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Autore: Mami93    15/02/2014    2 recensioni
“Take, toglitela subito dalla testa, chiaro?” si impunta il piccolo della congrega. […]
“ma chi è?” continua imperterrito il ragazzo. Adesso, guardandosi in giro ogni ragazza sembra sfigurare al suo confronto. Si chiama Hikari Yagami, gli viene spiegato, ed è la figlia minore di un boss della Yakuza.[…]
“non è come le altre. Sono pochi i ragazzi che riescono ad avvicinarsi a lei, e anche loro non sono raccomandabili”. L’altro ragazzo non può fare a meno di capire che secondo Davis anche questa Hikari non è raccomandabile, ma anzi che esserne dispiaciuto ne è affascinato.
Sembra la solita storia a lieto fine in cui due ragazzi completamente diversi si incontrano e condividono insieme la strada che il futuro riserva loro, ma le apparenze a volte ingannano… nulla di ciò che ci si può aspettare capiterà…
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Ken Ichijoji, Takeru Takaishi/TK, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Takeru è steso sul letto, le braccia sono incrociate dietro la testa e il corpo è abbandonato mollemente sotto le coperte. Un rumore alla sua sinistra gli fa voltare la testa; sorride vedendo Hikari distesa accanto a lui, una mano sotto al cuscino, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte. Un lieve movimento delle palpebre gli anticipa il suo risveglio, e quando apre gli occhi li poggia subito sul ragazzo. Quel marrone intenso è tutto per lui, e si crogiola nella sensazione di benessere che gli da. La ragazza sorride e si puntella sui gomiti, cercando di coprirsi il seno con le lenzuola, si allunga e bacia delicatamente Tk “buongiorno” lo saluta con voce calda, ma prima che possa rispondere uno squillo insistente lo distrae. Lo sguardo che rivolge alla moretta è incuriosito; non capisce da dove provenga “è il tuo cellulare?” ma sul suo viso delicato non sparisce quel sorriso stupendo “no, ma non mi importa, lascialo squillare” lo prega appoggiandosi sul suo petto e accarezzandogli le tempie. Nonostante la sua richiesta quel suono non cessa,e  anzi, sembra aumentare “non credi che dovremmo controllare che cosa è? Magari è importante” ma la ragazza sembra fregarsene “più importante di noi? No, non credo” così dicendo gli sale addosso, facendo passare una gamba dall’altra parte. Una voce potente lo scuote, facendolo sobbalzare; gli è familiare, ma non riesce ad afferrare chi sia “Takeru!” sua madre continua a chiamarlo, quasi arrabbiata, ma voltando la testa non la vede. C’è qualcosa che non quadra, e la sensazione aumenta quando, tornando a guardare Hikari, non la trova più. Apre gli occhi improvvisamente quando la madre lo scrolla per una spalla, e solo adesso capisce che era tutto un sogno. Solo quando si trova sotto a doccia capisce da dove arriva lo squallore che si sente addosso: si è ridotto a fare sogni semi-pornografici sulla ragazza che gli piace. I ricordi sembrano sbiadire con il passare del tempo, così tenta di aggrapparsi alle poche cose che è sicuro di ricordare, i capelli arruffati sul cuscino, il suo corpo sinuoso sul suo, gli occhi,la sua voce dolce. Ma tutto questo sta scappando, fugge veloce e non riesce ad afferrarlo. Quando cerca di ricordare i dettagli del sogno, di lei, si rende conto che tutto è sfumato, indefinito, impreciso. Anche la sensazione del suo tocco sulle tempie, così forte durante il sogno, è scomparsa, come se non fosse accaduto nulla. Certo, infatti non è successo niente; era tutto un sogno, e adesso che ci pensa si rende conto di quanto fosse palese che tutta la situazione era alquanto… bizzarra? No, impossibile sarebbe più appropriato! Il letto nel quale si trovavano era suo, ma allo stesso tempo non lo era; infatti lui possiede un letto singolo, non un matrimoniale. E la sua voce, così dolce mentre parlava con lui, non esiste nella realtà; o per lo meno lui non l’ha mai sentita. Ma quel bacio che si sono dati, anzi, che lei gli ha strappato a tradimento, quello che, ci può mettere la mano sul fuoco, è accaduto per davvero… perché l’ha fatto? Non può essere quel tipo di ragazza che bacia sulle labbra chiunque, come segno d’affetto. No, l’ha fatto per un motivo, ma quale? Nessuno è a conoscenza di ciò che è accaduto durante la lezione di lunedì a casa di Hikari, e Takeru è fortemente interessato a mantenere il segreto tale; ma nei due giorni seguenti la ragazza non si è vista, ne a scuola ne altrove. Adesso cosa deve fare quando la rincontrerà?

