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Autore: slytherin ele    17/02/2014    1 recensioni
Dal testo: "Sarebbe andato tutto alla perfezione, Harry ne era più che convinto. Per la prima volta, nella sua giovane ma travagliata vita, avrebbe trascorso un San Valentino normale con quello che lui considerava essere la persona più dolce di tutta Hogwarts, se non dell’intera Inghilterra: Draco Lucius Malfoy.
Sì, lo so… è strano, ma lui la pensava, così [...]"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Astoria Greengrass, Augustus Rookwood, Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Harry, Draco/Pansy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nome autore (forum e EFP): slytherin ele
Titolo storia: Just a Dream?
Rating: Giallo
Pacchetto - Pairing: Levicorpus – Draco/Harry
Genere: Sentimentale
Note: OOC (leggero, spero… giustificato, spero)
Note Autore (se presenti): Temo di essere andata leggermente fuori tema, ma non ne sono sicura. Io amo questi due, però mi piace far soffrire il Piccolo Salvatore… Buona lettura.




Just a Dream?

Sarebbe andato tutto alla perfezione, Harry ne era più che convinto. Per la prima volta, nella sua giovane ma travagliata vita, avrebbe trascorso un San Valentino normale con quello che lui considerava essere la persona più dolce di tutta Hogwarts, se non dell’intera Inghilterra: Draco Lucius Malfoy.
Sì, lo so… è strano, ma lui la pensava così e… no! Non era diventato pazzo. No, non era neppure sotto incantesimo. Una pozione?! Che c’entra!
Va bene… urge tornare indietro di due settimane e spiegare con calma l’accaduto, prima che chiediate a gran voce il suo internamento nel reparto psichiatrico del San Mungo.

