Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: 365feelings    15/02/2014    1 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi da The last Airbender a The legend of Korra, qualche headcanon e una notevole dose di malinconia.
10. È solo una bambina. Sei disposto ad andare fino in fondo? (Zaheer; SPOILER 3x13)
[Avatar Weekly Fest - p0rn fest - prompt di kuruccha]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Aang, Amon, Korra, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autrice:kuma_cla 
Personaggi: Korra, Mako, Bolin, Tenzin&figli, Tahno, Asami, Tarrlock 
Rating: verde 
Genere: introspettivo, commedia
Avvertimenti: one shot, Camp Half Blood!AU
Note: URGONO SPIEGAZIONI
Sono in fissa con Percy Jackson, se non si fosse capito dagli ultimi aggiornamenti o da questa storia. Non ho potuto resistere e ho reso Korra una figlia di Poseidone (riprendendo il giuramento dei Tre Pezzi Grossi di non fare figli), Mako e Bolin figli Ermes, Asami di Efesto e Tahno di Nemesi. Tenzin ricopre il ruolo di Chirone, seppur adattato alla sua indole che nell’inizio ho voluto marcare, sperando di non essere andata troppo OOC, mentre Tarrlock di Mr. D.
Ho voluto mantenere il richiamo delle Tribù dell’Acqua alle popolazioni come gli Eschimesi, rendendo Senna una cittadina americana residente in Alaska. Ma da The Lost Hero sappiamo che quella regione è mortale per i semidei, da qui il suo dover star lontano da casa. Ho scelto poi le Hawaii perché mi piacciono e perché tutti, almeno una volta, hanno pensato che Korra sarebbe una bravissima surfista. Qui incontrano Katara, che ha accompagnato (e poi sposato) il semidio figlio di Eolo, Aang, nella sua impresa. Siccome Poseidone ha infranto il giuramento con Korra, Katara non è anche lei sua figlia, ma una sua discendente. Poi che altro? Chiunque abbia visto il film può comprendere la storia.
Volevo inserire anche Naga, in forma umanizzata, una sorta di Grover, diciamo, ma non è entrata nella trama: sarà per la prossima volta.
 
 
 
Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York 11954
 
Tenzin, quel Tenzin, figlio di Aang, sì proprio quell’Aang, ha preso la parola almeno venti minuti prima e da allora Korra sta facendo di tutto per non sbadigliare; sua madre le ha raccomandato di comportarsi educatamente e, sebbene Senna non sia presente per accertarsene, si sta davvero sforzando. Nemmeno lei vuole fare brutta figura il suo primo giorno al Campo, ma è bloccata su una sedia da quando ha messo piede lì e Tenzin, beh, non è come se lo aspettava. Suo padre è stato un grande eroe, l’ultimo da almeno cent’anni, e ha salvato il mondo che era solo un bambino: tutti lo conoscono, tutti vorrebbero diventare come Aang. Lei per prima vorrebbe una grande impresa e un team con cui affrontare i nemici: duelli all’ultimo sangue, gesta eroiche e il proprio nome scolpito nel tempo. Pensava che il figlio gli somigliasse, pensava che essere ricevuta da Tenzin in persona fosse un grande onore, che avrebbe potuto chiedergli qualcosa sulle avventure di suo padre, qualche dettaglio sconosciuto ai più, ma l’uomo non fa altro cha parlare e parlare da quando è arrivata ed è ormai certa che sia la persona più noiosa che abbia mai incontrato: persino Tarrlock, il direttore del Campo che siede davanti a lei, sembra stanco di tutto quel chiacchiericcio.
Tenzin le ha fatto un discorso sulle responsabilità e i rischi dell’essere un semidio, le ha illustrato la politica del Campo e ha iniziato a snocciolarle una lunga lista di divieti che Korra sa già non rispetterà. Forse è legato alla sua natura, ma non ha mai amato sentirsi dire che non può fare qualcosa, vedersi imposto dei limiti: l’acqua non accetta confini. Tarrlock la guarda come se la capisse e in questo momento poco importa se il suo sorriso un po’ la inquieta, sa di avere un alleato.
Quando Tenzin finalmente termina il discorso, Korra ringrazia gli Dei e si alza immediatamente: un minuto di più su quella sedia e sarebbe esplosa, al diavolo le buone maniere.
 
