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Autore: Egle e Elivi    01/12/2004    19 recensioni
I personaggi di una saga da noi stravolta (Il Signore delle Palle) si ritroveranno, loro malgrado, in una delle scuole di Magia e Stregoneria più famose del mondo Magico. Cosa succederà ad Harry Potter e tutti i suoi amici tra le mura di Hogwarts? Leggere attentamente le avvertenze!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione alla lettura

Harry Potter e la Compagnia delle Palle - The story so far…

Era una calda giornata di luglio e il nostro stato psicofisico dalla maratona de Il Signore degli Anelli era mutato ben poco.
E ancora una volta il nostro delirio è iniziato inaspettatamente da una frase buttata lì da Egle: "mi piacerebbe scrivere un crossover tra Harry Potter e Il Signore degli Anelli, solo che Legolas ormai lo immagino solo come ne Il Signore delle Palle".
Una cosa tira l'altra…e abbiamo scritto questa storia, che non ha un vero e proprio filo logico, ma piuttosto è composta da molte gag…Speriamo che , comunque vi piaccia.

Nella storia sono presenti alcuni spoiler riguardo a Le due Palle, che stiamo ancora scrivendo.

E' consigliabile aver letto Il Signore delle Palle- La compagnia delle Palle per capire la caratterizzazione dei personaggi e aver letto o visto i libri/film di Harry Potter.


Avvertenze

Nella storia sono presenti molti, molti riferimenti di natura sessuale, molte, molte parolacce e situazioni… ambigue, quindi sconsigliamo la lettura:
- A un pubblico troppo giovane o particolarmente sensibile.
- A chi sgrana sempre gli occhi e non ha senso dell'umorismo
- A persone gay, sia di un sesso che dell'altro, che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Viggo Mortensen che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Aragorn che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Legolas che non hanno senso dell'umorismo
- A chi fa uso frequente di erba pipa e non ha senso dell'umorismo
- A fan di Frodo che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Harry Potter che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Ron che non hanno il senso dell'umorismo
- A fan di Hermione che non hanno il senso dell'umorismo
- A fan di Ginny che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Draco che non hanno senso dell'umorismo
- A fan della coppia Draco/Ginny che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Sirius che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Lupin che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Lucius Malfoy che non hanno il senso dell'umorismo
- A chi si avvinghia ai quadri e non ha senso dell'umorismo
- A fan degli altri personaggi che non hanno senso dell'umorismo
- A fan della Breccia di Rohan che non hanno il senso dell'umorismo
- A fan di Robin Hood che non hanno senso dell'umorismo

Particolarmente consigliata a:
- fan de Il Signore degli Anelli con senso dell'umorismo
- Fan della saga di Harry Potter con senso dell'umorismo
- fan de La Compagnia delle Palle
- fan di Boromir
- fan del corno di Gondor
- fan di Merry e Pipino
- fan dell'erba pipa
- fan della Burrobirra


Harry Potter e la Compagnia delle Palle

La Compagnia delle Palle stava aspettando che Gandalf si ricordasse la strada per uscire dalle oscure miniere di Moria, quando lo stregone balzò in piedi come folgorato da un fulmine.
"Per di qua!" disse, facendo segno di seguirlo in una delle diramazioni che partivano dalla sala circolare in cui si erano fermati.
"Si è ricordato la strada!"
"No, messer Meriadoc. Ho letto semplicemente quel cartello verde laggiù con la scritta EXIT"


Poi, chissà perché, inforcò un'altra galleria. Era infatti risaputo che Gandalf avesse poco senso dell'orientamento.
Non appena furono fuori dal tunnel, videro un magnifico castello ergersi di fronte a loro in tutto il suo splendore.
"Dove cazzo siamo?" disse Boromir inaugurando degnamente il primo dialogo della storia. Ma era noto che lui era un gentiluomo.
"Io lo so dove siamo…" esclamò Legolas, tutto eccitato.
E Merry e Pipino: "Evacqualo!"
"Siamo a Hogwarts!"
Gandalf osservò pensieroso il grande maniero, accarezzandosi la barba.
"Suppongo che tu abbia ragione. Mio fratello mi aveva mandato una cartolina del suo nuovo posto di lavoro." disse mostrando la suddetta cartolina raccattata tra i peli della barba.
"E cos'è Hogwarts?" intervenne Gimli, sbucando affannato dal tunnel.
"E' la scuola di magia dei romanzi di Harry Potter!" rispose Legolas, ansioso di raggiunge il suo eroe preferito.
"E chi è Harry Potter?" domandò Viggo con aria sospettosa. "Una spia di Sauron?"
"No, lui non è un Crebain da Dunland!" rispose Legolas, mentre Viggo nell'udire quelle magiche parole si scagliava su di lui senza ritegno alcuno.
Boromir l'atterrò con un pugno in testa ringhiando: "Cominciamo bene!"
"Gandalf!" lo chiamò Frodo, tirandolo per la manica.
"Non ora, sto pensando" rispose scocciato lo stregone.
"Sì, ma Gandalf…"
"Non, ora. Prenditi un po' di Prozac."
"Sì, ma Gandalf, guarda la porta! Non c'è più il passaggio per tornare indietro!"
"Su su Frodo, non diciamo bazzecole!" rispose Gandalf, voltandosi verso il punto in cui fino a poco tempo prima si trovava il passaggio.
"Oh, hai ragione! Poco male! Andiamo a trovare mio fratello" esclamò con una scrollata di spalle.
"Ma dobbiamo prendere la Breccia di Rohan" intervenne Boromir, tirando un calcione a Viggo ancora dolorante.
"Boromir, mi hai rotto tre quarti di bastone con questa breccia di Rohan!" gli ringhiò contro Gandalf.
"E allora che si fa?" domandò Sam "Il padron Frodo è stanco! E io ho bisogno di un pediluvio!"
"E io ho fame!" si lamentarono all'unisono Merry e Pipino.
"E io ho bisogno di… un albero!" gridò Viggo, lanciandosi verso il Platano Picchiatore, che, vedendolo arrivare, lo colpì con un ramo, sbalzandolo lontano.
"Nessuno mi aveva mai rifiutato così…" mormorò il RamEngo massaggiandosi il torace ed eccitandosi da solo "Ma ce la farò a conquistarlo"
"Gandalf…" sussurrò Legolas portandosi timidamente le mani al viso "Io ho bisogno di andare in bagno."
"Va bene! Allora tutti alla Breccia di Rohan!" esclamò vittorioso Boromir, mentre Merry e Pipino mimavano il gesto di farsi una pera.
Gandalf nemmeno si prese la briga di rispondere all'uomo e con passo deciso s'incamminò verso il castello.
"Ma almeno ci sono lesbiche?" chiese Boromir, rammentando la sua missione di conversione all'eterosessualità.
Legolas spalancò gli occhi senza realmente capire cosa gli aveva chiesto lo zio.
"Non lo so" mormorò "Però Harry c'ha un'amica, che forse è lesbica."
"Allora andiamo!" concordò Boromir deciso.
E tutti seguirono Gandalf.

Harry Potter non era un ragazzino come tanti altri. Lui era un mago.
"E che due coglioni! Perché tutte le fanfic che mi vedono come protagonista devono iniziare così?" esclamò il ragazzo che era sopravvissuto.
"Harry, che cosa stai dicendo?" domandò stranito il suo migliore amico, Ron Weasley.
"E' solo un po' stressato" spiegò Hermione che sapeva sempre tutto.
Harry si girò verso di lei per ribattere, quando, improvvisamente, il portone d'ingresso si aprì, rivelando nove figure incappucciate.
"Ah! Un Dissennatore…" strillò Harry sfoderando la bacchetta "Sento la voce di mia madre che canta!"
"Veramente è Draco Malfoy sotto la doccia. La sento anch'io… e la sente il resto della scuola." replicò Ron, ridacchiando stupidamente.
"Non diciamo sciocchezze… riconosco la voce di mia madre quando la sento! Expecto Patronum!" urlò all'indirizzo dei nuovi venuti, mentre dalla sua bacchetta si generava la sagoma cornuta di un cervo.
"Ma è Harry Potter!" squittì Legolas, abbassando il cappuccio.
Viggo alla vista del meraviglioso Patronus si scagliò verso di lui balzellando, prima che Boromir riuscisse a trattenerlo.
"Vieni qui mio bel cerbiattino!"
Il cervo sgranò gli occhi e corse via, lasciando Harry con un palmo di naso… in mano.
"E questo?" disse indicando il pezzo di naso.
"Ah, ecco dove lo avevo messo!" intervenne Moody, avanzando zoppicante e strappando di mano il naso ad Harry. "Ancora un po' meno naso e cominciavo a somigliare a Michael Jackson!"
"Cosa succede qui?" strillò un isterico Gazza, precipitandosi verso di loro, con gatta al seguito "Non sono ammessi stranieri!" continuò rivolto a Gandalf.
"Oh mio caro Gazza, non dirmi che non riesci più a distinguere gli amici dai nemici…" rispose lo stregone, ammiccando.
"Oh, ma tu sei Gandalf, corvo, tempesta, fratello maggiore di Albus Silente"
"Davvero?" esclamò Legolas, saltellando sul posto.
"Esatto" rispose Gandalf tentando di avanzare, prima che Gazza glielo impedisse.
"Non potete entrare armati, comunque. Consegnatemi le bacchette!"
"Non abbiamo bacchette… solo bastoni!" disse Gandalf, accarezzando pieno di orgoglio il suo bastone.
"Sequestrato!" ringhiò Gazza, afferrandolo, mentre Gandalf piangeva il suo dolore.
"Sequestrati" disse poi togliendo di bocca a Merry e Pipino le loro pipe, a Legolas l'arco e i pugnali, a Viggo la spada e a Gimli l'ascia.
"Dammi il tuo corno!" disse infine rivolgendosi a Boromir, che lo osservò con sguardo scioccato.
"Piuttosto entro nudo!" replicò l'uomo, tenendo stretto il corno tra le braccia, come il più prezioso dei suoi tesori.
"Okay" rispose il custode, improvvisamente raggiante.
Sean Bean non ebbe problemi a denudarsi.
"No, Boromir! Ci sono maghi minorenni qua dentro!" lo fermò Gandalf contrariato "E tu, Gazza, pensavo avessi superato ormai questa fase della tua vita!"
Il custode si ritirò imbarazzato, portando con sé le armi confiscate e la gatta.
La Compagnia raggiunse, sotto gli sguardi curiosi degli studenti e di Harry, che era rimasto indietro come un deficiente, l'ingresso dello studio del preside.
"Parola d'ordine: sorbetto al limone" lesse Gandalf l'iscrizione riportata sulla porta.
"Che significa?" domandò Frodo.
"E' un enigma!" rispose serio Gandalf, cominciando a scervellandosi per capire come entrare.
"Qual è la parola elfica per amico?" chiese Frodo "Ha funzionato una volta… potrebbe funzionare di nuovo!"
"Non diciamo stupidaggini…" esclamò Gandalf sventolando una mano "Mellon!"
La porta rimase ostinatamente chiusa.
"Non vorrei dire una cazzata, ma forse la parola d'ordine è sorbetto al limone" si intromise Sam, stranamente loquace.
"Zitto, tu ignorante di merda." lo apostrofò lo stregone stizzito "Come se io adesso dico sorbetto al limone e sta cosa si apre."
La porta si aprì.
"Fiiiico!" esclamò Merry.
"Cosa?" chiese Legolas
"Non lo so, però non lo avevamo ancora detto" rispose l'hobbit facendo spallucce.

