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Autore: patty92    18/06/2008    0 recensioni
"Sullo sfondo di un mare in tempesta l'isola si ergeva dai flutti tumultuosi, improvvisamente e senza alcun sentore. Banchi grigiastri di nebbia l'avvolgevano, occultandone la vista e donandole il suo nome. Proprio in quel luogo due grandi poteri della storia erano nati ed erano stati distrutti. E l'eredità di sapere lasciata dal passato attendeva, con trepidazione: occorreva solo che qualche temerario accogliesse la sfida..."
Due avventurieri partono alla ricerca di un misterioso tesoro, nascosto su un'isola che tutti considerano maledetta. Storia ambientata su un altro pianeta, con un'ambientazione dai caratteri prettamente medievali e un possibile risvolto fantasy. In realtà qual è il segreto dell'Isola delle Nebbie?
Genere: Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Mistero dell'Isola delle Nebbie Prologo

Cap. 2

Arnic il Guerriero e Leanderhall la Studiosa

Arnic scese in paese, correndo, mentre una sorda speranza si insinuava dentro di lui. La strada era deserta, chissà dove era andata quella misteriosa Leanderhall, doveva assolutamente trovarla.

“Sembra che tu stia cercando qualcosa, posso aiutarti?” domandò una voce alle sue spalle.
Arnic si girò di scatto e vide proprio l’avventuriera del sud, appoggiata sul muro della locanda, accanto alla porta, con le braccia conserte. Il suo mantello non rifletteva la luce: probabilmente non l’avrebbe notata se non fosse stato attirato dal suono della sua domanda.
“In realtà l’hai già fatto, vorrei chiederti una cosa…” ripose quindi, leggermente ansante.
L’altra sorrise distintamente. “Fai pure, ma prima sappi che se non mi dici perché vuoi andare sull’Isola delle Nebbie, non accetterò mai di aiutarti.” replicò la ragazza, pacatamente. Evidentemente la voce si era sparsa in fretta, tuttavia il suo intuito doveva essere formidabile.
Arnic esitò, non voleva parlare della sua vita privata con un’estranea, però non aveva molta scelta e inoltre quella Leanderhall gli ispirava fiducia.
“È una storia lunga, seguimi, devo cercare una barca per partire prima dell’alba, posso parlare camminando.”
La ragazza annuì e così venne a sapere dei problemi di Arnic con Lord, del suo fallimento e del ricatto del finanziatore.
“Non hai fallito.” commentò, solo. “Semplicemente qualcuno è stato nelle grotte di Cristallo prima di te.”
“Che vuoi dire?”
“Un gruppo di Avventurieri che conosco sono tornati con il tesoro delle caverne più o meno mentre tu partivi da Acquamarina.”
“Fantastico…” rispose mestamente il ragazzo. “Assolutamente fantastico, in pratica ora sono deriso da tutti per un semplice ritardo.”
Leanderhall scoppiò a ridere. “Nessuno è infallibile, Arnic. Un vero avventuriere sa accettare le proprie sconfitte e trarre vantaggio dalle sue esperienze. Se sei arrivato fino alla fine delle grotte di Cristallo significa che sei capace. Gli uomini come Job sono dei veri ciarlatani: in vita sua non ha mai portato a termine una spedizione, non da solo almeno. Dubito che sarebbe in grado di trovare un tesoro nel suo giardino, perfino se sapesse esattamente dove cercare!” commentò, allegra.
Arnic la fissò stupito, ma nel profondo riconoscente. Decisamente sembrava aver avuto una grande fortuna nell’incontrare quell’avventuriera.
“Almeno hai una minima idea di che cosa sia il tesoro dell’isola?” domandò improvvisamente Leanderhall, distogliendolo dalle sue riflessioni.
“No, ma alcuni mormorano di montagne d’oro e pietre preziose.” rispose, affascinato.
“Sì certo, ma Lord è già straricco di suo, quel che gli interessa adesso è il potere.” osservò la ragazza, assorta. Arnic si domandò se quella fosse più una sua riflessione che un osservazione diretta a lui.
“Che intendi dire?” chiese comunque, curioso.
“Secondo la leggenda il palazzo dei Settercik sorge sulle rovine della Città d’Oro, la capitale del regno degli Studiosi, e contiene tutto il sapere rimasto che avevano acquisito. Con questa conoscenza un uomo potrebbe comandare su tutto il mondo, il vero potere degli alieni stava negli Studiosi, senza di loro i Guerrieri avrebbero combattuto in eterno con lance dalla punta di pietra.” spiegò la ragazza, con solennità. I suoi occhi brillarono. Per Arnic fu chiaro di aver trovato una di quelle avventuriere esaltate, che speravano di riportare la civiltà umana agli stessi fasti di quella aliena.
Il ragazzo sbuffò. “Non mi interessa, voglio solo salvare mio nonno.” affermò l’altro, deciso.
La ragazza lo guardò di sottecchi, assorta. La sua situazione era difficile, senza alcun dubbio, ma non le era sembrato di aver incontrato un altro di quegli insulsi cacciatori di tesori che si spacciavano per Avventurieri. Nel Sud, da dove veniva, fare quel mestiere significa tutt’altro. Doveva accettare che l’Ovest ospitasse gente di mentalità diversa, però non avrebbe offerto il suo aiuto a un mero mercenario.
“Sei avventuriero solo per arricchirti?” domandò, con tono indecifrabile.
“Sì esatto, non ci vedo niente di male.” replicò l’altro alzando le spalle.
“Non badi all’aspetto storico dei reperti che riporti e non cerchi di apprendere cose nuove?”
“No, vendo tutti i libri antichi che trovo e l’unica cosa che mi interessa sapere è l’arte del combattimento.”
“Saresti un Guerriero di primo ordine se tu non fossi umano.” osservò allora Leanderhall, sorridendo stranamente.
“E tu una Studiosa, ma con questo? Non ho bisogno di consigli, voglio solo il tuo aiuto.” mormorò l’altro, irritato, suonando piuttosto arrogante.
“Da quando sogni di essere un avventuriero?”
“Da quanto avevo circa sei anni.”
“Sei solo un mercenario, non un vero avventuriero, Arnic.” commentò Leanderhall, pacata. “E la tua richiesta pare un po’ troppo presuntuosa per uno che è disperato.”
“Non mi interessa!” sbottò l’altro, infuriato. “E visto che non vuoi aiutarmi, me ne vado: ho da fare. Grazie per l’aiuto.”
Arnic se ne andò di corsa, frustato: era stato un’idiota a parlare con quella Leanderhall, sarebbe andato da solo! Dietro di lui la misteriosa ragazza sorrise, senza cercare di raggiungerlo.

