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Autore: 1rebeccam    17/02/2014    15 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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-Non ha mai scritto i nostri nomi, non parla in nessuna pagina di Beckett, né tanto meno di me…-
-Lui parla della detective e dello scrittore. Il libro non parla di me e Beckett…-
-…parla di Nikki… di Nikki Heat!-
 

 







   

Capitolo 20
 


-Aspettate un attimo! Nikki Heat!?-
La Gates si avvicina loro gesticolando, visibilmente confusa.
-Nikki Heat è un personaggio inventato da lei signor Castle, che significa?-
-Che il nostro killer è lo stesso che tre anni fa ha preso di mira Beckett, identificandola con il personaggio a lei ispirato. Nella sua follia, la protagonista di un romanzo, di una storia irreale, ha preso vita nella realtà attraverso Beckett…-
Spiega Castle seguito a ruota da Kate, che indica alcune frasi sugli ingrandimenti appesi alla lavagna.
-…lei non ha capito… lei mi ha tradito… uccideva per far piacere a Nikki e quando si è reso conto che lei, cioè io, non gradiva il regalo, ha deciso che doveva morire…-
Castle annuisce, mentre Ryan ed Esposito restano ad ascoltarli a bocca aperta.
-…ma non è riuscito nel suo intento e restando in vita, Nikki Heat lo ha tradito due volte!-
Il capitano si toglie gli occhiali guardando Ryan ed Esposito.
-Voi sapete di chi stanno parlando? Perché a me, onestamente, sfugge.-
Esposito annuisce serrando la mascella.
-Dell’uomo che tre anni fa ha fatto saltare in aria la casa di Beckett… con lei dentro. Scott Dunn!-
A sentire pronunciare quel nome, Kate sente un nodo allo stomaco, ripensando alla voce di Dunn che le sussurrava ‘addio Nikki’ prima che la sua casa saltasse in aria.
Il capitano fa mente locale e schiocca le dita quando il suo cervello si apre improvvisamente.
-Ho letto quel rapporto. Ci avete lavorato con l’FBI! Però è stato arrestato, questo Scott Dunn si trova in un carcere federale.-
Ryan si posiziona davanti al computer e comincia a digitare qualcosa, mentre Castle scuote la testa tenendo lo sguardo fisso sulle lavagne.
-E’ lui… non ho dubbi, conoscendolo, non mi stupirei se fosse evaso!-
-Da un carcere federale di massima sicurezza?-
Gli chiede la Gates interrompendolo bruscamente, girandosi poi verso Ryan che ha attirato la loro attenzione schiarendosi la voce.
-Io direi che è un po’ più complicato…-
Lascia la frase in sospeso aspettando che i colleghi si avvicinino, mostrando loro la scheda penitenziaria di Scott Dunn.
Kate spalanca gli occhi incredula.
-Morto? Scott Dunn sarebbe morto?-
Chiede alzando la voce, attirando l’attenzione di tutti i colleghi presenti nella stanza.
-Non sarebbe Beckett, è… morto!-
Afferma il capitano, additando sul monitor la casella in cui compare la scritta DECEDUTO.
Ryan ingrandisce la schermata.
-Secondo quanto dice qui, Dunn è morto in ottobre… quattro mesi fa.-
-Un altro buco nell’acqua!-
Esclama il capitano sollevando la mano con stizza, ma Kate continua a scuotere la testa.
-Non ci credo! Ryan leggiamo la scheda completa, voglio i dettagli sulla sua morte, voglio parlare con il direttore della prigione e anche con il medico legale che si è occupato della sua autopsia…-
Ma il collega la blocca, prima che possa finire.
-E’ un carcere federale Beckett, possiamo accedere solo alle schede conoscitive. Per altre informazioni occorrono i permessi e credo anche un mandato.-
Kate serra le labbra.
-Allora richiediamolo!-
-E su quali basi Beckett? Sulle vostre sensazioni?-
Chiede la Gates sarcastica, senza accorgersi che nel caos creatosi negli ultimi minuti, l’unico in silenzio e immobile davanti alla lavagna, con gli occhi fissi sui cadaveri delle tre vittime del killer, è Castle.
