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Autore: lovlove890    15/02/2014    2 recensioni
Raccolta di OS Thadastian per la week 2013!
1. Parigi
2. AU
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia: Thad/Sebastian, accenni Niff/Trunter

Parole: 5644
Rating: Arancione/Rosso
Genere: Angst (?)/Generale/Slice of life
Avvertimenti: Feels a sbrodolo/Introspezione a morire/Side story di “You were mine & We never say goodbye”
Note di betaggio: <3
Note: Avvertenze: Sebastian soffre di una particolare forma di ciclo, che solamente una cosa può curare.
No a parte gli scherzi, ho dato a Sebastian un background un *pochino* particolare, è la prima volta che lo faccio, e ne sono un pochino impaurita.
Le persone a cui l’ho fatta leggere mi hanno detto che non è più OOC di quanto non debba.
Ma se doveste notare qualcosa me lo fareste notare per piacere? *fa occhioni*
Per il resto, ci si sente sotto. <3

 

(This shot has Robs approvvation \0/) 

Please, Like Me.

To Vals, W/love,
Happy bday sweetie.

To Vale,
per quella cartolina che purtroppo manca.

 

Non è sempre stato così difficile, Sebastian questo lo sa. C’è stato un tempo in cui non ha avuto paura di aprirsi agli estranei, un tempo in cui si è fidato ciecamente del suo giudizio personale sugli altri.
Ma ora quel tempo è passato.
È passato dal giorno in cui i suoi genitori sono morti  in quell’incidente stradale, lasciandolo nelle mani di una zia incapace di badare a un bambino di dieci anni che deve crescere in fretta, troppo in fretta, finendo per abbandonarlo a se stesso perché non lo capisce.
È passato il tempo in cui crede a tutti i ‘Ci sarò per sempre’ dei grandi che gli sono stati detti in ogni occasione possibile.
Ormai Sebastian ha perso la fiducia nel prossimo, grazie soprattutto alle persone sbagliate che ha incontrato sulla sua strada.
Ecco perché i suoi rapporti interpersonali non durano mai più di una sera, tutto finisce sempre contro il muro di qualche bagno di qualche locale o a casa dell’altro e lui non si ferma mai a dormire.

Sebastian ha sedici anni e nessuna fiducia nel prossimo.

Il suo primo giorno alla Dalton, la nuova scuola a cui sua zia lo ha iscritto dopo che ne ha già cambiate due per colpa del bullismo, desidera solo che passi il più in fretta possibile. 
Vorrebbe trovare la sua camera, buttarsi sul suo letto e dormire fino al giorno dopo. Ma il sorriso che si trova davanti e che gli tende la mano presentandosi come “Thad Hardwood, il tuo nuovo compagno di stanza”, lo blocca sul posto.
Il sorriso che ha davanti è corredato dal più bel paio di occhi scuri che lui abbia mai incrociato; e nonostante la sua sfiducia nei confronti di tutti e del mondo sente che con il ragazzo che ha davanti potrebbe aprirsi, potrebbe fare questo sforzo.
Quando gli stringe la mano, uno strano calore che non riesce a riconoscere gli parte dallo stomaco e lo fa rimanere imbambolato davanti al suo compagno di stanza.
“Vogliamo andare?” Gli chiede questo.
Sebastian si riscuote e, dopo un “Si” quasi sussurrato, raccoglie il suo borsone, le divise tutte uguali e tutte le informazioni che gli sono state consegnate dalla segretaria e lo segue fino alla loro camera.

Non ascolta molto di quello che dice durante il tour della scuola, è più impegnato a cercare di ricordarsi la strada per tornare in segreteria il giorno dopo per poter ritirare l’orario.

“..E questa è la palestra dove ci alleniamo alla pole dance almeno 3 volte a settimana, rigorosamente nudi, e li in fondo c’è la sala prove dei Warblers, il nostro Glee club scolastico, a puoi unirti se ti va, ma sappi che ci esibiamo prevalentemente nei locali di streap – tease, addii al nubilato e eventi del genere. E ovviamente tu mi stai ascoltando tantissimo vero?” Thad si ferma in mezzo al corridoio con le braccia incrociate e guarda Sebastian con tutte e due le sopracciglia alzate.
“Eh? Scusa ero sovrappensiero, stavi dicendo scusa?”
“Nulla, lascia perdere. Vieni ti mostro il dormitorio.” E si avvia verso le scale scuotendo la testa.
“Ma mi era sembrato di sentire qualcosa a proposito di uomini nudi e pali da pole dance! Tutto questo lo trovo molto interessante.” Gli risponde Sebastian, sfoderando uno dei suoi sguardi che gli hanno sempre garantito conquiste.
Thad si sente salire il calore alle guance in meno di un secondo, ma si riprende subito.
“In realtà i pali li usiamo solo per fare ginnastica, e la divisa dei Warblers è quella della scuola. Ci sono posti, ecco, più consoni per fare certi giochetti.” Gli risponde con un mezzo sorrisino sul volto.
“E magari tu potresti mostrarmeli, vero?”
“Non credo proprio!”
Sebastian sente di potersi fidare; ma la gente che ha incontrato dopo la morte dei suoi genitori gli ha distrutto la fiducia che aveva nel prossimo e fa molta fatica.
Si fa solo condurre in camera e sistema le sue cose con calma.