Silente camminava su e giù per il suo ufficio, componendo ad alta voce il discorso inaugurale del nuovo anno scolastico.
"La prima regola di Hogwarts è mai parlare di Hogwarts. La seconda regola di Hogwarts è mai parlare di Hogwarts. Hmm non so se va bene… forse era più bello il comizio che ho tenuto al gay pride…"
"Ah, quello è il fratello di Gandalf?" esclamarono Merry e Pipino entrando con i loro compagni di viaggio nella stanza. "Ma è gay pure lui?"
"A proposito di culi… ecco mio fratello. Gandalf!" lo accolse Silente avanzando verso di lui con le braccia aperte. "Qual buon vento, corvo, tempesta?"
"Ma che cazzo stanno dicendo? Perché questa storia ha perso qualsiasi senso logico?" ringhiò Boromir, sempre più fine.
"Ci siamo persi." rispose Gandalf, ignorandolo "Chiediamo ospitalità!"
"Arrivate giusto in tempo. Sono a corto di insegnanti!" rispose Silente "Vi darò alloggio fino a quando ne avrete bisogno."
"Ma che bell'uccello!" mormorò Viggo con sguardo famelico, posando gli occhi su Fanny, la fenice di Silente, che s'incendiò, emettendo un grido strozzato.
"Che strano. Non era ancora arrivato il suo momento!" commentò il preside stupito "Sarà mica passato tuo padre, Boromir?"
"No, perché?" ribatté stranito l'uomo, mentre Legolas si avvicinava al resto del falò con sguardo rapito.
"Sorge un sole rosso…" declamò "Stanotte è stato versato del sangue!"
"Insegnante di divinazione!" esclamò Silente, indicandolo compiaciuto. Sniffò poi l'aria, seguendo l'odore di erba pipa che proveniva da Merry e Pipino. "E voi due sareste adatti per ricoprire la carica di insegnanti di Erbologia. La Sprite è evaporata! Dicono che si sia sposata con uno che di cognome fa Cola!"
"E io… io cosa faccio? Posso farmi le studentesse, nel frattempo?" chiese Viggo, distogliendo l'attenzione dal mucchietto di cenere che una volta era una Fenice.
"No" rispose Silente, facendosi apparire in mano un calippo… che eccitò ulteriormente Viggo.
"E gli studenti?"
"No"
"E gli insegnanti?"
"Solo se consenzienti!"
"Posso farmi il professor Lupin?"
"Se gli fa piacere…"
In quel momento il professor Lupin, in visita di piacere, irruppe nella stanza accompagnato da Tonks, che entrando cadde e sbattè la testa contro qualcosa di duro… il corno di Gondor!
"Io non sono gay!" strillò Lupin, sventolando una mano, mentre Boromir aiutava Tonks a rialzarsi.
"E i quadri? Posso farmeli?" continuò Viggo.
"Ma sì!" sbuffò Silente "In fondo è una scuola libera! Peace&Love"
"Loooove" dissero in coro Merry e Pipino, mettendosi in bocca due cannoni.
"Non dite Peeeeaccccce… mi scappa già la pipì!" disse Legolas.
"Ora seguitemi nel salone per il banchetto inaugurale. Sarete anche voi smistati nelle varie Case come tutti gli altri e presentati agli studenti!" concluse Silente precedendoli fuori dalla stanza.

La Sala Grande brulicava di studenti affamati, mentre le giovani matricole attendevano il loro turno per essere smistati dal Cappello Parlante.
Legolas si avvicinò tremante al Cappello sussurrando: "Fa' che sia Grifondoro!".
Non appena questo sfiorò la sua bionda capigliatura, con voce tonante annunciò: Grifondoro!
L'elfo si precipitò balzellando - non sa camminare normale - fino al tavolo della sua Casa, sedendo accanto alla piccola e innocente Ginny Weasley.
"Ma tu sei Orlando Bloom?" domandò estasiata.
Legolas che tentava di farsi notare da Harry Potter, che stava giocando allo schiaffo del soldato con Neville, guardò Ginny e arrossì violentemente.
"Ma tu sei Ginny, conosciuta anche come Ginevra, la settima dei fratelli Weasley… sai che sei il mio personaggio preferito?"
"Davvero?" sospirò Ginny avvicinandoglisi.
"No, il mio personaggio preferito è Harry Potter… ma tu sei il mio secondo personaggio preferito!"
Nel frattempo il Cappello Parlante aveva assegnato Gandalf, corvo tempesta, a Corvonero, Gimli a Tassorosso, perché gli piaceva scavare, e i quattro Hobbit alla Casa di Grifondoro. Frodo, che chiudeva la fila, intravide un paio di occhi tali e quali ai suoi: grandi, sgranati e allucinati.
"Chi è quella ragazza?" mormorò con un'espressione trasognata, indicando una studentessa bionda al tavolo di Corvonero.
"Non lo so, ma non mi piace come vi guarda!" rispose Sam geloso.
"A me sì…" bisbigliò Frodo, senza distogliere lo sguardo.
Boromir intanto si era seduto sullo sgabello in attesa del verdetto del Cappello.
"Serpeverde!" fu il responso, accolto da un applauso scrosciante dal tavolo della suddetta Casa. Boromir, ignaro del significato, prese posto tra due grossi individui.
"'sera" borbottò, mentre i due scimmioni lo guardavano con espressione vuota.
"Ma sono sempre così?" chiese ad un ragazzino biondo dal colorito pallido.
"Io sono Malfoy, Draco Malfoy. Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono meglio di altre…"
"Ambè, tanto io non sono un mago!" rispose Boromir stingendosi nelle spalle.
"COSA???" strillò acuto il ragazzo, mentre Harry estraeva la bacchetta pensando di aver udito nuovamente la voce di sua madre per via della presenza di un Dissennatore.
Una mezz'ora dopo il Cappello era ancora indeciso sulla sorte dell'ultimo Ramengo. Si voltò verso Silente dicendo che non sapeva a che casa assegnarlo.
"Improvvisa!" rispose il preside, degustando il suo calippo al limone.
Il Cappello ci pensò un po' su e alla fine gridò: "Grimmauld Place, numero 12: Casa Viggo!"
"E quindi dove devo andare?" chiese il Ramengo spaesato.
"Ma vai un po' dove vuoi! Basta che ti levi dalle balle." rispose il Cappello.
"Perché, i Cappelli hanno le balle? Posso vederle?" ribattè l'uomo, togliendosi il Cappello dalla testa e infilandoci dentro la faccia per vedere meglio.
Silente si alzò in piedi e battè le mani per attirare l'attenzione degli studenti.
"Prima di cominciare la cena vorrei presentarti il vostro nuovo insegnante di difesa contro le ARTI Oscure: Giovanni Muciaccia… e il suo assistente Neil!"
Un ragazzo con gli occhiali, che somigliava a Harry Potter, si alzò in piedi salutando con la mano, sfoggiando una meravigliosa felpa rossa, mentre Neil, rinchiuso in una gabbia, ringhiava incollerito.
"Per festeggiare l'arrivo dei nostri graditi ospiti…" continuò Silente "Organizzeremo un ballo aperto a tutti… il Ballo degli Ent!"
Le ragazze esultarono. I ragazzi imprecarono.
A quel punto il banchetto ebbe inizio.

La mattina dopo, Harry e i suoi compagni si ritrovarono nell'aula di Divinazione.
Legolas, bello come il sole, si aggirava tra i banchi con aria trasognata, sotto gli sguardi rapiti di tutte le studentesse.
"Ma chi si crede di essere quello lì?" esclamò Ron rabbuiato "Solo perché è magro, leggero, un po' biondo, capelli fluenti, occhi cangianti, orecchie a punta, aria eterea, muscoli guizzanti, sguardo accattivante, occhi da birbante, cuore scintillante… il suo nome è Robin Hood!"
Harry lo guardò stranito.
"Ma non ha senso quello che hai detto!"
"Lo so, lo so, ma adesso mi sgarbuglio…" mugugnò Ron, mentre Hermione prendeva posto tra di loro - Cuaron docet.
"Cosa ci fai qui? Non avevi abbandonato le lezioni di Divinazione?" chiese Harry, schizzando un gramo su una pergamena di scorta, tanto per passare il tempo.
"Ho i miei perché…" rispose lei, seguendo Legolas con lo sguardo.
"Sì, lui fa sempre breccia se dall'arco scaglia una freccia!" canticchiò Ron, grattandosi la testa con la bacchetta.
"Breccia? Di Rohan?" fece la voce di un uomo, che aveva raggiunto l'aula arrampicandosi in free climbing sulla torre di Divinazione.
"Ripetente?" chiese Harry, mentre la mascella di Hermione toccava il pavimento per la sorpresa di vedere tale meraviglia della natura.
"No, sovrintendente" rispose Boromir, prendendo posto vicino a un paio di ragazzini, che si scostarono impauriti.
"Cominciamo la lezione!" esclamò Legolas, sorridendo smagliante "Oggi vi insegnerò come far sorgere un sole rosso!"
"Nessuno può far sorgere un sole rosso!" ribattè Lavanda Brown, stizzita che il nuovo insegnante avesse preso il posto della sua professoressa preferita "Tanto più che è mezzogiorno…"
"Scommettiamo?" rispose Legolas avvicinandosi a una finestra "Sorge un sole rosso!" esclamò con aria eterea, e una sfera rossa comparve nel cielo, suscitando stupore generale.
"Com'è dotato il mio ragazzo!" tuonò Boromir, battendo un pugno sul tavolo, fracassandolo.
"Davvero?" fece Hermione con gli occhi scintillanti.
"Con la sua temerarietà fa trionfare la libertà, sempre… Robin Hood!" canticchiò nuovamente Ron, guadagnandosi un calcio nello stinco da Harry.
"Ma cosa ti sei bevuto stamattina assieme al succo di zucca?"
"Non lo so…" ribattè il rosso, scrollando le spalle "Ma prima ho avuto due ore di Erbologia con quei due nuovi insegnanti, Cino e Pino."
"Ma non erano Merry e Pipino?"
"Ma sì, quelli che dicono sempre: Miii"
"Non era: Fiico?"
"Vabbè è lo stesso."
In quel momento Legolas fu percosso da uno strano tremito, mentre Harry, in quello stesso istante, si accasciava al suolo, premendosi una mano sulla cicatrice.
"Qualcosa si avvicina… lo sento!" mormorò l'elfo, mentre Viggo acquattato sotto la cattedra imprecava: "Mi ha beccato!"
"E'…" continuò Legolas, abbassando la voce "VVVVVVV…"
Tutti si tesero in avanti per sentire meglio ciò che aveva da dire.
"VVVV-VOLDEMORT!" gridò infine, provocando un attacco di isteria generale.
"Ho sempre voluto farlo!" esclamò tutto contento, mentre Ron imprecava in turco e Hermione gli tirava randellate sulla testa per farlo calmare, dimentica di Harry che in preda alle convulsioni, canticchiava sulle note di una famosa canzone dei Pink Floyd: "Hey teacher, leave those kids alone…"
Gli schiamazzi attirarono l'attenzione di Fiorenzo, il centauro supplente, che in tutto quel tempo non aveva fatto altro che ruminare erba in disparte.
"Cheppalle 'sta lezione!" disse, inforcando la porta "Vado ad intrattenermi un po' con Hidalgo"
Da sotto la cattedra si sentì un rantolo disperato.
"Il mio cavallo!"

