Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Hotaru_Tomoe    15/02/2014    8 recensioni
Raccolta di oneshot ispirate dalle fanart o prompt che ho trovato in rete su questa bellissima serie. Per lo più Johnlock centriche, con probabile presenza di slash.
Aggiunta la storia I'll be home for Christmas:Sherlock è lontano da casa per una missione, ma durante questo periodo il legame con John si rinforza. John gli chiede di tornare a casa per Natale, riuscirà Sherlock ad accontentarlo?
Questa storia, in versione inglese, partecipa alla H.I.A.T.U.S. Johnlock challenge di dicembre.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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GLI AMANTI SUSSURRANO

Non dovrebbe farlo.
Sherlock dorme così poco che non dovrebbe davvero rischiare di svegliarlo solo per obbedire ad un suo egoistico impulso e tuttavia, nonostante si dica questo, John scivola lentamente verso la figura addormentata al suo fianco, scostando cautamente il lenzuolo fino a scoprirgli la spalla destra.
Da lontano la sua pelle appare pallida, uniforme e piena di imperfezioni, ma osservata così da vicino rivela piccole increspature ed una spruzzata di lentiggini, le sue vertebre cervicali sono sporgenti e appena sotto il collo si intravede una cicatrice della varicella.
John si lascia andare ad uno sbuffo divertito mentre nella sua mente si immagina un piccolo Sherlock ribelle che continua a grattarsi le crosticine, nonostante le suppliche dei suoi genitori.
Si avvicina a lui tanto da sfiorarlo con la punta del naso e sporge appena la punta della lingua ad assaggiare la pelle acida e salata, non può farne a meno, dalla scorsa notte il sapore di Sherlock gli è entrato in circolo nel sangue per depositarsi nel cuore.
Il gesto provoca una reazione nel suo compagno addormentato, che si lamenta, si agita, ma infine ripiomba in un sonno profondo.
E’ stanco e dovrebbe proprio lasciarlo dormire, ma già una sua mano gli accarezza piano i capelli, nel vano tentativo di dar loro una parvenza di ordine. Lo fa perché può farlo, perché arrivato più vicino a lui di quanto nessun altro abbia mai fatto, ma se gli chiedessero di spiegare a parole ciò che prova, John non ci riuscirebbe, quindi continua a sfiorargli la pelle con le labbra e con le dita, disegnando il contorno della spalla e della scapola, lasciando che il calore e l'odore del corpo di Sherlock lo circondi.
Non sa quanto tempo trascorra così, tra un sospiro ed una carezza fugace, non si prende la briga di voltarsi verso la sveglia per vedere che ore sono o se è in ritardo per il lavoro (probabilmente lo è), al momento non ha alcuna intenzione di fare altro se non sussurrare a Sherlock il suo amore senza l’ausilio delle parole. Non è sessuale il suo tocco, non ancora, ma non è nemmeno platonico (e di certo non è stato platonico ciò che hanno fatto la notte scorsa), è soltanto il tocco di John che è innamorato di Sherlock, è l’unico modo che ha di esprimere ciò che prova.
Nel sonno, Sherlock si muove di nuovo, inquieto, scalcia e si raggomitola, biascicando qualcosa; ha portato un braccio davanti al viso e con l’altro si è coperto istintivamente dove Mary gli sparò.
John si alza, fa il giro del letto e si inginocchia di fianco a Sherlock, stringendogli adagio la mano che copre la cicatrice, ma l’altro non accenna a calmarsi, la fronte corrugata ed un’espressione sofferente e allora John decide di svegliarlo, perché Sherlock ha sofferto abbastanza e lui non permetterà più che accada, se può fare qualcosa per impedirlo.
Ciò che fa è appoggiare le sue labbra su quelle di Sherlock, che si risveglia all’improvviso e cerca di divincolarsi, prima di mettere a fuoco la situazione e realizzare cosa sta succedendo, John lo sente rilassarsi sotto di sé e schiudere le labbra per rispondere al bacio, mentre le mani risalgono lungo le braccia e gli stringono forte le spalle, poi la bocca di Sherlock si sposta sulla sua guancia ispida, incurante dell’accenno di barba e poi scende lungo il collo, calda, adorante, che senza parlare gli dice tutto ciò che John ha bisogno di sentire.
Quando John scosta via il lenzuolo Sherlock rabbrividisce per la sensazione di freddo improvviso, ma dura solo un attimo, perché John si sdraia su di lui, ed è meglio di qualunque coperta.

