Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Kylu    15/02/2014    5 recensioni
Sul fatto che Kathleen Aster fosse una babbana, non c'erano dubbi.
Vita normalissima (per i quanto i suoi continui sogni ad occhi aperti permettessero), famiglia che si distingueva unicamente per la sua eccessiva severità, e nessun aneddoto magico della sua infanzia o prima adolescenza da raccontare. Scuola babbana, vestiti babbani, casa babbana, e – la cosa le provocava un'inimmaginabile repulsione verso se stessa – cervello babbano.
Eppure, c’era qualcosa che distingueva Kathleen Aster da tutti i suoi simili.
Lei credeva.
Le credeva e, in fondo, quel mondo magico di cui tanto si parlava nei libri lo sentiva anche un po' suo.
Era la differenza, si diceva, tra essere trascinati a forza in una bataglia mortale e entrare nell'arena a testa alta. In molti avrebbero pensato che la scelta personale in fondo non c'entrasse nulla, e che non ci fosse poi questa grande differenza, ma lei sapeva -allo stesso identico modo per cui lo aveva saputo Harry Potter, con pensieri quasi identici a questi, tanto tempo prima- che c'era tuttala differenza del mondo.
Perchè "sono le nostre scelte che mostrano chi siamo realmente, molto più delle nostre abilità".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NB: Sei pagine, signori e signore, dico SEI PAGINE di capitolo!
Okay, vi lascio alla lettura. Solo una cosa: leggeteli i miei “angoli autrice”, please!
 
 
Mi manchi. Ho bisogno di vederti.
Sospirò, sistemandosi un corto boccolo dietro l’orecchio. Gettò un’occhiata fuori dalla finestra. Era buio da un pezzo, le stelle brillavano già distintamente su quel panno di velluto nero che era il cielo.
Quand’è il primo finesettimana a Hogsmade?
Stanchezza. Stanchezza emotiva. Di tenere tutto segreto, di dover sopportare quella distanza forzata. Distanza che sarebbe durata tutto l’anno a venire. E quello successivo.
Strinse le dita sulla lunga penna d’aquila e la intinse nel calamaio.
Non credo avremo gite fino al mese prossimo. Manchi tanto anche tu.
Aveva appena finito di vergare quelle poche lettere nella sua calligrafia precisa ed ordinata che queste scomparvero.
La risposta fu altrettanto immediata.
Allora ti batto sul tempo!
Che intendeva dire? Si accigliò, mentre una nuova riga andava già formandosi appena sotto la precedente.
Non avete ancora avuto Difesa contro le Arti Oscure? Ero sicuro che te l’avessero già detto! Meglio così… sarà una sorpresa. Fantastico!
Sorpresa. Non una gran bella cosa, dal suo punto di vista. Non sopportava non avere tutto sotto controllo, non sapere esattamente cosa aspettarsi.
Sprofondò nuovamente lo sguardo nell’oscurità fredda e silenziosa che regnava al di là dei vetri. Sarebbe piovuto entro la mattina seguente, poteva già percepire l’umidità nell’aria.
Sbadigliò, allungando le braccia dietro alla schiena. E un’altra giornata era passata. Quante ne sarebbero trascorse ancora, prima di poterlo rivedere?
Poco male, avrebbe aspettato. Avrebbe avuto pazienza.
Avrebbe atteso con un finto sorriso dipinto in faccia, proprio come faceva sempre.
 
                                                                       ***
 
Dumbworm si pettinò nuovamente il ciuffo di capelli color topo all’indietro in un gesto frettoloso, nervoso come non mai. Erano ore che aspettava, il volto chino coperto dal cappuccio scuro del lungo mantello che indossava, come unica distrazione per ingannare l’attesa i ghirigori immaginari formati dai granelli di polvere accumulati sulle assi sconnesse del tavolo davanti a lui.
“Dumbworm.”
L’uomo ebbe un sussulto. Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Si girò lentamente. E lui era lì, seduto rigido accanto a lui, il portamento elegante e composto di sempre, il capo a sua volta celato dalla stoffa scura.
“Ebbene?”
“Nessun allarmismo, come previsto. Hanno preferito tenere la cosa per loro. Idioti. Meglio per noi, però. Possiamo continuare ad agire senza attirare nessun sospetto.”
“Lei?”
