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Autore: zoey_gwen    16/02/2014    6 recensioni
Gwendolyn Smith è una ragazza solitaria, insicura, esclusa da tutti e sola.
Nessuno, neanche suo padre, Jack Smith, sembr capirla.
Solo un piccolo ciondolo di ghiaccio delle steppe russe, la rappresenta, ed è la chiave di un oscuro passato a cui Gwen non può sfuggire..
E poi l'amore, quello vero, che Gwen non ha mai provato fino ad ora, sarà la chiave per la felicità.
Tratto dal capitolo 13:
"Smisi di ascoltare, per via delle calde e silenziose lacrime che da tempo sgorgavano dai miei occhi color pece, gli stessi di quella sgualdrina di mia madre. Aveva ingannato me e Crystal, con le sue false parole mielose... Come aveva potuto? Mi sedetti per terra, affondando i jeans nella terra umida e rigogliosa, mentre rivoli cristallini solcavano le mie guance"
---
"-E così sono la tua ragazza, adesso?- ironizzai, baciandolo per l'ennesima volta. Lui mi fissó intensamente, guardandomi con il suo solito ghigno beffardo -Certo, a meno che tu non lo voglia...- come risposta lo baciai appassionatamente, mentre un anello dalla struttura d'argento con due smeraldi ed un onice incastonato al centro si infilasse al mio dito come segno del nostro amore."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Feci qualche passo, respirando piano, cercando di calmarmi.
Ero pronta ad affrontare Crystal? Ero pronta a dirle la verità, dopo avergliela nascosta? Non lo sapevo, e scossi leggermente la 
testa, facendomi cadere qualche ciuffo corvino sugli occhi.
Appena mi avvicinai, lei girò lo sguardo, e notai quanto era perfetto il suo viso, con i lineamenti scolpiti nel diamante e gli occhi
neri penetranti ricoperti da un velo di lacrime. 
Le braccia erano incrociate al petto, mentre notai che sul maglione verde acqua non vi era il cuore di ghiaccio.
-Ciao...- non ebbi neanche il tempo di finire che paró la mano davanti alle mie labbra con fare brusco, impuntandosi -PERCHÈ NON ME LO HAI DETTO? PERCHÈ?- sbraitó, chiudendo i pugni e contraendo le labbra sottili in una smorfia.
Gli occhi erano lucidi, mentre qualche lacrima si intravedeva pendere dalle ciglia.
-Io...- -Non voglio mai più vederti, mai più! Tu, per me, non esisti!- continuó, lasciando scorrere una lacrima nerastra per via del mascara lungo la guancia, con il respiro affannato per l'urlo. Scuoteva leggermente la testa, quasi inorridita dalla mia persona. 
-Me ne vado, oggi ritorno in Russia. Addio.- si tiró fuori dalla tasca la collana con il cuore di ghiaccio, che riluceva alla luce e creava effetti arcobaleno nel ghiaccio, e la buttò a terra. Andó in tanti piccoli frantumi, che si sparsero sul marciapiede, e il filo azzurro chiaro si slacció.
Calpestó la collana con ira, forza, come se non si ricordasse il suo significato.
Poi si girò di scatto, in una nuvola di capelli neri, e scomparì nel cancelletto di casa.



***




Russia. Tornare in Russia... 
Non ci avevo mai pensato davvero, mai con serietà: e se fossi tornata nella mia Terra d'origine? Non dico ora, non ancora, 
ora dovevo finire il liceo e poi prendere un diploma. Ma qualora fossi stata maggiorenne, cosa avrei deciso di fare?
C'era Duncan.
Lui era un punto importante che non avevo ancora considerato: adesso che non ero più fidanzata con Trent, e che io e lui ci eravamo baciati, quale era il nostro rapporto? Amicizia o qualcosa di più?
In quel momento, mentre sentivo Lithium degli Evanescence al mio mp3, sentii un messaggio arrivarmi al mio IPhone."Ciao Gwen. Ho bisogno di parlarti, ma preferirei farlo di persona." 
Era Duncan.
Le mie mani tremarono di felicità mentre componevo la risposta: 
"Dove?" 
"Al lago vicino alla scuola".
Perchè proprio quel posto? Non ne avevo idea, ma immaginavo perchè mi avesse mandato a chiamare: e se avesse voluto andare oltre all'amicizia? Magari... No, Gwen, ricaccia questo pensiero.
Mi portai le mani alle tempie, scivolando poi i palmi attraverso le guance, mentre disperata mi chiedevo il motivo della chiamata di Duncan.