Thad è al suo ultimo primo giorno di scuola, quando gli viene comunicato che avrà un nuovo compagno di stanza, un ragazzo del secondo.
Quando lo vede attraverso la porta della segreteria, la prima cosa che nota sono i suoi occhi, verdi, profondi ma sembrano spenti, come se avessero perso qualcosa, come se avesse paura, poi nota le sue mani che stanno torturando le pellicine delle unghie, e le sue gambe, lunghissime, fasciate in dei jeans scuri e molto attillati che lo slanciano.
Gli sembra molto timido, decisamente timido,  ma dopo essersi presentati e un paio di battute, una cosa l’ha capita. E’ molto, probabilmente troppo, chiuso in se stesso e cerca di non farlo vedere.
Thad non sa perché, e non vorrebbe neppure immischiarsi, data la sua tendenza a farsi i fatti propri normalmente, ma quegli occhi sembrano chiedere disperatamente aiuto.
Così con un sorriso lo aiuta a sistemare le sue cose e gli ripete l’invito per le audizioni degli Warbler.
“Abbiamo bisogno di nuovi membri, e, se ti interessa, potresti provare.” Gli dice “In fondo siamo solo un gruppo di amici un po’ pazzoidi che cantano a cappella. Spero che non ti lascerai colpire dalla prima impressione.” E sorride. E a Sebastian viene un colpo per via di quel sorriso. Ma si riprende quasi subito.
“Uhm,” si schiarisce la voce passandosi una mano dietro il collo. “in realtà la prima impressione è quasi sempre quella giusta; ma dato che tu me ne stai parlando così bene, potrei provare ad andare oltre le apparenze.”
“Bene.” Dice Thad. “”Oggi alle sei ci sono le audizioni. Ti attendiamo.” E se ne va, lasciandolo a finire di sistemare le ultime cose.

Quando Sebastian entra nella sala prove degli Warblers alle sei di quel pomeriggio, l’unica cosa che vede è un gruppo di ragazzi intenti a cantare e ballare l’ultima hit di Katy Perry.
Sembra quasi che per alcuni  di loro balla sia abbastanza astratto come concetto, e che si divertano ad assalire i mobili.
Per un secondo è sconvolto, poi si ricorda della promessa fatta a Thad quella mattina, e come il suo compagno di stanza li ha definiti, “un gruppo di amici un po’ pazzoidi che cantano a cappella” e si tranquillizza. Si appoggia allo stipite della porta e attende.

Finita l’esibizione  tutti esplodono in un applauso e si abbracciano.
Ecco, questo Sebastian non lo ama molto, gli abbracci e tutte le cose sdolcinate.
Però sente un sacco di affetto in quella stanza.
 Lui intanto è sempre appoggiato allo stipite della porta e cerca Thad tra le teste.
Lo trova e pochi minuti dopo le audizioni cominciano, Sebastian va alla grande, e, con un paio di pacche sulle spalle, un po’ di complimenti, che accetta con un sorriso forzato, ed un sorriso da parte di Thad è dentro.
Uscendo dalla stanza, ferma un ragazzo biondo dalle spalle larghe, che ha fatto l’audizione con lui, ed è stato preso.
“Ciao, sono Sebastian, per caso sai come ci si diverte qui la sera?” gli chiede diretto.
“Hunter,” gli risponde stringendogli la mano. “molto diretto! Comunque non mi interessa ciò che offri tu, ma so di un posto in centro, un bar dove dopo un certo orario non badano troppo ai documenti.”
“Interessante. E quando..”
“Che ne dici di stasera? Tanto io e il mio ragazzo ci andiamo.” Hunter indica un tipo leggermente tondo col viso dolcissimo che si sta avvicinando e lo aggancia per la vita con un braccio, andando a baciargli il collo.
“Ehi..” lo saluta il suo ragazzo.
“Sebastian, lui è appunto Trent, il mio ragazzo. Tesoro che ne dici se stasera Sebastian venisse con noi? E’ nuovo e ha bisogno di farsi nuovi amici.”
“Certo, perché no.”
Si danno appuntamento per le 10 fuori dalla camera di Sebastian e si salutano.