In un attimo la sua voce calma e sicura li raggiunge come da un altro mondo.
-Ha sfidato Nikki dal primo omicidio anche stavolta. Ha ucciso persone innocenti per mandarle messaggi. Invece di lettere incise su proiettili, ha usato le scritte sui loro cadaveri e solo per punire ancora lei. Voleva che capisse, che arrivasse alla sua identità piano piano. Non avremmo mai trovato impronte, nemmeno se non avesse ripulito in modo maniacale ogni scena del crimine, perché ha le dita bruciate.-
Passa lo sguardo velocemente da un foglio all’altro e sospira.
-Stava per cadere ancora nel baratro senza speranza di risalita… si è sempre rivolto a Nikki, al dolore provato per la morte violenta della madre…-
Si gira a guardare Kate e stringe i pugni con rabbia. Improvvisamente si sente stupido per avere scritto quel maledetto libro,  raccontando somiglianze veritiere su di lei.
-Le è sempre stato vicino anche sulle scene del delitto per farle sentire la sua presenza. Ha messo alla prova la sua bravura sapendo che avrebbe capito. Per questo stavolta il racconto lo ha scritto prima, per fare in modo che tutto si svolga esattamente come esige la sua trama...-
Si volta a guardare Kate.
-…per sferrare l’attacco finale, l’ultima sfida in cui uno dei due contendenti deve morire. Il suo gioco prevedeva che qualcuno dovesse morire per forza…-
Si avvicina alla Gates e la guarda dritto negli occhi.
-Si fidi capitano. Scott Dunn non è morto e non è nemmeno dentro quella prigione. Ci ha fatti fessi già una volta. Già una volta ci ha fatto credere che il killer si fosse suicidato e perciò fuori gioco… e Beckett stava per rimetterci la vita! Sono sicuro che ha finto la sua morte per riuscire ad evadere, ed è così egocentrico e pieno di sé, che ci spiegherà presto come ha fatto.-
Le parole di Rick lasciano uno strano silenzio nella stanza. Tutti gli agenti si fermano ad osservare la squadra di Beckett, che evidentemente è giunta ad una conclusione importante, fino a che la Gates rompe il silenzio con un gran sospiro.
-Perfetto!-
Esclama gesticolando rivolta Castle.
-Perfetto per la trama di un suo libro, certo non per richiedere un mandato!-
-Si fidi di noi capitano. Si fidi di Beckett. Scott Dunn è il nostro uomo, mi ci gioco la pelle!-
Esclama senza pensare. Si ferma di colpo e digrigna la mascella quando si rende conto di quello che ha detto.
-Scusate!-
Sussurra chinando la testa, distogliendo lo sguardo dai colleghi per riportarlo sulla lavagna, mentre la Gates, inaspettatamente, gli mette la mano sulla spalla.
-Di cosa si scusa signor Castle! Io mi fido di voi, ma capisce anche lei che non posso richiedere un mandato su delle supposizioni o ponendo come causale il fatto che mi fido di voi… mi serve qualcosa di concreto.-
-Se non possiamo accedere ai file, almeno possiamo contattare il direttore del carcere.-
Suggerisce Kate.
-Lui può ragguagliarci su questa presunta morte.-
Esposito annuisce poco convinto.
-Posso provarci, ma tieni conto sempre che è un carcere federale. Se i suoi ordini sono di non collaborare o fiuta delle grane per la sua posizione all’interno della prigione, potrebbe anche rifiutarsi di riceverci, senza un mandato.-
Kate sta per ribattere, ma viene interrotta dallo squillo del suo cellulare. Guarda il display e sgrana gli occhi.
-Che ti prende? Sei sbiancata!-
Le chiede Ryan e lei mostra il telefono ai colleghi, facendo vedere il viso di Castle che illumina il display.
-Io non ti sto chiamando!-
Esclama Rick allarmato.
-Lo so!-
Risponde lei facendo segno a Ryan, che digita qualcosa sul computer e poi alza il pollice.
