho veramente voluto dare del mio meglio.
Per qualsiasi domanda sulla storia o su altro potete lasciarmi una recensione (starò più attenta a rispondere per tempo) oppure mandarmi un messaggio.
Alla prossima  

  
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