Sebastian sta uscendo dal bagno, quando vede la porta della sua stanza aprirsi e Thad, con la cartella sulla spalla e il pc sotto un braccio, rientrare.
“Ciao!” lo saluta Thad. “Come è andato il tuo primo giorno alla Dalton?” gli chiede con un sorriso.
Sebastian non è una persona di molte parole, soprattutto quando deve decidere cosa mettersi. Ha dei piani per la serata e vuole arrivare fino in fondo.
“Vai da qualche parte?” Thad è preoccupato, i custodi in genere sono molto indulgenti, ma Sebastian è nuovo e non vorrà di certo cacciarsi nei guai il suo primo giorno.
“Allo Scandals, credo si chiami così, con Trent e Hunter.”
“Mmmhh.. Solo state attenti quando uscite; i cust-“
“I custodi, si. Abbiamo già provveduto. Grazie mamma.”
“Senti ragazzino,” ora Thad è incazzato, nessuno gli ha mai risposto con la sufficienza che questo pivello sta dimostrando. “Io ti sto solo dando un consiglio, sta a te se seguirlo o meno. Ma sai com’è, sono qui da più tempo di te. Forse posso saperne ‘leggermente’ di più.” Finisce di sibilargli contro e fa per andare a far la doccia, quando Sebastian, che non si è mosso di un millimetro durante il suo discorso, lo blocca per un polso.
“Hai ragione. Forse.” Gli dice con un sorriso sbilenco. “Comunque, scusami.” Finisce di allacciarsi la camicia bianca. “Ora devo proprio andare,” Dice guardando l’orologio al suo polso. “o quei due mi uccideranno.”
Ed esce facendogli l’occhiolino.

“E così, questo è lo ‘Scandals’.” Sebastian non si aspettava molto quando hanno parcheggiato, dopotutto Lima è una cittadina di provincia, e non può certo pretendere i club di New York o Londra, ma rimane lo stesso deluso, quando dando uno sguardo di esplorazione in giro, la cosa più attraente che trova è il bersaglio del gioco delle freccette.
Almeno quel locale ha un bancone, una pista da ballo -si possono chiamare così quattro assi inchiodate al pavimento?- e della musica che forse, deve ancora decidere, non è poi così male. In fondo.
Anche se la clientela non è molto variegata; ovviamente non può esserlo, Lima è un paesino di provincia, si ritrova a pensare per la seconda volta.
In mezzo a tutti quei difetti, trova un pregio; all’entrata il bodyguard non sa nemmeno cosa sia il controllo dei documenti, nemmeno sembra accorgersi della gente che passa a momenti.
Sebastian fa l’unica cosa che può fare al momento. Si butta in pista.
Deve sfogarsi, ne ha bisogno come l’aria e cerca, cerca qualcuno che per qualche minuto gli faccia scordare quei grandi occhi scuri che è tutto il giorno che lo perseguitano.
Alla fine lo trova. È perfetto. Perfetto per quella sera, certo.
Alle quattro, quando lui, Trent e Hunter, abbracciati e un po’ alticci, escono dal locale, si sente leggermente più leggero e tranquillo.

La sveglia di Thad suona alle sei, come tutte le mattine negli ultimi quattro anni.
Deve andare a correre, fare la doccia e poi colazione; deve controllare i compiti fatti la sera prima e decidere alcune canzoni per i Warblers.
Insomma, come sempre una giornata impegnativa.
Ma d’altronde mantenere una media più che accettabile, essere nel consiglio e aiutare Jeff con le coreografie richiede impegno e preparazione costante.
Quando apre la porta, dieci minuti dopo, trova dall’alto lato un Sebastian molto assonnato intento a sbocconcellare un croissant.
Thad non sa se essere più sorpreso o incazzato.
Forse incazzato, dato che se lo avessero sorpreso fuori dalla stanza a quell’ora avrebbero incolpato lui.
Ma lo fa entrare e si ripromette di parlargli quella sera.
Si infila le cuffiette e va a iniziare la sua giornata.

Quella sera Thad è stanco, Sebastian di più se possibile, e si scorda del discorso che vuole fargli, gli viene in mente solo quando è sotto le coperte e sta per addormentarsi, ma “Meglio domani” pensa.
E il giorno dopo di trasforma in ‘domani’ ancora, e poi ‘nella settimana successiva’ che finisce per diventare ‘quando avrò tempo’, perché ormai la scuola e gli Warblers stanno assorbendo tutte le loro energie e attenzioni.
Ma sa che dovrà farlo, perché almeno due volte a settimana Sebastian esce, e torna sempre tardissimo,  rischiando di farsi scoprire e mettere lui nei guai.
E vuole anche capire perché gli sembra sempre di sentire i suoi occhi addosso, la mattina quando si alza, anche se sembra che stia ancora dormendo, o quando esce dalla classe, anche se non lo vede in giro, o in mensa, o alle prove. Sempre.
E tutto questo sta diventando come minimo strano.