 S & G

Tutto era iniziato il 2 febbraio, quando la solita folla si era riunita nel bel mezzo del corridoio che portava ai Sotteranei per assistere a una rissa, la solita rissa tra Harry Potter e Draco Malfoy; insomma nulla di nuovo per gli studenti, ma pur sempre un’alternativa allo studio.
Erano volati i soliti insulti, qualche schiaffo e persino degli oggetti non meglio identificati, fino a che Severus Piton non era intervenuto con la bacchetta, poiché non si sarebbe sporcato le mani per toccare un Grifondoro, e li aveva messi in punizione. Superfluo si rivelerà dire che Harry si era ritrovato a scrostare alla Babbana un centinaio di Calderoni e aveva fatto perdere ben cinquanta punti alla sua Casa, mentre Draco si era guadagnato un’ora di punizione, nella quale doveva sorvegliare “il lavoro scadente che avrebbe fatto Potter”, queste erano state le parole del professore di Pozioni.
Harry non aveva neppure provato a lamentarsi, consapevole dell’inutilità delle sue parole e si era diretto verso il primo calderone con uno straccio e un secchio d’acqua. Si era messo a lavorare in silenzio, tenendo d’occhio la figura di Malfoy che sembrava tutt’altro che interessata a vedere che cosa combinasse. Il Serpeverde si era portato un libro e non lo aveva degnato di uno sguardo, nemmeno per un momento.
All’inizio, Harry era stato grato al destino: per una volta, non era interessato a litigare ancora, poi con il passare del tempo aveva cominciato a infastidirsi: era abituato alle battute e alle frecciatine che si scambiavano, era routine per loro. Poco convinto, si era messo a studiarlo da lontano, esaminando ogni più piccolo gesto e segno alla ricerca di qualcosa che fondasse i suoi dubbi, che gli facesse capire che cosa tramava la Serpe. Così non era stato, anzi, immerso nella lettura, Draco aveva trascorso quasi tre ore su quella panca di legno e Harry era riuscito ad arrivare a metà del suo compito.
Aveva guardato fuori dalla finestra, vedendo il Sole tramontare e sbuffando perché avrebbe saltato la cena e sarebbe dovuto restare lì fino a notte fonda.
“Potter…” Harry sobbalzò, trovandosi Draco alle spalle, eppure aveva un sesto senso per queste cose, come aveva fatto a non accorgersi che si stava avvicinando?
Era indietreggiato, balzando in piedi e brandendo lo straccio come arma, pronto a colpirlo con esso.
“Hai intenzione di pulirmi con quello?” Aveva detto Malfoy, ma non era stata la solita battuta acida, quasi di scherno. Un sorriso sincero era spuntato sul suo volto e la risata che ne era seguita, scaturita probabilmente dall’espressione del Grifone, non aveva nulla di sadico o di sufficienza. Harry era rimasto stupito, non pensava che Draco potesse ridere come tutti, ghignare era la sua specialità, fare smorfie indispettite o irrisorie gli veniva benissimo, ma quello era diverso e a Harry sembrò di avere Draco davanti per la prima volta e gli piacque quel che vide: un ragazzo, un bel ragazzo, senza maschere di arroganza e superiorità, che era riuscito a far divertire con un semplice gesto.
“Potter… Potter! Mi ascolti!” Si accorse che Draco lo guardava stranito e scosse la testa, ritornando con i piedi per terra.
“Che vuoi?” chiese brusco.
“Ti ho chiesto se volevi qualcosa dalla Sala Grande, io vado a prendermi la cena, però non importa, Sfregiato.” La maschera era tornata velocemente, non aveva gradito la sua reazione e Harry poteva capirlo: erano poche le volte in cui si comportavano civilmente l’uno con l’altro, ancor di meno quelle in cui era Malfoy a prendere l’iniziativa e lui aveva riportato il tutto, in un attimo, sul piede di guerra.
“Sarebbe gentile, grazie… quello che preferisci, andrà bene…” Era riuscito a fermarlo poco prima che uscisse dall’aula di Pozioni, come risposta aveva ricevuto un sibilo, che sembrava volerlo dire “torno tra un po’”.
Si era rimesso subito al lavoro, continuando a pensare a quello che aveva visto: forse una piccola parte del vero Draco. Chissà se c’era qualcuno che lo aveva mai visto interamente per quello che era. Scosse energicamente la testa, dandosi dell’idiota, ma che andava pensare? Malfoy era Malfoy e basta!
“Ho preso della faraona per entrambi, il cinghiale era finito…” disse Draco rientrando e poggiando i piatti, che magicamente si sostenevano in aria, sul tavolo. “Ho preso anche il pasticcio di carote e i broccoli.”
Harry annuì, sedendosi di fronte a lui, aspettando che si servisse. Si fissarono per qualche attimo, aspettando che l’altro facesse la prima mossa.
“Serviti, Malfoy.” Aveva detto, alla fine. “Io mangio di tutto, quindi!”
“Grazie a Merlino!” Aveva esclamato Draco. “Io e i broccoli abbiamo un passato travagliato, che comprende un elfo che li spalma in faccia a un bambino di sei anni e che viene licenziato in tronco subito dopo…” si fermò, accorgendosi di quello che aveva raccontato, a causa del volto di Harry, diventato paonazzo per non scoppiare a ridere.
“Fallo…” disse. “Perché se muori nel tentativo di trattenerti, sarà difficile da spiegare e non voglio che altri sappiano.” Le parole di Draco fecero scoppiare Harry, che tra le risate cercò di scusarsi.
Ripresosi, lanciò un’occhiata al biondo, chiedendosi da che parte sarebbe arrivato il pugno, ma tutto quello che ricevette in cambio al suo sguardo preoccupato fu un sorrisetto.
