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Autore: Pioggia    18/06/2008    5 recensioni
Il primo incontro tra una dolcissima auror e un affascinante lupo mannaro (con contorno di rabarbaro).
"Occhi da favola" da... un altro punto di vista
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota prima della storia: questo è il punto di vista di Remus di una fanfiction che ho pubblicato... ehm... qualche mese fa. Non è indispensabile ai fini della trama di questa, ma di certo aiuterà a capire meglio entrambi i punti di vista.

"Occhi da favola" la trovate qui

Buona lettura




Remus J. Lupin era fondamentalmente un gran pigrone.
Si poteva pensare che proprio lui tra i famigerati Malandrini fosse il primo a svegliarsi, il primo a essere pronto, il primo a fare colazione in sala grande, magari con i libri sotto il naso.
E invece no.
In mezzo a tutte le debolezze che aveva nel tempo soppresso e trasformato in virtù, la pigrizia – o meglio, l’abitudine di poltrire a letto – era l’unica che non fosse riuscito a vincere. Adorava stare tra le coperte fino a che il sole non faceva capolino tra le imposte. Tra i postumi della luna piena, la spossatezza dovuta alle categoriche 18 ore di sonno che si concedeva era la cosa più apprezzata. Cosa c’è di meglio – si chiedeva per giustificarsi con se stesso – che restare a letto mentre sai che tutto il mondo là fuori ruota frenetico?
Eppure quella mattina Remus non riusciva a stare quieto.
Impaziente, scalciò le coperte e guardò la strada resa lucida dalla pioggia che lentamente cadeva.
Probabilmente il suo nervosismo aveva a che fare con lo strano incontro avvenuto qualche sera prima, durante quella cena.










- “Felpato, non puoi aggiungere whiskey incendiario al punch. Molly ti frullerebbe assieme al rabarbaro e ti servirebbe al posto dell’antipasto” spiegò seraficamente per quella che quantificò essere la settima volta.
- “E se incantassi la zuppa di Mocciosus? O… o… o forse qualcosa di più semplice, come farlo inseguire dalla brocca del succo di zucca?” chiese speranzoso, gli occhi scintillanti. I suoi progetti s’infransero contro il sopracciglio inarcato del licantropo.
- “Merlino, secondo me hai ancora la tua dannata spilla da prefetto appuntata sulle mutande” e sbuffando ancora contro l’amico si allontanò.
Remus, momentaneamente sollevato dall’estenuante incarico di distruttore delle malandrinate dell’animagus, ebbe finalmente modo di guardarsi attorno e osservare, una delle cose che più amava fare quando si trovava in una sala troppo affollata per i suoi solitari gusti.

Minerva che bisbiglia fitto fitto con Silente, ok.
Moody che terrorizza Dedalus, ok.
Severus che squadra schifato Sirius e quest’ultimo che ringhia contro di lui, ok.
Molly che rincorre tutti riempiendo per la quarta volta i piatti, ok.
Una massa di ricci rosa che impreca contro una tartina… mmm… e lei da dove sbuca fuori?
Non sarà mica…
A un tratto – magie imperscrutabili della memoria – gli venne in mente la teoria del caos. Calzante alla perfezione, si disse.

La osservò battere ritmicamente il piede come se stesse controllando il crescente nervosismo.
- “Dov’è la farfalla che ti ha generato?” domandò cercando di trattenere una risata. Non voleva darle l’impressione che la stesse prendendo in giro.
Lei si voltò e il mannaro non potè fare a meno di pensare come crescendo fosse diventata bella. Aveva conservato i lineamenti eleganti della famiglia Black, ma il viso era più paffuto e i suoi occhi avevano un qualcosa di magnetico… dolci e forti allo stesso tempo; lo sguardo di un’affascinante guerriera.
- “R. J… per l’amor del cielo, cosa vai blaterando” disse una vocina antipatica nella sua testa. Poi pensò che forse Sirius era riuscito nel tentativo di allungare il punch con qualche bevanda estremamente alcolica. Decise di rivolgere nuovamente l’attenzione alla sua interlocutrice e a tutte le sue parti anatomiche.
- “Dov’è la farfalla che ti ha generato?” chiese una volta avvicinatosi maggiormente.
La osservò accigliarsi confusa e non potè fare a meno di notare quanto fosse adorabile la sottile ruga che le si era formata appena sopra lo zigomo sinistro.
Lei emise un verso interrogativo e gutturale che interpretò come un “scusi, non ho capito. Le dispiacerebbe ripetere?”.
Sì, a grandi linee doveva essere pressappoco così.
- “Si dice che quando una farfalla sbatte le ali, in qualche altra parte nel mondo si scatena un uragano” spiegò non potendo fare a meno di sorridere alla vista della sua espressione sempre più perplessa.