Harry, Ron e Hermione, sbattuttissimi dopo quattro ore di lezione con Piton, stavano tornando verso la torre di Grifondoro, quando avvertirono la pressante sensazione di essere osservati.
Voltarono la testa contemporaneamente e si trovarono a guardare le due figure perfettamente immobili di Frodo Baggins e Luna Lovegood. Entrambi avevano gli occhi sgranati e la posa di un avvoltoio, accovacciati in una delle nicchie del corridoio.
"Vai piano, Harry. Non dobbiamo agitarli." sussurrò Hermione, prendendo sottobraccio i due ragazzi - Cuaron docet - e conducendoli lontano da quelle inquietanti presenze.
Svoltato l'angolo, Harry trasse un sospiro di sollievo.
"Per oggi credo di aver avuto abbastanza emozioni." disse, passandosi una mano tra i capelli, senza poter prevedere l'arrivo di un quarto incomodo.
"Uhhhhh Harry sono la tua coscienza!" fece una voce flautata dalle sue spalle, mentre Ron e Hermione sgranavano gli occhi per la sorpresa.
"Non sei la mia coscienza!" gridò Harry voltandosi incazzato "Sei Sirius! Ed è tutta l'estate che mi rompi i maroni sotto forma di fantasma. Ma non eri morto? Fai il morto!"
Sirius incrociò le braccia sul petto, fluttuando a mezz'aria e seguendo il trio verso la sala comune, accennando una marcia funebre.
"Sirius, hai rotto le palle! Chiudi quella bocca!"
"Posso fischiettare?"
"No!"
"Posso canticchiare?"
"No! I morti stanno muti e si decompongono!"
Sirius mimò l'atto di decomporsi, gridando: "Aaah, mi sto sciogliendo! Mi sto sciogliendooooo!"
"Mii Harry… che padrino pirla che hai!" disse Ron, mentre il fantasma rantolava, facendo vibrare le braccia verso l'alto ed estraendo la lingua.
"Non me lo sono scelto io come padrino. Come non ho scelto Voi-sapete-chi come nemico."
Legolas, che passava di lì per caso, si trovò ad ascoltare il discorso dei ragazzi.
"Io lo so chi è…" esclamò ridacchiando "E' Voldemort!"
Ron strillò di nuovo in preda al terrore, grattando la parete con le unghie e cercando una via di fuga. Hermione gli tirò un calcio nei maroni per farlo calmare.
Il ragazzo si acquietò, accasciandosi al suolo. Puntò lo sguardo su un quadro lì di fronte, accorgendosi solo allora di un'etichetta che non aveva mai visto.
"Viggo è stato qui…" lesse a voce alta.
Hermione gli tirò un altro calcio nei maroni.
"Cos'ho detto stavolta?" mormorò strozzato il ragazzo, proteggendosi i gioielli di famiglia con entrambe le mani.
"Non lo so… però è divertente." Rispose Hermione facendo per colpirlo di nuovo, quando Harry la richiamò, con sommo sollievo da parte del giovane Weasley.
"No, aspetta! Ron ha ragione… che cos'è questo?" chiese, notando che su molti quadri nelle vicinanze era applicata la stessa etichetta.
Viggo era stato in molti posti, molti quadri avevano ricevuto una sua visita.

Dopo che ebbero convinto Sirius a non fare il deficiente, dandogli il permesso di cantare dei versi composti da lui, che facevano più o meno così: Sulla strada ancora, impaziente di stare sulla strada ancora… giunsero intonsi alla torre di Grifondoro, ma una folla di studenti giallo-rossi si assiepava sulla soglia senza riuscire ad entrare.
"Che succede?" domandò Harry incuriosito.
Neville si avvicinò, aspirando ampie boccate di fumo da una pipa.
"Che stai facendo?" gli chiese Hermione contrariata.
"I compiti di recupero di Erbologia!" rispose il ragazzo, emettendo una nuvola di fumo dalle narici.
"Sì, ma che succede?" domandò di nuovo Harry, sullo spazientito andante "Perché non entra nessuno?"
"La signora grassa è sparita!" spiegò Neville, tentando di formare un anello di fumo, mentre Ron lo guardava ammirato, e Ginny indispettita gridava: "Era la mia battuta quella!"
"Ancora?" esclamò Harry voltandosi poi verso il fantasma alle sue spalle "Sirius!"
"Io non c'entro!" si discolpò il fantasma scotendo la testa.


Molti piani più in basso, nelle cucine degli elfi domestici, c'era uno strano fermento. Un uomo dall'aspetto selvaggio era sdraiato al centro della sala, circondato da bottiglie di Burrobirre vuote, sfoggiando una pancia gonfia come un pallone aerostatico.
"Ancora una birra, signor Eomer?" chiese Dobby ansioso di rendersi utile.
"Se ce ne sono state centoventi, ce ne stanno anche centoventuno…" rispose l'uomo, aprendo la bocca "Intubatemi!"
Gli elfi domestici si prodigarono per esaudire i suoi desideri, mentre la pancia dell'uomo continuava a crescere e a gorgogliare in maniera sinistra.
"Non fa effetto… non fa effetto! Ormai sono assuefatto all'alcool di questa Burrobirra!" si lamentò Eomer emettendo schiuma dalla bocca.
"Ma qui dentro non c'è alcool, signore. Siamo pur sempre in una scuola." spiegò Dobby.
"Per questo sono ancora cosciente." Si illuminò brevemente Eomer "Il problema è che sento di star molto male. Devo vomitare!"
"Se vuole posso saltarle sulla pancia, signore"
Eomer alzò il pollice in segno di approvazione e Dobby balzò sul ventre gonfio dell'uomo emettendo gridolini di giubilo.

Harry Potter non era un ragazzo come tutti gli altri. Lui era un mago.
"Ancora?" sbottò Harry, entrando nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure "Le due autrici non hanno più nient'altro da dire su di me?"
Scese un lungo silenzio imbarazzante, mentre il trio prendeva posto in uno degli ultimi banchi.
"Benvenuti alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure!" li accolse il professore Giovanni Muciaccia, con un sorriso "La prima lezione dove non serve essere dei maghi per compiere degli incantesimi. Oggi ci eserciteremo con il Platano Picchiatore. Affacciatevi tutti alla finestra
per vedere come il nostro Neil riuscirà a creare un'opera d'arte, evitando abilmente i colpi dei suoi rami assassini. E tentate di capire dove infilerà queste due bacchette"
Neil da sotto emise un ringhio.
"So io dove te le ficcherei quelle bacchette!" esclamò, tentando di sottrarsi ai colpi dei rami dell'albero.


