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Autore: haroldsdimples_    15/02/2014    0 recensioni
«Juliet, ma perchè parli con me?»
Mi chiese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E pioveva, qui a Londra.
Mi ritrovai ad alzarmi dal mio amato letto per osservare meglio il paesaggio londinese ormai scuro e bagnato, a causa della pioggia.
Non conoscevo ancora bene questa città, mi ero trasferita solo da due giorni qui, a Londra.
Osservai il mio riflesso attraverso lo specchio del bagno, ero solo una diciassettenne: Juliet Stonem.
E mi odiavo. Per le mie fottute inicurezze.
Mi odiavo perchè ero insicura, timida. 
Riguardo al mio corpo, non ero nè grassa nè magra, piuttosto una via di mezzo. Invece la mia altezza, beh, ero un poco bassa, ma non si notava tanto, per fortuna.
Mentre, il mio viso era - come diceva mia madre - "grazioso". Avevo gli occhi di un colore che non sapevo definire se Verdi, Grigi, o Azzurri. Mia madre invece diceva, che cambiavano colore per il tempo.
I miei capelli invece, erano semplicemente mossi e castani, nulla di particolare.
«Juliet, ti sbrighi a vestirti? Farai tardi.» Urlò mia madre, dalla cucina.
Mia madre era sempre stata una donna fin troppo autoritaria, ma, dalla morte di mio padre, aveva smesso di esserlo, ed era diventata debole. Proprio come me.
Lei, aveva esattamente, quarantadue anni, e li portava bene per la sua età. 
Lei era alta e slanciata, l'opposto di me.
Lei era magra, quello che non ero io.
Lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, proprio due caratteristiche che volevo appartenessero a me.
Avevo preso tutto da mio padre, anche lui era di statura media con gli occhi di colore - a mio parere - indefinito, ed i capelli scuri.



Mi ritrovai a fare il conto alla rovescia - mentalmente - in attesa del suono della nuova campanella, e sarei dovuta entrare in quella nuova scuola, ma più fissavo l'edificio, più mi convincevo di non potercela fare.
Ad ogni modo, mi ritrovai, non so con quale forza, dentro quella nuova scuola.
Tutti quei visi, quegli armadietti, quei libri, quelle aule, erano a me nuovi. 
Mi guardai intorno, osservando meglio la grandezza della struttura, era enorme
La mia visione, fu interrotta da urli e risate di sottofondo, vi erano dei ragazzi radunati in cerchio alla mia destra che insultavano qualcosa, o meglio, qualcuno.
Mi avvicinai, per comprendere la situazione in cui mi ero lasciata coinvolgere. 
Non vidi nulla a causa della mia altezza, ma poi qualcuno se ne andò e mi lascio guardare.
Vi era un ragazzo, più o meno della mia età a terra, steso, con studenti che incitavano un ragazzo a picchiarlo ed insultarlo.
«Ripeti quello che hai detto, se hai il coraggio, Styles.» Urlò il ragazzo che, da quanto avevo capito era l'aggressore.
Il ragazzo a terra era davvero messo male: Aveva lo zigomo spaccato e del sangue che gli colava dal naso.
«Ash, arriva il preside, cazzo.» Disse, un altro studente, di cui non sapevo il nome.
Di lì a poco, tutta la folla che si era creata intorno a questo ragazzo riccio, - nome a me sconosciuto - , scomparve.
C'eravamo solo io e "il riccio", e non riuscivo a fare il minimo movimento, mentre lui giaceva a terra, dolorante.
Il preside, che pochi attimi prima sembrava arrivare, non c'era.
«S-stai bene?» Azzardai io. 
«Si, non ti preoccupare» Disse, facendo una smorfia di dolore.
«Ti accompagno in infermeria? Non perdo neanche le lezioni, manca più di mezz'ora prima che la campanella suoni.»
«Vuoi veramente accompagnarmi?» Chiese lui, con stupore.
«C'è qualcosa di strano?» Dissi, iniziando a prendergli il braccio per portarlo in infermeria.
«Nessuno aveva mai fatto una cosa così dolce per me» Rispose lui.
  
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