Lame di ghiaccio racchiudevano le foglie calde dell'autunno.
Perle gelate si appendevano agli esili fili dell'erba che sbucavano in alcune chiazze del terreno, nelle radure.
Deboli fiocchi di neve, timidi come il primo sole di primavera, cadevano dal cielo, un turbinio di bianco che lasciava un confortante silenzio dietro di sč, danzavano come una ballerina alle prime armi, con un misto di grazia e insicurezza.
I rami spogli degli alberi si protendevano al cielo con le loro lunghe dita scheletriche, alla richiesta di un raggio di sole dopo quel lungo periodo in balia della soffice coltre di  nuvole che si stendeva nel cielo. Da uno di questi rami, ali soffici come lo zucchero filato e del colore del cielo all'alba si estendevano fino a toccare terra. Le piume lunghe ed eleganti come quel paesaggio di cristallo si incastravano perfettamente l'una con l'altra.
Fiori dorati e color pesca si intrecciavano a quei capelli fatti di fili ramati, e sembravano la promessa di una primavera calda e serena.
Quando ali di ghiaccio scossero l'aria intorno a quella figura cosė deliziosamente viva come i germogli appena sbocciati che si fanno coraggio tra gli ultmi sprazzi di neve, una brezza prese a volteggiare lungo quelle lame di ghiaccio che si propagavano tra le scapole, e mentre la Primavera la prendeva per mano, le sue ali si schiusero accogliendo dentro di loro tutto quel freddo e gelo, scoprendo l'erba verde brillante da cui gocciolavano diamanti di rugiada, leggiadri raggi del sole si affacciarono e diedero agli alberi la luce e il calore a lungo promessi, dando vita a quegli stessi fiori che si intrecciavano nei capelli della Primavera.
Quando la vita iniziō a farsi strada da sola, senza il bisogno del magico aiuto che aveva ricevuto fino a quel momento le due figure volarono sempre pių in alto, verso la luce, lasciando dietro di loro una brezza leggiadra e una scia di petali dorati.