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Autore: Carlos Olivera    16/02/2014    2 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Più che uno dei soliti portali, quello aperto da Louise in quella particolare circostanza, complici le sue condizioni di salute precarie e l’averlo creato assieme a Tiffa, assunse caratteristiche anomale, e piuttosto che limitarsi a trasferire la Valliere e tutto il suo equipaggio in un altro luogo la sparò letteralmente fuori dopo averla risucchiata al proprio interno e averla lasciata, per un periodo di tempo indefinibile, prigioniera di una sorta di limbo dimensionale.

Dal punto di vista di Saito e degli altri non erano trascorsi che pochi istanti, giusto il tempo di rendersi conto di aver attraversato il varco, ma per quanto ne sapevano potevano essere trascorse anche diverse ore, e ripresa coscienza del fatto di essere riusciti in qualche modo a sopravvivere i ragazzi si avvidero di stare navigando sopra una sterminata distesa di sabbia.

E quello che era peggio, era chiaro come il sole che splendeva sopra le loro teste che la nave non in quelle condizioni non avrebbe volato ancora a lungo, infatti stava già iniziando a perdere quota.

«Ma che diavolo sta succedendo!?» sbraitò Quintus «Che ci facciamo nel bel mezzo del deserto!?»

«Non è possibile!» disse Louise «Io ho aperto il varco perché si riaprisse in mezzo al mare!»

«Probabilmente il varco non è stato creato con la giusta cura.» ipotizzò Colbert

«Ne parliamo dopo, ora cerchiamo di arrivare a terra vivi!» tagliò corto Kaoru «Iniziare manovre per atterraggio di emergenza!»

«Sì comandante!»

«Diminuire la velocità! Portiamoci al rodaggio minimo!».

La Valliere effettivamente iniziò quasi subito a perdere di spinta, ma nonostante ciò questo non le impedì di continuare imperterrita nella sua discesa verso il basso.

«Così non va, non riusciamo a rallentare!» ringhiò Quintus

«Se tocchiamo terra a questa velocità ci disintegreremo.» disse Kaoru «Alleggerire il carico! Gettate fuori bordo tutto quello che non ci serve! Convogliare tutta l’energia che ci resta nella pietra di levitazione, anche quella propulsiva! Se riesce anche solo a farci planare dovremmo farcela!».

Era un’operazione rischiosissima, far passare tutta quella magia in un sistema di alimentazione già di per sé non adatto a sopportare un simile carico, e che tenuto conto anche dei danni riportati rischiava di collassare polverizzando l’intera nave assieme a tutto il suo equipaggio.

Invece, per chissà quale miracolo, il sistema resse, e la pietra, ancora attiva, prese a risplendere ancora più forte, riuscendo da sola a sopportare le quarantamila e passa tonnellate della Valliere. La nave, a quel punto, seguitò per inerzia a procedere in avanti, ma la sua velocità di discesa calò sensibilmente.

Il problema però restava il suolo sottostante, costellato di dune e formazioni rocciose che, se colpite anche solo blandamente, rischiavano di fare a pezzi la nave.

«Laggiù!» indicò ad un certo punto Seena.

Tutti volsero lo sguardo in quella direzione; ad un paio di miglia a sinistra della nave, come un immenso lago asciutto, vi era una enorme dolina pianeggiante, ideale per un atterraggio di emergenza.

«Se riusciamo a scendere lì, la sabbia morbida attutirà l’urto!» esclamò Kaoru

«Ma come facciamo a virare?» chiese Quintus «Abbiamo tolto ogni energia anche ai sistemi di guida! Non possiamo virare!»

«Vuol dire che ricorreremo a sistemi poco ortodossi».

Era risaputo che un qualunque peso risultava meno difficoltoso da spostare se sospeso nell’aria.

C’erano cinque draghi imbarcati in quel momento a bordo della Valliere, che furono subito fatti decollare; guidati dai loro cavalieri, afferrarono saldamente la prua della nave con le zampe posteriori, per poi prendere a tirare con tutta la loro forza.

A loro si unì anche il professor Colbert, che invocò le raffiche di vento più forti che gli riuscì di creare, e alla fine, incredibilmente, la Valliere prese lentamente a virare, riuscendo infine a mutare la propria direzione proprio verso la dolina.

