Capitolo13. The angel who has lost his wings
Shinichi, seduto accanto al
letto, osservava attentamente la ragazza sperando che si svegliasse. Aveva
paura che le avessero fatto qualcosa di male, che Gin l’avesse anche solo
toccata. L’avevano portata a casa di Agasa, non volevano rischiare,
probabilmente l’agenzia di Mouri era tenuta sotto controllo da loro e non era
più un posto sicuro.
Improvvisamente la giovane
iniziò a rigirarsi nel sonno: si stava svegliando.
Infatti, poco dopo, due iridi
azzurro chiaro si rivelarono e lentamente cercarono di mettere a fuoco
l’ambiente. Shinichi sorrise sereno e si preparò ad accoglierla nel più dolce
dei modi, piano portò la sua mano sulla guancia destra di lei, a farle una
tenera carezza.
Inaspettatamente, la ragazza
dopo aver messo a fuoco la persona, si scostò intimorita, abbracciandosi il
grembo con le proprie mani e tremando notevolmente.
-Ran?- la chiamò stupito e non
riuscendo a capacitarsi della sua reazione.
Lei non rispose, ma smise per
poco di tremare. Timidamente alzò lo sguardo fino ad incrociare le iridi blu
del giovane.
-Shinichi…- sussurrò piano.
Il detective sorrise
nuovamente e fece per avvicinarsi, quando lei si ritrasse ancora e sollevò a
mezz’aria un braccio per mantenere le distanze.
-Tranquilla Ran sono io, non
avere paura.- la rassicurò pensando che fosse ancora scioccata per l’accaduto.
Un singhiozzo….poi un altro….e
infine un altro ancora. Stava per scoppiare a piangere, ma mantenne comunque il
braccio alzato a dividerli.
-…non ti avvicinare…- mormorò,
-Io non sono ancora pronta…non ce la faccio….-
Il ragazzo era ormai molto
preoccupato e non gli erano sfuggite le piccole lacrime che ormai rigavano il
volto della sua amica di infanzia.
Ma non poteva fare qualcosa
visto che lei esplicitamente gli aveva detto di non toccarla, decise di
parlarle e cercare di capire cosa non andava. Innanzitutto doveva spiegare a
Ran la sua presenza, fingere che tutto andasse bene e che lui fosse tornato a
casa solo per lei, senza sapere chi fossero le persone che l’avevano rapita.
-Siamo a casa del professor
Agasa e, tranquilla, quegli uomini che ti hanno portata via sono ben lontani.
Quando ho saputo che ti avevano presa in ostaggio mi sono precipitato di corsa
qui a Tokio.-
Si fermò perplesso. Si
sbagliava o aveva appena visto uno strano lampo attraversare gli occhi della
ragazza. Ora che ci faceva caso anche i tratti del viso si erano notevolmente
induriti alle sue poche parole.
-Come hai fatto a sapere che
ero stata rapita?- chiese Ran, ma la sua più che una domanda sembrava un ordine.
Lei non chiedeva di sapere ma ordinava che le fosse detto ciò che voleva.
-Beh naturale, quando il
professore non ti ha trovato a casa mi ha chiamato per chiedermi se sapevo
qualcosa. Io ho tentato di contattarti ma non ci sono riuscito così logicamente
ho pensato a un sequestro.- mentì Shinichi.
-Voglio rimanere sola.- di
nuovo un ordine.
Il moro la guardava
preoccupato, quel tono tagliente che la giovane aveva utilizzato era stato come
una freccia che lo aveva trafitto da
parte a parte. Un dolore straziante gli avvolgeva il cuore ma soprattutto era
inondato da un senso di paura profonda, aveva la sensazione che da lì poco
avrebbe perso tutto quello che fino ad allora era stato parte integrante della
sua vita.
A malincuore e facendoci forza
per rimanere apparentemente non turbato agli occhi della giovane, le sorrise e
si alzò lentamente per dirigersi verso la porta.
