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Autore: lollipop 2013    17/02/2014    4 recensioni
About Mirea:
"Perchè a me, perchè adesso? E' quello che mi chiedo ogni istante della mia vita nell'ultimo anno."
Tratto dal capitolo 1:
Ci sono molti punti interrogativi nella sua vita, molte situazioni strane da risolvere. Misteri che l’hanno indotta a tornare a casa.
Dopo l’Iraq la sua vita è cambiata, ora sente il bisogno di ridargli un senso, ma prima, deve arrivare a capo di tutto, ripartendo dall’inizio…
" Salve a tutti, ritorno a cimentarmi con una storia di genere sovrannaturale e drammatica.
Spero possa piacervi quanto Maya - le 5 apocallissi e quanto tutte le mie altre storie.
Vi accolgo con una breve introduzione e vi aspetto numerosi nel primo capitolo. "
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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(1)
About Mirea

New York: 2 mesi prima

Mirea cammina, quasi si trascina tra le strade dei sobborghi di New York. Guarda nel vuoto mentre il gelido venticello invernale raggela le sue guancia. La mano sinistra stringe il braccio destro, quasi per non perderlo. Tra le strade si accavalla l'odore dell'alcool misto a fumo provenire dai locali della zona, a quello degli hot dog del chiosco in fondo alla strada. Ancora qualche passo e poi svolta in un vicolo, buio e desolato. Non é lei a condurre il suo corpo... I suoi piedi fanno tutto da soli. Dinanzi a lei si alza un muro...
<< Oh accidenti dove sono finita... >> Si volta Mirea e fa per tornare indietro, la sua sbadataggine l’ha condotta in un vicolo cieco.
<< Ciao bella... >> una voce la fa sussultare, senza accorgersene Mirea finisce contro un muro... << Dammi tutti i soldi che hai... >> le intima un giovane visibilmente alterato. Mirea si tocca la spalla destra, li dove di solito é poggiata la tracolla della sua borsa.
<< Cavolo l’ho dimenticata sulla metro! >>Non ha soldi con se, ne un telefono.
Il suo aggressore non può andarsene senza ottenere nulla. La blocca contro il muro ed inizia a sbottonare la sua giacca. Urla, grida di aiuto non sortiscono effetto. La caotica New York non può ammutolirsi per ascoltare una richiesta di aiuto. Il malcapitato ragazzo non ha però fatto i conti con Mirea, lei non è come le altre ragazze. Lei è una tipa grintosa e combattiva. Uno, due, tre calci. Mirea scappa ma dopo solo pochi passi il ragazzo la riacciuffa e decide di fargliela pagare. Tira fuori dalla tasca un piccolo coltellino e lo ficca nel fianco sinistro di Mirea. Due pugnalate, prima di lasciarla sul marciapiede immersa nel suo sangue. Ancora cosciente Mirea fa pressione sulla ferita con la sua sciarpa di seta, come le hanno insegnato al corso da infermiera. Mentre, con l’ultimo lembo di voce che le resta prima di perdere i sensi, invoca aiuto.

Una luce accecante le penetra negl'occhi, Mirea li riapre lentamente e a poco a poco comprende dove si trova... É in ospedale!
<< Sono viva? >> chiede con una flebile voce alle figura ai piedi del suo letto.
<< Credo che qualcuno nei piani alti non voglia lasciarti morire bambina mia. >> suo padre si avvicina a lei schioccandole un bacio sulla fronte.
I medici dicono che è fuori pericolo ma dovrà comunque restare in ospedale per qualche giorno.
Dimessa, Mirea organizza le sue cose, ha fretta di lasciare le tetre mura dell’ospedale.
E’ strano ha lavorato per un po’ in questo posto eppure ora queste mura grigie le sono estranea. << Devo andarmene da qui prima che mi venga l’orticaria. >>
Il signor Santo fissa l’asfalto che scorre sotto le ruote della sua auto, è invecchiato, la sua vista non è più quella di un tempo. Inchioda lo sguardo sulla strada senza mai distoglierlo… << Che ne dici di andare a stare un po’ dallo zio Luke? >> Mirea guarda suo padre, capisce il senso delle sue parole…
Adrien Santo è un uomo sulla sessantina con non pochi acciacchi, che nella vita ha perso tutto, anche Mirea, si perché sua figlia non è più la stessa da quando è tornata dall’Iraq.
E’ disposto a stargli lontano se questo può servire ad aiutarla.
<< Vuoi che ritorni a vivere a Roswell? E cosa farei lì? >> ferma l’auto Adrien proprio dinanzi alla clinica dove ogni giorno lo aspetta l’infermiera  Rosaline che ha il compito di occuparsi di lui e di assicurarsi che non perda un giorno della sua dialisi.
<< Potresti riprenderti in mano la tua vita. >> << E tu papà? Cosa farai tu, qui da solo a New York? >> con la sua mano rude e calda Adrien accarezza il viso triste e crucciato di Mirea… << Va da mio fratello, passa del tempo con tuo cugino Steven e quando starai meglio torna da me. Io starò bene, sono anni che bado a me stesso da solo. >> sorride così da infondere sicurezza a sua figlia.