Come presero a sorvolare l’immensa distesa, abbassandosi sempre di più, quale ulteriore misura precauzionale Kaoru ordinò di inondare la sabbia con tutta l’acqua imbarcata sulla nave tramite le pompe antincendio per renderla ancora più soffice e attutirsi la caduta; rischiavano di restare senza riserve in un luogo in cui l’acqua valeva come l’oro, ma per il momento l’importante era restare vivi.

A quel punto, tutto era nelle mani del destino.

«Reggetevi!» urlò Kaoru quando ormai mancavano pochi metri al suolo.

Tutti sulla plancia fecero appena in tempo a buttarsi a terra, aggrappandosi a qualunque cosa avesse anche solo un aspetto solido, che la prua della nave toccò il suolo sprofondando violentemente nella sabbia assieme al resto della chiglia.

L’urto, pur alleggerito, fu davvero tremendo, abbastanza da far tremare e scricchiolare tutta la Valliere. I ragazzi furono sbalzati in ogni direzione, e qualcuno perse anche la presa sul proprio appiglio, fortunatamente senza conseguenze.

Per interminabili secondi, così lunghi da sembrare ore, la Valliere seguitò a strisciare sulla sabbia, fortunatamente senza prendere fuoco, o peggio ancora frantumarsi, lasciandosi alle spalle un solco profondissimo e vere e proprie eruzioni di polvere; poi finalmente, giunta quasi al centro della dolina, si fermò, ed era a tal punto sprofondata nella sabbia che rimase quasi immobile, inclinandosi solo leggermente verso sinistra.

Dopo molti attimo, la prima che ebbe il coraggio di aprire gli occhi fu Kiluka, la quale si meravigliò del fatto stesso di poterlo fare.

«Siamo… siamo vivi!?».

A quel punto, tra l’equipaggio esplose la gioia.

 

Passato il comprensibile momento dei festeggiamenti, venne quello di fare la conta dei danni.

I marinai si misero subito all’opera. Come prima cosa bisognava riparare i sistemi di alimentazione per permettere alla nave di alzarsi nuovamente in volo, e grazie al cielo i ricambi non mancavano;  oltretutto, come una rapida osservazione dei dintorni da parte di Bidashal e degli altri elfi aveva dimostrato, si trovavano in una zona di deserto ad una sessantina di miglia dalla capitale, e quindi relativamente vicini al mare.

Louise tra tutti era la più provata; evocare quel portale le era costato un’enorme fatica, ma tutto sommato stava abbastanza bene.

«Come stai?» continuava tuttavia a chiederle Saito

«Tranquillo. Ora è tutto a posto.» rispondeva ogni volta lei, mentre la debolezza scompariva poco a poco.

Kaoru e Quintus nel mentre erano ai piedi della nave, intenti ad ispezionarne i danni esterni.

«Alla fine di tutto, non è così grave come si potrebbe pensare.» disse il comandante «Sarà sufficiente qualche riparazione di fortuna e potrà reggere il mare senza problemi.»

«Sarà meglio fare in fretta.» disse Kaoru «Sicuramente quegli elfi ci staranno ancora cercando».

Improvvisamente, senza un apparente motivo, Quintus si mise dritto sull’attenti, portandosi la mano alla fronte.

«Signore!» disse solennemente «Mi scuso anzitempo per quello che sto per fare!»

«Come!?».

Un diretto da knock out si abbatté come una cannonata sullo zigomo del ragazzo, che colto alla sprovvista non riuscì in alcun modo a schivarlo o incassarlo e precipitò a sedere sulla sabbia dopo averlo preso in pieno.

Tutti coloro che avevano visto rimasero di stucco, e lo furono ancora di più quando si avvidero dell’espressione furente comparsa da un istante all’altro negl’occhi di Quintus.

«Si può sapere che ti è saltato in mente?» tuonò sovrastandolo

«Quintus, che succede?» disse Saito avvicinandosi di corsa con tutti gli altri

«Ti rendi conto che avresti potuto ucciderci tutti, assieme a molti altri innocenti? Si può sapere per quale motivo ti sei comportato così, prima?»

«Kaoru, ma di che sta parlando?» chiese Louise.

Nessuno dei due rispose, e anzi Kaoru chinò il capo, lo sguardo perso in una espressione confusa che nessuno gli aveva mai visto.

