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Autore: fraviaggiaincubi    14/02/2014    1 recensioni
Dal capitolo 7
“Un’arma?”domandò debolmente e il Nazgul annuì soddisfatto che la sua preda si interessasse delle sue parole, non c’era niente di meglio che allarmarlo facendogli intuire su quale baratro stesse per scivolare la Terra di Mezzo. Con un sorriso sadico che l’uomo non poteva cogliere proseguì: “Esatto, un’elfa che contiene in sé anche il sangue di uno stregone della terra di Angmar.”si indicò con un gesto teatrale. “Capace di creare guerrieri invincibili...
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Tauriel, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 7
 
La stella del Vespro
 
Ragazzuoli/e, per la gioia dei romanticoni in questo capitolo avremmo una coppia coccolosa che ci dà un po’di love e si concederanno un momento di dolcezza in mezzo al casino di fic che è sta storia e per quanto riguarda il suo continuo dopo questo capitolo inizio ufficialmente a seguire il libro di Tokien con la sua storia, tranne che ne modificherò di sana pianta tutto fino a quando non impazzirò e me ne andrò per la mia strada con questa mia fanfiction.
Ah secondo i miei piani dovrei riuscire a introdurre ogni capitolo un nuovo personaggio dei nostri amati eroi, indovinate chi entra in scena qui? Daaaaai=) scommetto lo avete già intuito.
Buona lettura!!!
 
 
La lama trafisse la carne come se passasse attraverso uno specchio d’acqua e la punta affilata sbucò dalla parte opposta del corpo portandosi dietro una scia di sangue rosso rubino.
Il Nazgul sibilò di piacere guardando le pupille di Aragorn dilatarsi per il dolore mentre la bocca si spalancava in un grido muto che esprimeva più dolore che se avesse urlato perché dove l’uomo non aveva abbastanza forze per urlare, il sangue che gocciolava dalla lama sulla pietra era la dolce musica che lo Stregone di Angmar desiderava sentire assieme al suono morente del cuore trafitto. Lo stregone si concentrò sulle iridi scure del ramingo godendosi ogni stilla di dolore che esprimevano come un dissetante elisir di lunga vita. Lontano dall’Unico anello la sua sofferenza era atroce e per nutrire il suo spirito i Nazgul traevano piacere dal dolore altrui dei corpi del nemico.
Il mio corpo è la cosa che più desidero...pensò e il suo sguardo si puntò sulla tomba alle sue spalle mentre le ginocchia di Aragorn cedevano e l’uomo si accasciava sulla spada, ma lo spettro non aveva intenzione di lasciarlo andare facilmente. Fulmineo distolse lo sguardo dai resti del suo corpo mortale con un occhiata di desiderio feroce e afferrò l’uomo per il cappuccio costringendolo con un gemito a rialzarsi. Pronunciò tre secche frasi nella lingua nera e il cuore di Aragorn lanciò una fitta riprendendo a battere nonostante fosse trapassato dalla lama.
“Suvvia erede di Isindur, ho ancora fame di sofferenza, non vorrai morire ora vero?”. Ritrasse la lama e Aragorn urlò portandosi una mano al petto e crollando supino sulla tomba. Il respiro rantolante che usciva dai polmoni scatenavano brividi di piacere al Nazgul e lo stregone scoppiò a ridere disegnando pigramente simboli oscuri con il sangue dell’uomo sulla pietra. Le orbite vuote del suo involucro mortale lo fissavano derisorie e il Nazgul sibilò furioso.
Sauron mio signore, se solo mi concedessi di poter avere il mio corpo, non basta lo struggente desiderio dell’Unico a punirmi?
I Nove erano costretti a vivere eternamente in perenne allerta per cogliere la posizione dell’anello di Sauron quanto lo era lui a consumarsi in una folle ricerca. Lo bramavano come l’acqua un corpo vivente e da secoli quel violento desiderio era diventata un’ossessione che scavava la mente dei crudeli spettri quanto riavere un corpo lo stregone. Senza di esso era solo uno spirito malvagio, una presenza incatenata all’oscuro sovrano che non poteva godere dei piaceri legati all’esistenza ed era questo ad ossessionare il re dei Nove. Bramava poter cogliere il tocco freddo della lama, il calore del sangue che scivolava su essa o i brividi di piacere che la vicinanza a Sauron scatenavano in loro, colti ora con una percezione scarsa, come se avvertissero i cinque sensi nel corpo di spettro avvolti da una membrana che attutisse le sensazioni. Persino ora che immergeva le dita nel sangue caldo dell’uomo non poteva cogliere appieno il calore di quella vita che stava cinicamente rubando tra atroci sofferenze e il battito di quel cuore...troppo debole ne avvertiva il suono, come avvolto dall’ovatta, e questo scatenava ondate di furia nello stregone; quelle le avvertiva chiaramente.