Roswell, New Mexico – Oggi.

Roswell è sempre la stessa. Una cittadina dispersa in mezzo alle montagne. Polvere e terra ricoprono le strade. I pochi abitanti si conoscono tra di loro e tutti ricordano la dolce Mirea Santo, la giovane volontaria della croce rossa che, nonostante la sua giovane età, ha salvato molte vite durante la guerra che riversa corpi sulle strade irachene.
Il taxi si ferma dinanzi alla dimora del bottegaio Luke Santo, nel cortile che precede l’abitazione, due ragazzi sono intenti a battersi in un sfida all’ultimo canestro. Sono alti, belli e muscolosi. I loro tratti somatici sembrano essere cambiati ma Mirea li riconosce. Quei sorrisi, quelle risate e poi, poi i loro occhi, quelli non possono celare le loro identità.
<< Caspita quanto sono cresciuti! >>
 
Iraq – Un anno prima.

<< Hey Mirea chi sono quei due ragazzi nella foto sul tuo letto? >> Caroline si accuccia sulla branda dell’amica interrompendo la sua lettura.
<< Sono dei ragazzini Caroline, trattieni i tuoi ormoni. >> << Saranno anche giovani ma sono davvero belli. >> Carrie è la veterana del gruppo, pur avendo poco più di trent’anni è l’infermiera con più anni di esperienza. << Lui è Steven mio cugino e questo alla mia sinistra è Shane, il suo migliore amico. >> Mirea mostra la foto alle sue compagne. Quell’immagine su carta plastificata ritrae un momento felice della sua vita. Uno di quei momenti che solo Steven e Shane sono capaci di farle trascorrere.

Roswell – Oggi.

<< Mirea. >> i due si accorgono di lei, le corrono incontro abbracciandola. Mirea riporta la sua mente al presente, affondando il suo corpo in quello atletico e sudato di Steven.
<< Ci sei mancata. >> anche Shane accoglie Mirea con un caldo abbraccio. << E’ bello rivedervi ragazzi. >> un sorriso si dipinge sulle labbra della giovane. Un sorriso sereno di chi vuol cercare di dimenticare le atrocità del passato.

Luke Santo è ai fornelli, impegnato nella realizzazione di piatti prelibati, che possano deliziare il palato della sua giovane nipote. A tavola si fa a gara, su chi riesce a spazzolare via per primo, tutto il cibo che vi è nel piatto. << Piantala Steven, somigli ad un animale. >> le risate, le battute e gli scherzi rallegrano la serata. Mirea osserva quella parte della sua famiglia che per tanto tempo le è mancata. Si sente a casa adesso, al sicuro.

<< Mi dispiace che tu debba dividere la camera con Steven, ma come ben sai la casa è piccola e non ho una stanza in più. >> << Tranquillo zio, non è la prima volta che io e Steve dividiamo la camera. >> Mirea prende possesso del suo letto e lascia che quelle calde coperte la cullino, fino a portarla nel mondo dei sogni. Steven è di fianco a lei, disteso su una brandina che cigola troppo… << Potresti evitare di muoverti, disturbi il mio sonno. >> Sghignazza Mirea, prendere in giro suo cugino minore è sempre stato il suo hobby preferito. << Domani compreremo un nuovo letto, non ho intenzione di restare su questo coso scomodo! >> un ultima risata e poi il buio.

Iraq – Un anno prima.

<< Hey Carrie, perché il campo è così vuoto, dove sono andati tutti? >> << C’è stata un emergenza nella zona nord, sono corsi tutti li. >> Mirea sistema i medicinali nella sua borsa e fa per uscire, un grido di aiuto la blocca sull’uscio della tenda. << Questa è la voce di Caroline! >> Carrie si fionda fuori, Mirea la segue. Di fronte a loro, nascosti da dei burqa di colore scuro, vi sono una decina di ribelli iracheni armati. Uno di loro tiene stretta Caroline, puntandole un coltello alla gola. << Dov’è il vostro quartier generale? >> gridano. Mirea e Carrie scuotono il capo, non è un informazione che viene data a delle semplici infermiere, e anche se lo sapessero non potrebbero dirlo, anche a costo delle loro vite. << Allora la vostra amica morirà! >> la punta del coltello viene infilata nella giugulare di Caroline, che inizia a sanguinare. << Nooo, fermati! >> urla Mirea…

Roswell – Oggi.

