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Autore: TheMask    17/02/2014    1 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti ragazzuoli miei! Come state?  EH? EH? EH?
Sì, mi do una calmata adesso, state pure tranquilli con quelle corde, non c'è bisogno di legarmi ;-*
Coooooomunque eccoci qua con un altro capitolo, un po' breve forse, ma l'ho anche scritto in meno tempo del solito perciò... no eh? 
BEH INTANTO l'ho scritto finally! E spero che presto ne arriverà un altro per inciso, ma la scuola mi sta massacrando insieme con tutto il resto perciò as usual non prometto nulla!
Dopo questo casino di introduzione, vi lascio alla lettura che spero vi garbuolerà! ;)

Mina







Mi diressi a scuola, percorrendo più veloce che potevo la strada che ci separava. Ci misi una decina di minuti e, quando fui lì, salii le scale molto più velocemente del solito. (sì, è possibile)
Mi catapultai dunque in aula studenti e vi trovai Beyond seduto su un banco, con gli occhi vuoti e lo il viso inespressivo.
Per un attimo ebbi un dejavu. Mi ricordai  di quando l’avevo visto seduto sulle scale, magro da fare spavento, pieno di lividi e con lo sguardo ancora più vuoto. Quando aveva perso Arianna.
- Beyond, che ti è successo? – dissi avvicinandomi e prendendogli le mani fra le mie.
Lui parve risvegliarsi.
- Alma! -
Mi guardò e mi baciò.
- Beyond, cos’è successo con Kendra? – gli chiesi sedendomi al suo fianco, con una mano sulla sua spalla.
Lui tirò un respiro profondo e cominciò a raccontare.
- Ha fottutamente tentato di baciarti? – esclamai, alzandomi e balzando giù dal banco.
- Amo’, stai calma non c’è mica riusc-
- Silenzio. Io la uccido. Giuro che la uccido. Troietta di merda.-
- Ehi, ma sei gelosa? – mi prese in giro alzandosi e tentando di abbracciarmi.
- Lo dovrei essere? -
- Cosa? -
- Ti piace? -
- Ma è della Wammy’s, apposta per sepa-
- Altrimenti ti piacerebbe! – accusai.
- Amore, no! -
- L’hai detto un attimo fa.-
- Ma non è vero! – eslcamò lui stupito.
- Tu hai detto che-
- Amore –mi fermò guardandomi negli occhi con un sorriso – la vuoi finire di dire stronzate? -
- Quindi dico stronzate! – mi ribellai vagamente.
- Sì – confermò dandomi un bacio.
Mi riappoggiai al banco mettendo su il broncio.
- Devi finirla – gli dissi.
- Di fare che? – ridacchiò lui.
- Di essere così fottutamente stronzo -
- Ah, grazie! -
Risi, tirandogli un mezzo pugno che parò.
- E Aki invece? – chiese con tutto un altro tono – Come mai ti ha portato via? -
- Mah… sapessi. -
- Cosa? – si preoccupò guardandomi.
- Eh, mi ha portata in un posto… -
- Dove? -
- In una cantina molto areosa. -
Silenzio.
- C-che? Tsk… una… cantina… - bofonchiò.
- Non ti interessa sapere cosa abbiamo fatto dentro la cantina? -
- D-dentro? Cos’avrete mai fatto dentro una cantina poi…  -
- Già, forse non dovresti saperlo. -
- COSA? cioè, ahem… cosa non dovrei sapere scusa? -
- Qualcuno è geloso? -
- Figuriamoci! Perché dovrei essere geloso poi! tsk! -
- Allora non te lo dico. -
- B-ene  -
Passarono trenta secondi prima che cedesse completamente.
- Ok, dimmelo. – dichiarò, voltandosi a guardarmi.
- Quindi sei geloso? – risi.
 Sentii uno stentato bofonchiare incomprensibile.
- Bene, Messer Geloso, Aki oggi era molto romantico. -
Gli raccontai ciò che era successo.
- Non ci voglio credere. – affermò, scuotendo la testa. – Come ha avuto il coraggio di… -
- Beyond, dai. Non è successo nulla alla fine, no? -
- Sai cos’è successo? -
Lasciai che il tempo gli rispondesse per me.