Per qualche secondo il brusio della sala venne come inghiottito nel vuoto; erano rimasti solo loro due. Sembrava che tutte le loro energie fossero loro state tolte e avevano l’impressione che il mondo avrebbe smesso di girare se non avessero continuato a guardare l’uno nell’anima dell’altra.

- “Morgana” la sentì mormorare. Inclinò la testa di lato e continuò a osservarla, affascinato dai suoi occhi grigi che cambiavano lentamente sfumatura come una goccia che scintilla alla luce del sole.

Quando lei distolse frettolosamente lo sguardo pensò che probabilmente l’aveva messa a disagio.
- “Ninfadora, scusami non volevo offenderti” riuscì a spiccicare. Che idiota: rivedere una persona a distanza di così tanti anni e mettersi a fissarla come un baccalà sotto sale. Ovvio che si era offesa!
Qualche istante dopo però si rese conto che non solo l’aveva messa a disagio, ma l’aveva addirittura fatta infuriare.
Rosso, arancio, giallo, verde, blu, viola e infine nero. I suoi capelli nel giro di un battito di ciglia avevano fatto un giro vorticoso, poi la sentì urlare:
- “Se ci tieni alla pellaccia evita di prenderti così eccessive confidenze, razza di maniaco maleducato e… e… e incomprensibile!”

Il silenzio che seguì quell’urlo era così denso da poterlo quasi toccare.
Solo un rumore infranse la quiete dopo qualche istante: l’inconfondibile risata di Sirius. Remus avrebbe volentieri ucciso l’amico con una morte lenta e sadicamente dolorosa, ma non aveva il coraggio di muoversi, certo che se l’avesse fatto il suo cuore non avrebbe retto all’ulteriore sforzo.

- “Molly, queste tartine al rabarbaro sono incredibilmente gustose! Non ne ho assaggiate di così deliziose nemmeno a Hogwarts! Che ne pensi Hestia? E tu Minerva? So che hai una passione sfrenata per la cucina della nostra cara signora Weasley”.
Remus, rantolando impercettibilmente, pensò che per Natale avrebbe regalato a Silente una miniatura cesellata con le unghie. Mmm… troppo costosa. Forse un rene. Chissà, magari all’anziano professore poteva essere utile un pancreas, una porzione di fegato, una cistifellea. Chi non ha mai desiderato un tratto d’intestino come dono da trovare sotto l’albero…
- “R. J. per Merlino, Morgana, tutti i maghi e le fattucchiere, vuoi portare il contenuto della tua scatola cranica da queste parti?”. Il subconscio del licantropo tentò una maniera drastica per riportare l’attenzione a livelli terrestri.
- “Razza di maniaco maleducato e incomprensibile” gongolò Sirius soffocandosi leggermente con il whiskey che aveva ingollato per cercare di controllare la crisi asmatica da risate. “Lunastorta, non credo che mai appellativo fu così tanto azzeccato” concluse con un inchino beffardo.
- “Non capisco cosa ho fatto per meritarlo, Ninfadora” riuscì ad articolare con difficoltà.
La sua comprensione fu messa a dura prova ancora una volta quando vide l’amico saltare addosso alla cugina per tapparle la bocca.
- “Devi sapere che Tonks” Sirius quasi sottolineò con un gesto della mano il cognome della ragazza “detesta terribilmente che qualcuno la chiami con il suo nome di battesimo”.
- “Esatto. Se pensi che una sfuriata in mezzo a sconosciuti sia il peggio che io possa fare ti assicuro che dovrai stare attento alle tue estremità. Tutte” sibilò con uno sguardo tutt’altro che amichevole.
- “Non sapevo che il tuo nome fosse più impronunciabile di quello di Voldemort” farfugliò prima di sentirsi borbottare contro un “idiota” malcelato.
- “Come fai a sapere il mio… nome?” lo interrogò poi incrociando le braccia sospettosa.
Remus, che credeva di averla scampata, pensò che dopo anni si spiegava il motivo per cui Sirius gli era sembrato… strano la prima volta che si erano incrociati.
Tara di famiglia, si disse con un sorriso sghembo.
- “Io e tuo cugino eravamo compagni di corso ad Hogwarts e quando sei nata siamo venuti a trovarti a casa. Mi ricordo che ti regalammo un libro di favole babbane…”.
- “… e io mi ricordo che implorai James di non far scegliere a te il regalo. Diamine, portare ad una neonata un librone su Cappuccino amaranto e L’affascinante schiantata nel parco!” lo interruppe Sirius scuotendo la testa, come se quello fosse stato l’errore più grave della sua intera esistenza. Il licantropo si limitò a guardarlo compatendolo per la colossale ignoranza in campo letterario. Benché i suoi genitori fossero entrambi maghi, aveva imparato ad apprezzare le favole e le fiabe babbane trovandole particolarmente affascinanti.
- “Hai scelto tu il libro dei fratelli Grimm? Quello con le figure immobili?” chiese la strega con uno strano sguardo, un brillio negli occhi che la rendeva… Merlino… fantastica!
- “Addirittura le figure immobili! Pensa che noia un mattone del genere” sbuffò Felpato.
- “Quello con la copertina rosa e la dedica con gli svolazzi?” lo interruppe Tonks senza aver dato segno d’aver sentito il cugino.
- “Ah, se c’erano gli svolazzi puoi star certo che è opera sua. In una mappa stregata ci sta bene, fa molto… che so… dichiarazione d’indipendenza dei troll, ma su un libro…”
- “I troll non hanno mai firmato una dichiarazione d’indipendenza, non sanno nemmeno tenere in mano una piuma!” borbottò l’amico, deciso a mettere un freno alla vena critica di Sirius. Quando ci si metteva sapeva essere più irritante di un ragazzino. Per tutta risposta lui sbuffò accondiscendente allontanandosi dai due.