A scuola Davis sta bofonchiando qualcosa fra se e se. Non c’è nessuno con lui, e questo lo rende ancora più strano “hai imparato a comunicare con le presenze invisibili, Dai?” domanda il biondo “no, stavo maledicendo quella stronzetta” indica una ragazza troppo lontana per essere riconosciuta “perché?” domanda poco curioso l’amico: sa che se gli da corda potrebbe cominciare a parlare a vanvera, come oramai è solito fare “ce l’hai presente quella tizia che mi aveva portato il messaggio da parte di mia sorella?” cercando di fare mente locale, Tk riesce a focalizzare la ragazza che aveva interrotto il sacro pasto di Daisuke, lunedì in mensa “è appena passata con due sue amiche” continua senza aver neppure ricevuto una risposta “mi stava indicando, e rideva!” inveisce come uno poco sano di mente “mi piacerebbe sapere cosa aveva da ridere, quella lì! Che venga qui a dirmi le cose in faccia, se ha il coraggio! Glielo tolgo io quel sorrisino dalla faccia, a quella lì!” continua imperterrito, senza curarsi delle ormai troppe persone che lo guardano e ridono in maniera non troppo malcelata “Picchieresti una ragazza?” domanda Tk, sorprendendosi ad immaginarlo come un bullo, che stringe la preda contro un muro, picchiando un pugno contro il palmo dell’altra mano. La reazione del moro lo fa scoppiare a ridere: lo sta guardando con degni occhioni innocenti da cucciolo e il labbro inferiore leggermente in fuori “no! Non intendevo questo!”. Decidendo di non voler continuare questo sciocco discorso, lascia perdere l’amico, ancora leggermente sorpreso dalla domanda di Tk.

È quel pomeriggio che, uscendo da scuola dopo gli allenamenti, incontra Tsubaki all’uscita “sembravi aspettarmi” attira la sua attenzione Takeru “già, infatti” ribatte la biondina tirandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il silenzio cala fra loro due, fino a che la ragazza non si fa avanti “non so se ti ricordi quella festa a casa mia a cui ti avevo invitato” comincia “comunque i piani sono cambiati: abbiamo deciso di trovarci all’ Odaiba cafè per decidere dove andare” Tk continua a fissarla, e, si rende poi conto, di metterla così in imbarazzo, come gli suggeriscono gli occhi che continuano a passare ad una velocità fulminante dal viso del ragazzo, alle sue mani intrecciate, ai piedi; tutto sempre evitando lo sguardo di ghiaccio del ragazzo “se vuoi unirti a noi ci troviamo alle nove” conclude con le gote leggermente infuocate. “ok, vedrò di esserci, così possiamo stare un po’ insieme” la tranquillizza. Solo dopo essersi salutati Takeru si rende conto che probabilmente le sta prolungando le pene: quello che le ha detto, che sarebbero stati un po’ insieme, avrebbe potuto essere frainteso, e il fatto di illuderla è meschino. Speriamo che prima o poi mi dimentichi per qualcun altro, se lo merita, pensa.

“Oggi pomeriggio a casa mia per fare storia, d’accordo?” Nessuno si è accorto di lei prima che aprisse bocca, e sembra non curarsi della sua irruenza. Hikari si trova di fronte a Takeru, in mensa, mentre lui e i suoi amici aspettano per prendersi da mangiare. Il ragazzo che sembra fare da guardia del corpo alla ragazza rimane a pochi passi da lei, e fissa Takeru con uno sguardo troppo intenso. Dopo la secca frase entrambi si voltano e se ne vanno, lasciando tutti un po’ allibiti.