A lezione finita, il fantastico trio uscì nel cortile della scuola.
"Ho colla vinilica infilata dappertutto…" disse Harry, staccandosi filamenti bianchicci dalle mani e dalle vesti.
"Mista ad acqua in parti uguali, ricorda…" precisò Hermione, mentre Ron al suo fianco, senza essere visto, mimava la sua crocifissione.
Harry si ritrovò ad osservare un vecchio manifestino con la faccia di Sirius Black, dimenticato lì da Gazza perchè evidentemente provava una strana attrazione per il soggetto, che riportava la sigla: Viggo è stato qui.
"Secondo voi dov'è finito Viggo?" chiese, guardandosi attorno preoccupato, scorgendo Legolas che si avvicinava balzellando.
"Ehi Robin, hai visto Viggo?" lo interrogò Ron con gli occhi a mezz'asta.
"E' su in guferia!" rispose l'elfo, indicando la torre.
"E perché è su in guferia?" domandò Harry avvertendo un fremito di terrore. La sua cicatrice cominciò a bruciare.
"Perché è pieno di uccelli!" rispose Legolas abbassando la voce, mentre un grido acuto catturò l'attenzione di tutti.
"Mia madre!" esclamò Harry allarmato, estraendo la bacchetta.
"No, Harry, non è tua madre. E' la tua Edvige!" lo contraddisse Hermione, indicando la civetta che volava verso di lui, con Leo, il gufo di Ron, al seguito.
"Vieni qui, Edvige! Ti faccio vedere i miei Boccini" strillò una voce ben nota. Viggo si gettò giù dalla finestra della guferia con una scopa, che però non era volante, e il povero Ramengo si spiaccicò al suolo con un suono disgustoso.
Legolas si precipitò verso di lui per vedere come stava.
"Oh Edvige, cosa ti ha fatto quel cattivone?" domandò Harry, accogliendo tra le sue braccia la civetta tremante.
Leo dal canto suo continuava a svolazzare eccitato, strattonando i capelli di Ron con le zampine.
Ron lo osservò con sguardo pensoso, il che gli riusciva difficile.
"Questo gufo ha visto cose… che voi umani non potete neanche immaginare…"
Hermione gli tirò una librata in fronte, tanto per gradire, e si allontanò per raggiungere Ginny che stava distribuendo volantini poco distante.
"Che stai facendo?" le chiese, dando una sbirciata ai fogli che riportavano una foto ammiccante della ragazza.
"Faccio i saldi di fine stagione" rispose la rossa "Devo racimolare un po' di soldi per il ballo degli Ent."
"E cosa vendi?" domandò Hermione incuriosita "Maglioni fatti da tua madre?"
"Se vuoi metterla in questi termini…" esclamò Ginny, stringendosi nelle spalle.
Un ragazzino del terzo anno afferrò il volantino, leggendolo interessato.
"Ma perché dai i volantini soltanto ai ragazzi?"
"Perché non sono lesbica!" rispose Ginny indignata, mentre Hermione inarcava un sopraciglio instupidita.
"Lesbiche?" le sorprese Boromir sbucando da chissà dove.
Hermione per poco non svenne, osservando cotanta mascolinità.
"No no" si affrettò a smentire Ginny, dando un volantino a Boromir che lo lesse ad alta voce.
"Ginny Weasley la svende. Per prenotazioni mandare un gufo alla Torre di Grifondoro… no, mi dispiace" disse Boromir, restituendole il volantino "A me interessano solo le lesbiche. Ho una missione da portare avanti."
Tonks, che passando di lì aveva sentito tutto, si portò di fianco all'uomo, guardandolo con occhi sognanti. Era dalla prima volta che lo aveva visto che cercava un pretesto per abbordarlo.
"Si parla di lesbiche?" disse con aria stralunata "Ma io sono lesbica!"
"Davvero?" esclamarono all'unisono Ginny e Hermione, arretrando inorridite.
"No, però reggetemi il gioco" sussurrò Tonks, mentre Boromir le stava facendo una radiografia con gli occhi.
"Soggetto degno di attenzione" constatò, estraendo un blocchettino per gli appunti "Saresti interessata a una seduta di recupero? Io, te e… il mio corno, questa sera verso le undici, nel magazzino delle scope di Gazza?"
Tonks annuì veemente.
"Però devi aver voglia di guarire!" le disse Boromir con aria professionale. "Non posso aiutare le persone che non vogliono essere aiutate!"
"Ma io voglio essere aiutata! Ho molto bisogno di aiuto!" esclamò Tonks con determinazione. Boromir le diede un ultimo sguardo e si allontanò con rammarico delle tre donzelle.

Ginny, rimasta sola, finì di distribuire gli ultimi volantini, accogliendo con uno sbuffo l'improvviso arrivo di Draco Malfoy.
"Cos'è questo?" le chiese il ragazzo, mostrandole un volantino che aveva sottratto a Tiger poco prima.
"Non sai leggere?" ribatté lei stizzita. Era da mesi che Draco l'assillava, facendo il geloso e promettendole di fare qualunque cosa (tradire la sua famiglia, i suoi amici, diventare l'amichetto del cuore di suo fratello, baciare Harry Potter, appendere in camera un poster di Arthur Weasley…) se si concedeva a lui.
"Non approvo questo tuo comportamento!" tuonò minaccioso, stracciando il volantino e strappandone uno di mano a un ragazzo di passaggio che protestò vivacemente.
"Non sei mica il mio fidanzato!"
"Ma come no?" strillò acuto Draco, mentre Harry, credendo di udire la voce di sua madre, dalla torre di Grifondoro lanciò un Expecto Patronum che investì tutti i ragazzi presenti.
"No" rispose lei con aria di sufficienza, tentando si superarlo.
"Attenta a te, Weasley. Non si gioca con il fuoco!"
"Oh ma che pizza che sei. Se te la do una volta la smetti di rompere i maroni?"
Draco perse qualsiasi aria minacciosa annuendo come un ebete.
"E va bene! Nel bagno dei prefetti, all'ora di cena!" esclamò Ginny allontanandosi.
Draco improvvisò un balletto di vittoria sotto lo sguardo scioccato di molti studenti.

Nel frattempo Legolas aveva portato Viggo in infermeria. Il Ramengo era praticamente irriconoscibile, tranne che per i denti che erano sempre gli stessi.
Nel letto di fianco al suo, stava coricato il professor Remus J. Lupin. Legolas depose Viggo su un letto lì vicino e andò a parlare con Madama Chips.
"Mii che potenza che ha Legolas!" esclamò Viggo con aria sognante. Poi lanciò un'occhiata languida a Lupin.
"Ma sei tutto solo in quel letto? Vuoi compagnia?"
"Lasciami stare" ringhiò Remus "C'ho le cose mie!"
Viggo schifato si mise a dormire.

Dopo l'intero pomeriggio passato a ricevere gufi da parte di tutti gli studenti di Hogwarts, Ginny decise di concedersi un bagno rilassante.
Raggiunse così il bagno dei prefetti e spalancò la porta. Quello che vide la lasciò di sasso: Legolas era immerso nella vasca, coperto di schiuma e giocava a battaglia navale con le sue paperelle di gomma.
"Ciao!" la accolse tutto allegro, accorgendosi dell'intrusione "Ti va di giocare con me?"
"Ma sei tutto nudo?" singhiozzò Ginny scioccata.
"Mica posso fare il bagnetto vestito, ti pare?" rispose l'elfo alzandosi in piedi, con la paperella appesa a coprire le sue pudenda.
Ginny cominciò ad avvertire un principio di tachicardia quando sentì i rantoli di Draco Malfoy che, moribondo, si trascinava verso il bagno.
"Ci sono, eccomi. Ce l'ho fatta!" ansimò, tenendosi la milza.
"Perché, avevamo un appuntamento?" chiese Ginny, socchiudendo la porta in modo che il ragazzo non potesse vedere Legolas.
"Sì, certo." Confermò Draco "Dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora!"
Da lontano Harry, che aveva sentito la voce di Draco, credendola quella di sua madre, lanciò un ennesimo Expecto Patronum, che distrusse la capanna di Hagrid.
Ginny lo guardò schifata.
"Mi spiace, tempo scaduto!" esclamò, sbattendogli la porta in faccia.
Draco si accasciò la suolo, grattando la porta con le unghie.
"No Ginevra! Sono il tuo Lancillotto!" miagolò attirando l'attenzione di Viggo che era uscito dall'infermeria.
"Hai bisogno di una mano? Sei tutto pallido."
"No!"
"Mi è sembrato di sentire un Sì." Ammiccò Viggo avvicinandoglisi.
L'urlo terrorizzato di Draco si propagò per il castello ed Harry lanciò Expecto Patronum a manetta che invasero il campo di Quidditch.
Boromir accorse con il corno sguainato credendo che ci fosse in atto un assalto di orchi.
"Che cazzo succede qua?" domandò, con la finezza che lo contraddistingueva, strappando Draco dalle grinfie di Viggo, e scagliando lontano il Ramengo.
"Questo qui voleva incularmi!" gemette il ragazzo, tutto tremante.
Boromir tentò di consolarlo quando una vocina all'interno del bagno pigolò: "Se mi tocchi lì mi fai il solletico."
"A quanto pare Legolas è lì dentro." Constatò Boromir.
Draco impallidì ulteriormente, aggrappandosi al braccio dell'uomo.
"C'è la mia ragazza lì dentro!"
Viggo tornò dal mondo in cui era stato spedito da Boromir e si fiondò sulla porta, sfondandola a spallate.
"Il mio Legolas!" gridò irrompendo nella stanza, seguito da Boromir e Draco.
Legolas e Ginny erano immersi nella vasca da bagno, completamente nudi.
"Ebbravo il mio elfo!" esclamò orgoglioso Boromir.
Harry Potter non era un ragazzo come tutti gli altri, era un…
"Po' incazzato!" esclamò portandosi nel bagno dei prefetti, notando quello strano assembramento di gente.
"Bè, che succede qui? C'è una festa?"
Boromir si fece da parte per farlo passare, e il povero Harry notò lo spettacolo indegno di Ginny.
"Ma… Ginny!" strillò, spalancando gli occhi, mentre la ragazza si affrettava a rimettersi in piedi, coprendosi con un asciugamano.
"Harry, non è come pensi!" si giustificò la ragazza, mentre Legolas si alzava anch'egli questa volta senza alcuna paperella a coprirlo.
Viggo per poco non svenne.
"No, non è come penso. Che altro dovrei pensare io?" esclamò allargando le braccia in maniera teatrale. "Ginny, fuori! Immediatamente! Se tuo fratello Ron venisse a sapere che sua sorella la da via, non la finirebbe più di assillarci. E tu non vuoi che questo accada, vero?"
Ginny scosse la testa, raccattò da terra i suoi vestiti e si allontanò dal bagno con un ansimante Draco al seguito.
Harry diresse la sua attenzione su Legolas.
"E tu… tu vestiti!" tuonò "Non sei un prefetto, che ci fai qui?"
Legolas espose all'aria il labbro inferiore e uscì dalla vasca, singhiozzando.
Boromir lo accolse tra le sue braccia per consolarlo uscendo dal bagno, con Viggo al seguito.
"Finalmente un po' di pace!" esclamò Harry tastando l'acqua della vasca, cominciando a denudarsi.
"Cioè Harry, tu hai fatto tutto sto casino solo per usufruire del bagno dei prefetti?" disse Sirius, materializzandosi alle sue spalle "Degno figlio di tua madre."
Il ragazzo che era sopravvissuto nemmeno si diede la pena di rispondergli, infilò i piedi nell'acqua, deciso a rilassarsi qualche secondo e a levarsi di dosso residui di colla vinilica.
La porta del bagno si aprì improvvisamente senza dargli il tempo di trovare rifugio nell'acqua.
Ginny irruppe nella stanza, spalancando gli occhi.
"Uh, oh… scusami. Pensavo di trovare Legolas!" esclamò facendo per richiudere la porta, prima di bloccarsi e tornare ad osservare Harry inarcando un sopracciglio, indicando un punto in mezzo alle gambe del ragazzo.
"Harry…" esclamò schifata "E' ridotto in quel modo a causa del freddo, vero?"
Harry guardò in basso e arrossì vistosamente, le labbra spalancate, impossibilitato ad esprimere alcun pensiero coerente.
La ragazza si strinse nelle spalle e richiuse la porta, mentre nell'aria aleggiavano le risatine divertite di Sirius.
"Io non ho mai avuto questo problema, Harry. Anzi, quando ero giovane dovevo prendere freddo prima di mostrare il mio amico alle ragazze, altrimenti si spaventavano."
Harry guardò Sirius con sguardo di ghiaccio.
"Non dire scemenze, per favore." Sibilò, passandosi una mano tra i capelli.
"No no, è la verità. Chiedi a Remus!" esclamò il fantasma.
"Remus? Cosa c'entra Remus? Ti ha visto nudo?"
"No! Cioè sì, ma era una cosa di ragazzi! Non è come pensi tu!"
Harry curvò le labbra in un ghigno accattivante.
"Io non penso niente sei tu che hai voluto specificare…"
Prima che però Sirius riuscisse a spiegarsi ecco che la porta si aprì per una seconda volta e dall'uscio apparve la testa biondo platino di Draco Malfoy.
"Oh, cazzo. Pensavo ci fosse Ginny…" esclamò prima di osservare Harry con disgusto "Che ci fai lì in piedi nudo con un fantasma? Sei perverso…" e così dicendo richiuse la porta, lasciando Harry con le stessa identica espressione con cui aveva accolto l'entrata di Ginny.
"Questo posto ha più affluenza di un bagno femminile nelle ore di punta!" commentò Sirius, sperando di far riprendere Harry.
Ma la porta si aprì per la terza volta e questo fu il turno di Hermione.
"Oh… Harry, hai visto per caso Boromir? Mi hanno detto che era… oh… Harry!" esclamò ammirata sgranando gli occhi, indicando lo stesso identico punto che aveva additato Ginny.
Il ragazzo si mise le mani sulle anche, ormai persuaso a non nascondere più nulla.
Hermione ebbe la decenza di uscire richiudendo la porta.
"Direi che figure di merda per oggi ne ho fatte abbastanza." Disse prima che la porta si aprisse una quarta volta lentamente.
"No ma fatevi avanti eh? Tanto Harry è qui per esposizione anatomica!"
Ron storse le labbra e inarcò le sopracciglia.
"Stavo cercando Robin Hood." Disse semplicemente guardandosi attorno "Ma vedo che non c'è."
"E ci mancava solo il rosso della foresta di Sherwood." Esclamò Harry accasciandosi finalmente nella vasca, sproloquiando in finlandese.