A fine ottobre Thad è stanco della situazione, ha già provato ad intavolare il discorso un paio di volte, cercando di arrivare in camera prima che lui uscisse,  ma tutte e due non ci è riuscito perché Sebastian non c’era, stranamente.
Vuole mettere le cose in chiaro con il suo compagno di stanza, e sa che non lo farà presto, non lo farà probabilmente più.

Sebastian sembra ossessionato; di sicuro l’avere Thad intorno sempre non lo aiuta. In stanza, alle prove con gli Warblers, nei corridoi; la sua salute mentale ne sta risentendo molto.
E nonostante quello che si ostina a raccontarsi, Thad a lui piace, più di quanto lui stesso si consenta di pensare.

Thad ha sonno. Estremamente sonno. L’unica cosa che vorrebbe fare è raggomitolarsi nel suo letto e dormire, ma prima deve chiarire tutta questa storia con Sebastian.
Sebastian che ovviamente ha deciso proprio stasera di uscire e fare il più tardi possibile. Sembra quasi che lo percepisca quando Thad ha bisogno di parlargli, non si fa mai trovare.
Sono le tre e mezzo del mattino e il suo compagno di stanza non si vede. Non succederà nulla se chiuderà per un minutino solo gli occhi, giusto? Solamente un minuto…
Thad quasi sobbalza, quando sente la porta della camera richiudersi con forza e vede entrare due ombre nel buio che si stanno baciando. Sente dei vestiti frusciare, cadere a terra ed il letto gemello al suo dall’altro lato della stanza cigolare leggermente, segno che ci si sono stesi sopra.
Quando cambiano posizione, Thad distingue Sebastian dietro ad un altro ragazzo piegato sulle ginocchia, che sta ansimando, e implora “Di più, più forte, ti prego.” a bassa voce, forse per paura di svegliarlo, o per quella pudicizia che ormai deve essere andata a quel paese da un pezzo.
Gli occhi di Thad scorrono sul corpo di Sebastian fino ad arrivare al suo volto, dove si ferma, e si incastrano nei suoi occhi. E’ strano ciò che succede. E’ come se qualcuno avesse liberato delle farfalle nel suo stomaco e volessero tutte volare in direzioni differenti.
Non sa se Sebastian si sia accorto del fatto che è sveglio o meno, ma Thad sa che sta prendendo questo tizio sempre più forte, guardando sempre davanti a sé.
Sebastian viene poco dopo, soffocando un il morso alla base del collo di Rick? Nick? Non ha capito bene, ma non gli importa, il nome che gli è salito alle labbra e che sta per sfuggirgli. Come il ragazzo si gira per accoccolarsi addosso a Sebastian questi “Devi tornare a casa tua.” gli sussurra, “Sai la strada.” Lo caccia via in malo modo mentre si sta ancora rivestendo e si chiude in bagno.

Apre l’acqua della doccia, completamente fregandosene dell’ora, ne ha bisogno. Si mette le mani nei capelli, ripensando a ciò che stava per sfuggirgli dalle labbra mentre veniva.
Stava per urlare il nome di Thad davanti a Thad stesso.
E Thad era sveglio.
Ma da quanto? Quanto ha visto, quanto ha sentito?
Sebastian spera solo che l’oscurità abbia coperto almeno la direzione dei suoi occhi, almeno quella.
Rimane in bagno un’eternità, fino a che non sente la sveglia di Thad suonare e il ragazzo uscire per andare a correre. Poi esce, si mette il pigiama e va finalmente a letto.
Si inventerà qualche scusa domani con i professori per l’assenza.

