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Autore: Ginny_theQueen    14/02/2014    8 recensioni
~ Percy e Annabeth credevano che avrebbero trascorso insieme tre settimane fantastiche, ma gli dei avevano altri piani.
Come sono andati davvero quegli otto lunghi mesi della vita di Annabeth senza Percy...
Personaggi: Annabeth/Percy, Piper/Jason, Leo, Rachel, Thalia, Clarisse, Sally e tutti i ragazzi del Campo Mezzosangue.
{Percabeth♥}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'OTP: seaweed brain'
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un ringraziamento speciale ad AleJackson, che supporta tutti i miei progetti pazzi ♥

14 febbraio

 

Annabeth non aveva nemmeno realizzato che giorno fosse.

Non che le importasse comunque.

Terminate le vacanze di Natale era dovuta tornare a scuola, e non le era possibile recarsi al Campo ogni weekend, anche se avrebbe voluto.

Poi si era imposta di andare a trovare Sally il più possibile, ed al momento il suo obiettivo principale era quello. Per quanto amasse i suoi rumorosi amici del Campo, preferiva la quiete dell’appartamento alla confusione della Collina Mezzosangue. Preferiva guardare Sally piangere e confortarla, singhiozzare con lei, piuttosto che dover fingere di stare bene ed indossare una maschera.

 

Comunque quel giorno Annabeth fu chiamata con un messaggio Iride (mentre era nel bel mezzo dei compiti di trigonometria) da una Piper molto emozionata.

“Annabeth!”

“Hey Piper.”

“Oggi devi venire assolutamente”

“Come, scusa?”

“Vieni al Campo, dobbiamo mostrarti una cosa!”

Il cuore di Annabeth mancò un battito. “E’ successo qualcosa? Ci sono novità? Dall’altro camp—“

“No,” Piper la interruppe. “Ma ci vieni a trovare lo stesso.”

“Piper, ho un mucchio di compiti e —“

“Niente scuse, Butch ti sta già venendo a prendere con Blackjack, perché suppongo tu preferisca il pegaso alla metropolitana…”

“D’accordo,” concluse Annabeth sconfitta.

 

 

Durante il tragitto, Blackjack si comportò stranamente. Annabeth capì che cercava di dirle qualcosa, e appena scesa gli accarezzò la folta criniera. Il pegaso nitrì.

“Sì,” gli disse lei, “manca anche a me.”

 

Fantastico, ora anche i cavalli mi parlano di Percy.

 

 

Piper la stava aspettando, mano nella mano con Jason.

Quel semplice gesto strappò ad Annabeth un sorriso, ma poi fu colta da un’ondata di gelosia per il semplice fatto che lei non stringeva la mano del suo ragazzo da ormai due mesi, e non sapeva quando (e se) l’avrebbe stretta di nuovo.

Che depressione.

Solitamente non si lasciava cogliere da quel tipo di pensieri. Non sono mica una figlia di Afrodite, si diceva.

Ma non sei neanche un automa, le rispondeva una vocina nella sua testa.

Sentire due voci contrastanti nella propria testa non era mai da considerarsi un buon segno.

 

Piper la abbracciò, Jason si limitò a stringerle la mano. Quel ragazzo era sempre così maledettamente formale. Così romano.

“Allora,” cominciò la figlia di Atena, “ditemi perché sono qui. Cosa volevi mostrarmi, Pipes? L’Argo II è pronta? Avete bisogno di una mano?” chiese impazientemente. Quando Jason, Piper e Leo erano tornati dalla loro impresa a dicembre, era risultato chiaro che Percy si trovasse al campo romano, ma anche che non potevano fare un passo verso di lui finché la nave che Leo stava costruendo non era pronta.

“Frena, frena. Non è niente che non possa aspettare. Va’ a salutare Chirone, gli manchi un sacco. E’ molto preoccupato per te, sai?”

Annabeth sorrise amaramente.

“Sì, ma poi…?”

“Poi hai tempo per passare a salutare chi vuoi, farti un giro… mettiti comoda insomma. Passo a prenderti per cena.”

Annabeth sbuffò, pensando che se non si trattava di nulla di urgente allora sarebbe potuta rimanere comodamente nel dormitorio della scuola.

 

Passò da Chirone, ma l’argomento Percy fu prontamente evitato da entrambi. C’erano pochissimi campeggiatori, quasi nessuno rimaneva al Campo durante l’inverno.

Incontrò Clarisse e Chris che andavano a duellare con la spada.

Ad Annabeth risultava ancora strano vedere Clarisse innamorata, e soprattutto, quasi dolce con qualcuno.  

Sembrava che oggi incontrasse solo coppiette.

Clarisse le chiese quanto si sarebbe trattenuta e Annabeth le rispose onestamente di non saperlo.