Il giorno seguente passò alla svelta, la preparazione per il Ballo degli Ent aveva assorbito le energie di tutti gli studenti di Hogwarts e l'eccitazione era palpabile ovunque. Harry aveva passato l'intera giornata a lanciare Patronus, Ron a cercare Robin Hood, Hermione ad esercitarsi a dar librate in fronte al suo amico e Legolas ad appostarsi dietro gli angoli di ogni corridoio gridando VOLDEMORT, per divertimento.
Solo Frodo e Luna seguitavano a rimanere fissi in un angolo assistendo al fermento con passività, osservando la vita passare di fronte ai loro occhi sgranati come due avvoltoi.
"Penso che questo ballo sarà ancora più bello dei precedenti!" commentò Silente, accarezzandosi la barba, mentre suo fratello Gandalf si dava una sbiancata per l'occasione.
"Oh sì, ed io ho portato dei fuochi d'artificio veramente spettacolari!" replicò Gandalf con un sorriso.
Silente si rabbuiò per un attimo e non sapendo che fare estrasse un calippo al limone.
"Bè, grazie per la premura Gandalf, ma mi ero già attrezzato per i fuochi artificiali, ho chiamato i gemelli Weasley, quelli che hanno il negozio di scherzi a Diagon Alley!"
Gandalf scosse la testa.
"E secondo te chi li rifornisce?"
Silente recuperò il sorriso.

In un corridoio che precedeva la sala grande Draco passeggiava ignaro ostentando la sua aria di superiorità.
"Mio padre mi ha regalato un vestito eccezionale per questo ballo, farò morire d'invidia tutti quanti!" esclamò prima di accorgersi di un ragazzo della sua Casa che si avvicinava correndo, sventagliando una copia della Gazzetta del profeta.
"Draco, Draco! Non sapevo che tuo padre avrebbe partecipato al ballo di questa sera!" esclamò mostrando un articolo che riportava a lettere cubitali: Lucius Malfoy tonight. La più famosa Drag Queen proprietaria del locale "Il Mangiamorte" a Diagon Alley, questa sera darà spettacolo ad Hogwarts.
Draco osservò inorridito la foto di suo padre che ammiccava sul giornale abbigliato come una donna.
"Non è mio padre!" esclamò irato.
"Ma c'è il suo nome!" replicò il Serpeverde, mettendo in evidenza l'articolo.
"E' un caso di omonimia!"
"Ma se c'è anche la sua foto!"
"E' un sosia! Non lo sai tu che al mondo ci sono almeno sette sosia per ogni persona?"
Il Serpeverde se ne andò perplesso, mentre Draco fumava di rabbia.
Merry, Pipino e Neville fumavano altro.

La serata cominciò nel migliore di modi, per l'occasione Silente aveva espressamente chiesto a Boromir di contattare suo fratello Faramir e la sua band per animare la festa con un po' di buona musica.
Faramir accordava gli strumenti aiutato dall'aiuto del corno di Gondor e gli studenti assiepavano la Sala Grande, sfoggiando vestiti dalle tinte più o meno sgargianti.
"Che bordello!" commentò Harry facendosi strada a spallate per prendere posto ad uno dei tavoli.
Ron, al suo fianco, si guardava attorno perplesso.
"A me sembra la sala grande, non un bordello… anche se quella ragazza là è vestita proprio come una… Ginny!" sbottò correndole incontro scioccato.

Il tavolo dei beveraggi aveva una strana affluenza. Gli elfi domestici avevano riempito barili e barili di Burrobirra modificata secondo le precise indicazioni di Eomer. L'uomo serviva bicchieri di alcool puro agli studenti che parevano gradire la cosa in maniera particolare.
"Signor Eomer questa roba è fantastica!" commentò Dean Thomas, ingollando una corposa sorsata.
"Sì, lo so…" disse portandosi un bicchiere sotto il naso annusandone il contenuto come il più navigato dei degustatori.

Boromir nel frattempo aveva preso posto tra Tiger e Goyle, i due ragazzi continuavano ad osservarlo come se non avessero di fronte nessuno.
"Allora ragazzi…" cominciò seriamente "Credo sia arrivato il momento per voi di entrare in contatto con il magico mondo delle donne. Cosa mi potete dire delle ragazze?"
I due bestioni si strinsero nelle spalle.
"Chi?" domandò Goyle spento.
Boromir si portò una mano sulla fronte.
"Ok, ho capito. Qui bisogna cominciare dai fondamentali!" esclamò cominciando a fare uno schemino esplicativo, prima di essere raggiunto da una ansimante Tonks che, inciampando, si era spiaccicata sul pavimento, emanando un grido acuto. Harry fece partire il milionesimo Patronus della giornata. Silente lo premiò con una speciale onorificenza.
"Oh, eccoti qui Boromir!"
"Che c'è?" domandò l'uomo scocciato. Era tutta la mattinata che la ragazza continuava ad assillarlo con le sue proposte oscene.
"Io sono ancora lesbica, sai?"
"Non mi era mai capitato di fallire dopo il primo tentativo…" commentò rammentando i salti mortali che aveva fatto la sera prima in quel minuscolo magazzino delle scope "Sicura sicura di essere ancora lesbica?"
"Sempre di più!" confermò la ragazza, alzando le braccia al cielo.
Boromir scosse la testa e la precedette, per una seconda seduta. Non gli era mai capitato di preferire una serata tranquilla alla compagnia di una ragazza.

"Erbologia non è la soluzione!" commentò Merry, seduto ad uno dei tavoli circondato da una spessa cortina di fumo.
Pipino e Neville si fecero attenti, aspirando ampie boccate dalle loro grosse pipe.
"Sì, voglio dire…" continuò Merry con aria sapiente "Essere professori di questa materia ti da la possibilità di maneggiare erbe di ogni forma e di ogni tipo, ma solo quelle legali."
"Bè si ovvio, Erbologia è una materia sana…" commentò Neville "O almeno lo era prima che arrivaste… non che mi lamenti."
"Bè, sai… la serra si è rivelata un posto magnifico per far proliferare l'erba pipa, ma arrivati a questo punto della storia credo sia arrivato il momento di provare qualche brivido in più, non so se mi sono spiegato!" riprese Merry tirando su con il naso.
"E cosa hai in mente?" domandò Pipino che ancora non riusciva a capire cosa ci fosse di più soddisfacente della loro erba pipa.
"Piton!" esclamò, cercando con lo sguardo il professore di pozioni, trovandolo poggiato contro il muro con l'aria di uno in procinto di vomitare.
"Vuoi fumarti Piton?" sbottò Pipino scioccato "Ma non è un reato? E poi con tutto quell'olio che ha in testa brucerebbe troppo alla svelta… certo lo si potrebbe sempre radere a zero…"
"Ma cosa hai capito deficiente!?" lo rimproverò Merry tirandogli una sberla in fronte "Io volevo dire che dovremmo sfruttare l'amicizia con Piton per accedere al suo ufficio. Li sì che devono esserci delle sostanze decisamente interessanti."
Pipino spalancò gli occhi sorridendo stupidamente.
"C'hai ragione!"
"Io non credo sia una buona idea…" esclamò mesto Neville, spegnendo il loro entusiasmo "Fare amicizia con Piton è più difficile che trombasi un quadro!"
"Lo supponevo." Disse Merry, mentre un guizzo scaltro gli attraversava lo sguardo. Si frugò nelle immense tasche dei pantaloni e ne estrasse una grossa cartina giallognola.
"Ella miseria!" esclamò Pipino con tanto d'occhi "Mi offro io per rollarla come si deve!"
Merry soffocò uno sbuffo spazientito.
"Possibile che tutto quello che vedi, tu lo debba sempre trasformare in roba da fumare?"
"Perché no scusa? Tutto fa brodo… fumo…"
"Soprattutto il tuo cervello! Comunque… non è una cartina qualsiasi questa, questa è…"
"La mappa del malandrino?" esclamò Neville che l'anno prima aveva avuto modo di vedere il suo utilizzo nelle mani del suo amico Harry Potter.
"No no…" smentì Merry "Questa è: la mappa del Cretino!"
Così dicendo la srotolò in tutta la sua completezza sul tavolo.
"Prometto solennemente di fumarmi tutto ciò che al mondo è fumabile!" enunciò, mentre sulla mappa, prima bianca, si andavano accampando arcane scritte.
"Fiico!" esclamò Pipino estasiato.
"Puoi dirlo forse fratello…"
"FIIIIIIIIIICO!" ripropose Pipino suscitando, con il suo grido, allarme al tavolo di Harry Potter. Il giovane fece partire un Patronus che si schiantò sul palco, facendo andare in corto circuito gli impianti luce, creando effetti psichedelici alla Pink Floyd.
"Vedete qui…" spiegò Merry additando varie sezioni della mappa "Qui trovate segnalati tutti i posti del mondo magico a maggior concentrazione di sostanze stupefacenti e come raggiungerli senza affrontare una morte troppo dolorosa. L'ufficio di Piton ha ben cinque stelline. Il massimo riscontrato fino ad ora è stato cinque stelline e mezzo, alla casa dei Malfoy!"
"Per ora ci possiamo accontentare dell'ufficio di Piton!" esclamò Pipino già pronto ad andare all'arrembaggio.
Merry e Neville annuirono determinati, pronti ad elaborare un efficace piano di battaglia.