“Dovevi essere tanto carino da bambino.” Considerò Harry più per se stesso.
“Suppongo di essere più che carino ora, altrimenti non avrei file di ragazzine ai piedi, che tra le altre cose danno più fastidio che altro…”
Harry rimase interdetto, sbattendo più volte le palpebre. Chi era quel tizio con cui stava parlando? Dov’era finito il Malfoy di tutti i giorni?
“Ho una reputazione da mantenere, Potter… se perdi il rispetto dei Serpeverde, sei finito.” Spiegò Draco, come se avesse letto nella sua mente. “E prima che tu te lo chieda, le mie doti di Legilimens sono ottime, ma non mi sono necessarie, non con te… le tue espressione sono facili da interpretare…”
Almeno, in quel caso, si era aspettato di sentire una nota ironica, ma non c’era stata. Gli aveva dato una spiegazione pacata e semplice.
“Senti, Potter… io me ne sarei potuto andare ore fa, ma se vuoi, ti do una mano, così puoi andare a dormire, neanche tu ti meriti questo e poi ammetto la mia parte di colpa, che è, forse, più grande della tua…”
Harry sorrise. “No, grazie…” ghignò, ironico. “Non penso che tu sappia neanche come impugnare uno straccio e poi…” sorrise ancora, pregando che Draco non di infuriasse. “Non vorrei mai che le tue mani da Piccolo Lord si rovinassero.”
Draco alzò un sopracciglio e accavallò le gambe, sibilando un poco elegante “Fanculo, Potter!” e poi si alzò, prendendo lo straccio dal pavimento e mettendosi a lavare uno dei recipienti di ferro.
“Scherzavo…” cercò di recuperare Harry, chiedendosi se un po’ di sfortuna non se la meritasse, dato che si cercava i guai da solo. “Draco…” disse, avvicinandosi.
L’altro si girò, ghignando. “Anch’io scherzavo!” Poi prese la bacinella d’acqua e prima di rendersene conto, Harry si ritrovò zuppo da capo a piedi.
“Questa mela paghi!” lo minacciò, mentre l’altro rideva a crepapelle sul pavimento. Harry prese lo straccio e si avvicinò pericolosamente.
“Non osare!” intimò la Serpe, ma ormai era tardi. Harry bagnò la stoffa e gliela lanciò in faccia, colpendo in pieno.
Il resto della notte lo passarono, rincorrendosi e lanciandosi l’acqua addosso, fino a che Draco non mise il piede su una pozzanghera e scivolò all’indietro, Harry si lanciò appena in tempo per prenderlo e attutirgli la caduta. Finiti uno sopra all’altro, si fissarono per un po’.
“Grifondoro fino al midollo, eh?!” chiese Draco, alzandosi e tirandolo su.
“Dovevo lasciare che la tua faccia incontrasse il pavimento?” chiese Harry, ridendo. “Comunque il Cappello Parlante disse di avere dei dubbi, voleva mettermi a Serpeverde, gli chiesi di non farlo…”
Draco lo guardò curioso. “Perché? Non si sta male da noi, una volta che ti abitui al buio dei sotterranei, all’umido delle stanze e ai fantasmi che cercano di rapirti…”
Harry lo guardò con tanto d’occhi e Draco rise. “Scherzo! Non c’è nulla di tutto ciò. Un dormitorio, ecco cos’è, scendi le scale invece di salirle per arrivarci e per raggiungere la tua stanza, è riscaldato a dovere… vediamo le creature del Lago Nero, invece della Foresta Proibita dalle finestre e i fantasmi sono cordiali.”
Harry sospirò di sollievo. “Mi hai fregato! Ci ho creduto davvero…”
“Lo so.” Rispose sicuro l’altro. “Non sono così orribile, vero?”
Harry sorrise sincero, passandosi una mano tra i capelli fradici. “Dovresti essere sempre così…”
Draco lo guardò e sospirò. “Lo spieghi tu a mio padre e a tutto il resto del mondo?” chiese con un ghigno ironico sul volto. Harry rise e strinse nelle spalle, considerando che ognuno aveva la sua croce da portare ed essere l’unico figlio di Lucius Malfoy non doveva essere una passeggiata.
“Direi che una doccia è d’obbligo…” considerò Draco, poi si guardò intorno e sbarrò gli occhi. “Prima dovremmo ripulire questo caos…” disse, riferendosi all’acqua che ricopriva la maggior parte del suolo e altre superfici. Harry annuì convinto, cercando di recuperare l’unico straccio, sopravvissuto al loro gioco infantile per iniziare a pulire.
“Sai… quasi quasi, me ne va vado e lascio che arrivi Piton… ti ucciderà!” Draco ghignò malefico, spaventando Harry per un momento. Con un repentino movimento del braccio, il Grifondoro agguantò il biondo e se lo portò addosso.
“Potrei tenerti qui, imprigionato fino al suo arrivo.” sussurrò al suo orecchio, facendolo rabbrividire.
“Devo dire che non mi dispiacerebbe affatto.” rispose Draco, mentre le loro labbra si avvicinavano. Fu un bacio dolce, diverso da quello che Harry aveva dato a Cho e persino differente da quelli che aveva scambiato con Ginny, forse Hermione ci aveva visto anche quella volta, dicendogli che era un po’ freddo con la rossa e che non le era sembrato troppo a suo agio in atteggiamenti intimi con la ragazza.
Si staccarono piano, restando un attimo a guardarsi fissi; fu Draco a muoversi per primo, dandogli un bacio a fior di labbra e dicendo: “Muoviamoci, Piton sarà qui tra mezz’ora al massimo e possiamo usare solo una bacchetta, la mia! Ci metteremo comunque un po’ di tempo.”
Harry gli sorrise e alzò lo straccio verso l’alto, come a voler proclamare la loro vittoria. Malfoy lo guardò stranito e poi scosse la testa.
“Draco. Lo sai che non deve finire così… non lo accetto.” Draco aveva sorriso, mormorando un incantesimo e Harry si era fidato.


