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Autore: Kif_AleProduction    18/06/2008    2 recensioni
Che hai sognato Alessandro?
Hai sognato una birra? Una nuova “amica”?Una nuova discoteca?
Forse non lo sai. Fra qualche giorno sognerai lei.
E forse non rientrerai alle 7 di mattina. Forse dormirai comunque fino a tardi.
Non per il troppo alcol, bensì per un altro tipo di cosa.
Per due occhi verdi.
Per quel sorriso.
Per quel No.
Perché prima o poi ci si innamora.
E c’è chi lo dice.
C'è una prima volta per tutto.
E non sarai tu a farti male, sarà quel bimbo che cadrà da una bici perché non ha le rotelline. Perché, Ale, è difficile imparare. È difficile imparare ad amare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Two

Chapter Two

-        Chi Sei E Chi Sarai –

Who You Are And Who You Will Be

 

Un murales rosa.

Una scritta su un muro, un muro di una camera, una camera piena di sogni, troppo grandi per quel posto troppo piccolo. Creativa come la padrona. Sul murales c’è scritto “Kiara”, la proprietaria di quella camera, e gettata sul letto c’è lei. Risponde a un messaggio, il messaggio di Lui. Quel lui si chiama Alessio. Un anno più grande, due occhi scuri e un dolce sorriso.

“Esci oggi?”

L’ennesimo no, quel giorno non può. Ha un impegno, un impegno importante.

“Sempre il solito, va beh non importa ci sentiamo più tardi amore.”

Almeno comprende, comprende il perché.

Il perché sta in una parola. Danza.

Una passione, una vita.

Quella parola che racchiude in sè un intero mondo…

Perché ballare è più che seguire la musica.

Ballare è dare agli altri una parte di te.

Ballare è stare davanti ad uno specchio per ore a correggere i passi.

Anche se sei stanca. Se non ce la fai.

 

“Hai mai guardato dentro lo specchio, Chiara?

Ti sei mai fermata a osservare la gente dallo specchio? Vederli da fuori per come sono realmente.

Ti piacerebbe, vero, starci dentro uno specchio e guardare con i tuoi occhi curiosi la gente che passa. Che và.

Madri in carriera, ragazzine prima di un appuntamento. Gente comune e Non.

Sarebbe bello. Perché uno specchio lo puoi usare anche come arma.

Per smascherare i difetti.

Non degli altri.

I tuoi”.

 

“Mamma ma a cosa serve quello?”

La prima, lampante cosa che quella bimba minuta dai grandi occhi curiosi notò, appena entrata dalla porta, era quello. Quell'immenso, gigantesco specchio che riluceva ricoprendo una buona parte della parete della stanza.

Pulito, perfetto.

Luminoso.

 

E la prima cosa che quella bimba si chiese fu: se c’è uno specchio vorrà dire che siamo finiti nel posto sbagliato, no?

Chissà magari è un negozio di vestiti, e la mamma non se ne è accorta.

 

“Serve per correggere gli errori, i difetti”

Una calda voce con un delicato accento rispose. Non era la voce della mamma.

Bensì di quella signora accanto a lei.

 

Sembra uscita da un libro di fiabe.

Si, era proprio quello che aveva pensato.

Quella signora sembrava uscita da una favola.

Una via di mezzo tra la fata e un elfo. La bimbetta sgranò gli occhi stupita.

Una gonna lunga, scarpe nere lucide. Una camicetta piena di pizzi elaborati e uno scialle. Sì, uno scialle nero, con i ricami fitti. E poi i capelli tirati in una strana acconciatura.

‘Un po’ troppo… troppo…’ Inutile la parola non le veniva.

 

“Sono Teresa, tua futura maestra di Danza. E tu sei?” Sorrise forzatamente verso la bimbetta.

Lei punto i suoi occhioni su di lei “Chiara… mi chiamo Chiara”

 

“Fu cosi che cominciò la tua vita di ballerina…appena poche settimane dopo trovasti la parola adatta.