Le sue guide, al Campo, sono tre bambini che dal padre per fortuna hanno preso ben poco: Jinora le sta indicando l’Arena con aria professionale (deve aver preso sul serio il suo ruolo), mentre Ikki le sta dicendo il numero esatto di alberi presenti (un po’ inquietante). Meelo, beh, Meelo si sta scaccolando in assoluta tranquillità, per nulla toccato dalla situazione.
«E queste sono le Cabine» spiega la maggiore dei figli di Tenzin; per sua fortuna ha una voce pacata e flautata e non si dilunga in discorsi noiosi «Una per ogni divinità dell’Olimpo».
«Quella è la nostra, quella è la nostra, quella è la nostra» strilla con entusiasmo Ikki, indicando una struttura bianca con un drappo giallo su cui spicca il simbolo di Eolo.
«Questa, invece, è la tua» conclude Jinora, fermandosi dinnanzi una costruzione bassa, di pietra grigia incastonata di conchiglie; dall’interno si sente l’odore salmastro del mare e accanto l’ingresso ci sono dei vasi ricolmi d’acqua su cui galleggiano anemoni e altre piante fosforescenti che non ha mai visto.
Attraversando la zona su cui sorgono le Cabine, Korra ha notato che da tutte c’è un gran via vai di gente: un sacco di ragazzi di tutte le età che entrano ed escono salutando altri compagni e ridendo, tra le mani armature o pergamene. Ma le Cabine di Zeus, Era, Poseidone, Ade e Artemide sono avvolte nel silenzio. Per quanto riguarda la Regina degli Dei e la Dea Cacciatrice, la ragazza comprende il motivo dell’assenza dei suoi figli, una è la Dea del matrimonio e l’altra ha fatto voto di castità. Ma per le altre, si chiede perché non ci sia nessuno — le pare di ricordare qualcosa, ma non è sicura.
«Quindi questa è la mia nuova casa» inizia «E i miei compagni di stanza dove sono? I miei fratelli e le mie sorelle, intendo. Perché ci sono, vero? Insomma, non sono da sola».
«Non c’è assolutamente nessuno, zero semidei figli di Poseidone da molti anni» risponde Ikki, allungando la o di molti.
«I Tre Pezzi Grossi non fanno più figli» aggiunge Meelo.
«Nessun fratello e nessuna sorella, Korra, mi dispiace» interviene Jinora, più dolcemente «Ci sei solo tu, la Cabina è tutta tua. Il lato positivo è che puoi leggere fino a notte fonda senza che nessuno di chieda di spegnere la luce».
«Esatto, puoi fare a cuscinate fino al mattino!» si intromette il bambino, senza essere d’aiuto.
«Sì, sì, puoi fare tutto quello che vuoi» esclama Ikki saltellando «Ti prego, posso stare con te? Eh Jiniora, posso dormire con lei?»
«Lo sai che non si può cambiare Cabina» le risponde la sorella.
«Come non si può cambiare Cabina?!»
«Nostro padre non te lo ha detto?» chiede Jinora, sorpresa «Tra le regole del Campo…»
«Ehm, forse non sono stata troppo attenta su questo passaggio» ammette Korra, in imbarazzo, ma la bambina le rivolge uno sguardo che potrebbe suonare come “Lo so che papà a volte è un po’ noioso, ma è una brava persona” e le risponde che non c’è problema, quindi afferra per la collottola il fratello che cerca di mettere la testa nei vasi, prende per mano la sorella e la lascia alla sua nuova casa.
Korra entra nella Cabina con la stessa circospezione che userebbe nell’entrare nella grotta del nemico, ma dentro non c’è davvero nessuno.
Le muore un “Permesso” sulle labbra e si dà della stupida, non ci sono altri figli di Poseidone.
Si guarda intorno, registrando ogni dettaglio (dalle pareti scintillanti alle lenzuola di seta) e ambientandosi, quindi si sceglie un letto (pensa proprio che lo cambierà ogni notte) e si siede, la sacca con le sue cose sulle gambe.
«Sembra proprio che sarò da sola, ancora una volta».
 