- Tu lo hai assecondato! Perché non gli hai detto, che cazzo ne so, “Ehi, sono fidanzata, levati dalle palle”?-
Lo guardai basita.
- Disse quello che ha appena salvato una mezza nuda e l’ha praticamente slinguata. -
- Non l’ho mai sfiorata neanche col pensiero. -
- Sei arrossito. Non l’hai rifiutata subito, vero? Scommetto che almeno per un secondo hai pensato di fartela e non pensarci più, vero? – lo accusai brutalmente.
- Non dire queste cose. -  rispose lui distogliendo lo sguardo.
- Ho ragione o no? – gli chiesi guardandolo negli occhi.
Lui non rispose. Il silenzio era peggio che se avesse parlato, in ogni caso.
- Non te ne farò un’accusa. Sei un uomo e se una te la sbatte in faccia è normale che tu tentenni. Tranquillo. – dissi con una punta di gelo nella voce.
Lui sbuffò. – Senti, lo so che sei incazzata. -
- No. -
- Sì, e non posso neanche darti torto. Posso solo dirti che… non hai motivo per essere gelosa di lei. chiaro? -
- Nessuna coppia è indistruttibile, no? – sbuffai ironica.
- Non è vero. -
Mi sembrò ferito quando lo guardai di nuovo.
- Scusa, non intendevo… -
Scosse la testa. – Lascia stare, non ti preoccupare. -
- Allora cosa facciamo? -
- Stiamo sempre insieme. Non diamo loro occasione di separarci mai. -
- E così sia. – confermai baciandolo e chiudendo così la questione.
 
Il giorno dopo, Mello era assente. Lucy sembrò non badarvi per tutte le prime due ore, ma quando glielo feci notare sobbalzò e  sussurrò qualcosa che suonava allo stesso modo di “come se non me ne fossi accorta da sola”, con un tono a metà fra l’acido e il preoccupato.
- Tu sai che ha? -
- Perché dovrei sapere cos’ha? – sbottò.
- Niente, pensavo solo che-
- Cosa?- ringhiò.
- Eh, se mi fai finire di parlar-
- Tanto lo so già, risparmia il fiato. -
Presi un profondo respiro e guardai in su.
- Santo Hide, aiutami tu. -
Lei sbuffò con sarcasmo.
- Lucy, porca puttana, si può sapere che cazzo ti prende? – le chiesi con il tono più calmo che trovai.
- Scusa se ti ho interrotto .-
- No, figurati! Tanto non è una delle cose che mi danno più fastidio al mondo! – risi io, scompigliandole i capelli.
- Allora, cos’hai? Guarda che non insinuavo nulla, sono che passate tanto tempo insieme ed è natural-
- Lo so, lo so, sono stata scortese.
Mi vennero le contrazioni nervose e per poco non la sventrai, ma vedendola giù mi trattenni e le sorrisi.
- Ehi, qualsiasi problema ti abbia creato quel pezzo di merluzzo incartapecorito, io ci sono. Lo sai vero? Qualsiasi cosa ti accada mai. – le feci l’occhiolino.
- Ti va di fare due passi insieme dopo? -
- Ja Von -
Lei inarcò un sopracciglio.
- Piantala, non lo sai il tedesco! – ridacchiò.
- Ah no? Mihi pensen jaaa -
- Perché l’ablativo di ego? -
- Vedi che sei tu che non lo sai! –
Fuori da scuola però, prima che potessi rapire Lucy e portarmela a spasso per tirarla un po’ su di morale (avevo anche già pensato dove, ma dettagli), fu Matt a prenderla da parte. Quel giorno anche Cleo era assente, essendosi presa un principio di febbre che voleva assolutamente scongiurare sul nascere e fummo stupiti di vederlo lì.
Sembrava preoccupato e dalle occhiaie avrei detto che non aveva dormito un secondo solo quella notte.
Ma schivò tutte le nostre domande e prese Lucy con se, andando via per la strada opposta a quella che facevo io.
- Cosa c’è Matt, si può sapere?  - chiese lei non appena ebbero girato l’angolo, passandosi una mano fra i lunghi capelli bruni.
Lui non rispose subito, accendendosi una sigaretta e offrendone una alla ragazza, che l’accettò.
