Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ILoveRainbows    15/02/2014    3 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11
"Ladies and gentlemen, please fasten one's safety belts"
Non dormimmo.
Quasi non mangiammo (per quanto riguarda me e Morgan, infatti Mika si abbuffò).
Passammo entrambi il tempo ad ascoltare musica persi nella nostra mente.
Eravamo eccitatissimi, ma lo mostravamo in modo strano. Beh, a conti fatti infatti non eravamo normali.
Quando misi piede sul suolo americano inspirai profondamente l'aria piena di smog. Non ero mai stata oltreoceano. Quasi improvvisai un balletto sulla pista di atterraggio prima che Mika mi trascinasse via. Ora eravamo io e Morgan ad essere super-attivi e agitati mentre Mika era distrutto.
Faceva quasi paura a guardarlo e anche un po' ridere e tenerezza.
Dopo quasi un'ora riuscimmo a riappropiarci di tutti i nostri bagagli. Una volta nella hall notammo un uomo con cartello che diceva:
MR. PENNIMAN
MR. CASTOLDI
MS. GAUTHIER
Io e Morgan guardammo di sbieco Mika, che fece spallucce e si diresse da quella parte.
Venne fuori che la signora Bowie si era premurata di procurarci un autista per i giorni in cui saremmo stati lì.
Ci aiutò a portare i bagagli fuori fino a una Mercedes nera con finestrini oscurati. Stile polizieschi americani.
Mika gli diede un biglietto e l'autista ci partì in quarta.

L'albergo... Ommioddio! Non lo avevo mai visto di persona ovviamente, ma avevo sentito gente parlarne come dell'albergo dove tutti volevano alloggiare e che nessuno poteva permettersi.
Il Plaza.
Appena uscii dall'auto, con l'autista che la teneva la porta aperta, saltai al collo di Michael riempiendolo di baci "grazie grazie grazie"
Rideva. - Di nulla hahahaha. - anche Morgan guardava l'albergo incantato. - Su, andiamo. - Michael diede una mancia all'autista dicendo che lo avrebbe chiamato e poi ci facemmo aiutare da due facchini a portare le cose nella hall e poi in stanza.
L'edificio era immenso e meraviglioso. Aveva un'aria antica, ma non soffocante. Ed era maestoso. Metteva i brividi quasi.
Avevamo due stanze, una di fronte all'altra. Una per me e Mika e una per Morgan.
Noi avevamo una grande camera da letto. Una sala da pranzo e un bagno che sembrava grande come tutta la casa dove vivevo con mia madre. C'era una gigantesca vasca idromassaggio. La camera da letto era dominata da un imponente letto a baldacchino che la occupava in gran parte. Poi c'erano due armadi e delle giganti finestre.
Per quanto eccitata ero mi buttai sul letto vestita e Mika accanto a me. Il jet-lag si faceva sentire. Erano le 2 del pomeriggio (a NYC si intende).
Mi svegliai a causa di dei colpi insistenti alla porta. Mika dormiva ancora abbracciato a me quindi gli scostai gentilmente le braccia e andai ad aprire. Mi si parò davanti Morgan. - Ehilà piccioncini. Ci avete messo molto ad aprire. -
Lo guardai male probabilmente - ma tu non hai sonno? -
- In realtà sì. Ma devo abituarmi al fuso orario e anche voi che oltretutto dovete stare qui una settimana. Quindi, tutti a cena fuori - urlò.
- Shhhh. Michael sta dormendo. -
- Non per molto. - sfuggì al mio controllo entrando nella stanza.
- Alzarsi! - disse mentre si mise a fare il solletico a Mika. Non si sarebbe svegliato facilmente. Dormiva molto profondamente, infatti qualche secondo dopo Morgan ci rinunciò dicendomi che mi lasciava la patata bollente e iniziando a vagare per il piccolo appartamento.
Io mi misi sul letto e mi sdraiai accanto a Mika. Gli accarezzai il volto e i soffici capelli ribelli e gli bisbigliai nell'orecchio di svegliarsi con un altro paio di paroline e quasi subito si svegliò.
Morgan che tornò in quel momento in stanza si piazzò vicino allo stipite della porta e guardò male Mika. - Perché se ti chiamo io non ti svegli nemmeno con il solletico, mentre se ti chiama lei ti svegli dopo due parole? -
- She gives me sex - disse stiracchiandosi. Trattenni a stento le risate per la scena. Morgan aveva assunto uno sguardo scettico. - I can give sex too if you want. -
Io e Mika ci guardammo e scoppiammo e ridere.
- che c'è? I can! -
- Meglio se andiamo - dissi io ancora ridendo.
Appena io e Mika ci fummo sistemati un poco scendemmo al ristorante dell'albergo per mangiare. Non saremmo andati molto in giro quella sera. Eravamo distrutti.
Anche se eravamo abituati tutti al cibo italiano che era molto più particolare e raffinato di quello americano non mangiammo male, anzi.
Il pasto sembrava aver dato energia a Morgan che decise di uscire anche se noi rimenavamo in albergo e appena finì il secondo ci salutò uscendo dall'albergo diretto chissà dove.
Noi ordinammo anche una fetta di torta al cioccolato, la cosa più buona che avessi mai mangiato (dopo le lasagne), tant'è che finita quella fetta Mika ne ordinò un'altra e se la mangiò tutta da solo.
Finita la cena salimmo in camera e mentre Michael si buttò sul letto davanti alla tv io feci una doccia. O almeno così doveva essere all'inizio visto che a un certo punto entrò in bagno Mika che doveva prendere qualcosa nel beauty e io lo schizzai e finimmo a fare la doccia in due.
Alle 23 crollammo mezzi morti a letto con lui che mi abbracciava proteggendomi dai mostri della mia mente.