La figlia di Ares accolse la risposta con un’occhiatina complice al fidanzato e una risata consapevole.

Dopo essersi congedata, stanca e scocciata, Annabeth decise di rifugiarsi nella sua cabina fin quando Piper non si fosse fatta viva.

 

Entrò nell’edificio grigio riprogettato personalmente da lei, e fu sorpresa di trovarvi ben tre dei suoi fratelli. Malcolm corse ad abbracciarla e lei realizzò solo allora quanto le era mancato il suo fratellone.

“Annie! Hai saput—cioè, volevo dire, quando sei arrivata?”

“Cosa avrei dovuto sapere?” chiese sospetta. 

“Niente!”

Malcolm dovette sostenere lo sguardo indagatore della sorella, e chissà come ci riuscì.

“Non me la conti giusta,” gli disse Annabeth tenendolo puntato con l’indice mentre salutava gli altri fratelli. Malcolm arrossì, poi si fece più serio.

“Allora,” si schiarì la gola, “come stai? Intendo sul serio.”

Annabeth abbandonò la maschera che indossava e rispose semplicemente, “Uno schifo.”

“Come dovrei stare? Percy è sparito… ora abbiamo anche una vaga idea di dove possa essere ma non posso raggiungerlo! Sto uno schifo. Sono frustrata. Non so nemmeno perché sono qui. Pensavo che Piper avesse qualche novità riguardo l’Argo, qualcosa che potesse in effetti farmi sentire più vicina a lui.. non sai quanto è frustrante stare seduta nella mia camera tutto il tempo, andare a scuola, fingere che non sia successo nulla… gli dei che non rispondono, Gea…” fece un profondo respiro.

“Siamo sull’orlo di un’altra guerra, e credo anche che siamo più preparati rispetto a quella contro Crono. Abbiamo passato tantissimi momenti difficili, abbiamo perso tanti eroi, ma sembrava tutto più facile, e sai perché? Perché lui era lì. Noi.. litigavamo spesso, per gelosia, per caparbietà, ma alla fine lui tornava sempre. Adesso è tutto diverso. Mi sento sola, Mal. So che stai per dirmi che non sono sola, perché qui tutti mi vogliono bene, ed è vero, lo so che siete tutti con me. Ma mi sento tanto la bambina che scappò di casa a sette anni. Sola ed impotente.”

 

Malcolm si limitò a fissarla, consapevole che non avrebbe potuto dire nulla per consolarla.

 

Annabeth uscì senza nemmeno salutare, smaniosa di raggiungerlo.

 

La cabina 3 era vuota da così tanto tempo che sembrava riflettere tristezza.

Appena entrata, Annabeth poté finalmente sentire quel perenne profumo di mare che le era mancato tanto.

Si rannicchiò sul letto di Percy cercando di riempirsi le narici di quel profumo. Era come se fosse stato lì la notte precedente.

Annabeth si ritrovò a sussurrare il nome di Percy, ancora e ancora, come un mantra. Non si accorse delle lacrime che silenziose le rigavano il volto finché non posò la testa sul cuscino bagnato.

 

 

Piper passò a prenderla dopo quella che sembrava un’eternità. Fuori era buio e faceva decisamente freddo. Annabeth non le chiese come sapeva che era nella cabina di Percy invece che nella propria.

“Hai saltato la cena,” le fece semplicemente notare la figlia di Afrodite.

“Volevo stare un po’ da sola. E poi non ho molta fame…”

“D’accordo. Ora datti una sistemata e andiamo.”

“Dove?”

“Sorpresa. Forza.” Posò sul letto la borsa che portava e ne cacciò una spazzola. “I tuoi capelli sono un disastro e hai le labbra tutte screpolate.” Le passò uno stick di burro di cacao alla vaniglia. “E non puoi girare a maniche corte, Annabeth, siamo a febbraio! Sai almeno che giorno è oggi?”

Annabeth ci pensò su. No, non sapeva che giorno era. Tutto quello che sapeva è che erano passati due mesi dalla sparizione di Percy, ma aveva perso il conto delle ore dopo tre settimane e dei giorni dopo un mese. Sapeva che il giorno dopo aveva un compito di trigonometria che sarebbe sicuramente andato malissimo visto che Piper aveva avuto la brillante idea di farla venire al Campo piuttosto che lasciarla studiare in pace, apparentemente per nessun motivo valido. Scosse la testa e l’altra sospirò.

La borsa di Piper sembrava la risposta a tutti i suoi problemi. La mora ne tirò fuori una felpa azzurra e gliela passò.

“No, aspetta,” disse Annabeth dirigendosi verso l’armadio. I vestiti di Percy erano ancora lì. Un po’ stropicciati, ma c’erano. Prese una felpa rossa con la scritta Goode High e la indossò. Inutile dire che portava ancora il suo profumo.