“Ci siamo preoccupati per nulla. Solo una sciocca ragazzina come tante. Scialba e anonima”
“Fai male a sottovalutarla, Dumbworm…”
“Non la sottovaluto, sono oggettivo! Sbaglio o sono l’unico qui che l’abbia vista? L’unico ad avere una possibilità di avvicinarsi a lei? L’unico…”
“…l’unico idiota che rischia di mandare all’aria tutto il piano” lo gelò l’altro. Dumbworm si zittì all’istante.
“Un passo falso, Dumbworm, e sai come possiamo essere convincenti per riuscire a ricondurti sulla retta via…”
L’uomo deglutì sonoramente e si passò una mano sulla fronte sudata.
“Non vedo la necessità di passare alle minacce…”
“Nessuna necessità. Per ora”. L’uomo si alzò e mosse qualche passo verso l’uscita del locale, silenzioso com’era arrivato, per poi mormorare nuovamente qualcosa nella sua direzione.
“Buon lavoro, Dumbworm. Lui ne sarà contento. Il piano può proseguire come stabilito. Ora vedi di sbrigarti, non abbiamo tempo da perdere. Tienimi aggiornato al solito modo”.
 
                                                                       ***
 
Le braccia forti di Nicholas le cingevano la vita, stringendola a lui e imprigionandola contro il muro alle sue spalle.
Kathleen sgranò gli occhi, senza riuscire a formulare un pensiero coerente. Quel gesto l’aveva colta completamente impreparata.
Ma che diamine stava facendo?
L’attimo di smarrimento si consumò in fretta.
Il secco rumore dello schiaffo che colpì il ragazzo in pieno viso non si fece attendere.
 “Tu… lurida… sottospecie… di vermicolo… geneticamente modificato… tieni le tue sudice mani da Piovra Gigante ritardata lontane da me!”
La grifondoro cercò di mantenere un tono contenuto e pacato, ma i suoi sforzi furono vanificati dal suo sottolineare ogni parola con un colpo piuttosto forte a qualunque parte del corpo di Nicholas riuscisse a raggiungere – per quanto poco male potesse causargli con la sua struttura corporea da ragazzina.
Lui scoppiò a ridere, per qualche secondo inerme sotto i pugni della ragazza. Gli bastò un unico fluido movimento per bloccarle le mani tra le sue e spingerla nuovamente contro il muro, tenendosi stavolta però a distanza di sicurezza: Kathleen continuava a dimenarsi e cercare di colpire l’altro con le gambe, ancora libere.
“Kat, calmati…” cominciò, con quella che doveva essere una voce suadente e persuasiva.
“Ti ho detto di non toccarmi, razza di nargillo decerebrato, quale parte della frase non ti è chiara?” ribattè lei.
Per una volta la mia consueta acidità mi torna utile pensò. Nicholas continuava ad ostentare sulle labbra quell’odioso sorriso sghembo, e lei non sopportava che un qualche pallone gonfiato cercasse di farla sentire inferiore o si prendesse gioco di lei.
“Ho detto di non toccarmi. Fai schifo, hai capito? Schifo! Fare il carino con me solo per… cosa? Divertirti? O perché non c’era nessun’altra del sesso opposto al tuo a portata di mano? Tu non sei un ragazzo, sei solo un… un…”
“Non l’ho fatto per quello” la interruppe lui in fretta. “Kat, tu mi piaci. Non ti ho mai presa in giro. Quello che ti ho detto… Come mi sono comportato al Paiolo Magico, è così che sono davvero. Quello che hai visto ieri mattina… non ero io”.
“Oh, e allora illuminami, grande corvonero sono-troppo-figo-per-parlarti Nicholas, hanno per caso preparato una Pozione Polisucco per prendere le tue sembianze e rovinarmi il primo giorno ad Hogwarts?” chiese lei con tutto il sarcasmo che riuscì a mettere insieme, nonostante le lacrime premessero per farsi strada nuovamente sul suo viso.
“Senti. Non possiamo dimenticare tutto e ricominciare? Non succederà mai più, lo promet-”
“Sai cosa? Io ME NE FREGO di quel che mi prometti tu! Cosa è successo, l’oca bionda di turno ti ha mollato? Poverino, quasi quasi mi fai pena! Quasi, eh. Ora scusami ma ho di meglio da fare che stare qui a parlare con te. La-scia-mi  an-da-re. Chiaro?”
“Io non ti lascio, Kathleen. L’ho fatto una volta, non ripeterò lo stesso errore”
Kathleen lo guardò negli occhi, smettendo finalmente di lottare contro la sua presa.