- “Alla principessa rosa più dolce che ci sia…” bisbigliò accigliata la ragazza, mentre una ciocca di capelli si tingeva lentamente di rosa.
- “… con la certezza che prima o poi troverà il principe azzurro che la stregherà il suo sguardo” completò la voce roca dell’ex professore.

Okay, quello di certo era un momento imbarazzante. Per quale motivo ogni volta che si fissavano i decibel della sala diminuivano così drasticamente e si ritrovava con la gola arida e nessun pensiero decente da poter esprimere ad alta voce? Si portò una mano sugli occhi, come a voler cancellare un’immagine, o forse poterla conservare meglio nella sua memoria, e si sforzò di fare conversazione.
- “E dimmi, Nin… Tonks: che lavoro fai?”
Anche lei sembrava come appena risvegliata da un sogno, l’aria leggermente distratta mentre si mordicchiava un labbro.
- “Sono un auror” rispose, non dimenticando l’espressione fiera d’ordinanza, marchio delle reclute addestrate da Alastor Moody.
- “Accidenti! Devi essere una delle più giovani da moltissimi anni. So che il Ministero è diventato molto duro nelle selezioni” rispose ammirato.
- “Già” si limitò a dire mentre si fissava la punta degli anfibi, leggermente imbarazzata; tutta la spavalderia era finita probabilmente sul tappeto a fare compagnia alla tartina, si disse lei. Smise solo quando Sirius si unì nuovamente a loro portando alla ragazza un bicchiere colmo di punch e qualche salatino; ritrovò voce a sufficienza per domandare “E tu? Che fai di bello?”
- “Io… ahem… ho difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente” disse lui sentendosi sempre peggio.
Era sempre così la sua vita sociale: tutto filava liscio fino a quando non si parlava di lavoro.
E di problemini mensili.
- “Perché?” chiese ingenuamente Tonks.
- “Bah… è qualcosa che ha a che fare con la sua natura” e Sirius sull’ultima parole fece un occhiolino all’amico.
- “Oh… ooooh… OH!” Tonks s’illuminò pressoché letteralmente (i suoi capelli erano diventati di un bel giallo acceso) “sei tu il licantropo di cui mi ha parlato Malocchio?” chiese.
- “Ahem… sì” e il cuore di Remus sprofondò. Si chiese vagamente se gli altri avessero sentito il “paf” prodotto dallo schianto del muscolo cardiaco sulla lurida moquette.
- “Quello che ha insegnato a Hogwarts?” domandò di nuovo la strega saltellando leggermente e spargendo salatini intorno a sé sotto lo sguardo contrariato di Molly che trascinava per la stanza Minerva ed Hestia, terrorizzate.
- “Sì” rispose. Breve, conciso, netto. Come sperava che fosse la fuga della sua interlocutrice.
- “Quello che ha quasi incastrato Minus, che ha insegnato a Harry a evocare un patronus, che ha trasformato un molliccio in Piton vestito da Augusta Paciock?” sparò a raffica sempre più impaziente, per poi guardare fugacemente e con disappunto i tre quarti della sua bibita riversi sui jeans.
Remus non potè impedire al suo sopracciglio di sollevarsi scettico. Perché quella strana ragazza non correva a perdifiato, schiantando qualsiasi forma umana le si avvicinasse?
- “Wow! Non sapevo fossi tu! Morgana, sei un tipo tosto!”