“In piedi, ho cambiato idea sul tuo destino verme.”ringhiò e afferrato Aragorn lo sollevò pronunciando una breve litania nella lingua nera. I suoi poteri crepitarono intorno a lui come un’aura e la ferita della lama si chiuse come se non fosse mai stata fatta, ma la perdita di sangue era stata molto estesa e il pallore di Aragorn tradiva la sua debolezza così come le gambe, incapaci di reggerlo. Tentò di scappare verso l’uscita, ma lo stregone gli fece lo sgambetto afferrandolo per una spalla e lo trascinò fuori sospendendolo sul baratro con una mano sola. “Abbiamo trovato un’arma che mi permetterà di creare un esercito potentissimo caro Aragorn e mi è venuta un’idea.”attaccò lo stregone osservando l’uomo aprire gli occhi, all’improvviso cosciente delle sue parole. “Un’arma?”domandò debolmente e il Nazgul annuì soddisfatto che la sua preda si interessasse delle sue parole, non c’era niente di meglio che allarmarlo facendogli intuire su quale baratro stesse per scivolare la Terra di Mezzo. Con un sorriso sadico che l’uomo non poteva cogliere proseguì: “Esatto, un’elfa che contiene in sé anche il sangue di uno stregone della terra di Angmar.”si indicò con un gesto teatrale. “Capace di creare guerrieri invincibili e qui mi è venuto in mente che forse mischiando il sangue di un erede di Isindur con il mio potrei avere un corpo”. Fissò Aragorn cogliendo l’orrore nelle sue pupille. “Ho sempre desiderato un corpo e tu sei perfetto, una beffa per Gondor se lo Stregone di Angmar avesse l’unica persona che può sollevare i popoli reclamando la corona. Che ne dici Aragooorn, forse dovevi salvare il tuo popolo quando potevi.”sibilò con cattiveria e il ramingo si divincolò nella sua stretta. “Preferirei che mi lasciassi cadere in questa voragine.”
Lo stregone parlò nella lingua nera e una fitta raggiunse la mente dell’uomo. “Lo so bene che lo vorresti, ma non posso accontentarti. Non ora che ho ricevuto questa folgorante rivelazione che mi cambierà la giornata.”
Aragorn lo fissò con odio. “Dov’è Gandalf?”
Il Nazgul fece spallucce. “Lo chiuso fuori dalla mia tomba con un incantesimo, quando riuscirà a spezzarlo saremo lontani”. Si voltò con un fruscio del mantello trascinando il ramingo come fosse una bambola. La sua forza non aveva eguali e Aragorn lottò affannosamente  per scappare. Si sentiva debole e ogni battito del cuore mandava fitte al corpo ricordandogli che sarebbe dovuto morire. Assieme a ciò la rivelazione del Nazgul lo torturava e il bisogno di dirlo a Gandalf forte. Doveva sapere a cosa andavano incontro prima che fosse tardi, Sauron avrebbe creato un esercito con il sangue di una creatura dai poteri micidiali e allora che avesse o no l’Unico non aveva importanza perché avrebbe raso al suolo metà della Terra di Mezzo per trovarlo e l’altra metà l’avrebbe distrutta sotto al suo dominio e riguardo a lui, la speranza della razza umana, sarebbe diventato un semplice involucro per uno dei suoi servi più micidiali. Il pensiero annullò qualsiasi altro e Aragorn ricominciò a lottare con ancora più forza man mano che lo Stregone lo trascinava verso il cuore della tomba. “Gandalf!”urlò con quanto fiato aveva in gola dibattendosi e scalciando.