Toc... Toc... Toc...
No, non di nuovo, vi prego... No...
E invece sì. Ero quasi tentata di mandare Mika ad aprire la porta, ma alla fine mi alzai e andai a vedere chi era pur sapendolo perfettamente. Aprì la porta guardando in cagnesco chi mi si parò davanti. - Morgan -
- Che perspicace la ragazza. -
Alzai un sopracciglio. - Questo discorso sa di già fatto. -
- Già. Dobbiamo andare per negozi. - fece una faccia disgustata. - Non posso credere che lo sto dicendo. Comunque, non ho un vestito per stasera e devo comprarlo. -
- Okay - risposi io ancora mezza addormentata.
Alzò lo sguardo alle mie spalle - Ecco il principessino. -
Mika mi avvolse la vita in un abbraccio delicato da ieri. Sorrise a Morgan - Lasciaci mezz'ora. Poi andiamo dove vuoi. - Morgan provò a ribattere. - No, voglio stare da solo con la mia ragazza -
Detto questo sbatté la porta in faccia a Morgan. Da fuori sentimmo dire - Okay, mi trovate in camera mia a vedere porno... Ehm, scherzo, documentari sulla natura ovviamente. -
Sorridemmo mentre ci baciavamo appoggiati al muro.
La mezz'ora passò velocemente. Ci rendemmo presentabili per uscire, chiamammo il servizio in camera per la colazione e scherzammo un po'. Poi chiamammo Morgan che scese e uscimmo dove l'autista della Mercedes nera ci aspettava.
Andammo al Rockefeller Centre a cercare dei vestiti per Morgan e Mika si comprò un cappello con visiera con sopra disegnate delle barche.
Mangiammo in un ristorantino italiano. Si può dire che non eravamo resistiti molto. Beh, io e Mika avremmo avuto ancora qualche giorno per vivere la città.
Nel primo pomeriggio facemmo un salto in cima all'Empire State Building su richiesta di Morgan e ci rimanemmo per mezz'oretta godendoci la vista e l'aria più pulita di quella giù in basso in strada.
Alle sei eravamo in albergo. Alle sette e mezza dovevamo essere dai Bowie e ci voleva almeno mezz'ora per arrivarci, se non c'era traffico.
Dopo mezz'ora Morgan venne a bussare alla porta e noi lo cacciammo con un: Non siamo pronti!