Thad non sa cosa sia successo quella notte, ma da quel giorno i rapporti, se possibile, si sono fatti ancora più duri, limitati solamente al buongiorno/buonasera e ciao, occasionalmente.
Non che prima parlassero poi così tanto, ma, ehi, non può pretendere chissà cosa  da una persona che non è mai riuscito a comprendere.
Non sopporta la situazione di continua tensione, la sensazione di “strappo” alla bocca dello stomaco che sente ogni volta che lo vede.
Vorrebbe davvero chiarire, ma qualcosa glielo impedisce. Forse quel mezzo sussurro soffocato che sembrava il suo nome  uscito dalla bocca di Sebastian due notti prima. Ma in realtà non lo sa nemmeno lui.
Così come non comprende perché non sia infilato in quel bagno prima che l’altro chiudesse la porta a chiave, per potergli parlare. Oh no. Quello lo sa benissimo. Sebastian. Tutto nudo. Meglio non pensarci.
E lui di figuracce ne ha già fatte abbastanza, grazie.
Così si è girato nel letto, fino a quando non è suonata la sveglia annunciandogli che era ora di alzarsi e iniziare la giornata, più o meno “normalmente”.
Ma nulla è mai stato “normale” fra lui e Sebastian. A partire dal loro stuzzicarsi solo per poter riuscire a conoscersi un pochino di più; o ignorarsi quando hanno qualcosa da chiarire, come stanno facendo con l’elefante rosa nella stanza, in questi giorni.
Thad si sente stupido, certi giorni, perché lui ha sempre detto le cose in faccia e non sopporta l’aria pesante che c’è nella loro camera. Ma di certo non sarà lui il primo a cercare un chiarimento.
Ha solo bisogno di una serata fuori per non pensare per qualche ora. Solo quello.
E Nick e Jeff di sicuro non gli diranno di no.

 

Sono le undici quando sgattaiolano fuori dalla camera di Jeff per dirigersi al parcheggio, prendere la macchina e andare allo Scandals.
Sono tranquilli, sanno che a quell’ora il custode di notte sarà addormentato nella sua cabina.
E infatti lo trovano con la testa sulle braccia, quando gli passano davanti con tutta la non-chalance di cui sono capaci.
Arrivano allo Scandals ed entrano facilmente con i documenti che Hunter ha procurato loro.
“Bene ragazzi,” annuncia Thad “io mi vado a buttare in pista. Ci vediamo dopo.” E con un respiro profondo si butta nella folla del venerdì sera.
“Stai attento ai malintenzionati Thaddy!” Gli grida dietro Jeff.
Thad fa segno con la mano, come per dire di aver sentito e che se la sa cavare anche da solo e sparisce, mescolandosi con le persone in pista.
Spegne la mente e inizia a ballare al ritmo che sente scorrere nelle vene.
Sente gli uomini intorno a sé toccarlo per attirarlo più vicino a loro, ma lui ignora tutto e tutti e continua a ballare da solo, non è interessato, vuole solo scaricare la tensione accumulata ballando, ballando fino a non reggersi più in piedi il mattino dopo.
Accetta qualche invito, ma dopo una canzone, quando sente che iniziano a volere di più, si allontana.
Sta ballando dietro le sue braccia, quando sente due mani forti afferrarlo per io fianchi e iniziare a ballare con lui, mentre una mano risale dal fianco al petto.
E’ diverso dai tocchi che ha ricevuto per tutta la sera, è come se questo abbraccio, questo profumo lo conoscesse già da tempo, e non esita ad assecondarlo. Sente quest’abbraccio scivolargli con la musica sotto pelle, ed è facile abbandonarsi contro quel petto, stringere quella mano sul fianco e seguire i cuoi movimenti, fino a sentirsi totalmente storditi.
Vorrebbe girarsi per capire chi è la persona dietro di lui, ma non può, la mano sul suo fianco lo blocca e glielo impedisce.

Sebastian tutti si sarebbe aspettati di vedere allo Scandals, meno che il suo compagno di stanza.
Il suo bellissimo, sexy, stupendo compagno di stanza, che ora sta ballando in mezzo alla pista, e a cui tutti stanno facendo la corte, ma a cui lui concede al massimo le briciole delle sue attenzioni per massimo un paio di canzoni.
“Respira.” Si ripete lentamente. “Respira. È solamente Harwood,” cerca di convincersi mentre il tipo addosso a lui gli sta letteralmente mangiando il collo.
“Oh, vaffanculo.” Sebastian spinge via il ragazzo, che lo guarda male prima di voltarsi per andare a puntare già la prossima preda, e si sposta in direzione di Thad. Solo per “salvargli il culo da quella banda di maniaci con cui ha a che fare tutte le sere”, si giustifica con se stesso.
Ma quando gli è vicino c’è qualcosa, come un campo magnetico, che lo attrae sempre di più e non riesce a resistere.
Lo prende per i fianchi e circondargli il petto con un braccio è naturale per averlo più vicino, un po’ per proteggerlo e un po’ per bloccarlo in modo che non si giri, perché la parte di mente ancora lucida gli sta suggerendo di non farsi scoprire; è la cosa più spontanea che fa da troppo tempo.
La canzone finisce, così’  come quella successiva e ne passano almeno una quindicina da quando hanno iniziato a ballare, ma loro sono ancora li abbracciati, che ballano ad un ritmo che sentono solo loro.
Quando Sebastian sente la gente farsi meno pressante tutto intorno inizia a staccarsi piano, cercando di scomparire senza lasciare minima traccia di sé.