La spiaggia era decisamente silenziosa, sotto di lui, e si sentiva solo il leggero sciabordare delle onde, che lasciavano della soffice schiuma bianca sulla sabbia. Il ragazzo sorrise. Niente tempeste e la marea era buona: il viaggio sarebbe stato tranquillo. Sarebbe giunto alla meta senza problemi. Doveva ammettere che ora era davvero più tranquillo. Dopotutto lui era un avventuriere, qualsiasi cosa pensasse Leanderhall. Pochi minuti dopo aver lasciato la ragazza, Arnic arrivò alla capanna di un vecchio pescatore, suo amico. L’edificio era semplice e spoglio, in legno chiaro, ed aveva solo una stanza. Il vecchio aprì la porta subito, senza offendersi per l’ora tarda. Ascoltò con pazienza la richiesta di Arnic e accettò subito di prestargli la sua barca, anche conoscendo la destinazione, perché era in debito con lui, gli disse solo, prima che partisse: “Sii prudente, ragazzo mio, voglio vederti tornare sorridente con il tesoro, mi raccomando.”
“Contaci, amico, e grazie.” ribatté l’avventuriere, correndo via.
Arnic si diresse verso il peschereccio, ancorato nelle immediate vicinanze in una piccola baia, la barca non era molto grande, ma era veloce, aveva una stiva e una cabina per dormire, inoltre non avrebbe avuto problemi a guidarlo: era un ottimo marinaio, anzi le cose che gli riuscivano meglio nella vita erano il combattimento con la spada e la navigazione. Il ragazzo impiegò mezz’ora a preparare la barca e, quando stava per salpare, qualcuno domandò: “Hai intenzione di navigare da solo fino all’isola? È molto lontana.”
“Me la caverò, Leanderhall, ti ho già detto che non ho bisogno d’aiuto, vattene.” rispose Arnic seccato, ma anche stupito, la ragazza era seduta sulla sabbia dietro di lui e probabilmente si trovava sulla spiaggia da molto tempo, infatti non l’aveva vista arrivare, si chiese come sapesse che, fra tutti le barche ormeggiate nel vasto porto della città, avrebbe usato proprio quella. In realtà l’abilità nel nascondersi fra le ombre di Leanderhall era molto alta, per questo Arnic non si era accorta di lei, mentre lo stava cercando.
“Non credi di essere un po’ precipitoso?” osservò allora l’avventuriera, divertita.
“Che vuoi dire?”
“È buio pesto, potresti schiantarti sulla scogliera, non ti conviene aspettare domattina e intanto cercare aiuto?” domandò l’altra, serafica.
“Idiozie! Conosco questa baia come le mie tasche e, per inciso, non ho bisogno di una mano.” sbottò, infuriato, Arnic. “Inoltre non ho tempo: ci sono almeno due giorni di navigazione da qui all’isola e devo ritornare tra una settimana, se considero anche il viaggio di ritorno ho solo tre giorni per esplorarla. Adesso perché non ritorni a farti gli affari tuoi e mi lasci in pace? Mi hai già tormentato abbastanza!”
La ragazza percepì un sorta di amarezza nella sua voce. Sorrise dolcemente per un secondo, probabilmente non si era sbagliata, in fondo.
“Non volevo offenderti, Arnic il Vigoroso, prima sono stata inopportuna, vuoi scusarmi?” chiese Leanderhall pacatamente.
Il ragazzo, indifferente, continuò nei preparativi e non rispose così la ragazza continuò: “Ammetto di aver esagerato, ma stavo solo esprimendo un punto di vista… comunque, come ti dicevo hai bisogno d’aiuto.”
“Questo è il tuo parere ed è diverso dal mio, inoltre dubito che qualcuno degli avventurieri di questa città abbia voglia di andare nell’Isola delle Nebbie.” sibilò Arnic in risposta.
“Giusto, credevo che qui nell’Ovest la gente fosse coraggiosa, ma sbagliavo. Io vengo dal Sud però…”
“Non finire quella frase Leanderhall, andrò da solo.” la interrupe, bruscamente, il ragazzo.
“Fai pure, troverò un’altra nave per raggiungere l’isola, ma non aspettarti di trovare il tesoro al tuo arrivo.” concluse la ragazza, alzandosi.
“Aspetta, vai anche tu nell’isola?” esclamò Arnic, interdetto.
“Certo, quel posto è pieno di mistero e io sono un’avventuriera…”
Il ragazzo rifletté: l’ultima cosa di cui aveva bisogno era un’avversaria, forse gli conveniva accettare l’aiuto offertogli.
“C’è posto sulla barca, se vuoi venire…” disse precipitosamente. Non aveva neanche finito di parlare, che Leanderhall saltò con agilità sorprendente sulla barca, la quale, finalmente, poté salpare verso nord ovest, silenziosa e rapida alla volta dell’isola delle Nebbie. Leanderhall la Studiosa e Arnic il Guerriero avevano appena concordato la loro alleanza, aprendo la strada verso il ritrovamento del tesoro dei Settercik.
“Ci aspetta un bel viaggetto.” commentò l’avventuriera, allegramente, mentre Arnic la fissava stupito: non era del tutto sicuro di aver fatto la scelta giusta a portarla con sé.