«Noi tutti abbiamo grande rispetto per voi, comandante.» disse ancora Quintus placando il tono della voce, quasi mortificato «Senza il vostro aiuto non saremmo mai stati in grado di cavarci dalle molte situazioni difficili che ci sono toccate in sorte. E proprio per questo risulta difficile a noi tutti, e a me in particolar modo, riuscire a capire il perché di un tale comportamento».

Di nuovo, Kaoru esitò prima di rispondere.

«Io non so che cosa mi sia preso.» disse guardandosi le mani «Ogni tanto mi sento come se ci fosse un’altra persona dentro di me, un essere sanguinario e violento, che a malapena riesco a controllare.»

«E sarebbe questo altro te stesso a farti agire in questo modo?» domandò Colbert, che aveva capito a sua volta

«Ci convivo dal primo giorno della mia vita di cui abbia memoria. Di solito riesco a contenerlo, ma alle volte viene fuori, e a quel punto neppure io mi rendo conto di quello che faccio».

Seguì un nuovo silenzio, poi Saito si fece avanti, porgendo la mano all’amico.

«Te l’ho già detto, se non sbaglio. Non sei da solo a combattere questo altro te stesso, o qualunque cosa sia.

Hai un sacco di compagni pronti ad aiutarti, quindi non esitare mai a chiedere il nostro sostegno.»

«Saito…».

Kaoru restò un attimo basito, poi, ritrovato il coraggio, accettò l’aiuto di Saito a rialzarsi.

Il lavoro riprese, alacremente e con ritrovata fiducia. Tutti sapevano che Eshamel e i suoi seguaci non si sarebbero arresi, ed era necessario andarsene quanto prima per evitare guai.

Gli elfi, però, sembravano inquieti, e Bidashal in particolare. Da che avevano toccato terra se ne era rimasto da solo, in disparte sulla cima di una duna, con gli occhi fissi sull’orizzonte e l’espressione preoccupata.

Luctiana lo raggiunse; anche lei sembrava avere qualcosa per la testa.

«È decisamente un segno del destino.» disse Bidashal sospirando

«Vorresti dirglielo?».

I due elfi si guardarono, quindi tornarono da Saito, impegnato assieme agli altri marinai a spalare la sabbia per liberare la Valliere e permetterle di decollare.

«C’è una cosa che vorremmo mostrarvi.» disse Bidashal «A te e a Louise.»

«Di che si tratta?»

«Lo vedrai quando saremo arrivati.» tagliò corto Luctiana «Fidati, è importante.»

«Non è molto lontano da qui. Camminando di buona lena, in poche ore potremmo arrivarci.»

«Come volete, ma non sarà facile muoversi in questo deserto. L’acqua è razionata, e i nostri draghi sono ancora esausti. L’unico che non lo era lo ha preso Ari per andare in perlustrazione.»

«Questo non sarà un problema.» disse Kaoru sopraggiungendo assieme al professor Colbert.

 

A bordo della nave, oltre alle armi e agli aerei, vi era anche un autoblindo abbastanza grande da portare otto persone, ed equipaggiato in modo da poter viaggiare tranquillamente anche nelle infide sabbie del deserto.

Così, Saito e Louise si misero in viaggio, accompagnati dai due elfi e da Kaoru, l’unico che sapesse come si guidava quell’affare; c’erano anche il professor Colbert, Tifa, e Kiluka, invitati su esplicita richiesta di Bidashal.

Anche Seena si sarebbe voluta unire al gruppo, se non altro per seguire la sua signorina, ma i posti erano quelli che erano.

«Tranquilla.» aveva detto Louise «La terremo d’occhio».

Viaggiarono per una trentina di minuti, seguendo le indicazioni di Bidashal, seduto al posto del passeggero, fino a che il lontananza non cominciò a comparire una costruzione, ma solo quando vi furono ai piedi i ragazzi poterono percepirne le reali dimensioni.

Doveva trattarsi di un tempio, o forse di un palazzo, ma in ogni caso era immenso, anche se erano evidenti i segni di un lungo e inevitabile declino.