Più tardi, molto più tardi, quando la gente inizia ad andarsene a casa e la folla è più rada, Thad sente le braccia che lo tengono sciogliersi e il calore sparire.
Al suo posto solo un alone di profumo che gli è quasi familiare.
Ma come è possibile, si chiede.
Quando se ne rende pienamente conto però è troppo tardi, e anche se si volta immediatamente intorno ci sono solo sconosciuti, e, oh, Nick e Jeff nell’angolo in fondo che si strusciano.
È decisamente ora di raccogliere i suoi amici e tornare alla Dalton.
Nel viaggio di ritorno e per i giorni seguenti non fa altro che pensare a quelle mani e  a quel profumo che lo hanno stregato, si chiede cosa sarebbe successo se si fosse voltato e lo avesse guardato negli occhi.
Chissà.
Quelle, poche ormai, volte che non pensa allo sconosciuto senza volto, nota Sebastian che, dall’altra parte della mensa, o della sala prove degli Warblers o della camera, lo fissa, e quando si accorge di essere stato beccato distoglie lo sguardo subito. E non capisce il perché.
Però il pensiero di dover chiarire con lui non lo tocca quasi più.

Sebastian da quella sera alla Scandals non riesce a togliersi Thad dalla mente. È un pensiero che lo assilla continuamente.
Certo non che prima non ne fosse attratto. È bello, non può negarlo; ma ora che ha provato cosa vuol dire toccarlo, sentirlo sulla propria pelle, è qualcosa di ossessionante.
Più di una volta è stato beccato a fissare le sue labbra piene, desiderando baciarle, o i suoi capelli scuri, con la voglia irrefrenabile di passarci le dita in mezzo, da Hunter, o addirittura da Thad stesso.
E più di una volta ha soffocato il nome di Thad con un morso nella spalla del ragazzo sotto di lui nei bagni dello Scandals.
Ma dopo l’esperienza disastrosa non ha più portato nessuno in camera alla Dalton, per paura che potesse ripetersi, nemmeno quando sapeva che Thad era fuori per il week end.
Non vuole casini; e soprattutto non vuole dover spiegare al suo compagno di stanza perché geme il suo nome mentre gode dentro il corpo di sconosciuti. No, proprio no.

“Ragazzi, scu..” Thad entra spesso in camera di Nick e Jeff senza bussare ma in una situazione del genere non si è mai trovato.
Jeff è sopra a Nick, si sta impalando su di lui, evidentemente dopo la serata allo Scandals deve esserci stato un certo avvicinamento tra i due; nemmeno si sono accorti di lui, data la foga con cui stanno facendo l’amore.
Thad rimane un attimo sconvolto, ma poi richiude in fretta la porta e se ne ritorna nella sua camera.
Ai suoi problemi ci possono pensare a cena.

Sebastian dovrebbe andare all’allenamento di lacrosse, ma il compito di chimica programmato per il giorno dopo è più impegnativo di quello che si aspettava. Sono due ore che è seduto a quella maledetta scrivania a ripetere quelle maledette formule senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
Sente la porta della camera aprirsi e Thad che entra; sente i suoi occhi sulla schiena, ma non dice nulla.
“Hai bisogno d’aiuto?”
Perché deve sempre “essere così dolce e premuroso, soprattutto quando io sono uno stronzo menefreghista e ci provo davvero a farmi odiare, e rischio sempre di metterci tutti e due nei guai”.
“No, grazie.”
La risposta di Sebastian è secca e Thad non se la prende, ricorda come erano i test al primo anno, per testare la preparazione; sa quanto stressante sia. Vuole solo aiutarlo, così posa il borsone di ballo sul letto gli si avvicina alle spalle e osservando l’esercizio, gli spiega dove sta sbagliando a formare l’amminoacido.
“Grazie, ma ti ho già detto che non serve che mi aiuti.” Sebastian quasi gli ringhia contro.
“Scusa, io volevo solamente darti una mano. Mi ricordo quanto è..”
“No tu non sai nulla. Non mi conosci, non sai.. Nulla.”
Chiude tutti i libri di chimica, afferra la borsa di lacrosse a fianco alla scrivania e se ne va sbattendo la porta.

 

 

È mezz’ora che corre avanti indietro sul campo, fa esercizi, tira la palla in porta, ma ancora non gli è passata la rabbia.
La rabbia per essere sempre così debole da non riuscire a trattenersi e volerlo baciare, ovunque si trovino.
Perché lui è sempre così dolce, gli offre sempre il suo aiuto, anche se sa di non dovere e Sebastian non lo meriterebbe, ma vuole con tutto se stesso accettarlo; in realtà da Thad accetterebbe tutto, anche gli schiaffi.
Ma non può, si è ripromesso di star lontano dall’amore e dalle sue conseguenze, ma lui lo attira come un orso fa col miele.
Ed è strano perché a lui il miele non è mai piaciuto, ma comunque..
“SMYTHE!” il coach lo richiama urlandogli contro “È mezz’ora che sei fermo sempre sullo stesso esercizio, che ne dici di cambiare un po’? E magari rimanere dopo l’allenamento per vedere se riesci a migliorare un po’ le tue parate.”
Sebastian non ribatte; è giusto.