Lo Stregone di Angmar si fermò colpendolo con un calcio al viso. “Stai zitto o lo farò io.”minacciò, ma Aragorn ignorò il sapore di sangue che gli riempiva metallico la bocca e gridò di nuovo il nome dello stregone grigio.
Qualsiasi prezzo pur di non dartela vinta.
“Gaandalf!”
“Ti ho detto zitto!”. Il Nazgul alzò l’aura attorno a lui e l’uomo sentì l’aria uscire dai polmoni come se qualcuno glieli avesse schiacciati. Boccheggiò senza più voce e lentamente perse i sensi facendo un ultimo disperato tentativo per lottare prima di accasciarsi sulla pietra gelida dei gradini. Lo stregone sollevò la testa soddisfatto e riprese a scendere nel cuore della tomba. Chiamò a raccolta i compagni e li vide volteggiare sopra gli immensi destrieri alati su un lato della collina, il battito possente delle ali che catturavano pigre le calde correnti provenienti dalla valle. “Nazgul, eliminate lo stregone grigio all’ingresso della grotta. Sauron ci aspetta.”comando con voce glaciale.
Gli otto spettri lanciarono il loro acuto grido nel cielo e come un unico essere i destrieri virarono verso l’entrata della tomba cavalcando un vento carico di promesse di morte.
 
 
~~~
 
 
Idiota di uno stregone.
Gandalf colpì la barriera davanti all’ingresso della tomba per l’ennesima volta, ma essa si piegò davanti al suo potere prima di tornare beffardamente rigida a sfidarlo. Il suo crepitio recava la firma dello Stregone di Angmar e l’angoscia di Gandalf uno solo nome: Aragorn.
Lo stregone grigio colpì disperato il muro. Avevo giurato di proteggerti, maledizione Aragorn.
Si maledisse venti volte e quando stava per tentare l’ennesimo inutile assalto, un grido lacerante riempì l’aria echeggiando nella valle e Gandalf si voltò verso otto figure scure che volavano verso di lui. Non fu difficile intuire cosa fossero e con uno scatto lo stregone sollevò il bastone facendolo sfolgorare come una stella.
A quella vista gli immensi Nazgul virarono e gli otto spettri lanciarono urla di rabbia virando sopra le groppe irte di spine per tentare un nuovo assalto. Gandalf li vide parlare tra loro nella lingua nera e uno ad uno si lanciarono contro il sole costringendolo a distogliere lo sguardo dal suo riverbero accecante. Si coprì con una mano e in quell’istante  uno dei rettili si lanciò in picchiata su di lui, ma Gandalf non si fece cogliere impreparato e sferrò un nuovo attacco colpendo con la lama della spada la bocca irta di denti che lo stava per afferrare. La lama tracciò un arco ferendo la carne scura della mascella del Nazgul e il drago lanciò un ruggito sbattendo le ali per sfuggire all’attacco, ma lo stregone non demorse e infilzò con rabbia l’iride dorata del mostro scatenandoli una violenta convulsione che fece cadere lo spettro a terra e costrinse gli altri Nazgul in arrivo a evitare la coda spinata che saettava in aria.
Gandalf ne approfittò e cogliendo l’occasione sfilò la punta insanguinata puntandola contro il Nazgul. “Non azzardarti a muoverti e manda via la tua bestia infernale.”ordinò senza fiato, ignorando il sudore che lo accecava.
In tutta risposta il Nazgul sibilò e l’immenso destriero si alzò in volo lacrimando sangue dall’occhio ferito.
Tenendo d’occhio i compagni lo stregone fece fiammeggiare il bastone e lo puntò contro la fessura sul cappuccio dello spettro. Al contatto con la luce lo spettro si inarcò  lanciando un grido lacerante e Gandalf strinse i denti per resistere a quel suono doloroso. “Chiama il tuo signore, ora!”
Il Nazgul puntò lo sguardo su di lui e la sua voce colma di sarcasmo investì Gandalf come una sferzata della coda del suo destriero. “Intendi Sauron o il nostro re?”
“Lo sai bene chi intendo.”ruggì Gandalf piantando di nuovo il bastone sul mantello nero dello spettro e strappandogli un nuovo grido che scatenò i sibili dei compagni, in volo sopra di loro come corvi su una preda troppo resistente.