- C’è una cosa che devo dirti Lucy. -
Lei si preoccupò subito, ma attese che il rosso cominciasse a parlare senza fare domande.
Lui si sedette su una panchina e lei affianco.
Guardò verso il cielo, poi per terra, mettendosi la testa fra le mani.
- M-mello…  - sussurrò.
Lucy spalancò gli occhi e gli mise un braccio intorno alle spalle.
- Matt, cos’è successo a Mello? – gli chiese con un’ansia che sentiva sempre più forte premerle contro il cranio. Poteva essere successa qualsiasi cosa.
- Lucy… Mello è stato messo in punizione sul serio. – mormorò Matt come se non ci credesse.
Poi prese un altro profondo respiro e si risollevò, prendendo un tiro dalla sigaretta.
Lei lo guardava con quegli occhi già enormi spalancati.
- Cosa vuol dire? – chiese lentamente.
- Vuol dire… che l’hanno messo in un posto da dove non uscirà che fra qualche giorno, forse. Il punto è … il punto è che quello che succede quando si è in punizione può essere… -
Matt sbuffò fumo, senza riuscire a guardare Lucy negli occhi.
- Che cazzo è successo? -
- Lui.. ha detto apertamente cosa ne pensava del nostro orfanotrofio e così… ha offeso le alte sfere, diciamo. -
- Matt, che cazzo dici? Non può essere vero, lo sai! Lui non è così stupido! -
- Era arrabbiato da prima, dicono. Io non c’ero. L’avrei potuto fermare.-
Lucy si asciugò una lacrima che si era permessa di scenderle sulle guance, gettando la sigaretta a terra.
- Non darti delle colpe che non hai, non ci aiuterà di certo. Non c’è un modo di farlo uscire? -  domandò, senza capire se parlava con il rosso o con se stessa.
Lui la guardò ironicamente.
- Forse non hai capito bene di cosa stiamo parlando. – disse riprendendo improvvisamente il tono che usava di solito. Era tornato Matt.
- Non… io… -
Lui si sistemò i googgles e sorrise.
- Non c’è un cazzo che possiamo fare! – esclamò con un tono forzatamente allegro.
- Matt… devi pensarci bene.-
Lui la congelò con un’occhiata sola. – Pensi che non ci abbia pensato? Tutta la notte? –
 
 
Lucy tornò a casa più tardi del solito, mangiò in completo silenzio e si chiuse in camera. Prese in mano il telefono e guardo le foto, scorrendole febbrilmente una dopo l’altra.
Mello la guardava in molte delle immagini, ora sorridendo con la sua espressione arrogante e divertita, ora era serio.
Aprì un video .
-Dai Lucy, finiscila con sti cazzo di video! – la rimbeccava lui, alzando gli occhi al cielo.
Lei rideva.
- Ecco possiamo osservare il tipico esemplare di cioccolato mane schizofrenico nel suo habitat naturale! Guardate con che naturalezza ingoia kili di quella malefica sostanza del demonio! Si dice gli abiti sadomaso richiamino precisamente quello! -
- Ma cosa…? Lucy ma cos’hai in testa? – ridacchiò lui mordendosi la cioccolata.
Si avvicinò alla camera e la guardò sorridendo.
- Hai finito?-

La ragazza stoppò il video e cominciò a piangere silenziosamente, le parole di Matt che  non le lasciavano scampo neanche sotto le palpebre chiuse. 

Passarono così due giorni, fra le prove che ormai erano quasi ogni pomeriggio e sempre più estenuanti in vista del concerto, i pochi momenti con Beyond, il silenzio improvviso di Lucy, che leggeva per tutto il giorno la stessa pagina di manga sotto il banco e nessuno capiva perché, Matt e Cleo che se ne parlottavano preoccupati fra loro e Mello sparito.
Io non ero riuscita a cavare niente da Beyond, che diceva di non avere idea di dove fosse, con uno sguardo preoccupato.
E alla fine ricomparve.
Era venerdì pomeriggio. Matt se ne stava stravaccato sul letto a giocare compulsivamente al Nintendo, tentando di non pensare al suo amico, l’aria che entrava dalla finestra aperta, pungente e gelida.