E’ solo una delle frasi fatte che usa con tutte per raggirarle.
Ma se fosse stato serio? Se lei se ne fosse andata, e lui l’avesse seguita, ma lei non avesse proprio voluto sentir ragioni, e avesse perso l’occasione della sua vita?
Ma se…
Okay, torna con i piedi per terra.
“No, Nicholas” disse scuotendo la testa. “Mi dispiace. No. All’inizio pensavo di aver trovato un amico. Poi hai cominciato a piacermi. Ora ti vedo per quello che sei veramente: un ragazzo convinto di essere al centro del mondo, che sfrutta tutte le persone che gli stanno attorno per i propri fini, come se fossero oggetti. Ma non è così, sai? C’è chi, a differenza tua, non si limita alla sfera emotiva di un cucchiaino da caffè. Perciò scusami tanto, ma o mi lasci andare ora, o mi metto ad urlare e giuro che ti faccio sospendere” concluse, ostentando una sicurezza che non aveva.
Lui si limitò ad osservarla, impassibile, senza però lasciare la stretta sui suoi polsi.
D’un tratto scattò in avanti, avvicinando il proprio viso a quello di Kathleen fino a quando non arrivarono a sfiorarsi.
“Dimmi che non ti è piaciuto” sussurrò. “Dimmi che non lo vorresti ancora…”
Kathleen chiuse gli occhi, radunò quel poco di cervello che non era fuggito via insieme al suo buon senso – non avrebbe mai finito di maledirsi per la decisione avventata di presentarsi lì – e sussurrò di rimando a Nicholas.
“Ti bacerei soltanto se fossi un dissennatore”.
“Ehi, stupida bambina, come ti permetti? Cosa hai detto, eh, cosa hai detto?”
Nicholas aveva alzato la voce, e aveva preso a stringerle i polsi fino a farle male.
“Lasciami! Lasciami, idiota, mi fai male, lasciami stare!”
“Ti ho chiesto scusa, ti ho detto che mi piaci, cosa vuoi ancora?”
“Mi pare che ti avesse detto di lasciarla andare.”
Una terza voce aveva sovrastato con il suo tono determinato gli insulti di Kathleen e il monologo del corvonero.
La ragazza trattenne il fiato, bloccandosi di colpo.
Riconosceva quella voce.
L’aveva sentita pochissime volte, eppure già la distingueva tra tutte le altre come se avesse avuto quel timbro inciso nel cervello da sempre.
Nicholas imprecò, mollandola di colpo. Lei si accasciò lungo la parete della serra, massaggiandosi i polsi doloranti, il braccio ancora avvolto in bende che doleva da impazzire.
Scorpius Malfoy spuntò dall’angolo buio più lontano da loro, la bacchetta dalla punta illuminata tesa davanti a se, la divisa ancora perfetta, il mantello che frusciava alle sue spalle senza una piega, come se fosse appena uscito da una lezione al castello.
Nicholas lo squadrò da cima a piedi, aprendo la bocca per ribattere. Poi il suo sguardo si soffermò sui muscoli ben delineati dell’altro, sulla sua mano serrata attorno alla bacchetta. Serrò le labbra. Le riaprì.
“Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?” chiese infine con aria strafottente.
Kathleen si limitava a guardare la scena dal basso, cercando di non riflettere sul fatto che fossero al secondo giorno, e lei fosse già immischiata in tante di quelle storie da far concorrenza al vecchio Golden Trio.
Scorpius. Possibile che sembrasse essere il centro di tutto?
La aiutava e poi la ignorava, le stava vicino per poi sfotterla con gli altri, la salvava di nuovo e poi la guardava dall’alto in basso.
E ora spuntava di nuovo, così, casualmente, dal nulla.
“Io ti consiglio di portare la tua faccia da culo lontana da qui prima che a me passino per la testa certe maledizioni che avrei tanta voglia di provare” affermò Malfoy, sempre senza sorridere, senza traccia di scherno, ma con un’aria così calma e tranquilla da risultare invidiabile persino dal vecchio Albus Silente.
Nicholas si allontanò lentamente, camminando all’indietro, senza perdere di vista la bacchetta dell’altro.
“Non finisce qui, Kat”.
Dopo di che girò sui tacchi e sparì nel buio.
