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Autore: Homu    16/02/2014    2 recensioni
Yuki è una ragazza gentile, ma non lascia avvicinare nessuno più del necessario. In passato è stata ferita gravemente e non vuole ripetere l'esperienza. Nuove e vecchie amicizie, primi amori, riusciranno a farle dimenticare il suo triste passato?
Corro, corro, senza pensare, senza sentire la musica anche se il mio mp3 è acceso, corro, corro per dimenticare. Solo in questi momenti la mia vita torna a potersi definire tale. Corro e sono finalmente me stessa, quella vera, quella di due anni fa, quella senza pensieri , quella che non sa cosa il futuro le avrebbe riservato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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Cap 3

Entrai in casa proprio mentre squillava il telefono. Abbandonai la cartella davanti alla porta e andai a rispondere.
-Pronto?- dissi
-Ah, Yuki-san, da quanto tempo!-
Me lo dovevo aspettare. La persona dall'altra parte del telefono era Kuroda Takumi-san, il pilota del volo 303.
Negli ultimi giorni aveva provato a contattarmi sul mio telefonino, ma io non rispondevo alle sue chiamate.
-Ah, è lei. Cosa vuole?- dissi con voce gelida.-
-... Domani hai degli impegni? Volevo venire a vedere come stavi...-
-Sfortunatamente sì, sono impegnata con una mia kohai, Inoltre non si preoccupi, me la cavo benissimo da sola.-
-Ma...- fece in tempo a dire quell'uomo prima che gli attaccassi il telefono in faccia.
Odiavo Kuroda-san. No, forse non era odio. Non sopportavo la sua voce, la sua presenza. Faceva uscire un lato di me che fino a due anni fa mi era sconosciuto, la rabbia gelida che influenzava il mio tono di voce quando gli parlavo... non esisteva prima di quel giorno.
Andai in camera dopo aver ripreso la cartella e mi tolsi la divisa scolastica.
Uscita dalla camera andai a cucinare qualcosa; guardando nel frigorifero vidi che avevo tutti gli ingredienti per un bun piatto di sushi, quindi mi misi all'opera.
Seduta a tavola con il sushi pronto ripensai a cosa diceva mia madre quando si finiva di mangiare: più tempo ci si impiega a preparare il pasto, più velocemente verrà mangiato. Una frase decisamente veritiera.
Non mi godetti molto il pranzo a causa del telefono che continuava a squillare, invano perché io non rispondevo, presumevo che quell'uomo continuasse a chiamare. Che stress.
Lavati i piatti, andai in camera e guardai l'orologio: erano le 15:00, adesso toccava ai compiti. Giapponese, inglese, matematica, queste le materie da studiare. Solitamente io facevo i compiti per tutta la settimana e se alcuni giorni non avevo molto da fare, svolgevo anche quelli della settimana successiva.

Le ore passavano, così come tutti gli esercizi finivano. Avevo già terminato i compiti ed erano solamente le 17:00 . Mi cambiai mettendomi nuovamente la tuta e andai nuovamente a correre. Mi ero già abituata ai pesi da 2k, quindi mi portai dietro una borsetta e andai al più vicino punto vendita sportivo. Il negozio non era molto ampio, ma c'era tutto quello che una persona potesse desiderare, come dice un proverbio famoso in occidente: nella botte piccola c'è il vino buono.
Non appena entrai il negoziante Akihara Daisuke-san, mi salutò.
-Yuki-chan, come va? Serve qualcosa?-
Daisuke-san era un uomo sulla trentina, ben piazzato, con splendidi occhi azzurri e capelli nerissimi ed era molto simpatico.
-Sì Daisuke-san, ho bisogno del tuo aiuto. Ormai mi sono abituata ai pesi, me ne servono di più pesanti-
-Ok,andiamo a vedere allora- uscì da dietro la cassa e mi condusse nel reparto pesi. In mezzo a bilancieri di ogni dimensione si trovavano i polsini e le cavigliere.
-Allora, se non sbaglio indossavi già quelli di 2k, giusto?- ad un mio cenno di assenso continuò -Vuoi aumentare di quanto? Mezzo oppure un chilo?-
-Andiamo per gradi, Daisuke-san, mezzo chilo in più va benissimo- dissi ridendo
-Ok!- esclamò facendo il saluto militare -basta così?
-Si grazie-
Quando si diresse verso la cassa notai che sul suo braccio sinistro c'era una fascia nera. Daisuke-san era un amico di famiglia, andava a scuola con i miei genitori e si era preso una grande cotta per mia madre, ma lei aveva occhi solo per mio padre.
-Cosa c'è? Perché hai sospirato? Il totale è 5.218 yen- disse dandomi la busta con i pesi e lo scontrino.
-Hai ancora la fascia... sono passati due anni...- dissi prendendo il sacchetto e pagando
-Eh già... così tanto tempo...forse hai ragione...ma anche tu dovresti rifarti una vita, Yuki-chan!- urlò le ultime parole perché ero già uscita dalla porta.
Tornai a casa e lasciai la borsa e mi cambiai i pesi, dopodiché uscii di nuovo e questa volta mi diressi al parco per correre.
Alle 18:00, stravolta, tornai a casa e mi stesi sul divano. Mi tirai su dopo cinque minuti e trascinai i piedi fino al bagno per farmi una doccia. Mezz'ora dopo, rinata, cucinai un gustosissimo pollo al churry.
Lo squillo del telefono di casa interruppe il silenzio. Il mio unico pensiero era che dietro la cornetta ci fosse ancora Kuroda-san. Mi alzai ugualmente dal tavolo e presi il telefono.
-Pronto?- dissi
-...- silenzio
-Pronto, chi parla?- insistetti io
-...-
Stavo per riattaccare quando sentii la voce di Sakura
-Ehm...Mikage-senpai?-
-Sakura?!- guardai l'orologio, erano le 19:30 -perché mi chiami a quest'ora?!-
-Ecco...io...non lo sapevo, mi perdoni...-
-Cosa non sapevi?- risposi
-In realtà non sapevo due cose...oggi è il giorno del suo compleanno, vero? Auguri ...-dissi
-Grazie, non dovevi... e l'altra cosa?-
-Ecco... mi perdoni per quello che le ho detto questo pomeriggio, io non sapevo che i suoi fossero...- aveva la voce incrinata dal pianto. Quanto era dolce...
-Non ti preoccupare, non l'ho detto a nessuno..-
-Sì, ma...- adesso singhiozzava anche...
-Non è niente, non preoccuparti...chi te lo ha detto?-
-Una signora... al mercato lo ha detto a mia madre...-
Le pettegole esistono ovunque, anche in posti tranquilli come Sapporo...
-Su, Sakura-san, non è niente di grave...- dissi cercando di tirarla su di morale.
-Ma... certo che è grave...lei...- scoppiò a piangere più forte di prima.
Sentii la voce di un'altra donna, probabilmente la madre, che cercava di consolarla.
-Sakura-san, ascolta: non piangere per me, per favore. Io voglio che il tuo viso sia sempre sorridente e spensierato, ok?-
-Ok...-
-C'è altro che vuoi dirmi?- chiesi più tranquilla
-... volevo chiederle se domani veniva qui...-
-Ho preso un impegno, certo che vengo!-
-Ok, allora a domani!- dal tono sembrava un po' più felice.
-Si, a domani-
Chiusa la conversazione con Sakura tornai a mangiare, dopodiché lavai i piatti.
Guardai fuori e vidi che era decisamente buio, quindi andai in camera mia e mi stesi sul letto. Presi il libro che stavo leggendo e di cui mi mancavano poche pagine per finirlo.
Era il solito romanzo d'amore. Un amore straziante ma felice al tempo stesso. Alla fine del libro i due protagonisti si ritrovarono e partirono per vivere una lunga e serena vita insieme, come di buona norma.
Amore...un sentimento così difficile da spiegare, racchiuso in cinque lettere...pensare a questo mi faceva sentire piccola...
Mi addormentai con il libro chiuso al mio fianco. Erano solamente le 21:00, ma dovevo svegliarmi presto l'indomani, quindi era un orario più che accettabile.