“cominciavo a pensare che avremmo fatto una sola lezione a settimana” la saluta Tk al cancello della scuola. Hikari sembra stanca, ha lo sguardo spento e parecchio trucco che le nasconde a stento due occhiaie parecchio marcate. Si passa una mano sugli occhi, senza mai guardarlo “sono stata occupata; motivi familiari” sembra volersi giustificare “Lunedì ho il compito, e tu devi farmi prendere un buon voto, hai capito?” improvvisamente la furia che le invadeva lo sguardo torna ad accendersi, fulminandolo e creando un improvviso brivido alla schiena “posso provarci, ma con una sola lezione facciamo quanto possibile”. Per fortuna oggi non c’è nessuno a casa, così almeno Tk può evitarsi sconvenienti figuracce. Si mettono subito al lavoro, ma purtroppo il ritmo che avevano tenuto il lunedì recedente è lontano anni luce: Hikari è lenta ad imparare le date, scorda i nomi e i luoghi degli avvenimenti più importanti e continua a confondere le varie guerriglie. Dopo quasi un ora e mezza e poca strada fatta Takeru si decide a metterle per iscritto, sotto forma di schema, gli avvenimenti principali. Compilato il foglio glielo porge e comincia a spiegarglielo con calma, come se stesse parlando con un bambino, ma purtroppo anche questo non funziona “senti, prendi una penna e aggiungi accanto a quello che ti ho scritto io delle note che ti possano aiutare” le suggerisce. Questa operazione porta via più tempo del previsto, e il biondo è costretto a seguirla passo a passo da sopra una spalla. Nel silenzio più assoluto, mentre che la ragazza cerca di raccapezzarsi da quel casino, Tk prova ad appoggiare la sua mano su quella di Hikari. O la va, o la spacca, è la sola frase che continua a frullarli per la testa, ma per sua sfortuna l’alunna è più perspicace del professore, e non appena una dito a sfiora appena scansa la mano, portandola sotto al tavolo. Entrambi continuano il loro lavoro, facendo come se nulla fosse successo, ma solo Takaishi riesce a sentire il boato che gli invade la testa. “Ma perché questo idiota non se ne è stato a casa sua dalla moglie, anziché avere manie di importanza e girare il continente a dichiarare guerra a chicchessia?” sbotta alla fine la povera mora distrutta. Per l’ennesima volta si sfrega gli occhi, si guarda la mano macchiata di matita e mascara e impreca a mezza voce. Il trucco le ha invaso metà del viso e i capelli sono un rovo di spine, ma anche così sembra affascinante agli occhi di Takeru. “Fanculo la prof, quello che sono riuscita a studiare oggi le deve bastare, altrimenti può andarsene amabilmente affanculo!” Entrambi restano muti immersi nei propri problemi, quando a Takeru balza un idea in mente “Che ne dici se domani sera esci con noi?” azzarda con il battito del cuore improvvisamente accelerato. La sguardo confuso che gli rivolge la fa raggelare “Chi sarebbe noi?” Nonostante l’innocua domanda il ragazzo si costringe a respirare regolarmente “Tsubaki ha invitato me e i miei amici fuori, ma non sappiamo ancora dove. Se vuoi unirti a noi…” … sei la ben venuta, ma questo si vieta di dirlo; sia mai che si mostrandosi troppo dipendente da lei ottenga l’effetto contrario. In tutta risposta prende una penna dall’astuccio e strappa un foglietto, su cui comincia a scrivere “non credi che la tua spasimante non mi voglia in mezzo ai piedi?” chiede con la voce coperta dalla posizione cui è costretta “non è la mia spasimante!” si affretta a risponderle, cercando di evitare tremiti nella voce. Finalmente Hikari torna a guardarlo, allungandogli il foglio e alzando le spalle con noncuranza “bhe, comunque sia sarà divertente vedere la sua faccia quando mi vedrà” il sorriso maligno le fa risplendere il viso struccato. Abbassando gli occhi nota che sul foglio che le sta porgendo c’è un numero di cellulare, e, cercando di non farsi illusioni, trattiene il fiato “è il mio numero, così mi dici dove ci possiamo trovare” lo informa, continuando a sventolargli sotto il naso la carta.