-Sono pronto!-
Kate preme il tastino verde accettando la chiamata in viva voce, posando il telefono sulla scrivania.
-Beckett!-
Risponde secca e professionale.
-Detective! Finalmente sento di nuovo la tua voce… mi sei mancata…-
Le ultime tre parole giungono melense all’orecchio di tutti gli agenti, che hanno smesso qualunque mansione, restando in silenzio ad ascoltare.
-Non ho resistito, dovevo sentirti. Così è più… intimo!-
Kate non risponde, aspetta che sia lui a fare la prima mossa.
-Che c’è detective? Non vuoi parlare con me? Sei arrabbiata? Nemmeno stavolta il mio gioco ti diverte?-
Lei digrigna la mascella.
-Non lo so. Sei tu che hai inventato questo gioco e forse io non  l’ho capito fino in fondo. Magari se me lo spieghi, riuscirò a trovarlo divertente quanto te… S-c-o-t-t!-
Pronuncia il suo nome lentamente, marcando ogni lettera.
Dopo un attimo di silenzio, la risata di soddisfazione che rimbomba nell’aria la fa deglutire, mentre Castle stringe i pugni e si siede lentamente alla scrivania.
-L’ho sempre saputo che siamo anime gemelle, ma tu non mi hai creduto, non ti sei fidata… avremmo potuto fare grandi cose insieme. Sapevo che avresti capito i miei messaggi. Sapevo che, messa sotto pressione, ci saresti arrivata… ti saresti ricordata di me…-
Fa una pausa in cui il silenzio diventa totale.
-…oppure è stato lui a capirlo? Non lo sopporto, ma devo ammettere che è un uomo intelligente… ed io rispetto le menti intelligenti!-
-Come ci sei riuscito Scott? Come hai fatto a lasciare la prigione?-
-T’importa solo questo Nikki?-
La voce cordiale diventa dura, sibilante tra i denti.
-Non t’importa sapere il perché, Nikki?-
Kate chiude gli occhi per riprendere la calma, lui vuole giocare e lei deve stare al gioco, per Castle. Farlo arrabbiare adesso sarebbe un errore.
-Sono molto curiosa invece. Dimmi tutto Scott, comincia dall’inizio!-
-Brava Nikki…-
La voce di Dunn arriva più rilassata.
-Riprendiamo il gioco da dove lo abbiamo interrotto, solo che stavolta non ti puoi tirare indietro a tuo piacimento. Stavolta devi giocare fino in fondo Nikki… stavolta il premio finale è la vita dello scrittore!-
Istintivamente gli sguardi di tutti si posano su Castle, che guarda il telefono sulla scrivania con gli occhi sbarrati, come se da un momento all’altro, si aspettasse di vedere uscire Scott Dunn in carne ed ossa.
-Stavolta devi essere brava Nikki, più brava di sempre… non puoi sbagliare! Devi trovarmi Nikki…-
Si ferma ancora un attimo.
-Trovami!-
Ripete in modo imperativo, cambiando tono di voce.
-Trovami e troverai il veleno. Non m’importa di finire ancora in prigione, io voglio solo finire il nostro gioco. Se riuscirai a trovarmi, avrai il veleno e con esso la possibilità di salvargli la vita.-
Kate prende un sospiro, cercando di mantenere un tono di voce fermo, ma calmo.
-E’ una questione tra me e te… è sempre stata una questione tra Nikki e te… lui non c’entra!-
-Ti sbagli Nikki… lui c’entra, lui ha interrotto il gioco! Lui ti ha salvata… DUE VOLTE…-
Pronuncia le ultime parole tra i denti sentendo la rabbia ribollirgli dentro.
-…lui è il mondo intorno a cui ruota il nostro gioco adesso. Qualcuno deve morire per forza, ricordi? Dovevi morire tu e tutto sarebbe finito. Ma tu sei ancora viva… il gioco non si è chiuso ed io sono COSTRETTO a continuarlo…-
Accentua ancora le ultime parole alzando la voce.
