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Autore: Alex Wolf    14/02/2014    4 recensioni
Ringil (stella fredda), è una giovane "cambia pelle" affidata alle cure di Gandalf già da quando è in fasce. La sua famiglia, il clan del nord, è stata distrutta da Azog il profanatore e lei è determinata a vendicarsi; ma, per riuscire a rivendicare le sue terre, e riprende il posto di regina che le è stato sottratto, sarà costretta ad accompagnare Thorin e la sua compagnia nell'avventura che li attende. I due non si sopportano, infatti, prima di conoscere la vera natura della ragazza, Thorin le da la caccia dopo che ha quasi staccato il braccio al nipote Fili. Assieme incontreranno ostacoli e pericoli; e Ringil si troverà a dover abbassare tutte le proprie difese davanti a Re Thranduil. Cosa accadrà dopo che la battaglia contro Azog sarà conclusa (Apparentemente) e il suo regno riconquistato? Aiuterà Thorin a riconquistare Erebor?
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il richiamo del lupo
 


Ciò che non uccide ti fa più stronzo,
più acido e più figlio di puttana.
 
— romanticismoamodomio

 


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Il sole si era appena alzato nel cielo, mentre cavalcavamo lontani dalla contea. Ci eravamo alzati facendo meno rumore possibile, per non disturbare il signor Baggins e, dopo aver fatto i bagagli ed aver aspettato che Gandalf tornasse con delle cavalcature, eravamo partiti. Le ombre delle chiome degli alberi coprivano ogni tanto il sentiero, regalandoci attimi di fresca ombra, e, di tanto in tanto, tirava un fresco venticello che portava con se mille odori: quello delle molteplici specie di piante e fiori, quello degli Hobbit ormai alle nostre spalle e dei nani, di Gandalf e del cibo dentro le nostre bisacce. La contea era una splendida regione, una delle più belle della Terra di Mezzo, con quella sua tranquillità e le verdi colline che in primavera si coloravano di fiori e vita; sebbene gli hobbit non fossero gli abitanti più loquaci di questa terra. Il mio cavallo camminava tranquillamente, ondeggiando nella sua andatura molliccia e lenta, mentre i miei occhi scuri correvano in ogni direzione; curiosi e affascinati. Quella mattina mi ero domandata se valesse davvero la pena andarmene da li, lasciare quel piccolo paradiso terrestre per fiondarmi dritta fra le braccia della guerra ma, poi, il volto di Azog mi era tornato alla mente come un lampo a ciel sereno e il lupo dentro di me aveva ringhiato tanto forte che persino il cuore aveva vibrato. Avevo rivisto le sue cicatrici, i suoi occhi bianchi e brillanti e il sorrisetto che gli adornava sempre il viso; le cicatrici sulla mia spalla avevano iniziato a bruciarmi al solo ricordo. Sapevo che lo facevano soltanto perché tornavo a quel momento con la memoria, era solo un fatto psicologico il mio, eppure sembrava così reale.
Una voce mi riportò alla realtà, facendomi abbassare la testa verso destra; Fili mi stava osservando dal suo pony e attendeva una risposta alla sua domanda.
« Come? » Risposi distaccatamente, con ancora in testa l’immagine di Azog quella notte. Più tentavo di allontanarla più sembrava vivida e vera, e più la sua risata offuscava il mio udito. Il nano biondo inarcò un sopracciglio e fece schioccare la lingua sul palato, per poi accomodarsi meglio sulla sella del suo destriero. Facendolo, le maniche del suo giubbotto si alzarono leggermente e rivelarono il braccio ora privo di fasciatura: riuscii a scorgere la cicatrice a mezza luna che i miei denti gli avevano lasciato sulla pelle. Ingoiai un fiotto di saliva e tornai a guardare avanti, tentando di non far ricadere lo sguardo su di essa. Ma era difficile tentare di non guardare, di non sentirsi in colpa.
« Ti ho chiesto: da dove vieni? » Ripeté, e poi osservare di sfuggita i suoi occhi cercare i miei. Purtroppo per lui, non osservavo mai a lungo la gente quando parlavo, a meno che non si trattasse di una sfida.
« Provengo dal Nord. » Voltai la testa nella sua direzione e un alito di vento mi accarezzò i capelli, solleticandomi il collo. « Dalle Montagne Grigie », aggiunsi in seguito, tornando a osservare la strada. Gandalf, in testa alla coda, davanti a me non si era voltato, ma avevo scortole sue spalle irrigidirsi: stavo raccontando troppo di me, pensava sicuramente, avrei dovuto essere più cauta. E aveva ragione. Dovevo tenere la lingua a freno e moderare le parole,  specialmente se si trattava di informazioni. Sui monti Grigi non viveva molta gente e quella che vi aveva abitato, o abitava tutt’ora, non era mai stata molto “normale”. Prendendo un silenzioso respiro, sospirai e tesi le orecchie dietro di me dove qualcuno era intento a lamentarsi a voce  non troppo bassa.
« Venire qui è stata una perdita di tempo. Che idea ridicola, usare uno Hobbit come scassinatore. » Mi voltai e lanciai uno sguardo ad un nano grassoccio dalla barba bianca intrecciata in un modo davvero strano.
« Ah, non fare caso a Dori, lui si lamenta sempre. » Disse Fili, attirando la mia attenzione. Era strano come intervenisse sempre su ogni cosa, riuscendo ogni volta a cogliermi impreparata. Per esempio, proprio adesso che avevo iniziato a pensare a quanto quel nano si lamentasse stupidamente lui aveva capito e era intervenuto. Era sveglio, sebbene non così tanto da riuscire a liberarsi dalla presa di un cane troppo cresciuto. « Mi da fastidio la gente che si lamenta, sai? La trovo paragonabile allo starnazzo delle oche, altra cosa che non sopporto. » Alzai gli occhi al cielo e tornai col busto in avanti, ignorando completamente il discorso che il nano stava facendo e puntando gli occhi su qualcuno di più silenzioso come Thorin, che cavalcava dietro Gandalf con tranquillità. I lunghi capelli neri gli scendevano sulle spalle, coprendo il pesante giubbotto, e le gambe cadevano penzoloni sulle staffe. La schiena era diritta e l’odore che emanava era un misto di fumo e ansia; chissà cosa gli stava passando per la testa. Mi sarebbe piaciuto saperlo. Mi sarebbe piaciuto conoscere anche la storia della sua vita, e il motivo per cui aveva deciso di sfidare il drago di Erebor. Ok, il tesoro che custodiva era enorme, tutti lo sapevano, ma non valeva la pena rischiare la vita per dell’oro.
« E a te cosa da fastidio? » Chiese sprezzante Fili, tallonando il mio cavallo con il suo pony grassoccio. Ma non si stancava mai di fare domande quello? Trattenendo il lupo, che scalciava e ululava per uscire, gli sorrisi e socchiusi le palpebre. La sua figura si ridusse a una piccola scia, sullo sfondo verde delle colline e del bosco.
« Le persone che fanno tante domande e respirano. » Risposi, per poi spronare il cavallo in avanti e raggiungere Gandalf. Sentii Throin, alle mie spalle, borbottare qualcosa in una strana lingua. Forse non era d’accordo sul fatto che stessi  a capo della compagnia, assieme allo stregone, oppure non gli andavano a genio i miei comportamenti, come mi aveva riferito la sera prima.
 