Mello aveva spalancato la porta e se l’era richiusa dietro con uno scatto che aveva fatto saltare Matt di circa tre metri e quasi scardinare la porta.
Non aveva detto nulla, si era semplicemente avvicinato alla finestra, sbattendo anche quella con un brivido.
Matt, dimentico della console, lo fissava inebetito.
- Mello? –
Il biondo parve non udirlo. Gli lanciò un’occhiata che congelò il rosso sul posto, percorso dai brividi, e si sedette alla scrivania.
I suoi occhi e il suo volto erano diversi da prima, come impuri. L’azzurro sottile era diventato più profondo, le pupille meno stabili.
Il rosso si alzò e gli mise una mano sulla spalla, ma Mello lo scacciò brutalmente, senza neanche guardarlo.
Per quanto i tentativi di Matt fossero insistenti, il biondo non gli parlò neanche una volta quel pomeriggio. Studiò.
La mattina seguente, a scuola, Mello riapparve fra i vivi, accolto da tutti. Non disse una parola a nessuno però, tranne qualche saluto stentato e sputato. Stavo cominciando seriamente a preoccuparmi.
Lucy, vedendolo, aveva fatto per corrergli incontro, ma a lui era bastato guardarla negli occhi per inchiodarla al suo posto e poter salire le scale per entrare in classe prima di tutti da solo.
La ragazza si trovò gli occhi per un attimo pieni di lacrime, prima di ricacciarle in fondo agli occhi e costringersi a salire anche lei.
Si avvicinò al suo banco risoluta.
- Mello, come stai? -
Lui non la guardò neanche, scartandosi una barretta di cioccolato.
- Lasciami in pace. – disse secco e acido.
Lei fissò il suo sguardo sulle mani sottili e pallide. Erano ferite e graffiate in più punti.
- Cosa ti sei fatto? – insisté tentando di farsi guardare almeno in faccia.
- Ti ho detto di lasciarmi in pace, lo capisci o no? -
- No. – si impuntò Lucy incrociando le braccia.
Mentre entravano i primi studenti, il biondo si alzò e le piantò le lame ghiacciate che aveva ormai al posto degli occhi nel volto, pugnalandola a sangue.
- Cosa cazzo vuoi, Lucy? – le domandò gelidamente.
A lei tornarono le lacrime agli occhi, ma non desistette.
- Mello, cosa ti hanno fatto? – sussurrò toccandogli il volto con la mano.
Lui scacciò quell’attenzione con le sue in modo violento e categorico.
- Non pensavo che quello che faccio ti interessare in realtà. E non dovrebbe, se è così. -
- Ti prego, smettila di trattarmi così. -
- Tu smettila di parlarmi. -
- No, Mello. L’ultima volta che ho smesso di parlarti-
- Stai zitta. -
- Io non-
- Ti ho detto di stare fottutamente zitta. -
Lei esitò.
- Come vuoi, starò zitta. -
- Bene, l’hai capita finalmente.  – disse lui.
Lei gli tirò inaspettatamente un sonoro schiaffo, al quale lui reagì prendendole la mano e stortandola fino a rischiare di romperla in modo altrettanto veloce.
La lasciò andare con uno sguardo che si avvicinava al disgusto, allontanandola con un ulteriore spinta, sebbene fosse colpito.
Lei lo guardò con odio.
- Stammi lontana – le sillabò sedendosi nuovamente e distogliendo definitivamente lo sguardo da quello scuro di lei.
Aki e Kendra erano di nuovo nella stessa stanza, quella di lui.
 - Quei due hanno mangiato la foglia secondo me- disse lui – hai visto come ci evitano? Sono sempre incollati, spiegami come cazzo facciamo a lavorare?! -
Non che gli importasse un granché.
Lei sorrise misteriosamente. – Vedrai che riusciremo a separarli. Nessuna coppia è indistruttibile, no? -
Lui si unì al suo sorriso.
- Infatti.
Si avvicinarono l’uno all’altro e unirono i loro volti in un lungo bacio falso, stringendosi e lottando a chi vinceva l’altro. Era quasi un gioco per loro. Qualcosa per passare il tempo.
Lei lo spinse sul letto e ridendo si tolte la maglietta.
- L’altro giorno, quando sono comparsa così a quel cretino di Beyond, sapessi che faccia a fatto – ridacchiò divertita.
