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Autore: Ashihei    16/02/2014    2 recensioni
30 maggio del 1431. Castello di Rouen.
Un breve racconto che tratta gli ultimi momenti della vita di Giovanna D'Arco, dalla prigionia alla dolorosa morte sul rogo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Tutto ciò accadde il trenta maggio del 1431.
All’interno di una delle celle del monumentale castello di Rouen, sorvegliata a vista da decine di soldati, giaceva la famosa Jeanne.
Era vestita di soli stracci e avvolta in un lenzuolo scadente.
I suoi capelli neri - una volta fluenti e invidiati da tutte le conoscenti - erano ormai sfibrati e avevano perso ogni tipo di bellezza.
La sua pelle era pallida. Non ricordava l’ultima volta che aveva visto la luce del sole, che aveva sentito il calore dei suoi raggi entrarle nella pelle, riscaldandola.
Si sentiva sfiorita, e ogni speranza di salvezza era perduta.
Era stata fatta prigioniera e processata per lungo tempo.
Mente guardava verso il soffitto con uno sguardo più vuoto che mai, sentì il rumore di alcuni passi.
Così si mise seduta e aspettò che - chiunque fosse - apparisse davanti alle sbarre della cella.
Strizzò gli occhi e vide avvicinarsi con passo spedito due persone.
Guardò meglio: erano vestiti con una tunica marrone e la loro vita era cinta da una corda. Dei frati.
Uno di loro bisbigliò qualcosa al soldato più vicino e un altro, appostato lì accanto, aprì la porta dopo il cenno del superiore.
I due uomini di Chiesa entrarono nella piccola stanza.
Era lercia.
Cumoli di paglia erano sparsi ovunque e la sporcizia ricopriva ogni angolo, anche tra quelli più reconditi.
Mentre osservavano la donna - o ragazza, data la sua giovane età - uno dei due cominciò a parlare, con voce solenne.
« Il mio nome è Martin Ladvenu, frate devoto e uomo giusto. Mi è stato affidato il compito di comunicarle, assieme al mio compagno, gli esiti del processo che la ritengono colpevole di atti eretici contro la Santa Istituzione. » disse,schiarendosi la voce « Ebbene, Jeanne D’Arc. Sei stata condannata alla morte per mezzo delle fiamme. Nell’immediato pomeriggio verrai scortata nella vecchia piazza di Rouen, ove si compierà il tuo destino. » subito,fece il gesto della Croce verso di lei « Che il Signore abbia pietà della tua anima. »
Jeanne, che aveva ascoltato la sentenza senza battere ciglio e senza nemmeno dire una parola, non sembrò per niente sconvolta, quando finalmente parlò.
« Comprendo » rispose, volgendo lo sguardo verso il frate « Ma ditemi, o frate. Sono degna di almeno un ultimo desiderio? »
Martin la guardò sbieco.
« In che cosa consiste? »
« Oh, non sarà cosa difficile per voi. Tutto ciò che chiedo è di ricevere l’eucarestia, un’ultima volta. »
A queste parole, i due frati si scambiarono sguardi che variarono dalla sorpresa, alla pietà.
« Sono molto colpito, donzella. Ma come ben saprete, non è consentito ad un eretico di comunicarsi. » rispose lui, avvilito.
« La prego, è tutto ciò che chiedo. Solo un ultimo atto di carità cristiana. Anche io sono una figlia del Signore, dopotutto... » continuò lei, straziata.
Il frate si sentì stringere il cuore.
Chi era lui per negare un sacramento così importante ad una persona che da lì a poco sarebbe morta?
Perdono e Comprensione.
Non era forse su questi due temi fondamentali che posava le radici il Cristianesimo?
Dunque, in balia della misericordia, decise di accontentare l’ultima richiesta di quella giovane donna, che sembrava aver sofferto per fin troppo tempo.
Si avvicinò a lei e, con animo sereno, violò una norma ecclesiastica.
 

Dopo poche ore, Jeanne fu condotta nella piazza, dove una folla di persone si era già radunata attorno al punto in cui era stata posizionata la legna, pronta per ardere.
Con indosso un lungo abito bianco, venne spinta tra le mani del boia, che si preparava a compiere il suo lavoro.
La povera ragazza chiedeva perdono e invocava il nome dei Santi e di Maria, al punto che un uomo del posto le ricavò una croce da due ramoscelli e gliela consegnò, frustrato.
Venne legata all’alto palo in legno di frassino con una corda strettissima, sotto lo sguardo dei soldati e dei civili.
Poi, uno dei militari diede una pacca al boia sussurrandogli all’orecchio “Fa' ciò che devi.”.
Egli prese la torcia che gli era stata allungata e, silenziosamente, appiccò il fuoco alla legna che si trovava ai piedi della donna.
Il fumo nero cominciò a levarsi da sotto di lei, mentre urlava in preda all’angoscia e al terrificante dolore.
Le membra cominciarono a bruciarle, e a poco a poco il fuoco si diffuse in ogni parte del suo corpo, mentre Jeanne ripeteva a gran voce un’unica parola, più e più volte.
« Gesù! »
 
  
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