Di tutte gli aggettivi che gli avevano rivolto nella sua vita, questo non riusciva a comprenderlo. Sì, sapeva che era una sorta di complimento, ma il punto era che raramente Remus J. Lupin sentiva apprezzamenti quando al nome aggiungeva “licantropo, squattrinato e senza fissa dimora”.
Senza farsi notare si pizzicò leggermente l’avambraccio destro, ma la visione di due occhi scintillanti che lo guardavano quasi con adorazione non era scomparsa.
- “Diamine, lo so che in famiglia siamo tutti fuori come tanti balconi e anche peggio, ma non pensavo che qualcuno potesse dire che Lunastorta è tosto” Sirius sbuffò sul suo bicchiere, mentre la cugina gli rifilava uno scappellotto per nulla gentile.
- “T-tosto?” balbettò ancora incerto. Che qualcuno l’avesse affatturato mentre era distratto?
- “Sì, insomma… all’accademia eri una specie di eroe! Dovevi sentire com’era fiero Malocchio, sbraitando ai quattro venti che era stato lui a consigliare a Silente di assumerti. E poi diciamocelo… tutti conosciamo la soave cordialità tipica di Piton” aggiunse abbassando la voce con fare cospiratorio “e tutti avremmo pagato montagne di galeoni per assistere alla scena” finì scatenando nuovamente le risate dell’animagus.
- “Ma non ti dà problemi… uhm… conversare con un mannaro? Sai, non siamo tipi normali” chiese sempre a disagio.
- “Normali? Tesoro, parli con una metamorfomagus con un nome idiota che ha per parenti pazze isteriche, mummie ossigenate, presidi detestati e si fa servire da elfi totalmente sbroccati. E poi hai visto questa casa? Ora dimmi cosa c’è di normale in tutto questo” rispose sghignazzando. Poi riprese “e non scordiamoci del cugino evaso, fuori di testa e animagus illegale”.
Suo malgrado anche Remus si lasciò andare alla prima risata sincera della serata mentre ascoltava i due rampolli della casata dei Black litigare su chi fosse più suonato tra Bellatrix e Phineas.












La pioggia aveva cessato di cadere, lasciando il posto ai timidi sprazzi della nuova alba.
Remus sbuffò divertito: le tinte rosa delle nuvole sopra Londra avevano risvegliato in lui emozioni che per anni si era costretto a tenere nascoste, quasi come non potessero far parte della sua natura, della sua vita.
Una goccia tremò sul vetro e prima che continuasse nella sua lenta discesa verso chissà dove s’impigliò sul dito che il mannaro aveva poggiato alla finestra adesso aperta. La raccolse e la osservò scintillare alla luce sempre più forte del sole.
D’istinto gli salì alle labbra un sorriso tenero assieme a un nome mormorato con timore, desiderio, amore: “Ninfadora”, disse piano, come se una parola così piccola potesse fargli del male.

No, lei mai avrebbe mai potuto fargli del male.
Lei l’avrebbe fatto rinascere.

Soddisfatto per aver finalmente trovato risposta ai suoi interrogativi, emise un sospiro lento mentre socchiudeva gli occhi e si dirigeva verso il letto. Riusciva a sentire il tepore e l’abbandono tipici del sonno e finalmente si abbandonò ad esso.





~


Mea culpa!
Avevo promesso che avrei aggiornato al più presto e non l'ho fatto.
Avrei dovuto commentare un montòn di storie nuove e non l'ho fatto.
Avrei dovuto fare tante di quelle cose...
Okay, possiamo concludere il capitolo "vite devastate dall'insieme lavoro-studio-casini vari"?

Innanzitutto voglio ringraziare chi ha commentato "Occhi da favola": sono state le vostre recensioni a spingermi a scrivere il pov del nostro lupacchiotto.
Inoltre vorrei ringraziare l'onnipresente Andy_Candy per la serie di ideuzze che hanno fatto girare a folle velocità il cricetino che scorrazza nel mio cervello.
Ps: infinitamente grazie al duo più folle, Nonna&Rain, per il fantastico regalo di compleanno. L'adoro!


Stavolta non prometto di tornare presto con una nuova storia, nemmeno nei miei sogni più sfrenati riesco a pensare di avere tempo a sufficienza per dedicarmici come si deve.
Spero con tutto il cuore che questa vi piaccia!
Saluti e bacioni a tutti!

A la prochaine!
  
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