 
Mi ricordai i suoi occhi blu impiantarsi nei miei, dopo che avevo messo piede per la seconda volta in salotto nel bel mezzo della notte, tra le mani una tazza di latte, e l’avevo trovato a fumare; gli occhi persi dentro il fuoco acceso del camino. Appena le tavole di legno avevano scricchiolato sotto il mio peso lui si era voltato e mi aveva squadrata da cima a fondo; non ero vestita stranamente: solo un paio di pantaloni e una camicia che sventolava fuori da essi. Dalla sua pipa, intanto, come dalle sue labbra avevano continuato a uscire anelli di fumo che si erano dispersi nell’aria, impregnandola di un odore dolciastro che mi aveva portata a starnutire.
« Ancora non dormi, ragazza? » Aveva chiesto, mentre mi accomodavo su una comoda poltrona di velluto rosso un po’ piccola per me. L’avevo osservato bene e, dopo aver piegato la testa verso destra, avevo sorseggiato la mia bevanda calda. Il sapore dolce del latte mi aveva invaso la bocca e quasi bruciato la lingua.
« E tu non sai che io non sono una ragazza, ma una donna? » Mi ero apprestata a rispondere, portandomi nuovamente la tazza alle labbra, osservandolo con intensità.
« Quanti anni hai? »
« Ventiquattro: credo di poter essere ritenuta una donna, non credi? »
« Per me sei una ragazza. Nulla di più, niente di meno. » Ed era tornato a guardare le fiamme, che gli coloravano il viso con ombre sinuose.
« Come mai hai deciso proprio ora di partire per Erebor? » Avevo chiesto ad un tratto, non riuscendo a trattenermi. Le sue spalle si erano irrigidite, la mascella tesa e gli occhi erano diventati due lastre di ghiaccio che neppure il fuoco era riuscito a sciogliere.
« Perché è ora che quella bestia venga distrutta e Erebor riabitata da nani. » La sua voce era graffiante e la presa sulla pipa talmente stretta che le nocche gli erano divenute bianche.« Tu perché hai deciso di partire con noi, invece? » La sua testa si voltò leggermente nella mia direzione. Sostenni il suo sguardo e accavallai le gambe, bevendo il latte a poco a poco. Le mie dita s’incrociarono fra loro sulla porcellana calda che mi scaldava la pelle.
« Ho dei conti in sospeso che devo portare a termine. Tutto qui. » Risposi bruscamente, senza voler scendere troppo nei ricordi. L’osservai alzarsi in piedi e rizzare le spalle; la postura di un vero re, avevo pensato guardandolo.
« Sei strana, ragazza. Così giovane e già così fredda: non so cosa ti è capitato ma stai attenta, i tuoi strani comportamenti non mi piacciono. Se metterai anche solo a rischio la vita di uno dei miei, per qualche tuo strano comportamento o caso irrisolto, dovrai vedertela con me. »
« Mi stai minacciando, Re senza una corona? » Mi ero alzata allora, sentendomi minacciata e offesa.
 