Teresa era severa.

Non esisteva altro aggettivo. Forse nella tua mente era “cattiva”. Ma il punto rimaneva uno.

PRETENDEVA solo il MASSIMO.

E il primo pensiero che comincio a nascere dentro di te era uno.

Odiavi la danza, volevi smettere.

Non ti piaceva quel tutto.

I body, le amichette smorfiose. Non ti piaceva Lei.

No, tu Chiara ti eri ripromessa una cosa.

Mai. Mai. Per nulla al mondo avresti continuato a ballare.”

 

“Mamma…” Otto di sera, la bimbetta appoggiata al bancone scrutava la mamma al di sopra del suo bicchiere d’acqua.

La borsa di scuola vicino e gli occhi decisi.

“Amore che c’è?” La voce della signora Carla, sui 40 dai capelli neri, risuonò leggermente preoccupata.

“La danza non mi piace.”

Testarda. Cocciuta.

“Non sono capace, e la maestra è severa. Dice che non mi impegno. Ma non è vero! Solo che…”

“Solo che cosa, Chiara?”

“Io non voglio ballare”

La madre corrugò le labbra indecisa.

La doveva obbligare? Se non le piaceva era inutile obbligarla.

Con la mano libera si asciugò la fronte e ravvivò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Guardò la figlia.

Due grandi occhi verdi la fissavano. Cercando di capire la possibile risposta. Chiedendosi se avrebbe continuato o no.

“Vorrà dire che smetterai.”

Prima stupore, poi un sorriso.

“Grazie mamma!”

 

“Che buffa la vita…”

 

14 anni dopo, nella stessa sala davanti ad uno specchio dai bordi dorati, una ragazza.

Continua a provare un passo sulle punte di gesso.

Non le riesce ma continua.

La musica risuona ripetitiva dalle casse, e lei continua imperterrita a eseguirlo.

“Passe, passe, demi-plies, arabesque, ronde, e 1…2…3…piroet. Preparo, 1-2-3. Ferma. »

Finalmente, dopo un’ora, il passo riesce.

La ragazza si ferma, i piedi in prima a raddrizzare il busto.

Corregge la linea della caviglia, abbassa le spalle e allinea le mani.

 

‘Serve a correggere i difetti’

 

Sorride al pensiero di quella frase.

Si è corretta, si è corretta anche lei. Merito di quel giorno. Quando vide il lago dei cigni.

Aggraziate, le ragazze piroettavano leggiadre sulle punte, nei loro stupendi costumi.

Apparivano cosi eteree a quella bimba di sei anni.

Che disse a fior di labbra, incantata.

“Voglio essere cosi anch’io…voglio tornare a ballare”

 

“Ci credi ancora in quel sogno, vero, Chiara? Nell’essere una ballerina… Non saresti lì se no..”

 

Da quanto ricordava ballare non era mai stato facile, ma era stato lì, un giorno uscendo da uno spettacolo che aveva conosciuto Lui. E da allora aveva sorriso. Da allora l’aveva sempre ritrovato ai suoi spettacoli, perché sì, alla fine l’aveva fatta…

 

Ecco il motivo di tanti “No”, dei tanti “più tardi”.

 

“Ciao Mauro!” sorride Chiara salutando il barista. Ogni volta dopo lezione si ferma lì. Si ferma e compra l’acqua, un panino, qualcosa.

E Mauro ormai la conosce, conosce quella ragazzina che cambia le scarpe in base all’umore. Che spera un giorno di poter ballare alla scala, a Parigi, a New York.

“Una bottiglia d’acqua principessa?”

“Grazie Mauro, ma principessa è vecchio. Lo diceva anche Benigni”

“E io sono vecchio, ho il diritto di dirlo” lei ride.

“Non sei vecchio… sei… vissuto!”

“Non sono un vestito!” Scrolla la testolina bionda e ride.

Mauro le mette il sorriso. 50 anni in quel bar, vicino al teatro. Una parte di storia di una città.