                                                                                                   S & G

Dopo quella strana serata, Draco e Harry si erano incontrati ogni giorno, rigorosamente di nascosto da tutto e da tutti e il Ragazzo Sopravvissuto aveva cominciato a pensare che valesse la pena rischiare di andare in contro al giudizio negativo dei suoi amici; sentiva di starsi innamorando di lui e voleva che il mondo ne fosse a conoscenza. Draco era diverso da come lo conoscevano gli altri e lui voleva che imparassero ad apprezzarlo.
Aveva fatto i salti di gioia, quando a pochi giorni dal 14 febbraio, il giovane Malfoy aveva acconsentito a uscire con lui e andare a Hogsmeade. Gli aveva persino detto che, se il loro primo appuntamento vero e proprio si fosse svolto per il meglio, avrebbe potuto raccontare la verità alla Donnola e alla Mezzosangue; Harry si era ripromesso di parlare di quei soprannomi poco lusinghieri, ma l’avrebbero fatto dopo.
Per questo motivo, Harry James Potter si aggirava felice e contento per il giardino della scuola, aspettando che arrivasse il momento propizio: sarebbero saliti sull’ultima carrozza per il villaggio e il Grifone si era già creato numerosi castelli in aria su come avrebbero passato il pomeriggio, dove sarebbero andati e cosa avrebbero fatto.
Stava fischiettando allegramente, quando la scena che gli si parò davanti lo fece paralizzare sul posto.
Draco era a braccetto con Pansy Parkinson e si dirigevano verso una delle vetture, a vederli così sembravano in tutto e per tutto una coppietta felice e Harry si sentì sprofondare: Draco aveva giocato con il cuore e con la sua dignità? Lo aveva fatto innamorare per approfittarsi delle sue debolezze?
Si disse che doveva andarsene il più lontano possibile, ma i suoi piedi non si mossero di un millimetro, anzi la mano andò alla bacchetta e l’attimo seguente la Serpeverde si trovò scaraventata a terra, ormai incosciente. Harry vide Draco girarsi verso di lui e fissarlo incredulo per poi sorridergli sghembo.
Il moro rimase interdetto, ma non ebbe il tempo di avvicinarsi: la McGranitt era arrivata in tutta fretta e lo aveva rimproverato sonoramente, ma di tutto il suo bel discorso, Harry aveva captato solo le parole punizione, pazzia e due settimane.
L’aveva seguita con un sorriso che gli si stagliava sul volto, non gli importava del castigo: era felice, perché Draco non era sembrato arrabbiato, ma quasi sollevato dal suo gesto. La lettera, a forma di volatile, che gli arrivò qualche ora dopo, mentre puliva il piano interrato del castello, ne fu la prova.
“Tu sei pazzo!” recitava. “Anche molto geloso, non dirò che ho apprezzato quel gesto, ma mi ha divertito molto. Pansy ci penserà almeno dieci volte prima di avvicinarsi di nuovo a me e questo conta molto di più di qualunque gesto eroico!”
Il suo San Valentino era andato a rotoli, lo avrebbe passato a ripulire in giro e a sentire gli insulti delle Serpi che passavano di lì e lanciavano incantesimi per rendergli il lavoro più lungo, ma era contento in ogni caso.
“Potter!” s’illuminò per un attimo, sentendo la voce di Draco, ma quando si girò una secchiata d’acqua putrida, gli finì sul volto, ricoprendolo interamente. Sentì le risate dei compagni di casa del biondo e quando i suoi occhi rimisero a fuoco, Draco era intento a baciare Astoria Greengrass.
I suoi occhi si riempirono di lacrime, quando lesse sulle sue labbra: “pensavi che fossi serio con te”, ma s’impose di resistere e continuò a lavare quel pavimento, pensando che non avrebbe creduto mai più alle sue parole.

                                                                                                    S & G

Due giorni dopo, Harry poteva affermare di aver terminato egregiamente il suo compito da domestico e di aver imparato una lezione importante riguardo donare il suo cuore al primo venuto, soprattutto se si trattava di Draco Malfoy. Era certo che non sarebbe capitato di nuovo o, per lo meno, se lo era ripromesso.
Un gufo becchettò alla finestra della sua camera, mentre si vestiva per andare a fare colazione. Era grigio e con tutte le piume perfettamente pulite e al loro posto. Si chiese chi gli potesse spedire una lettera così presto e andò a prenderla.
“Mi sono divertito a vedere la tua faccia. Non pensare che venga a chiedere il tuo perdono, non sarei io. Ammettiamolo che sappiamo entrambi che, finita la lettura di questa piccola missiva, ti precipiterai da me, di nuovo.
Ti aspetto alla Guferia e sì, sei libero di raccontarlo ai tuoi amichetti del cuore, però se cercano di uccidermi, pretendo di essere salvato.”

“L’ultima volta, Harry… deve essere l’ultima volta!” si disse ad alta voce, controllando, poco dopo, che nessuno lo avesse sentito e si diresse di corsa alla Guferia. Che ci poteva fare? Stupido agire così, direte voi. Sono perfettamente d’accordo, ma come si suol dire al cuor non si comanda e se i più bassi istinti decidono di avere la loro parte nella faccenda, la ragione non può piegarsi all’amara, si fa per dire, evidenza.

   
 
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