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Autore: Atomic Chiken    15/02/2014    5 recensioni
Cominciò a buttare giù le parole, una, due, cinque, venti, trenta. Si fermò. Aveva di nuovo caldo, ancor più di prima. Si lasciò prendere dal panico e portò le mani alla gola.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anne sparkels rientrò a casa e si fiondò sul divano senza nemmeno accendere la luce. Nell'oscurità della notte ripensò alla giornata stressante che aveva passato. Lavoro, lavoro, lavoro, pausa, lavoro, lavoro, sclerata del suo capo, lavoro, pausa, lavoro, libertà.
 E per domani doveva finire una dannatissima relazione sui reperti che avevano trovato negli ultimi scavi. Lanciò uno sbuffo irritato e si diresse in cucina. Aprì il frigo e prese delle polpette vecchie di tre giorni. Con tutti gli impegni non aveva tempo di darsi a grandi abuffate. Era una fanatica di linea, il suo corpo doveva essere perfetto, nemmeno un pelino di ciccia e rughe. Ma dall'ultima settimana mangiava di rado e passava tutto il tempo in ufficio o agli scavi. Riscaldò le polpette nel microonde e se le portò nel suo studio. Prese dei fogli e si mise al lavoro. Scrisse tra una boccata e l'altra, mandando il suo capo a fanculo quando sbagliava qualcosa. Si fermò mezz'ora dopo, il piatto ancora mezzo pieno.
Sentiva caldo, troppo caldo.
Strano pensò, dal momento che fuori c'erano cinque gradi e il suo riscaldamento funzionava da schifo. Ignorando il proprio corpo chiedere pietà ricominciò a scrivere, ma non riuscendo a concentrarsi ripose la penna dopo cinque minuti. Si tolse la camicia, rimanendo con la cannottiera.
Maledizione.
Il calore era aumentato. Aprì la finestra e si lasciò investire da una fresca ventata d'aria. Tirò un sospiro di sollievo ammirando il panorama. Quello era l'unico favore che quel figlio di puttana del suo ragazzo le avesse fatto. Una casa vicino al mare, da dove poteva scorgere le onde infrangersi contro gli scogli e ritentare ancora e ancora. Passarono dieci minuti. Anne richiuse la finestra e lanciando uno sguardo all'orologio appeso vicino alla porta, tornò a scrivere.
Mezzanotte e venti. Che Dio mi aiuti.
Cominciò a buttare giù le parole, una, due, cinque, venti, trenta. Si fermò. Aveva di nuovo caldo, ancor più di prima. Si lasciò prendere dal panico e portò le mani alla gola. La penna rotolò a terra mentre Anne sbatteva contro il tavolo. Caddero altri oggetti, tra cui la sfera in ceramica che aveva trovato in uno scavo azteco.
" Aiuto.. " biascicò senza voce. Stava soffocando. Cercò di afferrare il telefono ma la cornetta le scivolò dalle mani mentre il petto veniva attraversato da un bruciore insopportabile. Istintivamente si tolse la cannottiera, rimanendo con il seno scoperto. Corse davanti allo specchio dello studio mentre il dolore aumentava d'intensità. Vedendo il proprio riflesso cominciò ad urlare, urlare e urlare come una forsennata in preda ad una crisi isterica. Uno ad uno si stavano creando dei graffi, prima su un seno, poi sull'altro. La donna cercò di bloccare qualsiasi cosa fosse con le mani, ma venne trattenuta. Con gli occhi spalancati, inorridita e allo stesso tempo affascinata, vide il proprio petto aprirsi in uno squarcio grande quanto un pugno. Il sangue uscì a spruzzi inondando letteralmente il pavimento e lo specchio. Quasi abbracciando la ferita, la donna cadde urlando. In un attimo calarono le tenebre.





In un luogo lontano, fuori dagli occhi del mondo, qualcuno sorrise.
  
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