Inizialmente il viaggio fu tranquillo: nessuno dei due parlava. Più proseguiva, però, e più Leanderhall era inquieta: una fastidiosa sensazione di déjà vu le martellava in testa.
“Ci sono problemi?” domandò la voce di Arnic, dietro di lei. Ovviamente il ragazzo era a poppa, al timone.
“No.” fu la risposta tranquilla di Leanderhall, che era seduta a circa metà della nave, davanti all’entrata della cabina.
“Potresti andare a riposare. Almeno uno di noi dovrebbe essere sveglio domani.” mormorò Arnic, sbadigliando.
Leanderhall sorrise. “Stava pensando, ma in effetti un po’ di sonno mi farà bene.” commentò, pacata. Si alzò con grazia, mettendo una mano sulla maniglia della porta dietro di lei.
“Sei arrivata questa sera ad Acquamarina, vero?” domandò improvvisamente Arnic.
L’altra annuì, forse leggermente stupita. “Immagino che mi avrai vista salire le scale della locanda e che sapessi che essa non avesse ospiti da almeno una settimana.” osservò, però, calmissima.
Arnic rimase di sasso. “In effetti sì.”
“Ti ho visto anch’io, nello specchio in cima alle scale. E quando ho pagato il conto alla locanda l’oste stava quasi saltando di gioia, borbottando che non aveva mai visto una settimana così scarsa di clienti. Per fortuna che questo è il ritrovo degli avventurieri, ha soggiunto poi, che mi riempiono la locando tutta la sera! Ovviamente, quindi, anche tu devi essere cliente abituale al “Leone Rampante”, no?” spiegò la ragazza, sorridendo.
“In effetti sì”
“Allora buonanotte, sta’ attento. Il mare può essere infido.”
“Buonanotte.” ribatté Arnic, stancamente. Quella ragazza era davvero incredibile.