-Quelle giovani donne le hai uccise tu Nikki e se non giochi con me… ucciderai anche lui!-
-Qualcuno deve morire e quel qualcuno vuoi che sia io… è me che vuoi uccidere. Allora sii uomo Scott! Tu ed io, faccia a faccia!-
Il silenzio è totale, perfino la Gates sta trattenendo il respiro, finchè la risata gelida di Dunn li risveglia.
-Faccia a faccia Nikki? Sono sempre stato a due passi da te in questi giorni. Ogni volta che ti sei guardata intorno, sentendoti osservata, hai posato gli occhi su di me senza riuscire a vedermi. Hai capito che ero accanto a te dal primo omicidio… anche adesso, ogni volta che ti guarderai intorno, ti chiederai quali delle facce davanti a te sono io.-
Sospira pesantemente, tanto da farsi sentire al ricevitore.
-Faccia a faccia? Farò di più Nikki! Io vi vedrò morire… raccoglierò il suo ultimo respiro e dopo verrò a prendermi il tuo. Avrei potuto spararti un colpo in fronte…-
Lascia la frase in sospeso perché lei la assimili.
-No Nikki…  il gioco è più complicato… devi cadere ancora nel baratro. Devi ripiombare in quel buio da cui non vedevi spiragli di luce, devi sentire la lama del dolore che ti squarcia l’anima. Devi chiedere pietà per la sua sofferenza…-
Fa un’altra pausa e quando riprende, il suo tono di voce fa capire che sorride compiaciuto.
-...perchè soffrirà… tanto… fisicamente e psicologicamente.  Avrà il tempo di capire le sue colpe e alla fine lui stesso mi supplicherà di porre fine al suo dolore… e lo farai anche tu Nikki. Mi chiederai di porre fine al tuo dolore. Se sarai più brava di me salverai lo scrittore, sennò…-
Sospira pesantemente, come se non vedesse nessun’altra via d’uscita per nessuno di loro, compreso se stesso.
-…sennò lui morirà consapevole che la colpa è tua… e non è detto che il gioco non pretenda altre vittime, prima di te…-
-Sei un bastardo Dunn!-
Sibila Kate tra i denti e lui ride ancora.
-No Nikki. Sono te… sono la parte cattiva di te… sai che, in questo momento, saresti capace di uccidermi solo per il piacere di farlo. Per questo non ti piaccio.-
Kate appoggia le mani sulla scrivania e si avvicina al telefono, come se fosse proprio davanti a Scott Dunn in persona.
-Io non sono come te Scott… io non sono Nikki. Io sono Beckett e tutto questo non è un romanzo, è la vita reale e quando ti avrò trovato, non ti darò la soddisfazione di chiudere il tuo gioco. Beckett non ti ucciderà, Beckett ti ammanetterà per la seconda volta e per la seconda volta tu perderai.-
La risposta che arriva è una grossa risata di soddisfazione.
-Ne sei sicura Nikki? Quando lui si contorcerà per il dolore e ti chiederà di porre fine a tutto questo, sei sicura che non avrai voglia di uccidermi?-
Kate stringe i pugni guardando Rick. Ha lo sguardo perso nel vuoto e le piange il cuore a vedere la disperazione nei suoi occhi.
-Lui non morirà Scott, non ti permetterò di ucciderlo. Io ti troverò!-
-Così ti voglio Nikki… agguerrita! Non vedo l’ora… come ho già detto, qualcuno deve morire! Io, tu, alla fine non importa! L’importante è chiudere la partita…-
-La partita non si chiuderà a modo tuo.-
-Non esserne certa. La storia è già scritta, la trama è la mia. Ho lasciato in bianco solo l’epilogo e sarai tu, Nikki, ad aiutarmi a scriverlo! Io ti vedrò morire…-
Dunn conclude la chiamata, lasciando nella stanza al quarto piano del dodicesimo, il silenzio totale.
-Ha parlato parecchio, abbiamo un riscontro Ryan?-
Chiede Beckett al collega che controlla il computer.
-Abbiamo fin troppi riscontri, Dunn sa il fatto suo. La chiamata è partita da Amsterdam, facendo praticamente il giro del mondo e si è conclusa in Islanda.-
-Maledizione!-
Rick si passa le mani tra i capelli e sospira, come se quella voce al telefono lo avesse catapultato improvvisamente nella realtà.