Boromir emerse dallo stanzino di Gazza ansimante come un pastore maremmano con l'asma.
"Io non ce la faccio più!" esclamò raggiungendo la sala grande, avvicinando un paio di ragazzetti identici e dai capelli rossi che parevano tutti indaffarati in loschi traffici con Gandalf.
"Qual è il problema, amico?" esclamò uno dei due, posandogli una mano sulla spalla.
"Niente… o almeno, nulla che possiate capire!" rispose Boromir, facendosi versare da un elfo domestico un corposo bicchiere di burrobirra modificata.
"Noi gemelli Weasley possiamo capire molto più di quanto immagini, amico!" ribadì il secondo ragazzo, Fred o George non ci è dato saperlo e tanto non è importante ai fini della storia.
"Bè, c'è una ragazza che non mi da tregua e… io comincio ad avere una certa età…" disse Boromir in un sussurro, ingollando una corposa sorsata di burrobirra, asciugandosi le labbra con la manica della veste.
"Afferrato il problema, amico!" esclamò Fred… strizzandogli un occhio.
"Ahio!" esclamò Boromir, coprendosi la parte lesa.
"Mi avete trovato un occhio di ricambio?" urlò Malocchio Moody passando di lì, osservando i gemelli in attesa.
"No, ci eravamo quasi. Al prossimo tentativo non falliremo!"
Malocchio se ne andò ringhiando, Boromir lo osservò scandalizzato.
"Comunque dicevamo…" riprese George o Fred "Se hai problemi di prestazione, noi possiamo darti una mano, abbiamo brevettato una pillolina miracolosa!"
"Io non ho bisogno di certe cose!" protestò offeso l'uomo di Gondor sistemandosi il pacco.
"No, no certo che no…" esclamò George.
"Io sono Fred!"
Le autrici si scusano.
"No, no certo che no…" esclamò Fred, il pignolo "Comunque offre la casa… magari non ne avrai mai bisogno, ma… non si può mai dire nella vita, no?"
George porse a Boromir un paio di pillole azzurre.
"Ma siete sicuri che questa roba funzioni?" domandò, osservando dubbioso le pillole prima di infilarsele in tasca.
"Funzionare?" sbottarono all'unisono i gemelli indicandosi i pantaloni che avevano uno strano e abnorme rigonfiamento in zona inguine. Come se avessero un grosso ombrello infilato orizzontalmente in tasca.
"Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la pillola una settimana fa… ed è una settimana intera che andiamo in giro conciati così!" esclamò Fred.
"Abbiamo dovuto rubare i pantaloni a Neville perché quelli che avevamo erano troppo stretti!" aggiunse George.
"E poi vedessi la notte… se stiamo sdraiati sulla schiena… hai presente una tenda canadese??"
Boromir si limitò ad annuire. Fred e George fecero spallucce e se ne andarono.

"Voldemort!" urlò Legolas passando di fianco al tavolo di Ron che cominciò ad urlare e a sbattere testate sul tavolo per dimenticare quella orribile parola.
"Oddio Ron, sei patetico!" lo riprese Hermione, posandogli una mano sulla schiena cercando di farlo calmare.
"Va meglio?" gli chiese, una volta che il ragazzo parve aver recuperato un certo contegno.
Ron annuì tutto sudaticcio.
Hermione gli tirò una padellata in fronte e il giovane cadde all'indietro a gambe all'aria.
"Ma perché fai così?" gli domandò Harry Potter, rappresentando con quella domanda il pensiero di tutti i lettori.
"Perché è divertente…"
"E la padella dove l'hai recuperata?"
"Me l'ha regalata Dobby."
"Crepa…" mugugnò Ron, rimettendosi seduto sulla sedia, massaggiandosi la testa.
"C.R.E.P.A Ron, quante volte devo ripetertelo?" lo corresse Hermione, innalzando nuovamente la sua padella.
"No no… io volevo dire proprio crepa!" esclamò il giovane, guardandola in cagnesco.
"Legolas? Verresti qui un momento?" lo richiamo la ragazza, e l'elfo la raggiunse balzellando entusiasta.
"Cosa c'è?" domandò guardando ora Ron ora Harry Potter con gli occhi a forma di cuore.
"Ti spiacerebbe ripetere quella parola che non deve essere nominata?" gli chiese Hermione, sorridendo sorniona.
Legolas inarcò le sopracciglia.
"Quale?" domandò.
"Ma si che la sai, quella parola che non si può dire! Ma che tu muori dalla voglia di pronunciare!"
"Culo?" domandò Legolas, ridacchiando come un bambino, portandosi una mano sulla bocca.
"No, l'altra…"
"Cazzo?"
Viggo uscì da un quadro, sistemandosi i vestiti.
"Qualcuno ha chiamato?"
"No, Legolas… io parlo di tu-sai chi!" spiegò paziente Hermione.
"Aaah! Tu vuoi dire…" esclamò L'elfo illuminato, osservando Ron raggiante "VOLDEMORT!"
Il ragazzo prese a strillare come una donnicciola. Harry che si era distratto un attimo, pensò di udire la voce di sua madre e lanciò un patronus volante che si infilò nei pantaloni di Fred e George, facendo sgonfiare magicamente il loro rigonfiamento.
"Tocca prendere un'altra pasticca George!" esclamò Fred "Avevo detto ad Angelina che questa notte le avrei fatto fare del campeggio!"
I ragazzi ingoiarono un'altra pastiglia e il rigonfiamento riapparve per magia.
"Per la miseria, funziona!" sbottò Boromir concitato osservando la scena, dando una pugno ad un muro, abbattendolo.
Ron nel frattempo continuava a strillare imperterrito, mentre Legolas ed Hermione seguitavano a provocarlo pronunciando Voldemort con mille intonazioni diverse.
"Voldemort!" esclamò l'elfo canticchiando.
"Secondo me è talmente spaventato che se facciamo dei gesti inconsulti urla lo stesso. Se faccio così?" Hermione alzò un braccio e lo sventolò come una banderuola.
"Aaaah!" strillò il rosso, con la bocca spalancata, osservando con terrore la ragazza.
Legolas battè le mani, eccitato da qual nuovo intrattenimento.
"E se faccio così?" Legolas dimenò l'anca.
"Aaaah!" gridò Ron, sempre più spaventato.
"Così?" Hermione sbatté le braccia come fossero due ali.
"Aaaah!" urlò Ron, con voce roca.
"E così?" Legolas imitò il grugno di un maiale.
Ron aprì la bocca per urlare, ma si bloccò.
"No, così no." Disse, calmandosi.
"E così?" Hermione dimenò la capigliatura cespugliosa.
"Aaaah!" riprese Ron, sempre più acuto.
"Basta, mi sono rotta!" Hermione gli tirò una padellata in fronte.
"Ti va di ballare, Legolas?" domandò all'elfo che annuì tutto felice.
I due si allontanarono balzellando, mano nella mano, e lasciando lì il povero Ron, intontito.
Il giovane Grifondoro si mise a sedere, aggrottando la fronte e incrociando le braccia sul petto. Del fumo gli aleggiava intorno alla testa e si sarebbe potuto pensare che fosse causato dalla sua rabbia se poco distante da lui non fossero stati seduti Merry, Pipino e Neville, impegnati in chissà quale strano traffico.
"E questi che mi affumicano" brontolò Ron cominciando ad allontanarsi a testa bassa, tutto ingrugnito "E mia sorella che la da via. E Hermione che continua a darmi botte in testa e quell'altro che ripete in continuazione il nome di Voldemort…"
Ron si bloccò come folgorato dalle sue stesse parole.
Si guardò intorno, ma nessuno stava badando a lui.
"L'ho detto" bofonchiò tra sé e sé.
"Harry!" chiamò a gran voce, raggiungendo di corsa l'amico, ancora tallonato dal suo padrino "L'ho detto!"
"Cosa?" chiese il ragazzo poco interessato.
Ron si spremette per ripetere quel maledetto nome, ma dalla sua bocca non venne altro che un mugugno indistinto.
Harry arcuò un sopracciglio portandosi alla bocca un boccale. L'alcol gli aveva dato un'aria rilassata e leggermente da scappato di casa, con la cravatta dei Grifondoro allentata e le maniche della camicia rimboccate.
"Allora?" lo incalzò, pungolando uno del primo anno con la bacchetta per divertimento.
Ron si spremette ancora di più, stringendo i pugni lungo i fianchi e diventando tutto rosso.
"V…"
"E'?"
"VVVVVVOLDEMORT!" esclamò ad alta voce. La Sala Comune si gelò.
"L'ho detto! L'ho detto!" cantilenò Ron.
Harry scrollò le spalle, appoggiando la fronte sul tavolo con un tonfo, indifferente all'impresa dell'amico, mentre tutti gli altri riprendevano a ballare.
"Ehi Robin!" chiamò il rosso, facendo cenni verso l'elfo, che si era appena liberato di Hermione.
"Che cosa c'è?" chiese Legolas con voce dolce.
"Voldemort!" esclamò Ron con un ghigno soddisfatto sulla faccia.
Gli occhi di Legolas si riempirono di stelline secondo la migliore tradizione dei cartoni animati mentre si portava le mani chiuse a pugno alla bocca per l'emozione.
"Oh Ron! L'hai detto!"
"Puoi dirlo forte, fratello! Vieni con me! c'ho un'idea spettacolo!" mormorò Ron abbassando la voce in un sussurro cospiratore.
E i due si allontanarono dalla Sala Grande con fare sospetto.