Tramite un lungo viale lastricato si accedeva ad un edificio formato da un basamento rettangolare raggiungibile tramite un’altissima scalinata e sormontato da tre alte piramidi, con quella centrale a svettare sopra le altre, e un po’ ovunque dalla sabbia spuntavano guglie, minareti e un numero incalcolabile di statue; contornava il tutto un ampio colonnato formato da una selva di obelischi, molti dei quali ormai erano parzialmente crollati, che come sbarre di una gabbia cingevano l’edificio formando un cerchio perfetto.

Il tempo aveva fatto il suo dovere, e così il deserto, poiché era evidente anche ad occhio nudo che una parte più o meno grande della struttura doveva essere stata sepolta, per non parlare dell’aspetto diroccato e decadente, anche se tutto sommato le mura sembravano alla vista abbastanza solide e ben conservate.

«Questo posto è immenso.» disse incredulo Saito, rimasto come tutti gli altri a bocca aperta

«È uno dei luoghi più sacri del popolo elfico.» disse Luctiana «Lo chiamiamo Sanek Maktur

«La Culla del Sapere.» tradusse Colbert.

Bidashal evocò nelle mani una sfera di luce, palesando la su volontà di varcare il portone mezzo sfondato dell’edificio in cima alle scale.

«Il motivo dell’odio tra le nostre razze, e la ragione del terrore degli elfi per i maghi del vuoto, sono entrambe racchiuse in questo luogo.» disse aprendo il gruppo «Seguitemi».

Tutti a quel punto si accodarono, ma Kaoru rimase indietro, guardandosi attorno con aria spaesata.

Aveva una strana sensazione.

Avvertiva un qualcosa di insolito in quel luogo, quasi di famigliare, e nella sua mente era un susseguirsi di suoni, rumori, e pensieri evanescenti.

«Kaoru, cos’hai?» domandò Seena vedendo la sua espressione spaesata

«Niente.» dissimulò lui tornando in sé

«Sei sicuro?» disse Louise «Sei pallido.»

«È solo colpa del sole. Non ci sono abituato. Voi andate pure avanti, io vi raggiungo subito».

Saito e gli altri non erano del tutto convinti, ma alla fine vollero fidarsi del loro amico; dopotutto aveva passato un gran brutto momento, ed era naturale che volesse restare un po’ da solo. Così, lo lasciarono solo.

 

Ari sorvolava il cielo ormai da un paio d’ore, nella speranza che quanto prima lo chiamassero con quella strana scatolina nera per avvisarlo che tutto era pronto e che potevano ripartire.

Gli umani erano proprio degli incapaci. Era bastato un niente per sfinire i loro draghi, e come se non bastasse non erano neanche paragonabili come capacità e velocità a quelli usati dal suo popolo. Di sicuro gli addestratori di draghi umani avevano ancora molto da imparare.

Oltretutto il drago che stava cavalcando non sembrava averlo preso in simpatia, forse percependo l’astio nei suoi confronti, e ignorava bellamente la maggior parte dei comandi, oppure li eseguiva solo dopo ripetuti richiami.

«So che non ti sono simpatico.» mugugnò infine l’elfo «Ma per fortuna la nostra collaborazione non durerà ancora a lungo. Cerchiamo di andare d’accordo solo per un po’, poi ognuno per la sua strada».

L’animale sembrò capire, e infatti prese ad obbedire con più celerità, diventando maggiormente controllabile.

D’improvviso, in lontananza, i suoi occhi di elfo scorsero nitidamente qualcosa, e fortunatamente riuscì ad infilarsi in una nuvola giusto in tempo per non venire avvistato. Un attimo dopo, sotto i suoi occhi vide passare una grossa aeronave elfica da combattimento, e nonostante la vista annebbiata poté scorgere nitidamente Eshamel ed Eruvere in piedi sul ponte di comando, lo sguardo all’orizzonte e l’espressione tronfia, di chi sa di essere prossimo alla vittoria.

Attaccarli era un suicidio, e dovette attendere che si allontanassero per uscire dal suo nascondiglio.

«Maledizione, hanno fatto prima del previsto!» ringhiò.

Veloce come più non poteva fece ritorno alla nave, passando per un percorso alternativo per non rischiare di farsi localizzare, ma tornato indietro trovò con suo grande sgomento la Valliere già assaltata e sopraffatta da un nutrito schieramento di truppe ed aeronavi capeggiate da Maddarf.