Caccia alla Bandiera sembra essere il tipo di attività che fa per lei — se solo avesse dei compagni.
Korra, imitando i movimenti di alcuni ragazzi, indossa le protezioni sentendosi un po’ ridicola, ma quando prende dalla rastrelliera una spada e prova qualche fendente, scopre che i suoi movimenti non vengono limitati.
Si guarda intorno cercando il suo posto: gli altri semidei si stanno raggruppando in due grandi squadre, mentre lei se sta a bordo campo attendendo non sa nemmeno cosa.
Tra tanta gente, lo sguardo si sofferma su un ragazzo alto, con una sciarpa rossa attorno al collo e i capelli neri. È di spalle e sembra essere un leader, si comporta con grande calma e sicurezza e attorno a lui si sta formando un campanello di persone.
«Sei nuova? Non ti ho mai visto prima».
A parlare è un ragazzo robusto, dai grandi occhi verdi e l’aria affabile.
«Sì, sono arrivata stamattina e non ho idea di cosa fare» ammette, felice di parlare con qualcuno.
«Benvenuta al Campo Mezzo Sangue, allora! Io sono Bolin, figlio di Ermes. Puoi stare in gruppo con noi…»
«Korra» risponde con entusiasmo (che si stia facendo il primo amico?) «Figlia di Poseidone».
Il ragazzo sgrana gli occhi, quindi le chiede di ripetere.
«Hey, Mako!» chiama, rivolgendosi al semidio che aveva adocchiato prima e che ora li raggiunge.
«Cosa c’è Bolin? Un’altra delle tue fangirl?»
Se a prima vista Korra lo aveva trovato innanzi tutto carismatico e poi anche bello (molto molto troppo affascinante), adesso pensa che sia anche antipatico.
«No! Lei è Korra» gli risponde, come se questo spiegasse tutto; poi sussurra «La figlia di Poseidone».
Mako la guarda davvero adesso, registrando tutti quei dettagli che sembrava aver perso con la sua prima superficiale occhiata che la aveva innervosita: gli occhi azzurri, la pelle ambrata, gli abiti sui toni del blu sotto le protezioni. Cosa stia cercando, Korra non lo sa. Un po’ la mette a disagio, con i suoi bellissimi occhi, ma non è il momento di pensare a certe cose: petto in fuori e mani sui fianchi, si lascia esaminare con aria di sfida. Spero ti piaccia quello che vedi, pensa con una punta di acidità.
«Dovresti indossare la maglia del Campo» le dice semplicemente e continua, rivolgendosi a Bolin «Non so se sia una buona idea».
 
Korra si sente osservata e la cosa la innervosisce.
Che avete da guadare, vorrebbe dire, poi si ricorda che sta accanto a Tenzin, al centro esatto tra le due squadre, e che l’uomo la sta presentando come la figlia di Poseidone.
«Con noi» esclama Bolin non appena il maestro smette di parlare «Korra è in squadra con noi!»
Si levano delle obiezioni, volano insulti: sembra che anche l’altra metà del Campo la voglia, ma il ragazzo non demorde e insiste, fino a vincere.
Mako non sembra entusiasta, ma Korra decide che non le importa. Anzi, con un moto di irritazione, decide che contraddirlo sarà la sua attività preferita.
«Mentre tu» le dice (e ancora una volta si è persa un discorso – ma non è colpa sua, se la gente è talmente noiosa quando parla), indicando i figli di Tenzin «Stai con loro, nelle retrovie».
«Scusa?»
Non ha alcuna intenzione di restare nelle retrovie con dei bambini: lei è Korra, figlia di Poseidone, non una babysitter.
«Ho detto che resterai…»
«Ho capito cosa hai detto» lo interrompe «E non lo accetto».
Mako inarca un sopracciglio, l’espressione di chi non è abituato a sentirsi contraddire e che di certo non permetterà a una ragazza spuntata dal nulla di mettergli i piedi in testa.
«Non hai esperienza, non intendo mettere a rischio il successo».
«Cosa?!»
«Che succede qui?» si intromette Bolin, fiutando tempesta.
«Succede che tuo fratello» e dice fratello come se fosse un insulto «È il più grande idiota che abbia mai conosciuto» tralascia il fatto che non abbia avuto modo di conoscere molti idioti in vita sua «Vuole che stia nelle retrovie!»
Trovandosi tra due fuochi, il ragazzo si maledice per essersi messo in mezzo: i due si conoscono da quanto, una manciata di minuti?, e già desiderano farsi lo scalpo. Borbotta qualcosa di non troppo convincente sul quieto vivere e le opportunità da cogliere, discorsi che non sembrano calmare gli animi, anzi.
Bolin davvero ringrazia il segnale di inizio, che gli permette di svignarsela, seguito dal fratello.
«Tu resta qui» le intima Mako e prima di sparire tra gli alberi si rivolge ai figli di Tenzin «Tenetela d’occhio».
 