-Beh capitano, credo non ci siano dubbi che Scott Dunn è vivo, l’unica cosa di cui non sono sicuro è se la sua follia possa essersi raddoppiata in questi tre anni.-
La donna annuisce.
-Ryan, preparami una registrazione della telefonata, io mi occupo di trovare un giudice che possa spiccare un mandato federale.-
Sta per avviarsi nel suo ufficio, ma si ferma quando sente il bip che annuncia l’arrivo di un messaggio al cellulare di Beckett. Ancora una volta il viso sorridente di Castle appare sul display e Kate corruccia la fronte, aprendo la casella e leggendo il messaggio a voce alta.
-La sfida comincia. Troverai le risposte a tutte le tue domande nelle copie omaggio dei capitoli che lascerò lungo la strada solo per te. Trovami Nikki e nessun altro morirà…-
-Rettifico, ora sono sicuro. Alla sua follia non c’è limite, il carcere non gli ha fatto per niente bene!-
Escalama Castle, mentre la Gates torna sui suoi passi rivolgendosi a tutte le squadre.
-Lasciate perdere tutto. Vediamo di sbrigarci a trovare questo pazzo assassino. Controllate le telecamere del traffico vicine alle zone degli omicidi, finora abbiamo guardato solo quelle rivolte verso le case, adesso dobbiamo concentrarci su quelle nel circondario. Controlliamo le riprese sui curiosi, i vicini, insomma tutti quelli che stavano intorno. Dunn ha osservato Beckett per tutti gli omicidi, ci sarà un fotogramma che ce lo mostra.-
-E come?-
Sbuffa Esposito.
-E’ un camaleonte, si sarà presentato con delle facce diverse… come facciamo a capire che è lui…-
-…per non parlare del fatto che sapeva sicuramente la posizione delle telecamere, proprio come la prima volta, non troveremo la sua faccia su quei fotogrammi.-
Esclama Ryan interrompendo il collega.
-Non cominciate anche voi due a finirvi le frasi a vicenda sennò vado in escandescenza!-
Sbotta il capitano lasciandoli a bocca aperta.
-Non avendo altre tracce per il momento faremo così. Studieremo fotogramma per fotogramma, troveremo le sequenze che lo mostrano nelle sue diverse facce e mostreremo le foto a chiunque, se necessario andremo porta a porta. Ryan tu continua la ricerca sui chimici, io mi occupo del mandato… muoviamoci!-
 
 
Poggiò il cellulare sulla piccola scrivania e lo accarezzò ancora con un dito.
Il polpastrello bruciato non lasciò nessuna impronta.
Sorrise e si appoggiò allo schienale della poltroncina, guardandosi entrambe le mani.
Ricordò le fiamme che parecchi anni prima, quando era soltanto un ragazzo, gli avevano rubato le impronte.
Non ha mai capito perché tutti fossero dispiaciuti per lui, perché tutti pensassero che provasse dolore.
Lui non aveva provato dolore… il fuoco era sempre stato il suo ambiente naturale.
Il fuoco era dentro di lui, come poteva fargli del male?
Non avere le impronte gli dava la possibilità di essere nessuno e chiunque, bastava avere destrezza e capacità nel riuscire a vivere la vita degli altri… e lui in questo era davvero un maestro.
Spostò lo sguardo sul ritaglio di giornale.
 Nikki Heat lo stava fissando da sotto il cappello della divisa.
Seria, elegante, orgogliosa…
Battè il pugno sulla scrivania facendo traballare tutti gli oggetti intorno.
Se solo fosse morta nell’esplosione!
Se solo fosse bruciata nelle fiamme dell’inferno che le aveva preparato!
Era stato così bravo e meticoloso, aveva preparato la bomba con cura.
Il suo cuore era a pezzi perché lei lo aveva tradito.
Il gioco doveva interrompersi e l’unico modo di consacrare la sua dedizione a Nikki, nonostante la delusione, era prepararle una sorpresa degna di lei.