Quintus e i suoi uomini erano stati colti di sorpresa, e prima che potessero abbozzare una qualche difesa erano stati immediatamente circondati, quindi non avevano avuto altra scelta che arrendersi.

Ora erano tutti ammassati sul ponte, inginocchiati e legati, e anche se gli elfi non avevano idea di come farla funzionare la Valliere era virtualmente persa.

Per fortuna Ari fu abbastanza accorto e scaltro da non farsi vedere, ma questo non migliorava la situazione.

«Dannati schifosi.» mugugnò serrando i denti «Sono passati per strade alternative».

Subito dopo, però, tenendo conto anche del fatto che non vedeva traccia del suo maestro e dei suoi amici umani tra i prigionieri, lo colse un atroce sospetto: se la Valliere era già stata presa, allora dov’era diretta quell’aeronave che aveva schivato per poco?

 

Invece che migliorare, il malessere provato da Kaoru fin dall’istante in cui aveva messo piede in quel complesso monumentale si stava facendo sempre più insistente.

Era come se qualcuno gli stesse sussurrando perennemente nell’orecchio, anche se tutto quello che gli giungeva era solamente un brusio confuso ed insopportabile, da fargli venire voglia di strapparsi i timpani.

«Che cosa ti succede, compare?» gli chiese Derf, senza però ottenere alcuna risposta.

Quella sensazione lo tormentava.

In qualche modo, era sicuro di esserci già stato in quei luoghi.

Ma quando? E perché?

Non era la prima volta che provava quella sensazione. Gli era capitato anche a Fort Segoile, a Tristania, e qualche volta gli capitava perfino a Grasse, ma ora era quasi insopportabile. Forse era per via dell’imponenza e della maestosità di quelle rovine, forse a causa del potere di cui erano sicuramente permeate, fatto sta che non riusciva a togliersi quel fastidio dalla testa.

Prese a camminare senza meta, estremo tentativo di non pensarci, ma ogni volta che alzava gli occhi dalla sabbia tutto ricominciava, diventando sempre più forte.

Ogni sasso, ogni colonna, ogni geroglifico che copriva i muri sembrava chiamarlo, e volergli raccontare qualcosa.

Continuò a ripetersi di non doverci pensare, se non che, da un istante all’altro, quel suono indistinto sembrò acquistare di colpo un po’ più di significato, tramutandosi in un coro di voci sovrapposte ma in qualche modo nitidamente percepibili.

Una luce invisibile lo accecò per un attimo, e quando riaprì gli occhi non era più solo.

Attorno a lui c’erano decine di persone, soldati di Tristain apparentemente, intenti a posizionare in ogni dove strani barilotti in legno, sotterrandone alcuni e lasciandone altri ai piedi dell’edificio principale.

Sembravano un esercito di fantasmi, tanto apparivano lontani e indistinguibili.

O forse il fantasma era proprio lui.

Difficile a dirsi.

Quale che fosse la verità quegli uomini non lo degnavano di uno sguardo, seguitando nel proprio lavoro come non si fossero neppure accorti della sua presenza.

Una voce lo scosse.

«Mi raccomando, piazzatele dappertutto! Questo posto deve essere ridotto in macerie!».

Voltatosi, i suoi occhi furono catturati da un individuo in piedi sopra ad una montagnola di sabbia che gli dava le spalle, rinchiuso all’interno di una scintillante corazza argentata e con un lungo mantello a coprirgli le spalle, nero e fluente come i suoi capelli.

Fece qualche passo avanti, verso quella figura dalla quale si sentì stranamente attratto, senza che però questa, come tutte le altre, si accorgesse di lui.

«Comandante, abbiamo finito.» disse un soldato avvicinandosi a lui «Possiamo far saltare in aria il tempio in qualunque momento.»

«Molto bene. Fai ritirare tutti e da ordine alla Valliere di preparare tutto per una rapida fuga. In fin dei conti, siamo in pieno territorio nemico».

Solo in quel momento Kaoru si accorse di avere la Valliere a levitare sopra la propria testa, intatta e scintillante come appena riparata, e senza alcun segno apparente dello scontro da cui invece era appena uscita.