Nello stesso momento, in una stanza male illuminata, due uomini stavano parlando, uno era completamente avvolto in un mantello nero, l’altro portava un uniforme grigia. Si capiva perfettamente l’ansia del primo, che borbottava nervosamente, e il terrore del secondo.
“Sei sicuro di quello che dici?” chiese l’uomo ammantato.
“Sì, Eccellenza, i suoi uomini hanno interrogato tutti i presenti nella locanda, non ci sono dubbi.” “Ed era sola?”
“Sì, ma gli altri potrebbero arrivare in qualsiasi momento.”
“Maledizione, non ho tempo di aspettare… dovrò arrangiarmi, preparatemi una nave.”
“Ne è certo, eccellenza? Credo che…”
“Non mi importa quello che credi, mi basta che tu faccia in fretta, muoviti!” sbottò l’altro, infuriato. “Scenderò fra dieci minuti e per allora esigo la barca pronta.” concluse irato, andandosene.
Il soldato in uniforme deglutì, pensando che fosse decisamente meglio ubbidire.

Sullo sfondo di un mare in tempesta, per fortuna lontano, l'isola si ergeva dai flutti tumultuosi, improvvisamente e senza alcun sentore. Banchi grigiastri di nebbia l'avvolgevano, occultandone la vista e donandole il suo nome. Proprio in quel luogo due grandi poteri della storia erano nati ed erano stati distrutti. E l'eredità di sapere lasciata dal passato attendeva, con trepidazione: occorreva solo che qualche temerario accogliesse la sfida. Era ormai l’alba, quando i due avventuri la raggiunsero, stupendosi dell’aura inquietante di mistero che la avvolgeva. Per non parlare del fitto strato di nebbia grigia, in effetti non appena la barca si avvicinò alla sua costa Arnic fu costretto a fermarsi: non vedeva più lontano del suo naso.
“Proseguire è rischioso” commentò, irritato.
“Dovrebbe esserci un molo qui vicino, forse dovremmo aspettare che la foschia si diradi.” rispose allora Leanderhall che si trovava dalla parte opposta del timone, a prua.
L’avventuriera si era alzata quasi un’ora prima ed era rimasta lì, a fissare il mare davanti a lei, assorta.
“Non abbiamo tempo da perdere…” sbottò Arnic.
“Non lasciare che al fretta e la tensione guidino i tuoi passi, la preoccupazione per tuo nonno ti fa onore, ma se ci schiantiamo non potrai riuscire a salvarlo.” rispose Leanderhall, carezzevole.
“Oh, per tutti gli avventurieri, non mi serve la paternale!” ribatté l’altro, seccato.
“Sei nervoso.” osservò la ragazza. “Dovresti riposare, esplorare l’isola non sarà facile, inoltre senza nebbia sarà tutto più semplice: non aspetteremo oltre mezzogiorno, tranquillo.”
Arnic stava per ribattere, ma si accorse che Leanderhall aveva ragione.
“Non oltre mezzogiorno.” ripeté, deciso, entrando nella cabina e sbattendosi la porta alle spalle. Leanderhall sospirò, lo sguardo fisso sulla gigantesca isola davanti a sé. E così era arrivata, anche se aveva la strana sensazione che il suo fosse più un ritorno. Ma che diavolo le succedeva? La ragazza scosse la testa, irritata. Il difficile stava per arrivare.

  
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