Paga l’acqua, si siede al tavolo e tira fuori un foglio, lo appoggia sulla sedia.

Lo prenderà poi dopo, nella borsa si stropiccia.

Beve la sua acqua, gira le pagine del giornale. Si riposa dopo quelle tre ore.

Il campanellino sulla porta del bar tintinna. Allegro a dire “c’è una nuova persona, guarda!”

E lei guarda… si gira.

È un ragazzo. Con un borsone da nuoto al braccio. Si dirige al bancone, le sbatte contro…nemmeno se ne accorge, cafone.

Butta l’occhio sull’orologio. È tardi deve andare. Quella sera è la grande sera, quella sera è la sera dello spettacolo. Raccatta la borsa.

“Ciao Mauro vado, faccio tardi senno”

“Giorno X?”

“Sì” ride lei incrociando le dita.

“In bocca al lupo principessa.”

Speriamo crepi…

 

E se ne va da quel negozio, da quel bar, da quel tavolo. Se ne va con la fretta di chi ha qualcosa di molto importante da fare. Se ne va e scorda qualcosa.

Che no, non si doveva stropicciare ma nemmeno dimenticare.

 

*-*

 

- 3…2…1…partenza!-

Splash, il rumore di otto persone che si tuffavano in acqua, e lì nella fila centrale, in vantaggio rispetto a tutti gli altri, lui… Alessandro.

Una gara di nuoto, l’acqua fredda gli schiarisce le idee. Bracciata a libero veloce, e poi ancora per arrivare a quel muretto che da piccolo sembrava così lontano.

-         -         Vai Ale vinci!!!!-

I suoi amici da dietro la vetrata si sbracciavano e facevano il tifo, sembrava quasi di essere allo stadio. Quattro o cinque ragazzi, alcuni biondi altri mori, giubbotti di jeans e piumini reggevano in mano dei cartelli improvvisati con la scritta “Vai e battili tutti”. Tifo come per una partita, neanche si giocasse una nazionale.

Che pazzi…ma è questa l’amicizia no?

Essere folli, allegri, avere 18 anni e fregarsene dei problemi.

Ancora poche bracciate e eccolo arrivare per primo.

Dietro al vetro i ragazzi improvvisarono un trenino molto stile conga.

Alcune mamme indignate si alzano, gettando occhiatacce a quei teppistelli.

Dall’altra parte della piscina, un ragazzo dai capelli e dagli occhi castani stava cavandosi la cuffia mentre sorrideva, quasi ebete con un sorriso sulle labbra.

Una tizia gli si avvicino sorridendo.

“Complimenti bella gara…” Lo abbraccia ridendo.

“Ehm grazie Lucia…”

“Lucia?”

“Scusami è vero Giulia…” la ragazza si stacca indignata.

“Giulia?”

“Oddio mancava solo questa…Federica, nono, Alessandra, no ehm…” pensò il ragazzo inquieto.

“Giada!!!Ma stavo scherzando!”

“Speriamo se la beva”

“Già tu hai sempre voglia di scherzare!!!”

Ammicca maliziosa in sua direzione, e si allontana sculettando.

“Troia…” è il suo primo pensiero nel vedere quella bassina dai capelli lisci color topo allontanarsi.

“Che mondo e Che gente…”.

 Raccatta svogliato l’asciugamano buttato alla rinfusa sulla panca e si dirige negli spogliatoi.

“11 Vittorie, suona parecchio bene…” Sorriso tra sè e sè… ”ah e tante belle ragazze intorno”.

Riempie il borsone dopo la doccia, e poi di corsa al bar.

 

Ed è lì. Che si siede a una tavolo, che si siede su qualcosa di scomodo, si rialza e scopre che è un pezzo di carta. Una locandina di uno spettacolo, che è… quella sera.

E gli viene in mente la ragazza dai boccoli biondi con la felpa verde mela.

A cui ha apposta sbattuto contro. E che il barista ha salutato con un principessa.