Nel frattempo qualche tavolo più in là rispetto a quello su cui Harry si era messo a ronfare, a causa troppo alcol in corpo, anche il professor Lupin si stava dedicando alle gustose Burrobirre che circolavano quella sera nel castello, con stampata sulla faccia un'espressione da aspirante suicida.
Boromir, accaldato e sudato dopo l'ennesima performance della giornata, sprofondò sulla sedia accanto alla sua, asciugandosi il sudore dalla fronte con un lembo della tovaglia.
"serataccia?" buttò lì l'uomo di Gondor, addentando una coscia di pollo e parlando con la bocca piena.
Lupin lo degnò appena di un'occhiata.
"Non puoi capire" mormorò il mago, ingollando tutto d'un fiato metà Burrobirra e prorompendo in un eccesso di tosse.
Boromir gli batté la schiena con una delle sue manone, rischiando di fargli sputare un polmone.
"Sto bene" bofonchiò Lupin.
Boromir riprese a mangiare come se niente fosse.
"Il fatto è che…" continuò dopo qualche istante l'ex professore di Difesa contro le Arti Oscure "Che tutti dicono una cosa su di me… una cosa che non è brutta, ma non è nemmeno vera."
"Cosa?" biascicò Boromir innaffiando tutto quello che aveva ingurgitato fino a quel momento con un boccale di birra.
Lupin si morse nervosamente il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo.
"Che sono un po'…"
"Un po'?"
"Checca!" ammise con un filo di voce, prendendo al volo una Burrobirra da un vassoio.
"Oh" vociò Boromir senza scomporsi molto "E' da molto che non trombi?" domandò con la consueta finezza che lo contraddistingueva in ogni situazione.
A Lupin per poco non venne un colpo.
"Ehm…" bofonchiò, reso stranamente loquace dall'essere un po' brillo "Sarebbero quattrocento"
"Ore?" chiese Boromir, attaccando una faraona ben arrostita.
"Mesi" precisò Lupin.
"Mai provato con una lesbica? Funziona!" gli suggerì l'uomo di Gondor, spolpando con voracità il volatile e sporcandosi barba e dita di unto. Ma era bello lo stesso… un po' sporco ma bello!
"Non ne conosco nessuna!" rispose Lupin, facendo spallucce.
"Come no? Tonks è lesbica!" esclamò Boromir, indicando la ragazza che si stava avvicinando, facendosi largo tra gli studenti festanti.
La mascella di Lupin per poco non toccò il pavimento per la sorpresa e i suoi occhi minacciarono di schizzargli fuori dalle orbite. Moody era già pronto ad acchiapparne uno al volo.
"Tonks, ma sei lesbica?" balbettò il mago.
La ragazza arrossì violentemente bofonchiando un no a mezza voce.
"Non sei lesbica?" sbraitò Boromir sputacchiando un po' di saliva e fracassando una parte di tavolo con un pugno.
"Cioè sì, sì che sono lesbica!" si affrettò a rimediare la strega dai capelli rosa.
Il guerriero sembrò placarsi, ricominciando a mangiare come un maiale.
"È proprio per questo che sono venuta a cercarti… ho voglia di una donna, quindi… forse sarebbe meglio riprendere la terapia!"
Boromir imprecò finendo di spaccare il tavolo, che si disfò letteralmente sotto i suoi palmi. Lupin fece appena in tempo a salvare il piatto con i resti di faraona e un boccale di Burrobirra.
"E va bene" sospirò l'uomo, accarezzando amorevolmente il suo corno "Facciamolo! Per Gondor!" si disse per darsi la carica, facendo per seguire Tonks nel magazzino delle scope, quando si ricordò del professor Lupin.
"In quanto a te" ringhiò "datti da fare. E ricorda: nessuna pietà"
E con quest'ultima frase sibillina si allontanò.
"Nessuna pietà" ripeté Lupin balzando in piedi e appoggiando il piede sui resti del tavolo quasi fossero il corpo di un nemico massacrato e individuando nella folla una stangona dai lunghi capelli biondi. Sulla testa aveva posizionato un esotico copricapo fatto di fiori e frutta.
"Nessuna pietà! Nessuna pietà! E poi sono allupato… uhm…" si disse facendo comparire la punta della lingua all'angolo della bocca "Lo dice anche il mio nome… allupato!"
La stangona muoveva i fianchi sensualmente seguendo la musica e facendo strani versi da geisha con le braccia.
Lupin le si avvicinò gonfiando il petto come un galletto.
"Ahò bella topa!" l'apostrofò.
La bionda si girò verso di lui.
La bionda era Lucius Malfoy vestito da donna.
"Remus caro" lo salutò gioviale, mentre il mago tentava di auto avada-kevradarsi. Lucius gli rivolse le spalle, poi si mise le sue mani sui fianchi e cominciò a ballare.
Draco Malfoy si cappottò emettendo un grido acuto.
Harry Potter si risvegliò dal sonno etilico per lanciare un Patronus che distrusse il tavolo a cui era seduto di Silente, che si ritrovò i peli della barba bruciacchiati.

Intanto Ron Weasley e Legolas di Bosco Atro si erano rifugiati in segreteria e si erano impossessati del microfono.
"Si comunica" declamò Ron con voce pomposa "Che il signor… Voldemort!"
Grida isteriche si elevarono dalla Sala Comune.
Faramir credendo che gli studenti si stessero esaltando per la musica della sua band disse agli altri di darci dentro.
"È pregato di spostare la sua auto babbana targata… VOLDEMORT"
Un ragazzino fu colto da una crisi di epilessia.
Un altro si accasciò a terra e cominciò a parlare fenicio.
Legolas sghignazzava di fianco al suo compare, tutto felice.
"Fa' provare anche me" esclamò eccitato, prendendo in mano il microfono "aspetta…non lo so usare questo coso. Dove devo metterlo? In bocca? Ma è troppo grosso…"
Boromir schizzò fuori dal magazzino delle scope, tirandosi su i pantaloni e rinfoderando il corno il più velocemente possibile, avendo frainteso tutto quello che c'era di fraintendibile. Si lanciò sulla porta della segreteria sfondandola e facendola precipitare sul povero Ron.
"Oh" fu il commento di Boromir ancora in piedi sulla porta, che stava spiattellando il giovane Grifondoro.
"Sto morendo" esalò Ron, mentre un filo di bava gli colava ai lati della bocca.
"No, Ron , amico mio! Non morire" lo pigolò Legolas prendendogli una mano.
"Dì a Luke Skywalker che io sono suo padre… ascolta La Forza, Luke. E tu ricorda: ruba ai ricchi per donare ai poveri. Sei la nostra speranza, Robin Lupin" disse un po' a vanvera Ron.
"No, Ron, non dire così" mormorò Legolas tirando su con il naso e buttando il labbro inferiore all'infuori.
Boromir ancora nella stessa posizione, forse inconsapevole di star accoppando il rosso, osservava la scena dall'alto della sua sovrintendenza.
"Ti lascio tutte le mie figurine delle Cioccorane"
"Davvero?' esclamò Legolas eccitatissimo.
Ron annuì appena.
"Anche quella introvabile di Nicholas Flamel?"
Ron annuì di nuovo.
"Okay!" disse felice l'elfo, prendendo il microfono e facendo segno a Boromir di non muoversi, mentre Ron canticchiava una canzone di Donna Summer.
"Siamo spiacenti di informarvi che il nostro amato Ron Weasley sta morendo! Però mi ha lasciato tutta la sua collezione di figurine!"
Nella Sala Grande Merry, Pipino e Neville si tolsero i loro cannoni dalla bocca e li alzarono come a voler brindare.
"Per Ron!" dissero in coro, per poi aspirare una profonda boccata di fumo in onore del moribondo.
Poco distante Sirius Black galleggiava intorno alla testa di Harry, un po' più cosciente rispetto a prima.
"Harry, non hai sentito?"
"Uh?"
"Ron sta morendo! Non vai a salvarlo?"
Harry fece spallucce, ritornando a fissare il vuoto.
"Sai cosa vuol dire se lui muore?"
Nessuna risposta.
"Che saremo in due a darti il tormento" concluse il ragionamento Sirius con un largo sorriso.
Gli occhi di Harry vennero invasi da una luce piena di consapevolezza. Senza indugi ulteriori balzò in piedi, scavalcò il corpo privo di sensi di Draco Malfoy, premurandosi di rifilargli un calcio tra le costole, e si lanciò su dalle scale urlando "Ron! Non morire! Ti salvo io!"
Raggiunse in fretta la segreteria e lanciò un Expecto Patronum che coinvolse tutti i presenti. Si gettò sul pezzo di corpo di Ron che spuntava da sotto la porta e lo scrollò con violenza.
"Non morire" gli ordinò con sguardo allucinato.
Ron gorgogliò, indicando con un dito Boromir, ancora in piedi sopra alla porta.
Harry lo guardò senza capire.
Ron picchiettò con l'indice sul pavimento dicendo in codice Morse che Boromir lo stava schiacciando con il suo peso.
Harry continuò a guardarlo senza capire.
Ron prese un foglio e vi tracciò sopra un disegnino esplicativo.
"Passaparola" borbottò Harry, mentre Legolas girava il disegno in tutte le angolazioni per poterlo interpretare.
Ron si accasciò a terra, arresosi all'idea della sua dipartita.
In quel momento, però, arrivò Tonks, ancora scombussolata per la rapida e improvvisa fuga di Boromir dal magazzino delle scope.
"Boromir!" lo chiamò con voce suadente, flettendo un indice, che nel linguaggio internazionale significa avvicinati.
L'uomo di Gondor scese dalla porta, prendendo con foga la ragazza tra le braccia e conducendola nuovamente nella loro alcova.
"Oh Boromir! Come sei focoso" cinguettò Tonks dalle scale.
Ron intonò l'alleluja.
Legolas tentò di farlo fuori spaccandogli un vaso sulla testa.
Harry Potter gli lanciò un Patronus.
Viggo s'inchieppettò il Patronus.

Molti piani più in basso, accasciati contro a una parete della Sala Grande, due piccoli Hobbit, erano sperduti in mondi fantastici, popolati di fate e unicorni.
"Merry, devo confidarti un segreto" disse il moro, togliendosi il cannone dalla bocca.
"Vedi la gente morta?" ribatté l'altro non meno assente.
"No, però ci sono degli avvoltoi che girano intorno al lampadario" rispose Pipino, osservando le oscure figure che volteggiavano nell'aria, facendo saettare gli occhi sgranati in ogni direzione.
"Ah?" borbottò l'Hobbit biondo seguendo o sguardo dell'amico con il proprio "No, è solo Frodo con la sua nuova amica" spiegò, ritornando a sognare di fatine e altri esseri magici.
"Ma a me fanno paura" mormorò Pipino, facendosi piccolo piccolo per paura di essere individuato dalle inquietanti presenze.