 

Quando rientra in camera è tutto buio; Thad se ricorda bene dovrebbe avere le prove di ballo, e ancora per un’ora lui dovrebbe essere da solo in camera. Butta il borsone a fianco del letto, “lo svuoterò domani” pensa, ma sente qualcuno schiarirsi la voce e si blocca.

Thad non si aspettava di certo una reazione del genere quando ha offerto il suo aiuto con chimica a Sebastian tre ore prima.
È rimasto spiazzato.
Il suo borsone per l’allenamento di ballo è rimasto sul letto e lui in piedi in mezzo alla stanza per almeno dieci minuti dopo che Sebastian se ne è andato; improvvisamente il motivo per cui lui e il suo compagno di stanza hanno un rapporto alquanto imbarazzante gli torna in mente; è arrivato il momento di capire e fare una chiacchierata per troppo tempo rimandata.
Thad pensa mentre attende che Sebastian torni da ovunque sia andato a sbollire la rabbia; pensa tantissimo. E giunge alla conclusione che, nonostante i suoi modi da stalker leggermente pazzoide, un pochino gli piace.
Ha qualcosa dietro quegli occhi verdi che non riesce a definire e lo attrae.
È in dormiveglia quando sente la porta aprirsi e lo vede entrare.
“Ehm..” cerca di schiarirsi la voce facendo il meno rumore possibile, ma nel silenzio della stanza è impossibile che Sebastian non lo abbia sentito; infatti si blocca nel mezzo dell’azione e si irrigidisce, per poi girarsi verso Thad.
“Ma tu non…”
“..Dovrei essere all’allenamento? Si, in realtà si. Ma a quanto pare sono qui. Noi, ecco, dovremmo parlare, non pensi anche tu?”
“No. Non penso che ci sia nulla di cui dover parlare.” Sebastian si sta spogliando e si avvicina all’armadio. “Nulla.” Vorrebbe concludere il discorso li, nel momento in cui tira fuori la camicia e se la infila.
“Nemmeno del fatto che gemi il mio nome mentre ti scopi altri ragazzi?”
E Thad non è così stronzo, normalmente, ma a quanto pare è l’unico modo per farlo parlare con lui. O forse no a giudicare dalla faccia che fa Sebastian due secondi dopo.
“Tu non sai nulla.” Soffia fuori Sebastian.
“E allora prova a raccontarmi, ad aprirti con me..” prova a chiedergli, questa volta gentilmente, mentre le sue mani vanno a posarsi su quelle di Sebastian che tremano e chiudono gli ultimi bottoni della camicia rimasti aperti.
“No.. Non posso.” Sembra quasi dire di sì con la testa ma la bocca dice il contrario e immediatamente se ne va.
Thad è come sempre spiazzato dal suo comportamento.
Così lo segue fuori, e dopo aver chiesto a Nick se per caso ha visto passare un Sebastian “leggermente sconvolto” scopre che è andato verso le scalinate che portano alla terrazza sul tetto.
Sale le scale che portano alla terrazza correndo, apre la porta cercando di fare meno rumore possibile ed eccolo li. Sebastian è seduto alla ringhiera, con le gambe a penzoloni, e un pacchetto di sigarette che si gira tra le dita.
“Perché scappi, vuoi spiegarmelo?” Sebastian tace, tira fuori una sigaretta e se la infila tra le labbra, ma non si volta , continua a guardare l’orizzonte, dove il sole sta andando giù.
“Sebastian.” Thad gli prende il volto fra le mani e lo volta verso di sé. “Sebastian. Rispondimi ti prego. Fammi capire.” Sebastian ha un problema con quegli occhi. Hanno il potere di incatenarlo, facendogli dire tutto ciò che vogliono. Compreso ciò che non direbbe normalmente.
“Ho…” inghiotte la saliva. “Ho paura. Ho paura di così tante cose che ormai non so più nemmeno se sono vere o è il mio cervello che col tempo me le ha aggiunte alle mie paure.” La sigaretta gli penzola dal labbro, quando parla sussulta, Thad la stacca delicatamente. Sebastian aspira rumorosamente l’aria tra i denti quando sente la carta staccarsi dal suo labbro.
“Scusa ma era distraente. Fa male?” gli passa un pollice dove prima c’era la sigaretta avvicinandosi sempre di più. “Sebastian,” è vicinissimo. “non amo baciare persone che sanno di posacenere.”
Per la prima volta, forse da non si ricorda più nemmeno quanto tempo, Sebastian stende le labbra in un sorriso. Un vero sorriso.