Ma era arrivato lui…
Strinse i pugni, posò lo sguardo sull’ultimo libro dello scrittore, lo prese digrignando la mascella e con rabbia cominciò a strappare le pagine. Uno dopo l’altro i fogli, eleganti e stampati, divennero minuscoli cumuli di carta straccia ai suoi piedi.
Aveva comprato Frozen Heat appena uscito di prigione, lo aveva tenuto tra le mani per delle ore il primo giorno, leggendo e rileggendo la dedica:  ‘a tutte le persone incredibili, esasperanti, intriganti e snervanti che ci ispirano a fare grandi cose’…
Era rimasto tutto il giorno con gli occhi incollati su quella frase, era come se quelle parole le avesse scritte lui per lei… lei era esattamente la donna incredibile, esasperante, integrante e snervante che lo aveva spinto a fare cose grandi, facendolo sentire vivo, ma che, nello stesso modo, lo aveva ucciso senza pietà.
Per questo il gioco doveva continuare, per questo doveva scrivere un epilogo dedicato a lei, perché, anche con il suo tradimento, lei lo spingeva ancora a fare cose grandi…
Si era fermato solo alla dedica, si era rifiutato di leggere la storia.
Era lui che doveva srivere una storia su quella dedica… e lo aveva fatto, con stile e perfezione, non solo sulla carta, ma anche nella realtà.
Ne era dimostrazione il modo in cui aveva ucciso le donne per portare i messaggi.
Gettò la copertina vuota di Frozen Heat contro la parete, la guardò rimbalzare e cadere poco lontano da lui.
Sorrise.
Sorrise pensando al modo in cui aveva perfezionato il suo modo di uccidere.
Sorrise compiaciuto di essersi migliorato, di non essere rimasto legato al suo vecchio modus operandi, come lo avrebbe definito Nikki Heat! Si era evoluto e questo lo doveva a lei… lei lo aveva costretto a rimettersi in gioco e a fare ancora qualcosa di grande!
Guardò di nuovo il telefono. Sentiva la sua voce. Arrabbiata. Pronta a tutto.
Le sue parole rimbombarono ancora nelle orecchie, chiuse gli occhi e le ripeté mentalmente ‘io non sono te…’
Quanto si sbaglia… se solo lo avesse avuto davanti mentre le parlava della morte del suo uomo, dell’uomo con cui divide il letto di nascosto dal mondo intero, gli avrebbe sparato a bruciapelo, senza pensarci…
Non aveva dubbi su questo!
Si alzò, prese il cesto della carta straccia accanto alla scrivania e con calma raccolse i fogli strappati, sistemandoli dentro il sacchetto, ripulì il pavimento con cura e tornò a sedersi alla scrivania.
Il gioco era iniziato.
Lui aveva scritto tutta la storia, lui sarebbe stato sempre un passo avanti a lei.
La sfida era proprio questa: lei sarebbe riuscita a superarlo?
Ne aveva le capacità, per questo l’aveva scelta…
Si mise comodo guardando l’ora sul portatile.
Ore 14.25
Le prime sei, delle ultime ore di vita dello scrittore erano volate via in fretta.
Sullo schermo troneggiava la copertina di sempre, ma con un nuovo titolo.
Tornò con la mente alla sua vecchia casa.
Quando era uscito da lì quella mattina, aveva lasciato due cose che sentiva veramente sue: il pendolo che scandiva i minuti, con ritmo ed eleganza, ed il sesto omaggio alla sua detective.
‘Mors Tua, Vita Mea’.


Angolo di Rebecca:

Buonasera :)
Credo che ormai non ci siano più dubbi sull'identità del nostro amico, ha anche telefonato!!!
Il capitano Gates è pronta a tutto, come il resto della squadra.
Castle comincia a "sentire tangibile" quello che sta succedendo e questo potrebbe essere problematico.
Scott Dunn è proprio agguerrito... 

Adesso scappo, mi aspetto una rivincita da parte di zia Lisetta e qualcosa di molto chilometrico da parte di Katia :p

Baciiiiiiiiii!!!
  
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