Piper sorrise. In un paio di minuti Annabeth fu quantomeno decente.

“Possiamo andare.”

 

Giunsero al grande falò attorno al quale erano seduti tutti.

Leo Valdez andò incontro ad Annabeth e la salutò. “Allora, dolcezza,” Annabeth gli lanciò un’occhiataccia a quell’appellativo. “Sai che giorno è oggi?”

E’ diventata la domanda preferita di tutti?

Vediamo… metà febbraio. Il mio compleanno è a luglio. Quello di Percy ad agosto. La nave non è pronta. Natale è passato da due mesi, per Pasqua manca ancora un po’…

Oh.

Metà febbraio...

“Oggi è San Valentino,” le disse Leo nel momento in cui Annabeth terminava il suo ragionamento giungendo alla medesima conclusione.

Non aveva mai festeggiato San Valentino. Era una festa stupida. E poi con chi avrebbe dovuto festeggiarlo? Non è che avesse avuto un ragazzo, prima di Percy. E ora Percy non c’era. Chissà per quanto non ci sarebbe stato ancora…

Annabeth scartò l’ipotesi formulatasi nella sua mente che Leo potesse chiederle di uscire perché, per quanto strano, quel ragazzo non era del tutto cretino e sapeva sicuramente che Annabeth gli avrebbe fatto assaggiare il suo gancio destro ad una simile proposta.

Quindi…?

“Quindi,” prese a parlare Piper dal momento che Annabeth non aveva dato alcuna risposta e Leo non aveva più continuato, “Abbiamo pensato di sottrarti alla tua sicuramente noiosa giornata di studio chiusa nel dormitorio della scuola, per festeggiare qui tutti assieme…” Piper le sorrise. “Sappiamo che Percy ti manca da morire e probabilmente vorresti essere con lui in questo momento, ma abbiamo pensato ad una consolazione.”

Piper si spostò dalla visuale di Annabeth permettendole di mettere bene a fuoco tutti coloro che erano seduti attorno al falò…

“Hanno tutti qualcosa da darti.”

…e notare che ognuno di loro aveva un fiore in mano. Rose, primule, asfodeli, gerani, gigli e qualche specie variopinta che non riconobbe. Leo prese un mazzo di asfodeli dalla sua cintura magica e glielo porse. Will Solace le sorrideva radioso, Jake Mason starnutiva ogni volta che avvicinava il naso alle primule che teneva in mano, Chris Rodriguez si guardava intorno con aria circospetta, come se stesse cercando qualcosa che gli era sfuggito.

“Ringrazia la casa di Demetra per i fiori!” le disse Piper.

“Piper, ragazzi… non so cosa dire. Siete la mia famiglia.”

Qualcuno le tamburellò sulla spalla.

“Ti eri scordata di noi?” disse Connor Stoll.

“Già, altro che famiglia,” appoggiò Travis.

“Mascalzoni!” esclamò Annabeth affettuosamente. “Da quanto tempo non ci vediamo?”

Essendo gli Stoll figli di Hermes e fratelli di Luke, Annabeth aveva passato molto tempo con loro da piccola. Non solo le estati, ma anche gli inverni, visto che Travis e Connor stavano al Campo tutto l’anno.

“Più o meno da quando sei tornata a scuola e non ti sei più fatta sentire, Annabeth.”

“Comunque abbiamo qualcosa per te anche noi.”

I fratelli le porsero una rosa blu ciascuno e poi le diedero un bacio sulla guancia. Annabeth mise un braccio attorno alle loro spalle.

“Devo andare a ringraziare Katie e la cabina di Demetra e poi mi raccontate delle vostre ultime malefatte, okay?”

“Ti accompagniamo,” offrì Travis.

“Poi ci aiuti a pianificare uno scherzo geniale a Clarisse?” chiese Connor.

Annabeth rise.

“Va bene, tanto domani torno a scuola e la sua rabbia non potrà raggiungermi…”

“E’ bello sfruttare le tue genialità da figlia di Atena per i nostri piani malefici,” confessò Connor.

“Già, c’eri mancata, Annabeth,” ammise Travis.

Annabeth li strinse a sé.

 

 

 

Angolo autrice: è un bel po’ che non ci vediamo. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui! Francamente, la causa principale per cui sto aggiornando così a rilento sono le poche recensioni. Poi ci si mette anche la scuola e comunque negli ultimi tempi ho scritto e pubblicato parecchie one-shot, per cui Missing al momento non è la mia priorità… comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere che ne pensate e magari il prossimo arriverà presto.

Grazie ancora a chi segue e recensisce la storia, sappiate che la continuo per voi.

 

Alla prossima,

Ginny_theQueen

   
 
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