“Mauro scusa… ma c’era questo”

Indica il foglio.

“oh no, Chiara! Corri, guarda se c’è ancora…” e allora esce. Con i capelli bagnati e la tuta. La cerca tra la folla. Ma di quella maglia verde non c’è traccia.

Rientra e scuote la testa poggia il foglio sul banco a Mauro.

“Chi è?” Chiede.

“Si chiama chiara, ma non è roba per te.” Risponde lui.

Chiara, bel nome. Cosa fa la ballerina? Puah.

 

Al teatro…

31 gennaio giorno del saggio di danza…

 

Lo spettacolo stava andando per il meglio.

Chiara, splendente come sempre, danzava con aggraziata dolcezza.

-You never take the way of I am mon cher-

In prima fila Alessio applaudiva fragorosamente.

Aveva preparato un enorme mazzo di rose per la sua ragazza, adesso in mano al vecchino sonnecchiante alla sua sinistra.

“The tiger is a tiger not a lamb mon cher” diceva con voce forte e sensuale la ragazza.

Il direttore, un omino basso con tendenze omosessuali, applaudiva in punta di piedi.

“Brava” gesticolava con le mani. “Bravissima! Carissima, vedrai che applausi alla fine!”

E così fu. 

Al termine dell’ultima, intensa nota la platea era in fiamme.

Urla, applausi, invadevano il teatro.

Si chiuse il sipario e le urla si calmarono per un istante, per poi riprendere più forti di prima quando le tende si aprirono.

Chiara e tutti gli attori si tendevano per mano e si inchinavano alla folla galvanizzata.

Negli spogliatoi…

Pippo… il direttore artistico della scuola di danza, entrò nello spogliatoio delle ragazze.

“Bravissime, siete state uniche, complimenti!” disse l’uomo con varie piroette.

“Il pubblico è rimasto a bocca aperta”

“Lucia sistemati quella maglietta, è uno spreco all’arte del  &G portarla in quella maniera!” la ragazza lo guardò inarcando il sopracciglio.

“Mattia sensuale come sempre” il ragazzo, schifato, uscì dallo spogliatoio ancora vestito per la danza.

“Ma soprattutto… Chiara, eccezionale come sempre!” la ragazza arrossì e rispose con un timido grazie.

“Tesoro ricordi quella proposta?”

“Quale?”

“Per Parigi mon chèrie”

Gli occhi le si illuminano…

“E’ arrivata?”

“Sì tesoro” Pippo si porta una mano al cuore, mimando uno svenimento.

“E…?”Chiede lei curiosa.

Lui le porge la busta, “Mia cara, mi sono quasi mangiato le unghie dall’agitazione” Mormora mostrando le mani con lo smalto “Quasi…ma non l’ho aperta. L’onore spetta a te superstar.”

Lei sorride prendendo la busta e poggiandola nella borsa.

“Grazie Pippo, ti darei un bacio se non fossi orientato verso altre tendenze” Ridacchia voltandosi per uscire.

“Cooosa?!”

“Ti bacerei se non fossi gay!” Gli urla di rimando.

“Ah parla Potabile grazie… bye cherie” Saluta sventolando la manina.

 

Fuori dalla porta Alessio e il mazzo di rose, Prontamente ripescato sul finale, attendevano la biondina. Fu l’ultima ad uscire, tra tutte quelle teste castane lei era l’unica bionda dagli occhi chiari, verde speranza.

“Per la ballerina più brava del mondo”sorrise lui.

“Grazie…” disse lei prendendo le rose e dandogli un leggero bacio.

Alessio era il meglio, era unico... no non l’avrebbe cambiato con nulla.

Manterrai la promessa, Chiara?

Chi lo sa… magari vedrai il tuo lago dei cigni… riflesso negli occhi di un altro.

 

 

Angolo autori.

Ringraziamo di cuore Vampy, Giuggiolina43 e Alermeglio92 per i commenti.

Continuate a seguirci e fateci pubblicità!!^^

 

  
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