-Naturalmente avrai bisogno di
riposare, se hai bisogno di qualcosa siamo tutti di là a tua disposizione.- le
disse gentilmente prima di chiudersi la porta dietro di se.
Ran aveva smesso di piangere e
guardava la porta, dove pochi secondi prima era scomparso lui. Rimase un attimo
così con lo sguardo perso nei suoi pensieri, poi si porto le coperte fin sopra
gli occhi e si rannicchiò. Il sonno arrivò poco dopo e le regalò il mondo dei
sogni, così pacifico e lontano dai dolori della vita.
Shinichi si appoggiò alla
porta chiusa e scivolò su di essa fino a ritrovarsi seduto sul pavimento. La
testa fra le mani e le ginocchia al petto. Chiuse gli occhi nel vano tentativo
di placare l’angoscia dentro di lui. Da lontano una bambina bionda osservava la
scena, le sue iridi si spalancarono un poco prima di ritornare di nuovo
impassibili e imperscrutabili.
-Si, ma è molto stanca, ho
preferito non assillarla con domande…-
Nonostante sul momento il
detective dell’est aveva fatto comparire sul suo bel volto un sorrisetto, tutti
i presenti capirono che non vi era niente di rassicurante in quel mezzo sorriso:
nascondeva qualcosa di meno allegro e spensierato di quello che il ragazzo
voleva far credere.
-Ha reagito in modo strano,
vero?- domandò sicuro di sé Shuichi.
Shinichi non rispose, ignorò
la domanda e uscì con la scusa di voler rinfrescarsi un po’ le idee con una
bella passeggiata. Heiji era già pronto a seguirlo ma il professore e Akai lo
fermarono immediatamente.
-Deve rimanere solo, è meglio
così.- spiegò Agasa, prima che anche lui si ritirasse in laboratorio a portare
avanti le sue invenzioni.
-Perché pensi che Mouri abbia
reagito stranamente?- domandò il detective dell’ovest quando lui e l’agente
dell’FBI erano rimasti soli.
-Ho conosciuto persone che
hanno avuto la piacevole sfortuna di incontrare quella donna…le bugie vengono
sempre a galla…- rispose Akai e poi fu l’ennesimo di quella mattina ad
abbandonare la scena. Anche lui uscì dalla casa, diretto non si sa dove.
-Ma si può sapere che succede
a tutti!- esclamò frustrato Hattori, rimasto solo.
A quel punto non gli rimase
altro che lasciare anche lui il salotto e gironzolare un po’ per le vie di
Tokyo riflettendo sulle poche parole di Akai.
Fu allora che una bambina
dalla folta chioma bionda sbucò da dietro una porta e si diresse decisa, ma
tranquillamente, verso il piano superiore.
Aprì piano un'altra porta,
giusto il necessario per sbirciare all’interno.
Vide la ragazza dell’agenzia
rannicchiata e con gli occhi chiusi, il respiro regolare…stava dormendo.
Haibara avanzò dunque decisa
nella stanza, fino a sedersi sulla sedia accostata al letto, dove fino a poco
prima Kudo era stato ansiosamente ad aspettare il risveglio della sua bella.
Ran in realtà non dormiva e si
accorse dei suoi movimenti, puntò quindi il suo sguardo sulla ragazzina che
aveva di fronte.
Rimasero a lungo così, in
silenzio. Mentre nell’aria si faceva palpabile la tensione tra le due. Tante
parole, tanti pensieri, così diversi l’uno dagli altri.
-Vuoi dirmi qualcosa?- chiese
infine Mouri, infastidita da quella quiete troppo piena di astio.
-Ora che sai la verità, mi
odi? Eppure io ho sempre voluto non considerarti, sei tu che cercavi
continuamente qualche contatto con me.-
-Oh scusa…- fece Ran
falsamente dispiaciuta e facendo trasparire ciò dal suo tono canzonatorio. –Ma
sai pensavo di avere a che fare con una bambina, di certo non con una donna di
un anno in più di me! Che patetica che ti sarò sembrata?!-
-Già in effetti, eri…non so,
come dire?...ingenua ecco!- affermò con tono tagliente e poco infantile
Haibara.
