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Autore: bic    15/02/2014    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio padre era in partenza, si sarebbe messo in viaggio nel primo pomeriggio, così approfittai della mattinata per recarmi nei suoi alloggi e parlare con lui: - Padre – Lui si voltò verso di me, stava riorganizzando le sue cose, ma interruppe ciò che stava facendo.
- perché non vi risposate?
Lui si sedette: - Credo che questi non siano discorsi che devo affrontare con te.
- Mi dispiace sapervi solo e, se aveste una giovane moglie, magari potreste avere anche un erede più degno di me.
- Altair, forse un giorno mi sposerò, ma lo farò alle mie condizioni.
Scoppiai a ridere: aveva usato esattamente le mie stesse parole.
- Va bene, ma non aspettate troppo, altrimenti sarete così vecchio da non riuscire nemmeno a tenere in braccio il vostro erede.
Mi diede un buffetto sulla testa e mi rispose: - Allora ci penserò.
Ci salutammo con un abbraccio e gli promisi che gli avrei dato notizie.
Scesi nel cortile ad allenarmi con gli altri ragazzi che facevano parte della guardia del corpo reale.
Con gioia vidi che anche Gianfar si stava allenando e Luke osservava da  una distanza adeguata con il volto finalmente sereno e totalmente rapito l’allenamento.
Una persona che non lo conoscesse bene come me avrebbe immaginato lo scudiero intento a studiare le mosse del suo padrone per imparare qualcosa ed eventualmente farsi onore in futuro. Io sapevo che il suo sguardo concentrato era rivolto non tanto all’allenamento quanto a Gianfar.
Quando mi avvicinai per prendere una spada successe ciò che puntualmente accadeva quando facevo il mio ingresso in qualunque ambiente lì a corte: scese il silenzio, così con aria irrisoria dissi: - Qualunque dama sarebbe lusingata da un simile silenzio al suo incedere, ma si dà il caso che io non sia né una dama nel senso più tradizionale del termine né una persona qualunque, perciò apprezzo il fatto di avere l’effetto di pietrificare le persone, ma preferirei passare inosservata e che voi continuaste da dove avevate interrotto.
Lasciai perdere le spade e mi diressi verso i bersagli, Luke mi si avvicinò e mi consegnò arco e faretra.
- Mab voleva metterli insieme alla tua roba nel baule, ma ho insistito per darteli di persona, volevo ringraziarti per averci permesso di stare qui.
Sorrisi: - Quindi tu e Gianfar avete risolto sussurrai.
Luke arrossì fino alla punta dei capelli ed io aggiunsi: - Ok, ho capito, niente particolari, mi basta che siate felici e soddisfatti.
Luke mi regalò una di quelle espressioni malandrine che da troppo tempo non vedevo sul suo volto e rispose: - Felici decisamente e per il soddisfatti …
Lo fermai con una mano: - Ho usato un’espressione infelice e continuo a ripeterti che non mi interessano i dettagli, comunque sono contenta per voi. – Gli diedi un piccolo pugno all’altezza della spalla e lui si voltò per tornare ad osservare l’allenamento.
Incoccai la prima freccia e tirai, ero fuori allenamento così centrai solo il bordo del bersaglio, sentii qualcuno che sghignazzava alle mie spalle, ma questo, lungi dal distrarmi accese il mio spirito competitivo: le venti frecce seguenti andarono tutte a centro e le risate a poco a poco si spensero.
Il maestro d’armi mi si avvicinò battendo le mani: - Mai vista una velocità ed una precisione simile. Complimenti, ma riesci a mantenere la concentrazione anche in situazioni non controllate?
- Non saprei, le uniche situazioni non controllate in cui ho tirato sono state le battute di caccia.
- Allora facciamo una prova. – Mi fece inginocchiare tra due botti in un punto in cui i bersagli erano poco visibili e mi disse di tirare, ma nel momento in cui stavo per scoccare diede un colpo al mio arco, per fortuna i miei riflessi furono abbastanza rapidi da impedirmi di lasciare andare la freccia, ma fu necessario riprendere la mira, appena fui nuovamente pronta a tirare mi fece lo stesso scherzo, la terza volta fui io a fare una finta e quando lui mi spinse mi spostai e scoccai la freccia quasi contemporaneamente. Non riuscii a centrare il bersaglio esattamente al centro, ma ci andai comunque molto vicina. Dietro di me sentii applaudire: - Sei un ottimo arciere Altair.
Chinai il capo e risposi: - Un ottimo arciere avrebbe centrato il bersaglio, se fosse un cinghiale, ferito in quel modo, sarebbe ancora più pericoloso.