“Chiamalo o ti farò pentire di esistere creatura immonda!”
Il Nazgul sibilò di odio e colpì il bastone con una mano. “Mai, preferisco morire e lunga vita a Sauron.” ringhiò.
Gandalf alzò il bastone per colpirlo, ma qualcosa di oscuro  attirò la sua attenzione. Una forza potentissima stava avanzando da sotto terra e Gandalf sbiancò di fronte alla potenza di quell’onda.
A che livello sono i suoi poteri?
Si gettò di lato in tempo mentre la barriera dietro di lui esplodeva con un’onda d’urto talmente forte che metà della montagna crollò con un fragore spezzandosi in due con un suono agghiacciante. Lo Stregone di Angmar emerse tra la polvere come se fosse stato vomitato dalla roccia stessa e la maschera di ferro sul suo capo scintillò mutando forma in una corona luccicante irta di punte taglienti. Si erse in tutta la sua altezza e l’aura del suo potere crepitò come una fiamma attorno alla veste luccicante. Con un sibilo il Nazgul si voltò verso Gandalf e due puntini rossi dardeggiarono nella fessura del cappuccio, colmi di furia e odio verso la figura grigia dello stregone che osava sfidare il suo potere. La sua voce glaciale vibrò come una stilettata di ghiaccio e un vento gelido irruppe scivolando nella valle come un alito di morte. “Gandalf, solo tu sei così pazzo da sfidare la mia collera.”ringhiò sfoderando la lama nera.
Lo stregone grigio trattenne un brivido di terrore. Anche da lì l’aura dello Stregone di Angmar era micidiale come acido corrosivo, ne poteva avvertire il potere che consumava il suo come la fiamma di una candela, ma si costrinse a resistere appena i suoi occhi si posarono sulla figura accasciata contro di lui, stretta nella morsa della sua mano.
“Aragorn.”chiamò con voce flebile e il ramingo sollevò la testa incrociando i suoi occhi. “Scappa Gandalf.”disse debolmente e a quelle parole lo Stregone di Angmar gettò indietro la testa scoppiando a ridere. “Oh Aragorn, certo che non scappa, sarebbe un codardo a lasciarmi passare con il mio futuro corpo senza tentare di combattere e perire”. Sorrise perfido al pensiero. “Di sicuro così posso farti fuori una volta per tutte.”aggiunse guardando altezzosamente Gandalf.
Lo stregone grigio impugnò saldamente il bastone e la sua luce accecante brillò disperata contro l’oscurità che ammantava lo stregone come un’aura crepuscolare. Lo spettro sibilò e sollevò Aragorn come fosse una bambola. Con un fischio chiamò il suo destriero ed esso sbucò dalla voragine lasciata dal suo padrone spalancando la chiostra di denti e la sua lingua forcuta saggiò l’aria avvertendo il corpo di Aragorn sospeso davanti le sue fauci.
Lo Stregone di Angmar si voltò con lentezza verso Gandalf gustandosi la paura che leggeva in quegli odiati occhi grigi. “Oh Gandalf, non hai mai imparato niente contro di me, lo sai bene che io adoro portarmi dietro un asso nella manica e guarda caso stavolta me l’hai consegnato tu”. Porse una mano al Nazgul e il rettile si strusciò contro di essa emettendo un basso rumore di gola. “Che ne dici, mi lasci passare o preferisci che il mio destriero si divori il tuo prezioso erede di Isindur?”domandò incidendo nelle ultime parole con un disprezzo tale che Gandalf parve di avvertirne il sapore sulla lingua.
Sta bleffando, lo sai che desidera avere un corpo.
Impugnò il bastone più saldamente, reso instabile dal sudore sui palmi e sorrise sotto la barba grigia. “Andiamo spettro, lo so bene che vuoi avere il corpo di un re, il tuo stesso sangue te lo impone quindi non venire a dirmi che lo darai in pasto alla tua bestiaccia perché insulti la mia intelligenza.”rispose, maledicendosi di non poter cogliere nulla dal nemico, imperscrutabile come lo era un tempo il suo padrone.