“Uhm, no; non fa così male alla fine.” E non sa se è il labbro o il riuscire a ricominciare ad avere fiducia negli altri.
Inizia a parlare, gli racconta tutto. Di sua zia; degli incontri sbagliati, della fiducia riposta male, distrutta ogni volta più violentemente.
In una gelida sera di inizio Dicembre Sebastian capisce che non tutti sono così, non tutti sono uguali. Ci sono persone a cui puoi donare la tua fiducia senza paura. Ma è sempre un processo lungo e doloroso-
Passa l’ora di cena senza che se ne accorgano. Parlano abbracciati per ore, fino a quando i loro stomaci non brontolano, facendosi sentire prepotentemente.
Thad guarda l’orologio e “Mi sa che se vogliamo mangiare qualcosa dovremo scendere giù in cucina e prepararcelo da soli.” sorride e si alza.
Non si accorge di aver le mani intrecciate fino a che non sente quella di Sebastian tirarlo giù.
“Scusa.” Gli dice Sebastian, Thad lo aiuta ad alzarsi con calma, tanto hanno tutto il tempo del mondo.
Scendono in cucina sempre tenendosi per mano, vicino, parlando, raccontandosi, nascondendosi solo dietro a timidi sorrisi.
E poi Sebastian confessa.
“La verità è che io sono innamorato di te dal primo momento che ti ho visto; ma so di essere solo un giocattolo rotto che non può certo pensare di..” una lacrima silenziosa scende sulla sua guancia, subito asciugata dal pollice di Thad “di piacerti. Così ho cercato di farmi odiare, comportandomi da stronzo come mi riusciva meglio.”
“No, calmati. Fammi parlare, ora. Lo sai che se tu mi avessi mostrato il vero te prima io non ti avrei mai rifiutato, vero?” Thad lo interrompe, staccando la sua mano per andare a circondargli la vita con tutte e due le braccia.
Sono arrivati in cucina e Sebastian è appoggiato al bancone centrale col cuore che gli batte fortissimo contro la cassa toracica, e ha paura che Thad lo possa sentire.
“Ora sì.” Sussurra ai mestoli appesi sopra di loro, alzando gli occhi per cercare di non far scendere le lacrime che gli premono dietro le palpebre, stringendogli le mani intrecciate sul suo stomaco.
“Girati e guardami.” Gli dice Thad con gentilezza. “Non voglio che ti vergogni, non tornare a chiuderti come prima ti prego. Ci siamo tenuti lontani a vicenda..”
“Ma rovino sempre tutto, non sono capace..”
“Non è vero.” Thad zittisce le sue proteste sul nascere. “Proviamo a darci una possibilità. Almeno come amici.” Gli tende la mano, che l’altro stringe. “Ciao, sono Thad Harwood, e per quest’anno sarò il tuo compagno di stanza.”
Sebastian non sa se ridere o piangere, però stringe quella mano che gli viene porta con un sorriso e “Io sono Sebastian Smythe e spero di non essere troppo stronzo per i tuoi standard.”
“Che ne dici di iniziare mangiando qualcosa?”
Thad prepara, parlano; mangiano, parlano; mettono a posto, parlano; infine tornano in camera e stanno ancora parlando.
“Beh, allora..” Sono tutti e due al centro della stanza “Buona notte.”
Thad si è già girato, quando sente la mano di Sebastian trattenerlo per il polso.
“Posso baciarti?”
Ed è naturale tirarselo a sé, e poggiare le labbra sulle sue, circondandogli  il viso con le mani.
“Non era nemmeno da chiedere.” Risponde quando si stacca dal bacio, sulle sue labbra.
“Dormiamo assieme?” sussurra Sebastian.
Thad lo prende per mano e lo trascina a letto, abbracciandolo, e “Buonanotte” gli sussurra mentre gli bacia la fronte e questo si accoccola sereno nell’incavo del suo collo.

FINE

 

 

 

 

N.d.A:
Non ho molto da dire. 
Solo tre pulcine da ringraziare, Robs, Deia e Giusy. 
Robs perchè mi ha rassicurata, nel momento del bisogno, quando pensavo di aver mandato OOC il mio stesso personaggio OOC. <3
Deia perchè mi ha lasciata sclerare e ha sopportato per DUE MESI che le mandassi pezzi senza senso di sta roba qui sopra in chat lasciandola sempre a mezzo di un'azione. <3
Giusy perchè lei c'è sempre. <3

Siete tre pulcine bellissime e vi voglio tanto bene. <3 
 

 

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