Ma ritorniamo di sopra, dove Ron, ripresosi dalla quasi morte, stava impartendo lezioni di magia a un attento Legolas.
"Allora, Robin" gli disse "Questo incantesimo è facile. Devi fare questo movimento con la bacchetta" proseguì mostrando il suddetto movimento "E devi dire: Wingardium Leviosa!"
Legolas lo imitò, ma il libro appoggiato sul tavolo appena di fronte a loro non si spostò di un millimetro.
"No, no, no! è tutto sbagliato! Devi fare così" s'intromise Hermione, afferrando il libro, dato che aveva prestato la sua bacchetta a Legolas "ricorda: agitare e colpire" e così dicendo tirò il volume in faccia a Ron che si riversò all'indietro.
"Hermione! Adesso basta!" sbraitò il giovane Grifondoro, rimettendosi in piedi e tenendosi il naso dolorante con una mano "Andiamo Robin, cerchiamo qualche altro divertimento"
Legolas si strinse nelle spalle e seguì il rosso per i corridoi di Hogwarts.
"Voldemort!" esclamò Ron verso due ragazzini del secondo anno, che si buttarono dietro a una colonna per lo spavento.
Legolas ridacchiò.
"Voldemort" esclamò Ron rivolto a un uomo vestito di nero che gli stava volgendo le spalle.
"Sì?" rispose Lord Voldemort, con voce serpentina, girandosi verso di lui.
Ron lo guardò, spalancando la bocca in un muto urlo, mentre il suo viso perdeva progressivamente colore e la sua vescica minacciava di cedere da un momento all'altro.
Indietreggiò molto lentamente senza perderlo di vista, finché non raggiunse le scale e poi si mise a correre urlando come un pazzo e sventolando entrambe le braccia.
Legolas guardò Lord Voldemort, lo salutò con la manina e poi prese a imitare Ron, cominciando a urlare anch'egli e a dimenare come un ossesso le braccia.
Lord Voldemort scrollò le spalle, sorseggiando una delle Burrobirre modificate da Eomer, e poi si diresse verso la Sala Grande, dove Lucius Malfoy stava conducendo un trenino.

"Non mi piace il tuo comportamento! Non voglio che la mia ragazza si faccia toccare da tutti quelli che capitano" strepitò Draco, con sguardo truce.
Ginny sbuffò roteando gli occhi, spazientita "Non da tutti quelli che capitano! Solo da chi ha i soldi per pagarmi o da chi mi piace!" rispose stizzita per aver perso il conto dei soldi che aveva guadagnato quel giorno. Riprese a contarli, decisa a ignorare il ragazzo biondo al suo fianco.
"Sì, ma perché con me non ci vieni mai? Anch'io posso pagarti! E poi adesso non stai facendo niente!"
In quel momento Ron sfrecciò nel corridoio urlando come un pazzo.
"Non è vero che non sto facendo niente!" ribatté Ginny, riponendo i soldi nel sacchettino di velluto e assicurandoselo alla giarrettiera "sto guardando la televisione"
In quel momento Ron sfrecciò nuovamente nel corridoio gridando.
"Ma non è la televisione! Era tuo fratello Ron" le fece presente Draco.
"Lo so, ma a volte do nomi di cose babbane a parenti e amici" rispose lei, facendo spallucce.
"Ah sì?" chiese il Serpeverde interessato "E a me? Come mi chiami?"
Ginny storse la bocca in un ghigno schifato "Pistolino" esclamò "Però ho dato un nome anche a tuo padre!" proseguì, mentre un guizzo le attraversava lo sguardo.
"Ah sì? E quale?"
"Trivellatore!" rispose con aria sognate.
Draco ringhiò, lanciando un'occhiata piena di disapprovazione a suo padre che aveva dato inizio a un altro trenino in Sala Grande.
"Stasera me la dai!" disse in un impeto di rabbia, pazzia o desiderio… decidete voi. Afferrò un'esterrefatta Ginny per un polso e la condusse verso uno stanzino appena fuori dalla Sala Grande. Aprì la porta, ma quello che vide gli fece emettere un grido acuto.
Harry, credendo che fosse la voce di sua madre, lanciò un Patronus che investì la band di Faramir.
"Che cosa c'è?" chiese Ginny cercando di capire il perché dell'improvviso sgomento del ragazzo. Si sporse al di sopra della sua spalla e guardò dentro lo stanzino.
"Oh" disse interessata, osservando Viggo impegnato con il ritratto della signora grassa "Ora capisco come può Viggo farsi i quadri". Comprensiva, richiuse la porta e trascinò via Draco, poco abituato a certi spettacoli.
Intanto Faramir e la sua band si erano ripresi dal Patronus di Harry, sebbene molti dei loro strumenti fossero danneggiati.
Il capitano di Gondor provò un accordo, ma dalla sua chitarra provenivano solo suoni poco melodiosi.
"Devo accordare la chitarra" disse, scostandosi i capelli paglierini dalla faccia "Boromir, dammi il la!"
Non arrivò nessun la.
"Boromir" gridò più forte dammi il la"
"'momento" fu la risposta affannosa, giunta da qualche parte del castello.
"Booooromir, daaammi il laaaaa" intonò Faramir, brandendo il microfono, quasi fosse Mirko dei Bee Hive.
In quell'istante le porte della Sala Grande si aprirono rivelando la figura completamente ignuda e sgocciolante di sudore di Boromir.
Gazza ebbe un' emorragia nasale.
La McGranitt scoprì di non essere asessuata.
Lupin scoprì che forse un po' gay lo era.
Piton scoprì di essere decisamente gay.
Se in Sala Grande c'erano delle lesbiche, scoprirono di essere eterosessuali.
Legolas scoprì che le stelle erano velate.
"Le stelle sono velate" mormorò come se quello che avevano appena scritto le due autrici non fosse abbastanza esauriente.
"Robin, che stai dicendo?" chiese Ron, finalmente calmo dopo aver scoperto che Lord Voldemort voleva semplicemente partecipare alla festa per fare il vagone dietro al professor Lupin, ormai incollato ai fianchi di Lucius Malfoy.
"Le stelle sono velate!" squittì l'elfo "Il passaggio si è riaperto!!"
"Di che stai parlando?" chiese Viggo, dando il suo contributo poco significativo alla storia.
"Il buco!"
"Buco?" ripeté il Ramengo illuminandosi tutto.
"Il buco per tornate a casa! Si è riaperto!"
"Ha ragione" esclamò Gandalf, accarezzandosi la barba pensosamente "Anch'io vedo il buco! Andiamo presto! Si torna a casa!"
Sam, felice, mise il guinzaglio a Frodo, sbaciucchiandolo tutto, mentre Viggo acchiappava Merry e Pipino, sprofondati nella semi incoscienza.
Legolas abbracciò Ron, scoppiando a piangere e solo Boromir, ancora completamente nudo, riuscì a staccarlo dal Grifondoro. Se lo caricò su una spalla e cominciò a correre verso il buco con Legolas che continuava a gridare "Ron, mi mancherai!"
"Anche tu, Robin!"
"Ma io non mi chiamo Robin! Io sono Legolas!"
"Quello non era Robin Hood?" sbraitò il rosso, sull'orlo di una crisi di nervi, ma Hermione lo sistemò con una padellata in faccia.
Gimli, coperto di terra dopo aver scavato tutto quel tempo con i Tassorosso, fu il primo a imboccare il tunnel, seguito da Gandalf, corvo tempesta, Faramir e la sua band, Eomer, carico di un barile di Burrobirra donatagli dagli elfi di Hogwarts, Sam, avvinghiato a Frodo, Viggo con Merry e Pipino e infine il nudo Boromir con Legolas in lacrime.
Le chiappe sode e lievemente abbronzate di Boromir furono l'ultima visione della Compagnia delle Palle prima che il tunnel scomparisse di nuovo.
"Eh, ci mancheranno" mormorò Ginny, rimpiangendo di non essere riuscita a sedurre l'elfo.
"Sì" concordò con lei Tonks, stringendo al petto un indumento di Boromir, che gli aveva fregato per ricordo… i suoi boxer.
"Io non credo" fu il ghigno di Neville, che sventolava un sacchetto contenente l'erba pipa sottratta a Merry e Pipino "E ce n'è ancora un'intera piantagione nella serra!" concluse con sguardo allucinato.
"Fiiiiico" fu l'esclamazione corale che accolse la sua rivelazione.
"E ora tutti a ballare!" urlò Lucius Malfoy, mentre un lungo trenino si formava alle sue spalle e Hogwarts veniva rischiarata dai fuochi artificiali brevettati dai gemelli Weasley.


FINE

Lo schermo si oscurò lentamente per dar spazio ai titoli di coda, quando il faccione di Boromir fece capolino da un angolo.
"Ma come fine? Non andiamo alla Breccia di Rohan?"
Le due autrici mimarono il gesto di farsi una pera.

FINE… quella vera.


*Parte la musica di coda: YMCA*


Directed by Peter Jackson & Alfonso Cuaron

Screenplay by
Egle & Elivi

Based on the book by J.R.R Tolkien
And the books by J.K. Rowling
And on the movie by Peter Jackson

Elijah Wood (Frodo)

Ian McKellen (Gandalf)

Viggo Mortensen (Viggo)

Sean Astin (Sam)

John Rhys-Davies (Gimli)

Billy Boyd (Pipino)

Dominic Monaghan (Merry)

Orlando Bloom (Legolas)

David Wenham (Faramir)

Karl Urban (Eomer)

And Sean Bean (Boromir)


Daniel Radcliffe (Harry Potter)

Rupert Grint (Ron Weasley)

Emma Watson (Hermione Granger)

Bonnie Wright (Ginny Weasley)

Tom Felton (Draco Malfoy)

Michael Gambon (Albus Silente)

Gary Oldman (Sirius Black)

Alan Rickman (Piton)

… (Remus Lupin)

Jason Isaacs (Lucius Malfoy)

Dobby (Dobby)

And Ralph Fiennes as Lord Voldemort

E con la partecipazione straordinaria di Giovanni Muciaccia e Neil, il Grande Artista

  
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