In risposta lo stregone esplose a ridere e la montagna rabbrividì di fronte tale malvagità. “Forse sei tu che insulti me stregone da quattro soldi. Non sai forse che Sauron mi ha mandato ad ucciderlo e che poco fa la mia lama ha trafitto questo cuore”. Toccò il petto di Aragorn e l’uomo spalancò gli occhi gemendo mentre la ferita ricompariva come se una lama invisibile stesse penetrando nella carne. Lo spettro sorrise e ritirò la mano lasciando che la ferita si richiudesse; il sangue fresco luccicò rosso sui guanti di ferro che portava. “Non hai idea di quanto soffrisse, il suo dolore mi scorre nelle vene rafforzandosi e la tua angoscia ti congela la mente Gandalf”. Mosse la mano e il sangue dell’uomo schizzò la tunica grigia dello stregone. “E’ questa la sottile differenza tra me e te. Io gioco con la vita a mio piacere e tu, tu sei uno stolto che si attacca a troppe cose lasciandomi il trastullo di strappartele.”
Si chinò su Aragorn senza perdere di vista il viso stravolto dal dolore di Gandalf e sussurrò in modo che solo lui potesse sentirlo: “Pregalo di salvarti Aragorn. Fallo e ti lascerò andare, ribellati e il mio Nazgul ti strapperà la carne pezzo per pezzo senza che tu possa morire.”
Aragorn aprì a fatica gli occhi e il respiro gelido dello spettro lo investì. “Preferisco essere divorato vivo che darti soddisfazione.”ringhiò e lo Stregone di Angmar annuì. “Peccato...”disse minaccioso e tornando eretto in tutta la sua statura si voltò appena in tempo per vedere un lampo bianco schizzare verso di lui colpendolo in pieno. Cadde rovinosamente contro la parete rocciosa e i sassi franarono su di lui coprendolo tra i suoi sibili infuriati. All’istante i Nazgul si gettarono in picchiata e Gandalf sfoderò la lama pronto a difendersi; parò i primi attacchi sottraendosi alle zanne affilate e alle lame che piovevano da ogni lato, ma uno degli spettri riuscì a colpirlo facendogli precipitare la lama nel burrone. Impotente Gandalf la vide cadere luccicando sotto il sole e il Nazgul dello stregone piombò su di lui bloccandolo contro la parete con una zampa artigliata. Ruggì inarcando il collo e la voce del suo padrone giunse di lato colma di furia: “Strappagli il bastone!”
Il rettile scattò fulmineo come una vipera e artigliò il bastone che Gandalf stava per usare facendo spegnere la luce sulla punta e con uno schioccò lo spezzò in due, gli occhi gialli colmi di furbizia e il fiato rovente che sbuffava divertito dalle narici.
Maledizione!
Lo stregone grigio si divincolò guardando impotente le immense zanne spalancarsi davanti al suo viso, pronto a divorarlo, e le grida degli spettri si alzarono nell’aria irate.
Perché gridano? pensò Gandalf senza staccare lo sguardo dall’immensa bocca spalancata su di lui, ma le zanne non si chiusero sul suo corpo.
Il Nazgul si fermò prima di azzannare lo stregone e si voltò ruggendo verso il sentiero dove una figura avanzava avvolta da una luce accecante, come il chiarore più puro. Era a cavallo di un destriero candido, tranne per il muso e le zampe e non portava finimenti. Gandalf riconobbe con gioia Ombromanto e quando i suoi occhi penetrarono quel fulgore accecante la sorpresa lo paralizzò: a cavallo del suo stallone un’elfa avanzava con l’arco teso e le sue frecce piovevano sui Nazgul impedendo loro di avvicinarsi. La dama puntò la freccia contro il Nazgul che lo teneva prigioniero e il rettile ruggì mollando la presa e spalancando le ali per alzarsi in volo, una freccia infilata nel collo ancora vibrante.
“Arwen!”gridò Gandalf e l’elfa si voltò vedendo lo Stregone di Angmar liberarsi dai massi che lo imprigionavano, la furia del suo potere che crepitava come una tempesta attorno a lui. Puntò un dito su Arwen come una condanna e la lingua di Mordor risuonò nell’aria carica di elettricità: “Non osare sfidarmi elfa!”