Un paio d’ore più tardi John prepara il tè per entrambi, anche se ormai l’orario sarebbe più adatto per un brunch.
Sherlock è in piedi davanti al calendario con l’aria corrucciata, che mal si sposa con l’atmosfera rilassata che regnava nella cucina solo qualche minuto prima; il detective accetta la tazza che John gli porge e legge la sua domanda, “Cosa c’è che non va?”, nella testa inclinata e nella linea stretta delle labbra.
“Io non sono solito celebrare festività, civili o religiose, né ricorrenze di alcun genere.” spiega, ma evidentemente non è sufficiente per il dottore, che assume un’aria ancor più perplessa di prima.
“O…kay…” risponde cautamente.
“Per quel che mi riguarda, non l’ho fatto perché oggi è San Valentino.” borbotta Sherlock, soffiando sulla sua tazza di tè.
“Nemmeno io.” ribatte John, stupito da quella affermazione.
“No?” Sherlock sbatte velocemente le ciglia mentre assimila quella informazione: davvero era convinto che John fosse mosso dall’intenzione di celebrare la festa degli innamorati?
“No, l’ho fatto perché volevo farlo, con te, ovviamente.” finisce anche lui per biascicare mentre raffredda la sua bevanda: decisamente se la cava meglio con il linguaggio non verbale, rispetto a quella conversazione impacciata. “Insomma, fino a quando non me l’hai fatto notare, nemmeno mi ero reso conto che oggi è San Valentino. E comunque - azzarda un’occhiata fugace al suo compagno - ieri non lo era.”
Un piccolo sorriso illumina il volto di Sherlock, che appoggia la tazza sul tavolo della cucina e poi va alla finestra. “Già, non lo era.” mormora, passandogli accanto.
“Non lo festeggio più da non so quanti anni, forse ancor prima di partire per l’Afghanistan, è fatta per i ragazzi, secondo me, ma dopo una certa età...” si stringe nelle spalle.
“Oh. Non ne avevo idea.”
“Come? Tu che ammetti di non sapere qualcosa? - John cerca di scherzare per alleviare l’atmosfera tesa - Quando ci siamo incontrati la prima volta, in cinque minuti hai dedotto il mio lavoro ed il mio passato.”
“Questo è diverso, non ho mai pensato a te come a un…”
“...partner.” conclude John per lui, perché gli preme che questo sia ben chiaro. “Davvero non hai mai pensato a come sarebbe stata una relazione tra noi due?”
“Tu l’hai fatto?”
John annuisce appena, osservando il riflesso di Sherlock sul vetro. Sì, aveva fatto diverse volte, ancora prima di tornare ad abitare con lui, quando ancora era sposato con Mary ed il loro rapporto si deteriorava inesorabilmente e lui finiva per rifugiarsi in fantasie che lo riportavano in quel piccolo salotto disordinato. “Tu no?”
Anche Sherlock scruta il riflesso di John ed una mano si appoggia alla finestra “Non ha molto senso fantasticare su ciò che non si può avere, non credi?”
Questo Sherlock aveva pensato di John, nei lunghi mesi di assenza, che ormai fosse lontano, irraggiungibile, separato da lui da un vetro infrangibile che avrebbe separato per sempre le loro vite.
“Io non sono lì - John indica brevemente il proprio riflesso - io sono qui, adesso.”
Sherlock si volta e in tre passi copre la distanza che lo separa dal suo blogger, si china fino ad appoggiare la fronte contro la sua e chiude gli occhi, lasciando che John lo accolga nel suo abbraccio.
Adesso sono entrambi lì e non hanno più bisogno di immaginare alcunché, perché ciò che hanno è reale. Lo sanno entrambi e non hanno bisogno di dirselo, perché gli amanti non gridano ad alta voce il proprio amore, lo sussurrano.

   
 
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