Se rimane fedele alla sua parola, per lo meno ho la certezza di rivederla domani sera, continua a pensare sotto le coperte fresche Takeru. L’unico problema è Tsubaki, ma in fondo non può incolpare me di avere invitato Hikari, sempre che qualcuno non le spifferi tutto. Stranamente l’unica persona che può mettergli dei dubbi è Hikari stessa, visto che sembra divertirsi un mondo a stuzzicare la povera “ragazza innamorata”. Che voglia dimostrarle che se vuole può avere tutti i ragazzi, compreso Takeru, ai suoi piedi? Ah bhe, di certo se la moretta chiedesse qualsiasi cosa a lui, di certo lo avrebbe ai suoi piedi.

Kari è appoggiata al davanzale della finestra, un gomito appoggiato sul cemento a reggerle la testa, l’altra mano a trattenere la sigaretta fra l’indice e il medio, portandosela periodicamente alla bocca. Lo sguardo ormai è offuscato dalla stanchezza, ma la stessa le impedisce di dormire. Ormai assomiglio più a uno zombie che a un essere umano, pensa. Questa settimana è stata deleteria, se non fosse che devo essere promossa per non cambiare scuola1 starei a casa tutta la settimana prossima. L’unico è sperare che Takeru riesca a farmi prendere voti decenti. Sempre che papà non decida di mettermi i bastoni fra le ruote. La mente della ragazza comincia a vagare, passando da ciò che potrebbe succedere la settimana prossima al passato.

Quella sera era rientrato più tardi del solito, ma nessuno ci aveva fatto caso. Hikari aveva otto anni, Tai dodici. La mamma aveva chiamato tutti a tavola in maniera troppo rigida,ma a quell’età non s fa caso a certi dettagli. A scuola era andato tutto bene, e anzi, la medaglia di cartone che aveva vinto durante la gara di tabelline l’aveva messa di buon umore. Dopo cena, mentre suo fratello asciugava i piatti, lei continuava a saltare per la sala ridendo di quella risata cristallina che hanno i bambini. Saltava e ripeteva alcune tabelline, cercando di far sorridere i suoi. Mamma sembrava non voleva guardare, e papà aveva uno sguardo strano, vacuo. Sembrava che qualcuno gli avesse attaccato con lo scotch gli angoli esterni degli occhi verso il basso, la bocca rimaneva sempre in un ghigno serio e le labbra semiaperte. Tutta questa atmosfera le stava davvero rovinando l’umore, così si impose di fare qualcosa. Avvicinandosi al papà gli gettò le braccia a collo “vuoi che ti dia un bacione che ti faccia di nuovo contento?” gli chiede con voce squillante avvicinandosi al suo viso. Un odore pungente la travolge, dolce e intenso, e in quel momento perde l’equilibrio, proprio mentre il padre si volta con uno scossone verso di lei, allontanandola da se “Piantala Hikari, mi hai rotto! Non voglio nulla da te, stammi lontano!” gli urla con voce alta e arrabbiata, come quando ha fatto un malanno brutto brutto. La spinta l’ha mandata per terra, e adesso le manine sono rosse per l’impatto e le bruciano. Le lacrime arrivano veloci e la voce si rompe, mentre si scusa “non volevo farti arrabbiare, eri così serio e io volevo solo darti un bacino. Scusami papà!” le urla della piccola sono inudibili, sovrastate da quelle della mamma “che cosa le hai fatto? Sei imbecille a fare del male alla piccola?” domanda la donna dirigendosi velocemente verso la minore. Tai, anche se è grande e forte, sembra spaventato quanto la sorellina. La mamma la alza dolcemente mentre le urla del padre invadono la casa “che cosa vuoi donna, non le ho fatto nulla! È scivolata e si è fatta male da sola” i tentativi di difesa sono inutili, urlati in quella maniera. La mamma chiama il figlio e gli ordina di portare la piccolina in camera sua e calmarla, date le lacrime, ormai non più provocate dal dolore ma per quello che sta succedendo. Il padre si alza incollerito, e mentre i due bimbi vanno in camera un colpo li fa girare entrambi: la mamma si tiene una guancia e guarda papà; sembra parecchio infuriata. Malgrado Suo fratello abbia chiuso la porta della camera sentono comunque tutto quello che si dicono i genitori: “Mai nessuno mi aveva messo le mani addosso, e tu non sarai di certo il primo: vattene di casa” “Io non vado da nessuna parte, fai tu le valige, io non mi muovo!”