Arwen sollevò l’arco e la luce brillò così vivida che parve fosse mezzogiorno. “Forse sei tu che non devi sfidare me Stregone di Angmar, non ti permetterò di avere il corpo del mio amato.”ribatté in elfico e il vento si alzò sollevando la sua chioma nera come ali di corvo, come a sostenere colei che era conosciuta dal suo popolo come la Stella del Vespro, tale era la bellezza e il fulgore della sua luce.
Aragorn sollevò la testa dal punto in cui era caduto e gli occhi verdi di Arwen si fissarono nei suoi e quel silenzio con cui si scambiarono un’ occhiata breve come il battito d’ali dei Nazgul bastò più di mille parole che entrambi volevano dirsi, erosi dalla lontananza che le loro razze ponevano di fronte il loro amore.
L’elfa disegnò nella sua mente ogni singola linea di quel viso mortale che le aveva donato quel sapore che da molto tempo la sua vita lunga e infinita sembrava aver perso, quasi come se un pittore avesse preso la luce e avesse illuminato un quadro spento con colore nuovo ridonandoli freschezza allo stesso tempo Arwen aveva trovato la luce della sua esistenza e non poteva esistere tenebra abbastanza grande per portargliela via, nemmeno quella dello stregone più potente che esistesse dopo Sauron, in piedi a sfidare il suo amore come un dio della morte al giudizio finale.
Lo Stregone di Angmar si voltò un istante verso Aragorn e poi tornò ad Arwen e annuì. “Ah si ora capisco, un’altra unione infame tra due razze. Arwen di Gran Burrone”, sibilò e l’elfa rabbrividì sentendo la sua voce ghiacciata pronunciare il suo nome come un’imprecazione. “Cosa farai quando lui morirà e tu vivrai? La sua vita è così breve anche per un mezzosangue come lui.”
“Non sono affari tuoi e ora spostati!”gridò l’elfa sguainando una spada. Diede un rapido sguardo a Gandalf e lo stregone sentì la voce dell’elfa sussurrare nella sua mente: Al mio segnale fai crollare la montagna.
Arwen spronò Ombromanto e il coraggioso stallone si lanciò verso la figura dello spettro; cavaliere e cavallo brillarono come una stella incandescente contro l’oscurità dello spettro e quando la lama di acciaio dell’elfa si scontrò contro quella nera dello stregone la terra tremò di fronte la loro forza.
L’impatto si riversò sul braccio di Arwen e l’elfa si morse il labbro sentendo l’aura dello stregone tentare di abbattere le sue difese che impedivano agli otto compagni di attaccare. Invocò l’aiuto del suo popolo e vibrò una nuova stoccata e un’altra e un’altra ancora, ma ogni volta la lama nera bloccava il suo attacco e il respiro gelido dello spettro le soffiava la promessa di una morte lenta sul viso.
Ombromanto nitrì impennandosi coraggiosamente quando la spada dell’avversario spezzò la lama dell’elfa in mille schegge taglienti e il suo mantello nero si gonfiò come ali oscure.
“Muori elfa!”soffiò gelido lo Stregone e due puntini rossi brillarono nell’oscurità del cappuccio. Alzò la lama mirando al petto di Arwen e l’elfa sentì il suo cuore morire vedendola calare su di lei.
Ho fallito...pensò terrorizzata e la voce di Aragorn le giunse alle orecchie mentre invocava disperato il suo nome.
La lama calò verso di lei letale come una cometa di fuoco sulla terra e Ombromanto nitrì sollevano selvaggiamente la testa. Il suo petto candido intercettò l’avanzata della lama ed essa penetrò nel suo pelo niveo affondando in una rosa scarlatta che macchiò la purezza del suo mantello.
Stupido cavallo!
Lo stregone immerse la lama fino all’elsa e con cattiveria squarciò il petto dell’animale aprendo un immenso taglio slabbrato per liberarla da quella morsa di carne e coraggio. Ombromanto nitrì gettando la fiera testa indietro e crollò a terra disarcionando Arwen, il sangue che scivolava dalla ferita in sentieri fini come i crini argentati sparsi sulla roccia. L’immenso occhio nero si mosse cercando la figura di Gandalf e quando riuscì a trovarla lo stallone sbuffò un ultimo saluto dalle froge al suo padrone e la vita lo abbandonò per sempre.