Kathleen respirò profondamente, chiudendo gli occhi. Poi si alzò, cercando di spazzolare con le mani capelli e divisa, come per darsi un certo contegno.
“Grazie” disse, sempre mantenendo basso lo sguardo.
Nessuna risposta.
Alzò finalmente gli occhi, un sorriso riconoscente ancora impresso sulle labbra.
Di Malfoy non c’era traccia.
 
                                                                       ***
 
“Rose, tu sai dov’è Kathleen? Non può essere ancora in punizione…”
Un Albus parecchio preoccupato spuntò da dietro le pagine ingiallite del libro nel quale la ragazza si era rifugiata. Il suo sguardo cadde sulle candele ormai quasi del tutto consumate, il fuoco del camino ridotto a poche braci incandescenti.
“Non ci avevo proprio fatto caso, ma hai ragione tu, è tardissimo!” esclamò chiudendo finalmente il libro e scattando in piedi.
“Andiamo a cercarla?”
Rose strinse le labbra. Era preoccupata, davvero preoccupata, ma non si poteva permettere di violare il coprifuoco. In quanto sicura Caposcuola dell’anno successivo, era suo dovere comportarsi da studentessa modello. In qualunque situazione.
“Aspettiamo ancora una mezz’oretta. Magari si è intrattenuta a parlare con qualcuno, o magari ci ha impiegato più tempo del previsto a-”
“O magari” la interruppe il cugino, “si è persa in giro per il castello e non riesce a tornare in Sala Comune. Io dico di andare subito a cercarla. Al massimo vado con… Aspetta un attimo. James dov’è?”
Rose scosse la testa. Non lo vedeva da quel pomeriggio. “Probabilmente è andato a scavarsi la fossa dopo l’ultima figuraccia con Ayumi” osservò, ironica.
Albus scoppiò a ridere. “L’hai visto com’è perso eh? Non l’avevo mai visto così… Non è da lui andare dietro in questo modo patetico ad una ragazza…”
“No, quella è una tua specialità, giusto?” lo zittì l’altra. Il giovane Potter arrossì. “Al, è da un secolo che tu e Micol vi piacete, e siete gli unici a non averlo ancora capito. Deficienti, sempre detto. Ma ti vuoi svegliare?”
Lui borbottò qualcosa di indistinto.
“Sbaglio o ho sentito pronunciare il nome di colei-che-non-può-essere-nominata-davanti-ad-Albus?” chiese Lily allegramente, entrando in quel momento dal buco del ritratto insieme ad Hugo.
“Lily! Hugo! Ma vi sembra l’ora di rientrare? Dovrei mettervi in punizione, tutt’e due!” fece Rose riprendendo il suo classico cipiglio severo.
“Ma non metteresti mai in punizione il tuo fratellino più bello, vero?” chiese Hugo avvicinandosi alla Weasley maggiore.
“E poi noi avevamo un buon motivo…”
“Per stare fuori fino a tardi…”
“Anche se ovviamente…
“Non ve lo diremo!”
Lily e Hugo scoppiarono a ridere. Albus si aprì suo malgrado in un sorriso. Quella piccola peste dai capelli rossi di sua sorella era sempre stata molto legata al cugino, di sicuro molto più che a lui. Da come si comportavano, dal loro modo di stare sempre assieme e di completarsi le frasi a vicenda, si sarebbero detti gemelli.
Come lo zio George e lo zio che è morto durante la battaglia di Hogwarts
“Avete visto James?” chiese in quel momento Rose, distraendolo dai suoi pensieri.
“Jami? No” rispose Lily, confusa. “Che ha combinato questa volta?
“Non lo sappiamo, solo che non lo si vede in giro da un po’ ”rispose Albus. “E Kathleen non è ancora tornata dall’infermeria…”
Proprio in quel momento, il ritratto della Signora Grassa di aprì per lasciare passare una Kathleen parecchio scossa, spettinata ed infangata.
“Kat! Kat, cos’è successo?” chiese Rose agitata, correndo ad abbracciarla.
Lei mise le mani in avanti, come a voler bloccare qualunque gesto da parte degli amici.
“Non volete saperlo. Davvero, non penso che vorreste saperlo” affermò serissima. Poi scoppiò in quello che era a metà tra un singhiozzo e una risata.
“Ti prego, Rose, andiamocene a dormire. Spero che il resto della settimana passi in fretta”.