. Le urla continuano per tutta la sera, e Kari non smette di piangere, neppure quando in casa cade il silenzio più assoluto. Si risveglia la mattina imbambolata, la pelle intorno agli occhi che le tira tutta e pizzica. Apre piano piano la porta e trova la mamma che cucina come al solito la colazione per lei e suo fratello; chissà, forse si è tutto risolto! “ciao mamma!” la saluta allegra, ma lo sguardo che le rivolge è serio; brutto segno! “Hikari, vai a svegliare tuo fratello, devo parlarvi” la intima. Papà e mamma si separano, in buoni rapporti, dice lei, ma solo col tempo impareranno tutti quanti quanto veramente buono sia, il loro divorzio. Mamma se ne va a vivere da sola, perché il papà si è impuntato e ha vinto la causa per tenere con se i bambini. Altre poche volte i figli hanno visto il padre così sbronzo, ma per lo meno non ha più alzato un dito su nessuno, anche se effettivamente quella volta non voleva veramente fare del male alla piccola. Mamma si è risposata con un uomo più vecchio di lei, e spesso è costretta a girare con gli occhiali da sole e coperta fino ai polsi; quindi non è poi così vero che papà sarebbe stato l’ultimo a picchiarla. Il padre, al contrario, evitò qualsiasi storia con altre donne, o almeno è quanto ne sa Hikari, e davvero cerca di non interessarsi alla vita sentimentale dei suoi. Sua madre le ha spesso chiesto di passare la notte da lei, ma lo sguardo di suo marito le ha sempre fatto venire i brividi giù per la schiena; dunque ha accuratamente evitato. Ora papà si è dovuto operare ad un ginocchio, e questo inconveniente si è ripercosso anche sulla frequentazione scolastica, fra le altre cose. Con un cricco getta il mozzicone dalla finestra e finalmente si decide a coricarsi.

“Der Disco; sai dov’è,no?” annaspa cercando di tenere il passo del gruppo di ragazzi che lo precede “Tk, io vivo qui da più tempo di te!” lo zittisce Hikari all’altro capo del telefono “Scusa!” la rimprovera del suo tono poco cordiale, ma invece delle sue sentite scuse per il suo tono scortese, riceve un “Ci troviamo lì” lapidario e il segnale che indica che la ragazza ha riattaccato. La maggior parte di quei ragazzi conoscono Takeru solo di vista, ma fanno di tutto per integrarlo nel gruppo, parlando, scherzando e ballando con lui. Le luci stroboscopiche puntate negli occhi lascino accecati per un momento, ma la cecità rende ancora più euforici “Meno male che sei venuto, avevo voglia di passare un po’ di tempo insieme” lo richiama Tsubaki che gli balla davanti “è molto bello qui. Mi piace!” le comunica. Un attimo di silenzio anticipano lo sguardo di traverso della bionda “solo il posto?” la sua voce carezzevole fa venire un enorme dubbio a Tk. Ma perché quegli stronzi di Davis e Ken non sono voluti venire? “anche la compagnia. Sono simpatici i tuoi amici” butta lì sperando che la ragazza non insista sulla stessa strada. come previsto è costretta a demordere, e a sbiascicare un “già” poco euforico. Chissà, prima o poi si renderà conto che non ha speranze con lui? Ti prego Tsubaki, accetta il fatto che per te non sarò mai qualcosa più che un semplice amico, pensa con una nota di malinconia il biondo. “andiamo a bere” lo invita, e con i bicchieri colmi di succo si dirigono alle poltroncine di bordo pista “voglio venire a vederti giocare, questa settimana” lo sorprende la ragazza, tanto che un po’ di liquido rischia di finire nella trachea “oh, non credo che sarebbe il caso: potresti rimanere delusa” prova a farla demordere, ma la risata che segue non promette bene “ma se ho sentito dire in giro che sei un bravo giocatore! Sai, questa falsa modestia potrebbe nuocerti” non trovando di che ribattere decide per il silenzio. “No, aspetta…” torna in carica Tsubaki, guardandolo divertita “non è forse che lo fai apposta?” chiede sorridendo in maniera forse un po’ eccessiva “a fare cosa?” chiede confuso, ma la distanza fra loro due che continua a diminuire lo distrae troppo “a diminuire le tue capacità”, ma malgrado