- Dovevi vedere quella di lei quando ha visto i quadri! E poi di che ti lamenti, ovvio che se gliele sbatti in faccia, poverino… -
Si baciarono di nuovo e anche Aki si trovò senza maglietta.
- La cosa più divertente però è stata tornare a uccidere quel povero idiota reclutato da Roger. Urlava come una femminuccia.-
- Kendra … -
- Cosa? – domandò lei curiosamente.
- Se ci richiamasse il direttore, io sono stanco di aspettare che ci conceda di andarcene. Che ne dici di… conquistarci e meritarci da soli la nostra libertà, se dovesse succedere? – le sussurrò
Lei sorrise maliziosamente.
- Assolutamente d’accordo. -


Le prove andavano avanti da un’ora e mezzo e vedevo Jen stanca di voce.
- RAGAZZI PAUSA! – urlai nel microfono senza pensarci in un momento si silenzio fra una canzone e l’altra.
- PORCA PIMPA ALMA! – esclamò Matt- Vuoi assordarci completamente? -
- Ma i volumi erano a posto prima! -
- Ma PRIMA c’era la base e ce lo aspettavamo! – rispose alzando gli occhi al cielo.
- Comunque pausa! – continuai abbassando il volume alle risate di tutti.
Appoggiai la chitarra alla custodia aperta e mi sgranchii saltellando qua e là, mentre gli altri si sedevano sul palco o – per chi fumava – si avvicinavano alla finestra aperta.
- Ma stai mai ferma? – mi apostrofò qualcuno a cui risposi con una linguaccia.
- RAGAZZIIII! NON VI VEDO CARICHI CAVOLO! FORZAAA! -
- Quanti giorni al live? -
- Pochi… - commentò Jen cadaverica.
- INSOMMA CAZZO! E’ UN FOTTUTO LIVE! –
- ALMA PORCO DUE DATTI UNA CALMATA! -
- Tsk! -
- Tsk un par de ciufoli! -
Passammo le prove a discorrere del live e rincuorare gli animi spersi della vocalist e della batterista, poco  sicure di se stesse, al contrario mio e di Matt che non ci preoccupavamo affatto. Ormai le ultime canzoni erano sistemate. Eravamo praticamente pronti.
- FORZA, SI RICOMINCIA! –
- Ma sto ancora fumando! -
- INGOIALA ALLORA! –
Aki, seduto ad assistere come faceva altre volte, ridacchiò e continuò a fissarmi. Mi infastidiva.
Mentre suonavo, mentre parlavo, qualsiasi cosa facessi o dicessi, lui era lì che mi guardava, il più delle volte impassibile. 
Non lo sopportavo più. Intuivo che fosse una provocazione per separarmi dal gruppo e parlargli faccia a faccia rimanendo di nuovo soli, ma non ce la facevo davvero più. 
Anche a lezione stava diventando pesante. Dal giorno in cui mi aveva fatto vedere i suoi disegno, ogni volta che mi voltavo era lì a guardarmi e scarabocchiare. Non avevo neanche provato a vedere con cosa riempisse i suoi stupidi foglietti, ma non ero tanto stupida da non poterlo immaginare.
Era troppo perfetto come attore perchè non cadessi prima o poi nelle sue trappole, sia per curiosità che per intolleranza.
Tutti lo sapevano, che mi dava particolare fastidio essere fissata, così come io sapevo che ad Anita dava fastidio essere contraddetta, che a Cleo dava fastidio non essere ascoltata con attenzione, che se rubavi del cioccolato a Mello finivi veramente male, e tutto il resto. E evitavamo sempre tutti di infastidirci. 
Perchè lui non poteva fare lo stesso, cazzo?
Evitando di lanciargli l'occhiatacci a che avrei voluto riafferrai la mia chitarra e tolsi il muto dai microfoni, dando uno sguardo alla scaletta compilata con gli altri, annunciandola poi ai miei compagni.
Ricominciammo a suonare, ma per quanto mi lasciassi come sempre prendere dalla musica e dalla sensazione che mi dava suonare quella bellissima chitarra, ogni volta che davo uno sguardo in quella direzione, Aki era lì. Con quei suoi cazzo di occhi blu.
 
  
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