 
« Modera le parola, Ringil: questi nani sono furbi, potrebbero trarre i conti in meno di qualche secondo se solo gli fornissi più cose su cui ragionare. » Mi riprese Gandalf, avvicinando il suo busto al mio. La sua barba grigia sfiorò la mia guancia pizzicandola.
« So quello che faccio: non mi farò scoprire così facilmente », lanciai un’occhiata di sottecchi ai due giovani nani, Fili e Kili, e poi tornai a Gandalf, « potrei rimetterci la vita. » Continuammo a viaggiare con un ritmo abbastanza lento, quando ad un tratto una voce in lontananza ci fece fermare tutti. Voltammo i cavalli verso la Contea e osservammo il puntino che tentava di raggiungerci.
Il Signor Baggins, pensai immediatamente, lanciando un’occhiata allo stregone con il quale avevo fatto una scommessa poco prima. Gandalf sorrise, mentre mi frugavo in tasca e ne estraevo un sacchettino con delle monete.
« Sei un’imbroglione, tu sapevi che sarebbe tornato. » L’accusai, mentre le sue lunghe dita si chiudevano attorno al piccolo sacchetto scuro.
« Non ne ho mai dubitato. » Ridacchiò, nascondendo il denaro dentro una piccola borsa. Arricciai il naso e tornai a guardare la sagoma che correva verso di noi; sebbene i miei occhi puntassero sul nano senza corona, curiosi di analizzare ogni sui minimo movimento e ogni più piccola reazione. Ero curiosa di scoprire ogni suo aspetto, per non dover mai stare troppo sulla difensiva.
« Aspettate! Aspettate! » Bilbo agitava le mani come uno imprigionato nelle sabbie mobili. « L’ho firmato! » Sventolando il contratto al vento, mentre tentava di riprendere fiato, il signor Baggins si rivolse a Balin che, tutto arzillo, glielo prese dalle mani.
« Sembra che sia tutto a posto.  » Constatò l’anziano nano, « Benvenuto, mastro Baggins, nella compagnia di Thorin Scudodiquercia. »
« Dategli un pony. » Thorin voltò la sua cavalcatura e per qualche istante restammo immobili a osservarci, prima che tutti riprendessero la marcia. Scossi il capo e girai il collo del mio animale, tornando a camminare tranquillamente col gruppo, che tutto febbricitante, o almeno la metà di loro, gridava nomi dei compagni e afferrava al volo sacchettini di soldi delle scommesse. A quanto pareva non solo io mi ero sbagliata sul conto del signor Baggins.
« Aspettate, aspettate, fermi! » Sbuffando rumorosamente, alzando gli occhi al cielo, bloccai per l’ennesima volta il cavallo alla richiesta di Bilbo, voltando il busto nella sua direzione.
« Che c’è adesso, mastro Baggins? » Domandai seccata, ricevendo da Gandalf un’occhiata tagliente. Ci feci poco caso e la ricambiai, costringendolo a rizzare le spalle e arricciare il naso.
« Dobbiamo tornare indietro. » Ordinò il piccolo hobbit, con le mani che correvano alle molteplici tasche dei suoi vestiti.
« Che cosa? E perché mai, di grazia? » Borbottai, ricevendo segni d’assenso da vari nani attorno a me, specialmente Dwalin. Mi ricordavo di lui molto bene, sebbene l’avessi visto per poco tempo: era arrivato in aiuto di Fili e Kili, assieme a Thorin, quel giorno sulla montagna.
« Ho dimenticato il fazzoletto. » Spiegò Bilbo, gettandomi un’occhiata supplichevole. Scossi il capo e tornai dritta col busto, facendo avanzare il mio cavallo fra quelli degli altri, ignorando le occhiate che rivolgevano la mia schiena.
« E ora dove vai? » Ringhiò Thorin, quando gli passai avanti. Bloccai il destriero abbassandomi verso di lui, finché i miei capelli non sfiorarono i suoi e i suoi occhi non furono a poca distanza dai miei. Lo sentii trattenere il respiro e guardarmi, mentre intrappolavo le sue iridi nelle mie. Forse avrei dovuto usare quella tecnica più spesso, essere più accattivante nei miei movimenti, se volevo riuscire a scoprire qualcosa in più su di lui.
« Avanti, aspettando che mi raggiungiate dopo che lo hobbit sarà tornato col suo fazzoletto. » Sussurrai, tirandomi nuovamente su e facendo ripartire i cavallo. Tutti rimasero fermi, dimenticandosi per qualche secondo di Bilbo che, sconsolato, ancora bramava il suo fazzoletto.



Eccomi qui, ed ecco Ringil. 
Che ne pensate di lei e della sua teoria "seducente"? La porterà lontana?
Anyway: vi volevo informare che ho deciso che aggiornerò ogni sabato/domenica. Ora vado. 

Baci

Isil :3

 
  
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