gli sforzi, Takaishi non riesce ad afferrare il concetto. In che senso, le chiede prima di tremare alla vista della sua reazione: Tsubaki lo guarda dal basso, gli occhi semi socchiusi e un sorriso a fior di labbra; ciò che potrebbe essere definito tentativo di ammaliazione. “Stai per caso cercando di attirare le attenzioni su di te? Sai, le ragazze hanno un debole per i ragazzi modesti; come te” aggiunge dopo una breve pausa. Inghiottendo rumorosamente la saliva si alza come se fosse stato punto da un ago “Devo buttare il bicchiere” dice indicando con un gesto sbrigativo la plastica che ormai ha distrutto con le dita per l’agitazione e si dirige verso i cestini. Lei gli è subito dietro, e in grande silenzio tornano sulla pista. Il ragazzo prova a muoversi sciolto come prima, ma la precedente esperienza con Tsubaki lo ha lasciato scosso. Proprio mentre sta entrando un nuovo gruppo di ragazzi gli cade l’occhio sulla nuova arrivata; allunga le braccia per darsi notare, e quando gli è più vicino resta senza parole: Hikari lo sta raggiungendo a passo deciso, fasciata in un abito che la rende a bellissima, sandali alti che le avvolgono la caviglia e i capelli raccolti. “Che cosa ci fa lei qui?” sibila la bionda che, si accorge solo adesso, gli è ancora accanto. L’aveva detto Hikari che Tsubaki si sarebbe arrabbiata. Non c’è bisogno di parole, tanto che lo guarda sorpresa, finché il suo sguardo diventa infuriato “l’hai chiamata tu?” il fatto di non ricevere una risposta conferma l’accaduto, e borbottando un “devo andarmene al bagno” si allontana a passo spedito nella direzione opposta a quella della mora. “L’ho detto che si sarebbe infuriata” commenta Kari appena raggiunge il biondo, ma il sorriso che ha sulle labbra si direbbe quasi che sfiori la gioia pura. Ridendo fra se e se Takaishi intuisce la famosa gelosia fra donne di cui si parla tanto. “sei arrivata, allora” ma lo sguardo gelido che gli rivolge gli fa pensare dove abbia sbagliato “se sono qui! Non mi piace qua, è pieno di marmocchi. Io esco, tu vieni?” e senza neppure attendere una risposta eccoli che si dirigono verso l’uscita “ho voglia di qualcosa da bere di più forte che una Fanta” lo aggiorna prima di girare l’angolo “pensavo che ai minorenni non potessero vendere alcool da bere” chiede ingenuamente “certo, altrimenti ci sarebbero troppe persone ubriache, non credi? Bisogna sempre fare ciò che la legge impone!”. Ok, certe parole non lo avrebbero smosso minimamente, se dette da qualcun altro, ma se è Kari a parlare allora c’è sicuramente qualcosa sotto! Sempre camminando si volta per guardarlo in viso e gli rivolge quello che potrebbe sembrare un sorriso sincero “vuoi unirti a noi?” chiede prendendolo per mano e trascinandolo verso un gruppo di ragazzi e ragazze che stanno proprio dietro l’angolo che hanno svoltato. Non appena notano la ragazza in arrivo partono urla di giubilo e fischi di contentezza “e brava la nostra Kari che ha portato un amico. Vuoi favorire?” domanda il tipo con una bottiglia di Vodka e pera in mano. Evidentemente l’espressione di Takeru è molto buffa, perché la ragazza che l’ha trascinato lì scoppia a ridere prima di afferrare la bottiglia e portarsela alle labbra. Sempre guardandolo fisso negli occhi trangugia due lunghe sorsate di liquido prima di porgerla a lui. con più lentezza del dovuto avvicina il collo della bottiglia, quando gli balena nella testa che ci ha appena bevuto Hikari; anche lei ha appoggiato le sue labbra lì: sarà come baciarsi per la seconda volta! realizza. Il liquido freddo e dolce brucia leggermente la gola, ma è buono (sa davvero di pera) e non è potente come credeva. La prima sorsata è seguita dalla seconda, poi dalla terza, Finché due mani delicate gliela portano via delicatamente. Hikari lo sta guardando sorridente, mentre passa l’alcool alle altre persone che ridono mentre lo fissano “ehi, vacci piano, non ci sei solo tu! Capisco che ti senti finalmente libero, ma non esagerare!” lo canzona sospingendolo verso una cassetta di plastica su cui si siedono, uno accanto all’altra.