Gandalf fissò il cavallo con orrore e la rabbia inondò il suo cuore. Si sollevò in piedi nonostante il dolore al fianco prodotto dalla zampa del Nazgul e con un ultimo silenzioso addio al magnifico animale che aveva coraggiosamente sfidato le tenebre con lui molte volte afferrò il bastone spezzato. Si concentrò a lungo e la luce baluginò come una speranza sulla punta, ma Gandalf non smise di insistere e quando essa brillò come una fiamma, candida come il manto di Ombromanto, lo stregone grigio la sollevò in alto.
Una voce eruppe nella sua testa chiara e colma di forza.
Ora Gandalf!
Lo stregone scagliò un raggio sulla parete della montagna nell’istante in cui i Nazgul piombavano su di lui, liberi dall’influenza di Arwen, a terra. Tentarono di fermarlo scendendo in picchiata, incitati dagli spettri, ma fu tutto vano. La montagna gemette e con un brivido crollò rovinando verso il sentiero in un fragore di sassi e potenza della natura stessa.
Arwen vide la valanga avvicinarsi scatenata dall’ira di Gandalf e con un balzò felino scattò verso Aragorn. Le sue dita si chiusero sul cappuccio del mantello e con una spinta lo lanciò dentro la voragine aperta nella tomba dallo Stregone di Angmar un attimo prima che la montagna crollasse sul sentiero con il rumore di un tuono.
I Nazgul ruggirono investiti da quella frana inarrestabile tentando di fuggire e lo Stregone di Angmar sibilò furioso mentre un fiume di terra e massi lo travolgeva facendolo precipitare nel burrone sotto di lui. Tentò di aggrapparsi alle rocce scavando profondi solchi, ma era inutile. Il potere di Gandalf si scatenò di nuovo e con un lampo di luce una nuova ondata scatenò una frana che lo travolse catturandolo nella furia della sua corsa.
Precipitò nel vuoto seguito dalle grida dei compagni e una roccia lo colpì nella corsa verso il vuoto strappandogli un sibilo prima di abbattersi al suolo assieme ai Nazgul. I massi li travolsero uccidendo le cavalcature tra i loro ruggiti di dolore e prima che la valanga li travolgesse in una tomba di terra e pietre l’occhio di Sauron si puntò sui suoi servi colmo di furia, trafiggendo la sua mente con una stiletta di odio bruciante.
 
 
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Arwen guardò ammirata la montagna crollare travolgendo Nazgul e spettri e abbattendosi alla fine del burrone seppellendo i cavalieri neri e le loro cavalcature in un fiume di pietre e fango. Per tutto il tempo in cui la montagna ruggì spezzandosi restò aggrappata ad Aragorn temendo che potesse sfuggire dalla sua presa e cadere nella voragine assieme alla figura dello Stregone, avvolto dalla veste nera come un rapace dalle ali spezzate. Ondate di odio le travolsero la mente durante la sua caduta, ma resistette attaccandosi al lento respiro dell’amato contro la sua guancia e finalmente calò il silenzio.
La pioggia iniziò a cadere fine cullandola con il suo picchiettio e Arwen chiuse gli occhi sfinita. Non seppe quanto passò prima che la voce di Gandalf la chiamasse, ma quando aprì gli occhi la luna la salutò dallo spicchio di cielo visibile dall’ingresso della tomba in cui si era rifugiata per evitare di essere travolta dalla frana.
“Arwen, dimmi che non sei ferita?”le domandò la voce angosciata dello stregone grigio e l’elfa aprì gli occhi sorridendo. “No, sto bene.”
Si alzò lentamente e voltandosi verso Aragorn lo vide aprire gli occhi, le iridi scure che brillavano sotto il riflesso argentato del bastone di Gandalf. L’uomo la fissò a lungo e un sorriso si disegnò sulle sue labbra. “Sono morto?”
Arwen sorrise a sua volta e di slancio appoggiò le labbra su quelle di lui. Aragorn ricambiò con forza e i loro respiri si fusero come avevano fatto mille volte nei loro sogni. Fu l’elfa a staccarsi per prima, il battito del cuore piacevolmente doloroso contro le costole. “Non è un sogno.”rispose dolcemente e l’uomo le prese il viso tra le mani passandole un pollice sulla guancia, gli occhi fissi in quelli di lei. “Avresti potuto morire.”