-Che risate che vi sarete
fatti te e Shinichi insieme, ci scommetto! Ti sei divertita vero? Beh non me ne
importa niente di te e di lui, fate pure quello che volete. Portatelo in
America, sposatevi e fate tanti figli!! Vivete nel vostro mondo pieno di bugie
e misteri!!-
La rabbia era tanta e Ran non
se ne preoccupava di mostrarla, come al solito tutto ciò che aveva detto non
sembrava aver scalfito neanche un po’ la corazza di Ai.
-Perché no? La tua è davvero
una buona idea, magari i mostri figli li chiameremo Conan e Ai. Non li trovi
carini?- la schernì allora la bionda, difendendosi dalle accuse della mora con
la migliore arma, contraccambiando.
Mouri strinse i pugni per
trattenere la furia che pian piano la stava invadendo da capo a piedi.
-Comunque cara Mouri, quando
ti guardavo mentre cercavi di raggiungere una qualsiasi forma di contatto con
me, vedevo una ragazza ingenua, sdolcinata, infantile….coraggiosa, premurosa,
altruista….speciale. Capivo sempre di più perché Kudo-kun ti volesse bene,
addirittura ho percepito il perché dell’amore che ha per te. Comprendo che tu
possa essere arrabbiata con noi, ma devi guardare anche il senso di nostri
atti. Credi che ci siamo divertiti a vederci morire attorno persone a cui
volevamo bene? Pensi che ci siamo divertiti a creare bugie su bugie, come un
castello di sabbia che sapevamo sarebbe crollato prima o poi?....dopo che avrai
pensato a tutto questo e avrai risposto a queste domande, se proverai ancora
odio, potrai detestarci come adesso…-
-Io non vi odio…-sussurrò Ran
in mezzo alle lacrime che le rigavano il volto. –Solo sono distrutta, si
distrutta! Se qualche giorno fa mi avessero chiesto come era la mia vita, avrei
risposto felice. Nonostante la malinconia che provavo per il mio amico
d’infanzia che era lontano e sarebbe rimasto via per chissà quanto tempo.
Mentre adesso…la verità mi è crollata addosso come un macigno. Scopro che delle
persone stanno uccidendo a raffica e complottando alle spalle della polizia,
ignara di tutto. Credo di essere giustificata per essere arrabbiata in questo
modo.-
La biondina scese dalla sedia
e si avvicinò ancora di più alla ragazza dell’agenzia, fino a passarle
delicatamente una mano fra i capelli corvini in una piccola carezza che
rivelava un affetto nascosto.
-Ora Mouri, non pretendo di
diventare amiche del cuore…ma dovresti raccontarmi cosa è successo con
V-vermouth, è di vitale importanza.-
-Chris ha solo tentato di
proteggermi da Gin, gli ha fatto credere che io sia un membro
dell’organizzazione da molto tempo. Mi ha raccontato tutta la verità su
Shinichi e…-
-..e?- la incitò Ai.
Ran abbassò lo sguardo, mentre
le mani iniziavano ha essere scosse da un leggero tremito.
-Gin voleva una prova della
mia fedeltà e ha chiesto che io…ch-e..-
Non riuscì a continuare, la
mora aveva la voce spezzata e nelle ultime parole fin troppo inclinata.
Un lampo d’ira attraversò le
iridi chiare della scienziata di fronte a lei. Immagini violente di ricordi
passati, di soprusi, passarono come veloci flash-back nella mente di Shiho. Un
angoscia l’assalì mentre posava il suo sguardo scosso sull’adolescente che le
stava di fronte. In un attimo sentì il peso sulla coscienza, che ormai da tanto
l’opprimeva, farsi ancora più pesante. Da tempo era tormentata dalla coscienza
di essere la responsabile di molte vite spezzate, di molte sofferenze….ma era
straziante sapere che a qualcun altro fosse stato riservato il suo stesso
trattamento, che a un'altra persona fosse stata spezzata la speranza e la
dolcezza caratteristica di quella età giovanile.