“… e quindi io credo che è ingiusto, chiaro?” alle parole del biondo seguirono vari echi e parole frammezzate. La testa era leggera e girava leggermente ad ogni movimento, e le parole uscivano dalla sua bocca non appena gli giungevano al cervello. Dopo vodka e pera era stato aperto il rum, seguito da e così cinque bottiglie si erano ammucchiate ai loro piedi. I sette ragazzi sembravano tutti allegri, ma Tk era quello messo peggio. “Forza belli, facciamo un po’ di Maria Giovanna?” riesce a dire uno quando finalmente le voci tornano ad un volume normale. Fra i consensi generali un “cos’è la Maria?” li fa voltare tutti esterrefatti “è così che chiamiamo la Marijuana” lo aggiorna una ragazza sulla ventina; così, mentre tutti parlottavano fra loro l’attenzione del ragazzo fu rapita dal processo di rollare la canna: grattare il panetto, mettere la polvere sulla cartina, aggiungere il tabacco e chiudere il tutto. Gli occhi del tipo che sta facendo su la canna incrociano quelli del biondo “vuoi favorire?” domanda, ma una risata dolce fa voltare entrambi “no, ha già bevuto abbastanza, ci manca solo questo” lo blocca subito Hikari “è meglio se io e te andiamo a bere acqua e facciamo due passi” così dicendo lo afferra sotto un braccio e lo incita ad alzarsi “ma io non ho bevuto molto” si giustifica alzandosi, e a dimostrazione rischia di cadere per terra non appena si alza sulle sue gambe “no infatti, però è meglio così. Ci vediamo in giro ragazzi” saluta la ragazza, seguita da baci lanciati nella sua direzione e vari “ciao bellezza”. Anche Tk viene salutato calorosamente, ciò gli fa intuire di stare simpatico alla combriccola. “perché in giro? Non vengono a scuola?” domanda non appena sono fuori portata d’orecchio “no, sono tutti più grandi e frequentano l’università” dice lasciandogli andare il braccio. I passi non sono troppo precisi, e ogni tanto rischia di incrociare le gambe in maniera pericolosa. In silenzio segue la ragazza verso una fontana, dove si ferma, incrociando le braccia “devo bere, giusto?” chiede scioccamente prima di allungare le mani a coppa verso il getto continuo. Un tot di sorsate dopo l’arsura che non si era accorto dominasse la sua gola si placa, tanto che sta per allontanarsi, ma una forza esterna gli spinge la testa sott’acqua. Afferra il bordo della fontana con entrambe le mani e prova ad far forza per tirare la testa fuori; il tempo di tirare un respiro profondo che torna sott’acqua. Pochi secondi dopo la forza sulla sua nuca cessa e può alzarla tossendo acqua “ma ti sei bevuta il cervello oltre che l’alcool?” domanda inorridito guardandola come fosse E.T. In tutta risposta Kari scoppia a ridere di gusto “scommetto il mio vestito che ora stai meglio”, un secondo per pensarci ed effettivamente si rende conto che le vertigini sono nettamente diminuite2. Lei lo sta guardando con un sopracciglio alzato “è vero! Sto meglio, grazie!” “dovere” si schernisce con un gesto della mano, poi d’un tratto realizza: “Come sarebbe che ti giocavi il tuo vestito?” chiede perplesso quando la ragazza fa una risata secca “si, se perdevo me lo sarei sfilato e te lo avrei dato” continua sempre sorridendo sorniona. Takeru abbassa gli occhi mentre, per un secondo, gli balena la scena in testa. Uno spintone lo obbliga a tornare al presente, e Kari che lo fissa lo fa preoccupare “viaggia poco di fantasia, e non saltare su con frasi tipo se lo avessi saputo prima” lo ammonisce. Il buio nasconde il rossore diffuso sul viso del biondo. Lei si siede su un muretto basso, seguita a ruota dal ragazzo “vuoi che ti riaccompagni a casa?” domanda