- Riuscirai mai a ricevere un complimento standotene zitta ed accettandolo?
Dietro il re Flake con il suo solito incedere noncurante si era fermato guardandomi con aria di superiorità incrociando le braccia.
Sollevai le sopracciglia, per non rispondere malamente mi rivolsi al sovrano: - Credo che il maestro desideri discutere con me il piano per i miei studi, se volete scusarmi.
Mi accomiatai chinando leggermente il capo verso il re. E feci un saluto con la mano a Gianfar e Luke ignorando bellamente Flake.
Il Maestro era un uomo corpulento e dal volto gioviale, doveva avere all’incirca una cinquantina d’anni e dal suo aspetto pingue sembrava che dividesse equamente il tempo tra i libri e la buona tavola. L’avevo visto spesso intento ad intrattenere conversazioni con vari nobili durante i convivi a cui avevo partecipato, ma raramente mi era capitato di vederlo colloquiare con Flake o con il re.
Quando aprii la porta era voltato di spalle e stava chino su alcune carte: - Lady Altair, sarei lieto di fare con voi una conversazione per valutare lo stato della vostra preparazione in merito alle materie di studio che il sovrano desidera voi apprendiate, benché ritenga alquanto improbabile che il cervellino di una bimba sia in grado di acquisire concetti complessi come quelli del ragionamento aritmetico e geometrico né tanto meno per i misteri dell’astronomia.
Mi morsi le labbra, non cominciavamo bene.
- Posso rivolgermi a voi con il titolo di Maestro?
L’uomo annuì offrendomi un sorriso di circostanza che mi fece ribollire il sangue nelle vene.
- Ho preso lezioni di aritmetica e geometria, ma mai di astronomia. Tuttavia ho una discreta preparazione in botanica …
- Quella non è scienza è una via di mezzo tra la stregoneria e la superstizione.
Ribatté con tono sarcastico – Allora vediamo, ho qui dei semplici quesiti potrete andarvene quando li avrete risolti.
Mi pose di fronte i fogli su cui stava lavorando ed uscì.
Osservai i quesiti e scoppiai a ridere: probabilmente quell’uomo considerava davvero le donne delle inette perché ero in grado di risolvere quel tipo di interrogativi da quando avevo dieci anni.
Ci misi quindici minuti a completare il lavoro e poi mi recai a cercare il Maestro, lo trovai seduto su una panca di pietra sotto un salice che leggeva.
- Maestro…
- Sei più sciocca di quanto credevo se hai bisogno di aiuto per risolvere i quesiti che ti ho proposto.
Esasperata gli lanciai i fogli addosso e me ne andai di gran carriera.
Arrivai in camera mia e recuperai Ocean che, con un miagolio acuto, dimostrava di non aver gradito molto la mia assenza.
Scesi in cucina e gli procurai dei pezzetti di carne, poi lasciai che vagasse un po’ per il cortile sul retro. Cominciai a farlo giocare con un rametto e mi interruppi solo quando vidi che le pause tra un assalto e l’altro del rametto si facevano più lunghe, ne dedussi che era stanco, lo agguantai per la collottola e lo misi nel tascapane che portavo legato alla cinta. Poiché non vedevo nessuno in giro me ne tornai nelle mie stanze, posai Ocean sul letto e lui si acciambellò per dormire della grossa.
Scesi nella biblioteca e cercai dei libri di aritmetica  e geometria: se avessi dovuto aspettare gli insegnamenti di un uomo che non riteneva una donna in grado di rispondere nemmeno alle più semplici domande era meglio che studiassi da autodidatta. Era una questione di principio: avevo promesso al re di migliorarmi, ma non sarei stata in grado di farlo se il “maestro” mi reputava una sciocca donnetta, avrei provato a tutti quanto si sbagliavano.
Mi arrampicai su uno degli scaffali più alti ed ero in precario equilibrio tra due scansie quando sentii aprire la porta alle mie spalle.
- Questa non è una visione comune – la voce del re mi raggiunse come se una freccia mi avesse appena sfiorato un organo vitale.
- Maestà, scusate se non vi saluto adeguatamente, ma sto rischiando l’osso del collo per raggiungere quel tomo di geometria e preferirei tornare a terra con le ossa al loro posto.
Detto ciò mi misi il testo in questione sotto il braccio e, con una certa cautela, scesi dai ripiani.
- Altair, esigo maggior rispetto nei confronti del maestro, mi ha detto che gli hai sbattuto in faccia il lavoro che ti aveva dato perché non eri in grado di svolgerlo.