 
                                                                       ***
 
La terra correva veloce sotto i suoi piedi, mentre le gambe macinavano metri su metri. I sottili raggi di luce lunare che riuscivano a filtrare tra il fitto fogliame gli illuminavano le ciocche biondo platino di riflessi cangianti, mentre la luce della bacchetta accesa davanti a lui s’infrangeva sui tronchi degli alberi più vicini, non riuscendo a rischiarare che pochi metri.
Fortuna che la ragazzina non lo avesse visto celarsi ai suoi occhi con un Incantesimo di Disillusione e cominciare a correre in direzione della Foresta Proibita.
Perché si era dovuto mettere in mezzo in quella faccenda? Era stato un gesto sciocco e avventato. I grifondoro lo avrebbero definito cavalleresco, aggettivo che per un serpeverde purosangue del suo rango equivaleva ad un insulto. Cosa avrebbe detto suo padre se lo fosse venuto a sapere? Se fosse venuto alla luce che un Malfoy –un Malfoy, per Morgana!– si era abbassato al livello di un paio di inutili sanguesporco per correre in aiuto di una ragazzina? Una Natababbana, per di più.
Non che gli importasse veramente di ciò che la sua famiglia pensasse. Ne tanto meno teneva seriamente in considerazione la storia del sangue.
Erano convinzioni ormai del tutto superate, giusto? Pregiudizi conclusi con la caduta dell’Oscuro Signore, vero?
No.
Niente di più sbagliato.
E questo Scorpius l’aveva provato sulla sua stessa pelle anni prima.
Inutili pensieri oziosi, si disse con uno scatto nervoso. Sta’ zitto e abbassa la testa, come sempre.
Finalmente scorse il suo punto d’arrivo e permise alle gambe di rallentare, tremando per lo sforzo fisico appena sostenuto.
Si trovava in una semplice radura, apparentemente uguale a molte altre, appena discostata dal sentiero poco tracciato che si inoltrava nel buio fitto della foresta.
Il ragazzo, ancora ansimante, si diresse verso uno degli alberi dalla parte opposta dello spazio erboso, ed infilò le mano destra in una cavità del tronco, per poi estrarla pochi secondi dopo.
Tra le dita stringeva una catenina di metallo sporco, alla cui estremità pendeva un ciondolo – la scarsa luce non permetteva di distinguerne bene il colore – la cui forma curiosa ricordava quella di un serpente attorcigliato.
Attese.
Attese ancora.
I primi goccioloni di pioggia cominciavano a cadere, quando improvvisamente il ciondolo s’illuminò di una forte luce azzurra, e con un leggero strappo all’ombelico il ragazzo si sentì catapultato in un caos di luci e colori, fino a quando una nuova superficie solida non si formò sotto i suoi piedi, facendolo cadere a terra.
Si ritrovò in quella che a prima vista gli parve una radura del tutto simile alla prima. Avvertiva l’erba sotto di sé, e gli stessi brividi lungo la schiena causati dalle fredde gocce di pioggia che scivolavano sotto il mantello della divisa.
Poi si mise a sedere, e sentì il sangue gelarglisi nelle vene.
Non era in una foresta. Era in un cimitero.
Le sinistre file di lapidi si estendevano fino a coprire uno spazio enorme, stagliate nettamente contro il cielo le prime file, perse nell’oscurità quelle più lontane.
Ciò che davvero lo spaventava, però, erano le figure che lo circondavano. Tutte avvolte in lunghi mantelli neri, tutte con la solita maschera spaventosa calata sul volto.
“Scorpius… Malfoy.”
Quella voce… quella voce così anziana e fragile, eppure così piena di cattiveria.
Una delle figure ammantate si avvicinò fino a sovrastarlo.
“Sei venuto… Molti di noi erano convinti che ti saresti tirato indietro, alla fine. Proprio come tuo padre” continuò.
“Io non sono mio padre.”
Risate. Perfide e amare come non mai.
“No, giusto… Tu sei un uomo forte e coraggioso, non è così?”
Scorpius digrignò i denti. Odiava farsi prendere in giro.
“Ditemi cosa volete”.
“Quanta fretta, piccolo Malfoy, quanta fretta… Sei così ansioso di conoscere il tuo nuovo compito?”
“Sono ansioso di tornare al castello prima che mi scoprano per colpa vostra”.
“E questa insolenza da dove arriva? Non va bene, Scorpius, non va bene per niente… E’ forse il caso di ricordarti un attimo qual è il tuo posto tra noi? Crucio!”
