Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Ferite al braccio
Steve
si
grattò il collo pallido sotto il laccio del fazzoletto con
cui teneva fermo il
braccio ricoperto di scottature.
"Quindi,
se lo ricordi, deve avere fiducia in se stesso. Si ricordi, se ha
fiducia nella
sua identità in maniera stabile non cercherà
più il suo modello ideale negli
altri. Noi siamo il nostro corpo, ricordi" disse lo psicologo. Sorrise
e
socchiuse gli occhi. Steve si morse il labbro e abbassò il
capo, gli occhi
erano arrossati.
"Sono
un uomo che si ama e così può imparare ad amare
le altre" sussurrò con
voce roca.
"Cos'era
il Vangelo di Giovanni?" domandò una voce maschile. Steve si
sentì dare
una pacca sulle spalle, Tony sporse il capo e sogghignò
porgendo la mano.
"È un piacere rivederla, Capitano".
Steve
sgranò
gli occhi, impallidì e rizzò la schiena
irrigidendosi.
"Mr.
Stark" disse con voce roca.
Lo
psicologo
socchiuse gli occhi, guardò Tony e scosse il capo.
"Lei
scommetto che è quello che gli ha fatto sapere della gender
teory"
ringhiò.
Tony
abbassò
la mano, si voltò e sogghignò sfilandosi gli
occhiali da sole scuri. "Gli
ho fatto sapere della Fury teory, secondo cui il Direttore macchina per
fregarci tutti in ogni momento". Si appese gli occhiali alla maglia,
strinse le labbra piegando il capo di lato. "Purtroppo non sono
aggiornato
su la gender teory, ma può darmi delucidazioni lei, se
vuole".
Lo
psicologo
si voltò, oltrepassò la porta metallica e se la
chiuse alle spalle con un
tonfo.
"Niente
di importante Stark. E' una teoria che riguarda gli orientamenti
sessuali
secondo cui una donna può sentirsi dentro di sé
uomo e viceversa. Il corpo in
quel modo diventa un ostacolo e si smette di essere il proprio corpo"
spiegò Steve. La sua voce possente risuonò nel
corridoio.
Tony
sogghignò, scrollò le spalle. "Suppongo fosse un
no" disse, con tono
sarcastico. Si girò, piegò il capo addolcendo il
sorriso beffardo. "Ma
davvero? Deve prendere un caffè con me e parlarmene,
perché delle stranezze che
ho sentito questa è la più stupida in assoluto".
Steve
avvampò, si voltò e si allontanò a
passo di marcia.
Tony
aggrottò
le sopracciglia, lo superò e gli si mise davanti. "Visto che
nessuno dei
due vuole essere scambiato per un prepotente maleducato ..." disse, la
voce calcò sulle ultime due parole. "... Che ne dice di
accettare almeno
di farsi fasciare per bene quel braccio?".
"Mi
perdoni se l'ho offesa, ma anche il dottore mi ha specificato sia una
sciocchezza. Siamo ciò che siamo" rispose atono Steve. Tolse
il braccio
dalla fascia e lo porse ad Ironman.
Tony
gli
afferrò la mano, lo tirò fino ad una stanza dalla
porta aperta e lo trascinò
dentro; la porta automatica si chiuse con un sibilo e lui
lasciò andare Steve.
Sogghignò, si diresse verso un armadietto accanto ad un
letto. "È stupido.
È come dire che devi sentirti donna per farti piacere un
uomo. Come dire che
bisogna essere nero per giocare a basket o idiozie simili" disse.
Aprì un
cassetto, prese una cassetta del pronto soccorso. "Siediti sul letto.
Come
ti sei bruciato?".
"Ho
litigato con un esponente dei fantastici quattro" spiegò
Steve. Raggiunse
il letto e vi si sedette. Abbassò il capo e si
osservò gli stivaletti rossi.
"Lo
stress post-traumatico e l'eccessivo periodo con quelle ballerine
preoccupano
il dottore" borbottò.
Tony
posò la
cassetta del pronto soccorso sul comodino, la aprì e prese
del cotone. Aprì il
disinfettante, lo versò sul cotone e si voltò
piegandosi in avanti. "Viste
le bruciature, suppongo con Johnny" disse. Tamponò il
braccio di Steve,
inarcò un sopracciglio. "Che gli hai fatto?".
Steve
strinse il pugno sano, digrignò i denti e corrugò
la fronte.
"Non
sono affari vostri, Mr. Stark" sibilò.
Tony
tamponò
più volte, osservò la pelle arrossata leggermente
pulsante e strinse le labbra
rizzandosi. "È solo che lo conosco da una vita e l'ho visto
ultimamente" spiegò. Scrollò le spalle,
tornò alla cassetta posando il
cotone. Prese delle garze, torno dal capitano e le avvolse intorno al
braccio.
"La sorella mi ha chiesto dei soldi, perché ultimamente i
Fantastici
Idioti non vanno molto di moda e Johnny era finito in prigione per aver
detto
qualcosa che non ho mai saputo" disse. Sogghignò,
alzò il capo e le iridi
castano scuro brillarono. "Tu non ne sai niente, suppongo".
Steve
sgranò
gli occhi, le guance divennero più pallide e si
voltò. Il battito divenne
irregolare e chiuse gli occhi.
"In
prigione?" domandò.
Tony
strinse
la fasciatura, scrollò le spalle e gli si sedette accanto.
"Già. Forse ha
visto un militare e ha pensato volessero farlo rientrare".
Poggiò le mani
sul materasso, piegò il capo si lato sogghignando. "O ha
pensato tu
volessi copiargli il look".
"Hai
... hai qualche sua foto?" domandò Steve rendendo
più bassa la sua voce.
Strofinò il piede per terra, arcuando la schiena ed
espirò dalle narici.
Tony
sporse
le labbra aggrottando la fronte, inspirò. <
Quant'è faticoso fare finta di
niente con certa gente > pensò. Scrollò le
spalle, si alzò e chiuse la
cassetta del pronto soccorso rimettendola nel cassetto. "Ne ho a
decine.
Lo conosco da quasi tredici anni. Era entrato a lavorare in
un'industria dove
passavo parecchio tempo per affari". Si morse il labbro, la mano gli
tremò
e lui strinse il pugno voltandosi; sorrise in maniera forzata. "Dovrei
averle a Malibu. Sì, credo di avere a Malibu tutte le foto,
sicuramente Pepper
le ha messe lì; da qualche parte dove non posso buttarle,
anche se di solito
non lo faccio, tranne per le pulizie, s'intende" disse, con tono
concitato.
Steve
si
alzò in piedi, raddrizzò la schiena e
deglutì a vuoto un paio di volte.
"Mi
trovi su Facebook. Se me le carichi lì mi fai un favore, ma
... ora devo
andare" sussurrò.
Tony
aprì la
bocca battendo le palpebre, socchiuse un occhio sgranando l'altro.
"Facebook? E come ti trovo tra tutti i fake che ci sono?".
"Sono
l'unico Lolly Stark" boffonchiò Steve. Si morse l'interno
della guancia e
deglutì a vuoto.
Tony
sgranò
gli occhi sbiancando, si sedette sul letto sentendo i muscoli tremare e
annuì
più volte. "Okay ... Me ne farò una ragione"
sussurrò.
Steve
si
voltò, avanzò allargando al massimo le gambe con
una serie di larghi passi
cadenzati, aprì la porta e uscì sentendola
chiudere l'uscio alle spalle. Si
voltò e si mise a correre.