- Sire, in realtà ho risposto ai quesiti del maestro in poco tempo ed erano corretti, perché erano così banali che qualunque ragazzino di dieci anni sarebbe stato in grado di risolverli. Non avrei detto nulla per non metterlo nei guai con voi, ma preferisco studiare da autodidatta piuttosto che sentirmi tacciare di ignoranza senza che le mie capacità vengano messe alla prova: ho promesso che avrei studiato e mi sarei migliorata e, se non posso farlo seguita da un istitutore, lo farò da sola.
Il sovrano gettò un’occhiata ai volumi che avevo preso ed annuì: - Troverò un maestro che sappia apprezzare i tuoi sforzi.
- Maestà, non è necessario.
Il sovrano sollevò un sopracciglio: - Sono io che ho preteso determinati vincoli, ma devo metterti nelle condizioni di rispettare i patti: entro la prossima settimana avrai un istitutore in grado di far progredire i tuoi studi.
Chinai il capo e sorrisi: - Grazie sire.
- Per il momento potrai trascorrere le tue ore di studio nelle tue stanze utilizzando la biblioteca a piacimento, come vedo stai già facendo. Ti aspettiamo per cena.
Recuperai tutti i libri e mi diressi verso le mie stanze, ma vicino alla porta sentii un breve  Clap, clap.
Non avevo nemmeno bisogno di voltarmi per sapere chi era:- Flake, hai da dire la tua anche su questa faccenda?
- La tua capacità di mettere fuori gioco i membri della corte è straordinaria: ho passato gli anni migliori della mia gioventù a far dannare il maestro e tu in meno di un’ora sei riuscita ad esasperarlo al punto di chiedere a mio fratello di essere esonerato dal farti da insegnante.
- Ah, quindi è questa la versione ufficiale? - Gli mostrai i quesiti che avevo ricopiato e risolto – Questo è un insulto alla mia intelligenza, qualunque ragazzino con un minimo di sale in zucca è in grado di risolvere queste sciocchezze. Ora, se non ti dispiace ho da fare. – Spinsi la porta della stanza e posai i libri sul baule, quando mi voltai mi trovai Flake di fronte.
- Non ti ha mai detto nessuno che non è buona educazione entrare in camera degli altri senza invito?
- Un uomo entra nella tua stanza e tu non hai altro da dirgli se non  che è poco educato? – Mi si avvicinò lentamente. Io non mi mossi: se fossi indietreggiata avrei dimostrato di aver paura di lui, mentre in realtà avevo paura delle reazioni che lui suscitava in me.
- Altair … - disse prendendomi la mano, un miagolio sommesso mi fece sussultare e mi divincolai: presi in braccio il micino e lo usai come uno scudo tra me e Flake: - Lui è Ocean.
Flake girò gli occhi al cielo e sospirò: - Prima o poi dovremo continuare questa conversazione e non ci saranno gatti, cani o conigli che terranno.
Sorrisi e gli misi il gatto tra le mani: - Tienilo un momento, devo andare in cucina a recuperare un po’ di carne da dargli.
Quando tornai in camera Flake era seduto a terra su uno dei tappeti, con la schiena appoggiata al baule e giocava con il gattino.
- Perché non lo porti alla regina? Non credo che gli faccia bene starsene da solo tutto il giorno.
Mi sedetti accanto a lui e posai il cibo vicino al cucciolo che immediatamente lasciò perdere i giochi per lanciarsi sulla carne.
La giornata era stata estenuante, i muscoli delle spalle cominciavano a dolermi per tutti i tiri fatti nella mattinata e iniziavo a sentire la testa pesante, invece che a cena mi sarei volentieri coricata nel letto fino all’indomani. Appoggiai la testa al baule e chiusi gli occhi.
Quando mi svegliai ero sdraiata sul letto, coperta con un mantello foderato e con Ocean che ronfava accanto al mio naso.
Erano le prime luci dell’alba, avrei dovuto scusarmi con i sovrani per la mia assenza a cena. Quando mi voltai un rotolino di carta scivolò a terra.

Non pensavo che una persona irritante come te potesse trasmettere tanta pace quando è addormentata. Non preoccuparti, ti giustifico io con il re e la regina.
Quando dormite tu ed Ocean avete la stessa espressione, ma lui è più facile da trasportare.

Non c’era firma, ma sapevo perfettamente di chi si trattava. Non c’era che dire, se voleva sapeva anche essere un cavaliere.
  
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