Il ragazzo urlò.
Aveva pensato, in passato, di essersi ormai abituato a quella maledizione. Col tempo, poi, aveva compreso che le Maledizioni Senza Perdono erano qualcosa a cui non potevi abituarti. Ogni volta faceva male come la prima. Un male inimmaginabile.
“Devo continuare, Scorpius, o ti è bastato un piccolo assaggio?”
Il serpeverde ricadde bocconi sull’erba bagnata, tremante.
Si deterse il sudore dalla fronte, cercando di controllare il respiro. Non avrebbe dato loro la soddisfazione di vederlo completamente sottomesso.
“E rispondi quando ti parlo!”. Il calcio lo raggiunse inaspettato. Urlò di nuovo, stringendosi il volto. Sotto le dita, il suo stesso sangue si mischiava alla pioggia che continuava a cadere.
Perlomeno quando avranno finito di divertirsi sarò troppo malconcio per soddisfare i loro piani.
Proprio in quel momento, invece, la figura decise di arrivare al dunque.
“Ora ascolta, Scorpius. La ragazza, quella nuova, presumiamo tu l’abbia già incontrata…”
Il giovane Malfoy trattenne il respiro. Come avevano fatto a scoprire…?
“Il tuo compito è semplice. Devi tenerla sottocontrollo fino a quando non ti comunicheremo il momento opportuno. Dopo di che dovrai eliminarla, ovviamente facendo in modo che nessuna colpa possa anche lontanamente ricadere su di te, e di conseguenza su di noi”.
Non l’avevano scoperto. Questo fu il suo primo pensiero.
Poi il suo cervello registrò il resto della frase.
“Perché?”
Fu tutto quello che riuscì a chiedere, cercando di rimanere lucido e di accantonare i propri pensieri confusi. Avrebbe avuto fin troppo tempo per pensare, in seguito.
“Perché è pericolosa. E’ capace di cose che non devono accadere. Per ora, però, ci serve viva. E’ estremamente preziosa alla nostra causa” replicò asciutta la figura ammantata. “Non abbiamo altro da aggiungere. Comunicheremo al solito modo. Vedi di non commettere passi falsi, conosci l’alternativa che ti attende” concluse.
Scorpius chiuse gli occhi. Il rumore di decine di mantelli fruscianti riempì l’aria. Dopo di che, il silenzio.
Quando riaprì gli occhi era solo. Completamente zuppo d’acqua e sangue.
Il ciondolo tornò a brillare tra le sue dita. Non aspettò neanche di essere tornato al sicuro nella foresta proibita; si coprì il viso con le braccia e permise all’incoscienza di portarlo con se.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ma buonsalve lettori! Non potete dire che questa volta io ci abbia messo troppo, suvvia. Questo grazie alla mia fantastica “manager” Giulia, che mi ha ricordato che era proprio l’ora di aggiornare :’) Un grazie speciale a lei e ad El, sempre pronto ad aiutarmi con i miei dubbi esistenziali (si dice “scomparirono” o “scomparvero?, o cose di questo tipo).
Detto questo, spero che questo capitolo lunghissimo vi sia piaciuto! In realtà non so se è lunghissimo, ma per una volta mi sembra di aver infarcito per bene di nuovi misteri la fanfic. Mi è piaciuto tantissimo provare a scrivere dai punti di vista di personaggi diversi, penso che farò la stessa cosa nei prossimi capitoli, voi che ne pensate?
NOTA IMPORTANTE. Probabilmente vi sembrerà che la fanfiction stia procedendo a rilento: oltre la dozzina di capitoli e siamo solo al secondo giorno! Quindi ci tengo ad avvisare che dal prossimo i lassi di tempo occupati da un singolo capitolo saranno maggiori.
Vi ricordo sempre del gruppo facebook della fanfiction (trovate il link nei capitoli precedenti), e comunico che a brevissimo aggiornerò anche l’altra mia long potteriana.
 
Ultima cosa: recensite, recensite, recensite! O presto al posto del capitolo troverete l’avviso che la fanfiction chiude per demotivazione della pseudo-scrittrice.
Un abbraccione a tutti,
Kylu
Ps: se il capitolo o ciò che ho scritto dopo vi risultasse assurdo, considerate che l'ho fatto con la febbre ed un raffreddore epico. Chiedo venia!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Kylu