Bellatrix era intenta a spiare la sorella dalla finestra della sua casa , affacciandosi e sporgendo la testa dai capelli crespi fuori dalla finestra. Andromeda questa volta aveva superato il limite. Due figure avvolte in abiti scuri erano sedute sui gradini di casa. Si baciavano.Lurida.Il solo pensiero di sua sorella che si baciava uno sporco mezzosangue , le causò una nausea momentanea e trattenne a stento la bocca dal pronunciare la formula mortale.Aveva gli occhi carichi di un misto di odio e di compassione per la sorella. Non riusciva proprio a capire come poteva una strega di così buona famiglia ridursi a uno stato così pietoso e immorale. Chiuse la finestra sbattendola più piano di quanto avrebbe voluto e si sistemo' su una vecchia poltrona che aveva avuto sicuramente anni migliori. Prese dalla scrivania il primo foglio che trovò e ferocemente cominciò a sfogare la sua rabbia , disegnando teschi, morte, distruzione, bagnando il foglio ormai ridotto ad un rifiuto scuro con lacrime grosse e scure come la sua anima. Senti' dei passi provenire dalla scalinata a chiocciola e si precipitò sulle scale grondante di lacrime e rabbiosa nei modi. :"Ti ho vista" disse Bellatrix trattenendo un urlo :"Come puoi disonorare così la nostra famiglia?" Andromeda stava in piedi davanti alla porta , gli occhi di un verde intenso ancora pieni dello sguardo e dell'amore di lui , la bocca serrata in ricordo del bacio, le mani timide nascoste nella lunga veste nera fatta indossare a forza. Stonava quasi tanta innocenza e bellezza in un ambiente così scuro e misterioso. :"Io lo amo.E tu non mi impedirai di stare con lui" aveva detto queste parole fingendo una sicurezza mai avuta e tentando una prodezza che solo l'amore può spingere a fare.:"No-non puoi farmi questo. ...i-io lo troverò e lo uccidero', e se servirà morirai anche tu!"le parole le sfuggirono di bocca senza lasciarle il tempo di moderarle. Ma era troppo tardi e Andromeda corse a chiudersi in camera sua, producendo un boato nel chiudere la porta. Bellatrix cercò di calmarsi ma la sua rabbia era troppa per essere controllata e domata come faceva sempre. Rientrò in camera sua e cominciò a ridere,.ridendo selvaggiamente e senza freni, con una risata fredda come gl spifferi gelidi di una notte invernale, Uno stupido uccello si andò a posare sul davanzale marmoreo e senza esitazione lo inceneri' con un colpo rapido e fugace di bacchetta. Anche questa volta piangeva, ma era felice.