Arwen sorrise nel buio e il suo cuore mandò una fitta al pensiero che le travolse la mente. “Se fossi morto tu allora sarebbe stato lo stesso che affrontare quelle tenebre.”ribatté con fierezza e gli occhi scuri di Aragorn si addolcirono. Le sfiorò la fronte con le labbra intrecciando le dita tra i suoi capelli neri come la notte che ammantava la valle. “La tua luce brilla come le stelle del cielo Arwen di Gran Burrone.”disse, ammirato dal coraggio dell’elfa.
“La mia luce brilla accanto alla tua”.Arwen si alzò e Aragorn la seguì aggrappandosi alle rocce delle pareti. L’elfa lo aiutò come poteva e una volta che l’uomo riuscì a stare in piedi non resistette e lo abbracciò con forza seppellendo il viso nel suo collo e ascoltando con il suo udito fine il battito di quel cuore così fragile.
Quanti battiti hai prima che lascerai il mio solo? Quanto tempo seguirai il mio sincronizzandoti con il suo ritmo prima di lasciare un vuoto?
Il cuore di Aragorn accelerò come per rispondere ai suoi pensieri e i battiti si armonizzarono come la melodia perfetta di un canto antico. I loro corpi sembravano incastrarsi perfettamente come se fossero stati creati per stare insieme, nonostante quello di Arwen fosse eterno e quello di Aragorn destinato a soccombere agli artigli della morte.
La voce di Gandalf risuonò all’esterno della tomba: “Arwen, come sapevi che eravamo qui.”
Aragorn sciolse le dita dai suoi capelli e i loro corpi si separarono, nonostante continuassero a muoversi l’uno accanto all’altra sfiorandosi mentre uscivano sotto l’aria fredda.
“Mio padre ha avuto una visione Gandalf e ho capito che dovevo trovarvi. E’ stato allora che mi sono messa in viaggio intercettando le vostre tracce che si dirigevano alle Alte Colline.”spiegò l’elfa e Aragorn le appoggiò la guancia sulla testa stringendola a sé, le iridi scure gravate da qualche ricordo doloroso che l’elfa non colse.
Gandalf la fissò distogliendo a fatica gli occhi dal burrone scuro dove anche il corpo di Ombromanto era caduto. “Che visione Arwen?”domandò con voce carica di una nota d’ ansia e l’elfa ricambiò con lo stesso timbro, gli occhi verdi duri come smeraldi. “Mio padre sa dove si trova l’Unico, devi subito partire a recuperarlo o sarà Sauron a farlo”. Il vento si sollevò allarmato da quelle parole scuotendole sul viso pallido i capelli neri e Aragorn sollevò lo sguardo scrutandosi attorno guardingo. “Arwen dove si trova l’Unico?”bisbigliò e Gandalf intuì il perché del suo tono basso. Scrutò il burrone sotto di lui per n istante e scambiò uno sguardo silenzioso con l’elfa.
Arwen si scostò da Aragorn e avvicinatasi allo stregone grigio appoggiò le labbra al suo orecchio, mentre il vento ruggiva con più veemenza, come ansioso di catturare le parole dell’elfa, ma lei non permise che ciò accadesse.
“Contea.”fu il suo bisbiglio e il vento cessò di ululare all’istante, portandosi dietro un silenzio carico di eventi funesti.
La caccia ha inizio Gandalf...
 
 
Ecco...finalmente si inizia a seguire la storia che ha appassionato milioni e milioni di fan signori. Dal prossimo capitolo non sarà Mordor a farla da padrone nei capitoli e cominceremo a viaggiare per la Terra di Mezzo “seguendo” a grandi linee la storia di ser Tolkien.
La caccia è iniziata e Tauriel e Kili...poveri, ignorati fino adesso, traaaanquilli avranno il loro da fare presto, non temete.
Che emozione finalmente vedremo Frodo, Bilbo, Legolas e tutti i nostri amici e ci saranno di quei tramacci e sconvolgimenti che Tolkien poverino si strapperà i capelli dal paradiso degli scrittori. Scusa Tolkien, mi diverto troppo=D
Bene allora ci vediamo al prossimo capitolo, destinazione Contea...uuuuh uh!
Fraviaggiaincubi  
 
 
  
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