***



Camminai lentamente sulla via acciottolata che conduceva al lago, mentre villette bianche si stagliavano ai miei lati. La mia testa era assorta nei pensieri, la mia testa era china e il naso era completamente avvolto dalla sciarpa nera. 
Il bene di questa città era che era molto silenziosa, persino gli uccellini sussurrano quando cinguettano, come se ognuno dovesse avere il proprio spazio per pensare. Arrivai al lago, e vidi Duncan seduto sulla panchina, la nostra panchina, quella su cui ci eravamo raccontati le nostre fragilità.* La camicia bianca aveva i primi bottoni sbottonati, lo sguardo era perso a guardare le acque limpide della distesa, illuminate da raggi rosati. La brezza era fresca e leggera, e gli sfiorava i lineamenti del volto perfetto, mentre la cresta verde fluorescente ondeggiava dolcemente. Mi sedetti accanto a lui, osservando le acque del lago, quando improvvisamente mi prese le mani candide fra le sue febbricitanti e rosee. Gli fissai gli occhi, erano seri e attraversati da improvvisi lampi di serietà. La bocca era contratta in una riga sottile in cui le labbra trasparivano solo in parte, mi spaventai da quell'espressione così seria. 
-Gwen, io devo dirti una cosa.- inizió, cercando le parole giuste. Fece di tutto per non incontrare i miei occhi, e questo secondo me era un cattivo presagio.
-Spara- scherzai, cercando di darmi un tono ironico, mentre contraevo gli angoli della bocca verso l'alto cercando di sorridere, invano.
-Io devo partire. Mio padre ha trovato lavoro in Brasile, e si è sposato con una brasiliana di laggiù. Sono costretto ad andare con lui...- si interruppe, soffocando un singhiozzo, mentre la mia realtà crollava.
"Ti prego Duncan non partire. Ti prego, non lasciarmi, io ti amo." 
Questo era ciò che volevo dirgli, ma mi uscì solo: -Oh.- 
A volte un addio è solo un ciao.** 
Sì, come no. Ma questo era un addio, un vero e proprio addio, perchè non sarebbe mai più tornato dal Brasile.
-Quando?- biascicai, ricacciando le lacrime, mentre tenevo lo sguardo perso fra le acque del lago, illuminate dal tramonto e da mille raggi rosati e arrossati. Lui faceva lo stesso, tenendo lo sguardo basso sull'acciottolato del terreno, mentre con le scarpe dava continui calci alle pietre. -Oggi, verso le quattro e mezza.-  sussurró, quasi impercettibilmente, mentre con una mano grossolana e muscolosa si grattava nervosamente la nuca. Rimanemmo in silenzio per un po', ognuno assorto nei propri pensieri, mentre lentamente io tramonto si accoccolata dietro le montagne nell'orizzonte.
Crystal se ne andava, Duncan anche... Possibile che tutte le persone a cui tengo debbano andarsene? Chi mi resterà, ora? Un eterna solitudine. E di nuovo da capo, la solitudine, poi le lacrime, e magari si riscopriva di nuovo che io non ero Russa, ma ero Africana. La mia vita era un eterno ciclo a sorpresa, senza una fine felice.
Mi asciugai con l'indice la lacrima che stava per scendere sulla mia guancia, insieme ad un rivolo nero di mascara e ombretto, mentre continuavo a non guardare Duncan.
Lui era l'unico che aveva saputo abbattere quel muro, quel muro che mi ero issata attorno per isolarmi da tutto e da tutti, ma poi, come ogni volta, si ricomponeva, mattone per mattone, e diventava sempre più solido, specialmente ora che Duncan non ci sarebbe stato.
-Mi dispiace, davvero. Io provo qualcosa di forte per te- si giustificó, quasi arrossendo.
Ma cosa serve ora, l'amore? Cosa serve dichiararsi se poi bisogna partire per non vedersi mai più? Niente, assolutamente niente.
Per cui ora fargli tante moine e dirgli che lo amavo non avrebbe aiutato, anzi.
Mi alzai di scatto, decisa a finire lì la conversazione, ripulendomi i pantaloni attillati neri dalla polvere che impregnava la panchina, poi presi la borsa e la portai alla spalla. -Ti auguro fortuna. Tanta fortuna- sputai freddamente, lanciandogli uno sguardo glaciale, mentre mi allontavo. Una volta lontano, scoppiai in lacrime, bagnando i palmi delle mie mani di quelle gocce salate, mentre una voglia di urlare mi sbranava il petto. Perchè se ne doveva andare? L'amore della mia vita, l'unico, il solo. Il mio coraggio, la mia luce, doveva ora spegnersi abbandonandomi lì? Perchè dovevo sempre illudermi con qualcuno, che poi questo doveva volare via come una piuma al vento? Mi sedetti su un muretto di pietra, mentre continuavo a tenere la testa fra i palmi.
Nessuno avrebbe colmato quella solitudine come lui. Mai.



ANGOLO AUTRICE:

Ciaooooooooooo ragazzi!
Ecco a voi la vostra pazza-psicopatica con un altro capitolo!
Che ne pensate? Fa schifo, ma siate clementi, inoltre scusate se è corto ma avevo pochissimo tempo, e ringrazio il cielo di aver aggiornato -.-"
*inziano a tirarle pomodori*
Ok ok calma! Allora, Duncan se ne andrà... Per davvero? 
Scopritelo in un altro capitolo di Cuore-di-ghiaccio! *risata sadica alla Chris Mclean*
Tanti dolci! :3
Gwen  *= vi ricordate quando, nel capitolo "tutti hanno le loro fragilità", Duncan e Gwen si sono raccontati la loro storia al lago? **= Cit. All'improvviso, nuova canzone degli Zero Assoluto^^


  
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