Il suo primo giorno al Campo si sta rivelando davvero entusiasmante, così tanto che se ne tornerebbe a casa subito. Ma non può e questo la rende ancora più di cattivo umore.
Le manca sua madre, le manca da morire.
Credeva che si sarebbe fatta finalmente degli amici (ha sempre desiderato avere degli amici: non è mai stata nello stesso posto abbastanza a lungo per poter stringere dei veri legami, fatta eccezione per Naga, ovvio) e che questo le avrebbe tenuto la mente occupata, invece riesce solo a pensare che sua madre adesso è sola a Honolulu (e a Mako, ovviamente).
L’ha lasciata perché la sua presenza metteva in pericolo anche lei: un semidio attira tutti i Mostri possibili e immaginabili, un semidio figlio di Poseidone è la peggior calamità in circolazione a quanto pare. È stata con lei più che ha potuto, combattuta tra il desiderio di esplorare il mondo e il senso di colpa per il pensiero di abbandonarla.
Poseidone, prima di lasciarla, ha avuto l’accortezza di avvisarla che l’Alaska, la terra natia di sua madre, è la morte per un semidio. Così Senna si è presa cura di lei da sola (fino a quando, alcuni anni prima, hanno trovato Katara, sì, quella Katara — o forse è stata lei a trovare loro, non lo sa bene), senza una famiglia alle spalle, lontana da casa. Ha fatto tutti i lavori possibili e immaginabili pur di assicurare alla figlia un tetto e del cibo; quanto all’istruzione, Korra si è sforzata di non farsi espellere da tutte le scuole a cui era stata iscritta e a prendere bei voti, senza alcun successo. Per diversi anni si è sentita una delusione: con tutte le difficoltà a cui doveva far fronte sua madre, una figlia dislessica e iperattiva non aiutava. Poi Katara è entrata nelle loro vite: è accaduto una decina di anni fa, Senna aveva annunciato che si sarebbero trasferite a Honolulu e una volta arrivate, ad aspettarle, c’era un’anziana signora dal sorriso gentile. All’epoca Korra già sapeva chi era (lo ha sempre saputo, sua madre non le ha mai mentito), ma del suo mondo sapeva ciò che Senna le poteva raccontare, cioè ben poco. Katara le ha ospitate e le ha aiutate, quindi è diventata la sua prima Maestra. Le manca molto anche lei e, al pensiero, si ricorda che ora si trova con i suoi nipoti.
Jinora si è portata un libro, mentre Ikki e Meelo dominano svogliatamente il loro elemento: Korra rimanda a più tardi i complimenti per quei trucchi (in vita sua ha conosciuto solo due semidee, se stessa e Katara) e si appresta a spiegare il suo geniale piano di rivolta contro il dispotico potere di Mako.
 
È caduta in una trappola, ovvio. Non poteva andare diversamente, ma non ha alcuna intenzione di ammetterlo, sebbene Mako la stia guardando a metà tra l’infuriato e il te lo avevo detto.
Tahno, giusto il tempo di batterli, ha scalato la classifica di gente che non sopporta e ha conquistato la vetta. Qualsiasi cosa dica, per il fatto stesso che è lui a dirla, la fa arrabbiare: se solo potesse, lo prenderebbe a pugni.
«Ti avevo detto di restare nelle retrovie» sibila Mako.
«Stacci tu nelle retrovie» ribatte.
«Hai lasciato la bandiera incustodita!»
«Sì beh, al momento mi è sembrata l’idea migliore».
«Le tue idee fanno schifo».
La sua nuova persona meno preferita (anche se Mako non scherza) ride e la sua è una risata fastidiosa, falsa.
«Non ho ancora fatto niente e voi già state litigando, siete davvero divertenti».
«Figlio di Nemesi, Dea della Discordia» spiega sbrigativamente Bolin, ricevendo, per avere parlato, un colpo non troppo gentile con il piatto di una spada.
«Sai Mako, ho sempre saputo di essere il migliore e che la vittoria sarebbe stata mia a prescindere. Certo, avere con voi la nuova arrivata vi dava un notevole vantaggio, o così sembrava. Sono così felice che il tuo stupido fratello abbia insistito per averla in squadra. Il pensiero che se fosse stata dalla mia parte, ora la mia bandiera sarebbe rimasta scoperta, beh, mi mette i brividi. Non li mette anche a te, Mako?»
Korra vorrebbe davvero poterlo gonfiare di botte come nessuno deve aver mai fatto: a questo tipo serve una lezione, pensa. Come si permette di parlare in quel modo? Di insultare Bolin e Mako? Li conosce da meno di mezz’ora e il secondo non le piace nemmeno un po’, ma Tahno le piace ancora meno.
«E tu, tu saresti davvero la figlia di Poseidone?»
Decisamente, merita una lezione, e Korra è intenzionata ad essere lei a dargliela.
Ancora qualche minuto e la squadra di Tahno raggiungerà la bandiera rossa che avrebbe dovuto proteggere, perderanno la sfida, Mako e Bolin la odieranno a vita e la sua permanenza al Campo sarà un supplizio che le farà desiderare la morte eroica in un’impresa.
Ora o mai più, pensa.
Quindi chiude gli occhi, c’è un ruscello a qualche metro da lei, lo sente, lo invoca, lo chiama a sé.
Il resto è un’onda che si abbatte su Tahno e i suoi compagni.
 