<< Nooo fermati! >> Steven sobbalza, cadendo dalla branda. Accende la luce per poi fiondarsi sul letto della cugina. << Mirea, sveglia. Svegliati è solo un incubo. >> << Lasciala ti prego, non ucciderla. >> urla Mirea e piange, pur continuando a dormire. Steven la scuote, fino a farla svegliare. << L’hanno uccisa Steven, l’hanno uccisa. >> si aggrappa alla canotta del cugino, stringendone un lembo nel pugno tremante… Steven la stringe tra le sue braccia, accarezzandole con dolcezza la lunga chioma nera.
<< E’ solo un incubo ok, solo un incubo. Calmati adesso. >> gli occhi verdi di Mirea sono intrisi di paura. La sua fronte è sudata e le sue mani non cessano di tremare. << Cerca di dormire… >> Mirea afferra la mano di Steven stringendola forte. << Ti va di dormire accanto a me, come quando eravamo bambini? >> Steven sorride, per poi infilarsi sotto le coperte e stringere Mirea tra le sue braccia.
Sorto il sole è arrivato il momento per Mirea di lasciare il comodo letto, dinanzi a lei, di fianco alla scrivania vi è posto uno specchio, uno di quelli lunghi sino al pavimento.
Senza volerlo Mirea vi si specchia e l’immagine che le si propone non è delle migliori.
Il suo pigiama color panna ricamato con teneri fiori rosa, è intriso di sangue.
<< Oh no ancora… >>

New York – Pochi giorni prima.

Mirea ripone le ultime cose nelle sue valige, l’indomani salirà sul volo che la riporterà nella vecchia Roswell.
Riposti anche gli stivali di pelle marrone, Mirea si getta sulla vecchia sedia a dondolo, i preparativi, anche di semplici bagagli, la sfiniscono.
Si dondola per un po’, poi una fitta sul fianco sinistro, lì, dove poco meno di un mese prima, quel balordo l’aveva accoltellata.
Mirea china il capo, il suo maglioncino rosso risulta essere più scuro in quel punto. Passa su di essa la mano destra, stupendosi di sentire al tatto il maglioncino umido.
Lo alza Mirea delicatamente, scoprendo il suo ventre ferito.
<< Oh mio Dio! >> i sei punti applicatigli all’ospedale sono saltati, uno dopo l’altro, riaprendo la sua ferita che con lentezza tenta di rimarginarsi.
<< Non ho fatto nessun sforzo, come è possibile che i punti si siano scuciti. >> chiede a se stessa quasi incredula.
Corre in bagno e tira fuori dal mobile del lavandino la sua cassetta del primo soccorso.
Sterilizza l’ago e poi da sola inizia a ricucirsi la ferita.
In Iraq ne ha ricucite tante, quanti soldati le sono sfilati dinanzi con le più crude delle ferite…

Roswell – Oggi.

Come pochi giorni prima, Mirea sfila dalla sua valigia il kit d’emergenza del primo soccorso e si ricuce nuovamente la ferita.
Scuote il capo, come possono dei punti scucirsi due volte a distanza di pochi giorni?
Mirea non se lo spiega, sa solo che nell’ultimo periodo le sue ferite non guariscono come dovrebbero, anche il più piccolo graffio ci impiega molto tempo per rimarginarsi.
Fa in tempo a mettersi l’ultimo punto, poi sente bussare sulla porta…
<< Un attimo. >> Mirea infila frettolosamente una canotta e spinge con un piede la maglia sporca di sangue sotto al letto, poi apre la porta.
Steven entra di fretta nella stanza, Mirea sorride nervosamente per poi nascondere il suo braccio destro dietro la schiena, lì dove c’è impresso quel tatuaggio, quel marchio misterioso, diventato un grattacapo da risolvere per la ragazza.
<< Scusa, devo prendere il mio zaino. Ci vediamo stasera. >> Steven saluta sua cugina con un leggero bacio che sfiora la sua guancia, poi corre via. Sembra non essersi accorto di nulla, e il nulla è ciò che Mirea vuol lasciar trapelare.
Ci sono molti punti interrogativi nella sua vita, molte situazioni strane da risolvere. Misteri che l’hanno indotta a tornare a casa.
Dopo l’Iraq la sua vita è cambiata, ora sente il bisogno di ridargli un senso, ma prima, deve arrivare a capo di tutto, ripartendo dall’inizio…

 
 

Mirea Santo.

Steven Santo.

Shane McDonell.


Nota Autrice:
Ecco a voi il primo capitolo della mia nuova storia originale.
Tengo particolarmente a questo progetto e spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo primo capitolo.
Si evince la drammaticità della storia in quete poche righe, il lato sovrannaturale ancora non è emerso, ma presto arriverà...
Grazie in anticipo a tutti coloro che passeranno a leggere la storia.
Spero in qualche vostro anche piccolo commento, ho bisogno di sapere cosa ne pensate.
Qualora vogliate vi attendo settimana prossima nel secondo capitolo.

xo lollipop 2013



 
   
 
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