Solita sveglia mattiniera e conseguentemente solita routine. Andando a scuola vidi fuori da casa sua Sakura, che stava aspettando qualcuno. Guardai l'orologio:erano solo le 7:30, cosa ci faceva già fuori?
La chiamai e lei mi corse incontro, sorridendo.
-Cosa ci fai già fuori?- le chiesi
-...- silenzio
-Ok, fa niente. Vogliamo andare a scuola?-
Annuì e allora ci incamminammo in silenzio. Notai che mi guardava con la coda dell'occhio, ma non mi diceva niente. Camminammo silenziosamente finché non arrivammo a scuola.
-Sakura-san, vuoi venire a darmi una mano?-
Annuì nuovamente. Mi fermai davanti all'ingresso dell'aula del consiglio studentesco e la guardai negli occhi; le cercò di sottrarsi al mio sguardo voltando la testa, ma io le misi le mani sulle guance e continuai a guardarla.
-Cosa ti succede oggi, Sakura-san?- le chiesi spostando le mani sulle spalle.
-...Ecco... io...per ieri mi dispiace...- i suoi occhi incominciarono a riempirsi di lacrime.
-Ancora?! Basta piangere!- dissi dolcemente cercando di consolarla
-Ok...- si asciugò le lacrime e mi sorrise.
Entrammo nell'aula e incominciammo a lavorare. Quando arrivarono gli studenti smettemmo e ci dividemmo, lei in classe io in cortile. Questo mi ricordava quello che avevamo fatto io e Kaori-senpai quando lei ricopriva il mio ruolo e io quello di Sakura.

Durante il giro di ronda trovai Sakura messa in un angolo con Aoi-san.
Sicuramente la stava importunando per sapere cosa le avevo rivelato.
-Aoi-san, Sakura-san, cosa state facendo?- chiesi sorridendo-
Sakura mi scoccò uno sguardo di gratitudine, mentre Aoi-san mi guardò arrossendo
-Stavamo parlando, Mikage-sama-
Io mi avvicinai ad Aoi-san e le bisbigliai nell'orecchio:
-Se vuoi sapere qualcosa, chiedilo direttamente a me la prossima volta, ok?- allontanai la faccia dalla sua e mi incamminai, seguita da Sakura.
Le lezioni terminarono e trovai Sakura fuori dal cancello che mi aspettava, allora la raggiunsi e ci incamminammo verso casa sua.
-Mikage-senpai, cosa c'è in quella busta che si porta dietro da questa mattina?- chiese guardando il sacchetto che tenevo nella mano sinistra.
-Oh, c'è il mio cambio- risposi mostrando il sacchetto
-Cambio? Ha intenzione di rimanere a dormire a casa mia?- chiese arrossendo
-No, no!- esclamai ridendo -è la mia tuta, per fare jogging. E poi- la guardai negli occhi -dammi del tu, per favore-
-Ah, scusi, anzi scusa- disse arrossendo.
Arrivammo davanti a casa sua e Sakura prese le chiavi ed aprì la porta
  
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