- Mika. Qui. Aiutami. - Arrivò alle mie spalle e mi tirò su la cerniera del vestito accarezzandomi la schiena. Ridacchiai - non ora. -
- Okay. - Mi girai e lui mi guardò preoccupato. - Quale dei due? - In mano teneva due papillon. Uno era rosso, l'altro bianco a pois rossi. Valutai i suoi vestiti. Stringate nere. Pantaloni blu scuro, quasi nero, attillati (ma non troppo). Camicia bianco splendente. Giacca con la bandiera inglese disegnata sopra.
- Ehm... - li osservai ancora un attimo. - Quello tinta unita. -
- Ok. - provò a metterselo di fronte a me senza uno specchio, ma dopo un po' si arrese al fatto che senza un immagine di sé riflessa davanti non riusciva a fare il nodo. Stava per spostarsi, ma gli presi i lacci del farfallino e gli feci un fiocco perfetto scoccandogli un bacio sulle labbra una volta finito.
Misi i tacchi e indossai il soprabito che sembrava un cappotto dei soldati inglesi durante la grande guerra. Poi infilai un cappello rosa per staccare dalle tonalità scure che stavo usando.
Eravamo pronti. Mi spruzzai un po' di profumo alla lavanda e uscimmo a braccetto.
Giù nella hall incontrammo Morgan vestito con un semplice completo nero e un cappello come al solito calato sugli occhi. Poi fuori in strada trovammo la solita Mercedes nera ad aspettarci.
Durante tutto il viaggio osservai New York passarmi accanto. I grattaceli si stagliavano nel cielo sovrastando le strade che venivano comunque illuminate dalla luce del sole che si rifletteva sulle pareti vetrate di questi. Per le strade, mandrie di persone camminavano velocemente incuranti di quello che accadeva intorno a loro se non li riguardava personalmente. Queste mandrie erano composte da persone di ogni razza, età, ceto sociale. C'erano banchieri vicino ad artisti di strada, ricchi imprenditori accanto a mendicanti. Visto da fuori sembrava un circo caotico e sempre in movimento.
Passando per Broadway vidi alcune giovani attrici che provavano per la strada e per i vicoli laterali, mentre altre litigavano con registi o ballerini per una parte non ottenuta o un amore finito male. Lungo la strada gli attori veterani vestiti in modo eccentrico, con pellicciotti, bastoni da signore, baschi e orologi da taschino camminavano verso le auto o la metropolitana. Avrei visto bene Mika lì in mezzo.
Ogni tanto si sentiva una sirena in lontananza e si potevano vedere gli autisti di tutte le vetture girarsi per cercare di capire da dove proveniva il suono e se potevano a guidare tranquilli. Le macchine gialle invadevano le strade facendo stizzire gli automobilisti di auto private o gli autisti di gente ricca (il nostro autista ad esempio) che tirando giù i finestrini gli urlavano di muoversi. Sempre facendo attenzione a qualche spericolato ciclista che rischiava la vista facendosi largo sulle strade a cinque corsie di Manhattan.
Ero così presa da tutto questo che quasi non mi accorsi che eravamo arrivati. Ci trovavamo difronte a una villa di modeste dimensioni circondata da un alto cancello e sistemi di controllo. Il giardino era ben curato e le piante erano evidentemente potate regolarmente. Entrammo nel giardino con l'auto attraverso una strada sterrata e ci fermammo proprio davanti all'entrata dell'edificio dove i signori Bowie ci aspettavano salutandoci.

NOTA SCRITTRICE: allora, eccomi qui con un nuovo capitolo. Volevo pubblicarlo il giorno di San Valentino, ma è da poco passata la mezzanotte quindi ho sforato. Volevo portare un po' di felicità a chi non ha un fidanzato (evitiamo l'argomento che è meglio). So che il capitolo non è molto lungo, perdonatemi.
Volevo farvi una domanda tecnica per migliorarmi. Per esempio: in questo capitolo non è successo molto. Ci sono diverse descrizioni e un paio di scene che però non sono essenziali per il racconto. Preferite se continuo così o se faccio le descrizioni più corte e magari arrivo prima al nocciolo della situazione?
Fatemi sapere e a presto
ILoveRainbows
  
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