Nell’istante in cui il giovane rivolse il proprio sguardo prima alla nave e poi nuovamente dinnanzi a sé l’uomo in armatura si volse, e nell’istante in cui furono occhi negli occhi Kaoru si sentì morire dentro.

«Ma cosa…» riuscì a balbettare con la bocca spalancata.

Poi, come quando ci si risveglia da un brutto sogno, tutto scomparve, interrotto da uno sgradevole suono di passi di corsa.

Pur sconvolto, Kaoru si fece forte del proprio addestramento da soldato, anche se come ritornò in sé, mettendo subito mano all’elsa della spada, si ritrovò immediatamente circondato da un piccolo esercito di elfi, tutti con le spade e le lance sguainate e puntate nella sua direzione.

Davanti a lui, Eshamel ed Eruvere, che lo fissavano sornioni.

«E questo sarebbe l’umano di cu avevate tutti paura?» pontificò Eshamel «A me sembra uguale a tutti gli altri. Forse anche persino più sprovveduto.»

«Che ti succede?» gli domandò Eruvere «Ti eri addormentato?».

Kaoru malgrado tutto non sembrava determinato ad arrendersi, malgrado fosse da solo contro una trentina di elfi.

«Compare, sei sicuro di volerlo fare?» gli domandò Derf

«Il tuo amico ha ragione.» disse Eshamel «Sarai anche forte, ma affrontare da solo tutti i miei uomini è un suicidio. Se ti lasci semplicemente uccidere ti risparmierai ulteriori sofferenze.»

«Mettimi alla prova.»

«Come vuoi».

Ad uno schioccare di dita gli elfi partirono all’attacco, e con la stessa rapidità Kaoru prese a farne scempio.

Ciò nonostante era una sfida impari, ed il ragazzo incassò più di un colpo, fortunatamente non letali, ma sufficienti ad indebolirlo.

Con la forza della disperazione Kaoru riuscì ad eliminare più di una decina di avversari, spaventando a tal punto i superstiti da spingerli a tenere le distanze.

Passato il momento di sicurezza persino Eshamel prese a spaventarsi, mentre di contro Eruvere rimaneva calmo ed impassibile.

Improvvisamente, Eruvere fece un passo avanti, puntando il dito contro Kaoru.

«Fermo!» annunciò come un editto.

Kaoru era molto provato, e tutto gli faceva male, ma in quell’istante si ritrovò come paralizzato, incapace di muoversi. Il suo corpo, già rigido, sembrò farsi di pietra, e per quanto si sforzasse non gli riusciva di far altro che tremare vistosamente, senza però poter muovere neppure un dito.

«Compare! Che ti succede?»

«Non… non riesco… a muovermi…»

Tutti, tra gli elfi stessi, restarono basiti.

«E ora…» sorrise Eruvere «Usa quella spada… su te stesso».

Di nuovo, Kaoru sentì di non avere il controllo del suo corpo, il quale, piantatosi a terra a gambe divaricate, afferrò saldamente la katana per la lama, rivolgendola verso di sé all’altezza del cuore. Il ragazzo combatteva con tutte le sue forze, ma non c’era niente da fare. Era come se qualcun altro lo stesse muovendo attraverso dei fili, quasi fosse stato una marionette.

«Compare!».

Un solo colpo, violentissimo. Kaoru quasi si trapassò da parte a parte, e come ritrasse la lama la sabbia si tinse del sangue che prese a sgorgare a fiotti sia dalla ferita che dalla bocca e dal naso, violentemente tossito all’esterno negli spasimi della morte.

Il ragazzo non riusciva a crederci, così come non riusciva a credere di essere giunto alla fine. Avvinto, rantolò nel suo sangue, finalmente libero dalle catene ma moribondo.

«Non temere.» riuscì a sentire mentre la vista gli si offuscava e gli occhi si chiudevano «Non sarai solo nella strada per l’oltretomba. Altri verranno presto a farti compagnia».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

È passato un po’ di tempo, ma finalmente sono riuscito ad aggiornare.

Un capitolo interessante, che ne dite?

Il prossimo, ve lo garantisco, lo sarà ancora di più!

Comunque state tranquilli, stavolta non vi farò aspettare tanto. Dopotutto non sarei mai così fetente da far passare troppo tempo dopo aver concluso il capitolo in un modo simile.

Grazie a tutti quelli che leggono o recensiscono.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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