-Lui ti ha fatto del male?-
riuscì a domandare controllandosi invano, il suo tono non nascondeva tutto il
suo dolore e il suo sconvolgimento.
-Non Gin…lui voleva che
uccidessi un membro che ultimamente creava parecchi problemi
all’organizzazione: Bellini…-
Haibara non seppe se essere
confortata o più preoccupata di prima. Ma una violenza e un omicidio non
potevano essere messi sullo stesso piano. Lei in passato, quando era Sherry,
aveva ucciso molte persone ma reputava inferiore quella colpa rispetto a ciò
che aveva subito.
-L’hai ucciso?...non ti devi
preoccupare di questo Ran, in passato ho ucciso anch’io delle persone, ma è una
cosa che si può dimenticare. Se si è veramente pentiti di ciò che si ha fatto
si può passare oltre. Se ti preoccupi di cosa possa pensare Kudo-kun, non gli
diremo niente. Eri con Vermouth? Incolperemo lei allora, tanto con tutti i
reati che ha commesso uno in più non è che determinerà la sua salvezza dalla
giustizia.-
-No, a ucciderlo è stata
proprio Chris. Non voleva che io diventassi “sporca” come loro. Però dovevo
comunque presentarmi sul luogo del delitto e parlare con la vittima. Ma Bellini
ha iniziato a bere tanto e tanto, ad un tratto mi ha chiamato Kazumi. Penso
fosse la moglie….non sono riuscita a reagire…mi è saltato addosso…-
Shiho sbarrò gli occhi e si
ammutolì di colpo. Il silenzio era rotto solo dall’irregolare pianto della
ragazza dell’agenzia.
-Sai…-iniziò poco dopo la
bionda, -…fin da piccola facevo parte dell’organizzazione, forse già lo sai.
Volevano sfruttare il mio QI (Quoziente Intellettivo) elevato rispetto alla
norma. Ma crescendo ad alcuni membri non interessava solo la mia intelligenza
ma anche qualcosa che solo la mia natura di donna dava loro piacere.- si fermò
un attimo per vedere se la mora la seguiva.
Incontro subito gli occhi
azzurri posati su di lei, ancora arrossati e gonfi dal precedente pianto, ma
ben attenti.
-Gin ha spesso usufruito di
me…- completo infine la scienziata.
Calde lacrime scesero sulle
gote di entrambe le ragazze, strette in un abbraccio che cercava conforto.
Tutte due per la prima volta
avevano qualcuno con cui condividere il proprio dolore e insieme potevano
cercare giustizia a ciò che era stato fatto loro…
Il telefono di Shinichi
squillò repentino.
-Pronto.- rispose…
-COSA!?!- urlò e le sue parole
si persero nel vento.
Eccomi qua. Dopo tanto, ma
tantissimo, tempo. Vi devo chiedere scusa ma per un lungo periodo ho trascurato
la mia storia e ho scritto poco o niente. Come potete notare questo capitolo
non è relativamente lungo, ma volevo postare al più presto anche per farsi sapere
che sono ancora viva.
Ora sapete chi è la vittima
dello stupro, ma penso che per scoprire la dinamica dovremmo aspettare che
arrivi Shinichi con il suo infallibile intuito. Intanto anche la povera Shiho
ha trovato qualcuno che possa veramente capirla e sono certa che tutte abbiate
compreso, che più va avanti la storia, più il legame tra Ran e Ai si rafforza e
consolida.
Non faccio questa volta i
ringraziamenti singoli per ognuna di voi che mi segue nei vari capitoli, ma vi
elenco semplicemente.
Un ringraziamento sincero va
a:
-michi88
-feferica
-eika
-totta1412
-Kaggychan
-Harmonia
-Chiara
Con l’estate e finalmente le
meritate vacanze lontane dai libri di scuola, spero di scrivere più spesso e
aggiornare al più presto.
Ciao e Buona Estate a tutte/i!
Pera 11