lui cavallerescamente “la notte è il mio elemento, fra i due, chi rischia a girare adesso sei tu”. Nessun ringraziamento, niente riferimenti a quanto sia stato gentile a offrirsi … la solita freddezza che allontanerebbe, se non fosse che il ragazzo che si trova di fronte è diverso da molti ragazzi. “non credi che adesso dovremmo cominciare ad essere più constanti con gli incontri pomeridiani?” domanda senza preavviso il biondo. Hikari si volta a guardarlo, le braccia rigide e le mani appoggiate al muretto “pensavo che avessi degli allenamenti di calcio” “basket” la corregge con un sopracciglio alzato “e comunque possiamo trovarci dopo le attività dei club” ovvia, ma il silenzio che segue mette in dubbio la sua idea “e tu quando studi?” domanda semplicemente, sorprendendolo: se si sta preoccupando per lui è un buon segno, no? “io non faccio i compiti per te, ne studio al tuo posto: posso venire a studiare a casa tua, così io non rimango indietro e tu usufruisci del mio aiuto”. Il sorriso che le si apre sul volto è solare, risplende alla luce dei lampioni “sai, a volte sembri quasi intelligente!” lo stuzzica, ottenendo un muso lungo “ehi, ti ricordo che fra i due sono io quello che insegna, non tu!” fa l’altro con tono risentito. Kari scoppia a ridere dandogli una spallata contro il braccio “sto scherzando, permaloso!” così da ottenere anche la sua risata. Il silenzio cala Finché “Kari, posso farti una domanda?” e il suo sguardo attento lo fa continuare “perché l’altra volta mi hai baciato?” decide di buttarsi, temendo comunque le conseguenze. Il suo viso si fa serio e fissa i suoi piedi, prima di tornare a guardarlo con espressione superiore “non l’ho fatto per altro motivo, se non per il mio ego. Volevo solo farlo, senza altra motivazione” quelle parole rimangono nell’aria finché non riprende a parlare, appoggiandogli una mano sul braccio e facendolo sussultare “Io e te non siamo altro che amici” lo informa, notando la delusione che affiora dai suoi occhi. Inspirando bruscamente, Tk alza lo sguardo, leggermente fiero “d’accordo, l’importante era chiarirci” prova ad arginare la situazione. Salta giù dal muro e per un pelo non finisce sull’asfalto, giusto perché all’ultimo riesce ad aggrapparsi al muro. Hikari lo segue agilmente “non avevi mai bevuto tanto alcool prima d’ora?” malgrado la domanda è chiaro che già entrambi conoscono la risposta “era la prima volta, veramente” confessa in totale imbarazzo. La ragazza alza le spalle “ok, ora puoi dire di aver provato qualcosa di veramente emozionante!” nonostante suonasse come un’offesa, Takaishi non se ne ebbe a male “domani mattina prova con le frittelle3 e un analgesico” concluse prima di voltarsi e alzare la mano in segno di saluto, dandogli le spalle. Il biondo rimase a fissarla finché il buio non l’ebbe inghiottita. Cosa intendeva poi con le frittelle? Insomma, lui stava bene, e la mamma è già a letto, quindi non deve neppure fingere o inventarsi strane scuse. È il giorno dopo che capirà cosa intendeva!

 

1Se si viene bocciati o sospesi si è costretti a cambiare scuola

2Chiedo scusa, per chiunque l’abbia notato, per il plagio: la scena è praticamente la stessa del libro “Dark Eden”, se non fosse che nel libro il pseudo affogamento avviene il giorno dopo la sbornia

3Nuovamente perdono per il plagio, questa volta però viene da “Una mamma per amica”, la volta in cui Lorelay prende la sbronza quando va a casa di Christopher per consolarlo della morte del papà(di Christopher). Vabbè, se sapete di cosa parlo capirete!

  
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