Tiene tra le mani un arrosto e un po’ le dispiace doverlo sacrificare, ma sono le regole.
Lo getta tra le fiamme ringraziando un padre che non ha mai conosciuto e che le ha creato più problemi che altro.
Quando siede al suo tavolo, si sente nuovamente sola, come se quel pomeriggio non avesse fatto vincere la sua squadra, diventando improvvisamente la più benvoluta del Campo.
Jinora, Ikki e Meelo occupano un tavolo con Tenzin, gli unici discendenti Eolo viventi e Korra si sente vicina a loro più di quanto pensasse; e anche un po’ in colpa per aver messo nei guai i tre bambini — i due fratelli più piccoli avevano accolto il suo piano con fin troppo entusiasmo.
Mako e Bolin, invece, siedono con i loro compagni: i figli di Ermes, insieme a quelli di Afrodite e Apollo sono i più numerosi. Ridono e parlano con i loro amici, mangiano con gusto, si divertono. Persino Mako pare più rilassato.
Al tavolo di Nemesi, Tahno sembra voler incenerire tutti e la cosa la fa sorridere.
Tra i figli di Efesto, invece, nota Asami, una bellissima ragazza che aveva visto più volte con Mako (no, non è gelosa, assolutamente no) e che credeva appartenesse alla Cabina di Afrodite.
Una volta finita la sua solitaria cena, Korra è pronta per affrontare la sua prima altrettanto solitaria notte al Campo. Decisamente, non è come se lo aspettava: farsi degli amici sembra essere più complicato di quanto pensasse. Ma è anche decisa a non arrendersi.
Immersa nei suoi pensieri, non si accorge nemmeno che Mako si è avvicinato.
Alla luce delle torce, le ombre che si allungano e giocano con i suoi lineamenti, le fiamme che si riflettono nel suo sguardo, il ragazzo è ancora più bello, ma Korra scaccia subito il pensiero.
«Ti devo delle scuse» le dice senza giri di parole.
Chissà quanto gli è costato ammetterlo, è così orgoglioso.
«Anch’io» gli risponde con la stessa sincerità «Immagino di aver desiderato troppo a lungo di far parte di qualcosa, di arrivare al Campo e avere un ruolo, mettermi in gioco, che ho perso di vista la realtà» continua, senza sapere perché lo sta dicendo proprio a lui «Sono l’ultima arrivata, non ho il diritto di fare quello che voglio, avrei dovuto ascoltare chi ha più esperienza».
«All’inizio non è mai facile, trovare il proprio posto, farsi degli amici, ambientarsi, ma non può che migliorare» la rassicura «Tutto sommato non è andata poi così male, ci hai fatti vincere».
«Oh, beh, sì» borbotta, senza davvero sapere che altro dire: non si aspettava che Mako le rispondesse.
Lo saluta, imbarazzata e fa per andarsene, quando lo sente aggiungere: «Se ti servisse qualsiasi cosa, io e Bolin siamo, beh, lo sai».
Korra lo ringrazia con un sorriso luminoso e una volta a letto, ripensandoci, può giurare di averlo visto arrossire prima si andarsene.
Un altro sorriso le increspa le labbra, mentre il sonno le ruba i sensi.
Domani devo chiedergli come posso dire a mamma che va tutto bene.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: 365feelings